Ananda Marga è uno dei tanti movimenti spirituali nati in India nella seconda metà del secolo scorso, e poi diffusosi in tutto il mondo. Italia compresa. Fu fondato da Shri Shri Anandamurti, nome spirituale (o d’arte) di Prabhat Ranjan Sarkar. Si tratta di una organizzazione capillare, gestita da monaci e monache, riconoscibili per le vesti arancioni. Gerarchicamente sotto di loro vi sono degli adepti laici, che si occupano di attirare (adescare?) le persone con l’offerta di corsi di yoga gratuiti. Lezioni che comprendono dei canti che intonano la frase “Baba nam kevalam”, che dagli stessi viene tradotta con il mellifluo “tutto è amore infinito”. Il tutto avviene davanti a una grande foto di Sarkar, compresi veri e propri atti di contrizione e prostrazione.
Andando a cercare su internet, però, viene fuori ben altro. Avvalendosi di un dizionario online di sanscrito1 e altre fonti, la traduzione più immediata è “nel nome dell’unico Padre”, o al massimo “esclusivamente il nome del Maestro”2, frasi che suoneranno familiari a chiunque abbia una formazione cristiana.
Oltre ai corsi di yoga, gli adepti si riuniscono la domenica per delle vere e proprie messe (che loro chiamano Dharma Chakra) dedicate a Prabhat Ranjan Sarkar e ai suoi insegnamenti – come si confà a molte altre religioni – con lettura di passi dei suoi scritti, genuflessioni e atti di prostrazione difronte alla sua immagine, palesemente riverita come o più di quella di Cristo dai cristiani più ferventi.
Qua tradotti alcuni dei mantra che vengono recitati in una non precisata lingua indiana:
Puro, senza macchia, immutabile, senza forma
Sorgente di ogni intuizione
Dalla coscienza sempre beata
Io saluto quel Guru che è Brahma incarnato
Mi inchino al divino Guru, che rivela
a ognuno la divina essenza che
circonda e permea ciò che si muove e
ciò che non si muove.
Mi inchino al divino Guru, che con
l’applicazione dell’unguento della
conoscenza apre gli occhi di colui che
è avvolto dalle tenebre dell’ignoranza.
Il Guru non è altro che Brahma, il creatore
Il Guru non è altro che Vishnu, il conservatore
Il Guru non è altro che Shiva, il distruttore
Il Guru è in realtà Brahma stesso
Dinanzi a quel divino Guru io mi inchino
Tutto ciò rafforza l’ipotesi che il mantra “Baba nam kevalam” sia proprio rivolto al loro maestro. Che più che ricordato, pare essere venerato e invocato.
Per chiudere, la domanda ancora irrisolta è se i corsi gratuiti di yoga offerti dalla Ananda Marga e dai suoi adepti sono solo uno specchietto per le allodole per un proselitismo religioso (e non più solo spirituale, quindi), o se invece il continuo rivolgersi al loro maestro con canti a mani giunte o rivolte verso il cielo (in entrambi i casi, esattamente come fanno i cristiani quando pregano), balli e inginocchiamenti vari, non sia piuttosto una maniera di chiamarlo e sollecitarlo a tornare tra loro, ossia una vera forma di esoterismo che mira alla evocazione del fantasma del defunto Sarkar, per trasformare le lezioni di yoga in vere e proprie sedute spiritiche.
Appurato ciò, poi ognuno è libero di fare come vuole.
1 https://www.sanskritdictionary.com/
2https://alokjoddha.wordpress.com/2011/10/08/the-secrets-of-a-mantra/
Tu pensa che invece oggi abbiamo una nuova religione nella cui molti ripongono fede cieca, assoluta, incondizionata. Si chiama “Lascienza”, che ha tra i suoi sacerdoti i rappresentanti di farmaci, e tra i suoi paladini giornalisti e politici, ossia gente che a malapena sa fare le sottrazioni.
… e visto che in teoria Lascienza si baserebbe sui numeri, vedi un po’ come siamo messi.