… E FELICE ANNO NUOVO

Questo 2021 le feste si incastrano proprio bene e quindi si ripropone lo schema della settimana scorsa: vigilia di venerdi, festa di sabato e poi una sana domenica di recupero. Quindi, come la scorsa settimana mi accingo – una volta fatte tutte le necessarie scorte – a isolarmi dal mondo per altri tre giorni: telefono spento, niente computer, unica differenza visto che il tempo sarà decisamente migliore, magari una bella passeggiata al mare.

A casa abbiamo da leggere, in più ho una bella Settimana Enigmistica nuova nuova, insomma promette bene.

Tutto questo non per tediarvi con i cazzi miei, ma solo per salutarvi per i prossimi tre giorni ed augurarvi pace, serenità ed il giusto picco glicemico accompagnato dal tasso alcolico che più vi soddisfa (se vi soddisfa).

Vorrei scrivere qualcosa di incazzato sul tema covid, sono giorni che ho in mente cose indicibili ma me le tengo. Per ora. Perchè tanto non cambia una sega, quindi ci pensiamo l’ anno prossimo.

Vogliatevi bene, e vi prego solo di una cosa: se amate veramente qualcuno, di fronte a lui/lei/esso, levatevi quella cazzo di mascherina dalla faccia, perchè oggi ho visto due ragazzini tenersi per mano e baciarsi con su la mascherina e mi è venuto da urlare. Non è possibile vivere così.

Peace & Love,

Albert1.

BUON NATALE.

La scena qui ritratta è la descrizione fedele (manca solo la componente femminile della famiglia, che ovviamente ci sarà, ma che qui non appare per motivi di privacy) di quello che andrò a fare dal pomeriggio di domani sino a tutto il giorno 26 dicembre prossimo venturo:

Un beneamato cazzo.

Mi prenderò la tarda mattinata di domani per integrare le provviste di cibarie ed altri generi di prima necessità e per fare un rapido giro di auguri a mezzo telefono (a voce, niente messaggini per carità).

Per tre giorni il massimo dell’ attività fisica consisterà nel girare mestoli, aprire e chiudere il frigo, traslare le chiappe da una seduta all’ altra di casa, rimboccare coperte e riempire (e svuotare) piatti e ciotole.

Da ciò discende pertanto che la mia presenza “social”, sia reale che virtuale, sarà ridotta a zero.

Quindi approfitto di questo pomeriggio per augurare a tutti voi di poter passare questi giorni di Natale nel modo che più vi piace, possibilmente senza rotture di coglioni (che è una delle mie massime aspirazioni e per me corrisponde ad augurare tutto il bene del mondo).

Enuff Z’nuff

Che è sì il nome di una sottovalutata band metal degli anni ’80, ma è anche la pronuncia di “enough is enough“: una frase che in genere quando scandita con espressione seria prelude a brutte cose.

Da noi si può rendere con “ne ho abbastanza” o meglio con “quando è troppo, è troppo“.

Ecco, adesso è troppo. Ho già avuto modo di sbandierare la mia proverbiale pazienza (Giobbe me sparecchia la tavola), di affermare che – complice anche il mio intervenuto totale disincanto – ormai non mi sarei più risentito o preoccupato o incazzato… e quando l’ ho detto era perchè ci credevo davvero. Non pensavo di essere costretto a tornarci su e non pensavo nemmeno nel caso di riuscirci.

E invece guarda, oggi ho un sussulto. Un “boost” di energia che unito alle ultime stronzate che vedono protagonista la specie umana, mi dà modo di lanciare un ulteriore grido (e a questo punto non garantisco che sarà l’ultimo).

WordPress naturalmente mi mette in automatico la data sul post, ma la ripeto qui nel testo: siamo al 21 di dicembre del 2021, è martedi. E’ entrato l’inverno, da oggi le giornate si allungano, e lo stesso fa la fodera dei miei coglioni, che ormai ci posso portare a spasso il cane (anzi no, perchè supera la lunghezza prescritta per i guinzagli che è di 150cm).

Tralascerei per brevità e decenza tutte le puttanate legate all’ iter “vaccinale”, con i conseguenti rimandi a pass, superpass, seconde terze quarte quinte dosi, tamponi per questo e per quello. Lascerei da parte anche le illazioni sulle “varianti” (che voglio vedere quando finisce l’alfabeto greco dove cazzo li andranno a prendere i nomi), mi concentro quindi su quello che sta succedendo: cosa sta succedendo ? Semplice. Tutti i segnali che giungono ai miei “sensi di ragno” portano a credere che di qui a poco ci troveremo davanti a nuove chiusure. Già. Proprio così.

Dite di no ? Io spero abbiate ragione, ma ormai non mi fido più. Secondo me, tempo due tre settimane e ricominciamo. Già da giovedi p.v. nel Lazio vigerà nuovamente l’obbligo di coprirsi la faccia all’ aperto, in alcuni comuni i lungimiranti sindaci hanno già decretato il divieto di organizzare eventi pubblici o privati (veglione in discoteca ? Scordatevelo), si richiedono “superpass” e tamponi praticamente per ogni cosa e tutto questo “nonostante“.

Nonostante l’80 per cento circa della popolazione italiana sia “vaccinato”.

Nonostante ricoveri ordinari e terapie intensive (posti che ricordo ancora una volta nessuno si è finora peritato di incrementare, e questa è una delle cose che mi dovranno spiegare prima o poi) siano abbondantemente al di sotto dei “livelli di guardia” che poi sono ridicolmente bassi.

Nonostante sia chiaro a tutti, anche al mio cane (che poverino lo nomino sempre, ma è perchè non essendo propriamente un “fulmine di guerra” se lo capisce lui possono capirlo tutti) che l’ incredibile e terrificante impennata dei contagi è dovuta al fatto che viste le ultime prescrizioni in Italia si fanno più tamponi che caffè.

Nonostante sia altrettanto chiaro che una ulteriore botta di chiusure ci ridurrà ad una massa di esseri gelatinosi e psicopatici, nonchè indigenti.

Ripeto, spero di sbagliarmi, ma ho perso il conto delle volte che ho sperato e invece no.

Anche perchè, pensateci: se ricominciamo pure stavolta, cosa ci fa credere che non ricominceremo il prossimo anno, e quello dopo e quello dopo ancora, in saecula saeculorum, amen ? Ogni anno una “variante”, l’alfabeto greco ha 24 lettere e poi c’è quello latino, quello arabo, hai voglia tu…

Io l’ho detto e lo ripeto (ancora, che palle, Albè): qui così non se ne esce. O ne usciamo noi, uno per uno, o se no non se ne esce.

Felice Sole invitto!

Fin dai tempi antichi, gli eventi astronomici sono stati centrali per l’umanità. In passato determinavano l’accoppiamento degli animali, la semina delle colture e la misurazione delle riserve invernali tra i raccolti. Di conseguenza, sono sorte varie mitologie e tradizioni culturali.

Oggi, 21 dicembre 2021 (esattamente alle 16:58) è il solstizio d’inverno, comunemente noto come il giorno più corto, ma anche come momento in cui la luce diurna smette di decrescere, prima di una inversione di tendenza, ossia dell’inizio di una luce diurna più lunga. È poco sorprendente, quindi, che nella maggior parte delle culture abbia avuto un significato di rinascita, fatto che ha offerto l’occasione per dedicarsi in quei giorni a festeggiamenti, astensione dal lavoro, raduni, rituali o altre celebrazioni.

Prima dell’introduzione del calendario attuale, nel calendario giuliano dal 45 a.C. il solstizio d’inverno d’Europa era il 25 dicembre. Ma già nell’antica Babilonia, la festa del Figlio di Iside (Dea della Natura) veniva celebrata il 25 dicembre. In questo giorno avvenivano feste chiassose, vi era opulenza nel mangiare e bere, e si offrivano regali.

I Romani chiamavano le loro festività invernali Saturnalia, onorando Saturno, il Dio dell’Agricoltura. Le Calende di gennaio rappresentavano il trionfo della vita sulla morte (non ricorda nulla?). Tutta questa stagione è stata chiamata “Dies Natalis Invicti Solis”, ossia, “la nascita del sole invincibile”.

Ma a Roma c’erano molti altri culti, spesso di importazione. Tra questi il mitraismo, una delle principali religioni dell’Impero Romano pre-cristiano. Era il culto di Mitra, l’antico dio persiano della luce e della saggezza. Nell’Avesta (i sacri scritti zoroastriani degli antichi persiani) Mitra appare come il capo yazata (Avestan, “il benefico”), o spirito buono, e sovrano del mondo. Il mitraismo è simile al cristianesimo per molti altri aspetti, ad esempio, negli ideali di umiltà e amore fraterno, il battesimo, il rito della comunione, l’uso dell’acqua santa, il sacerdote era chiamato padre, l’adorazione dei pastori alla nascita di Mitra, l’adozione della domenica e del 25 dicembre (compleanno di Mitra) come giorni santi e la fede nell’immortalità dell’anima, il giudizio finale e la resurrezione. Il mitraismo differiva dal cristianesimo solo nell’esclusione delle donne dalle sue cerimonie e nella sua volontà di scendere a compromessi con il politeismo.

Queste somiglianze resero facile la conversione dei suoi seguaci al cristianesimo. Nel 350, Papa Giulio I dichiarò anche che la nascita di Cristo sarebbe stata celebrata il 25 dicembre. Non c’è dubbio che stava cercando di rendere il più indolore possibile per i romani pagani (che a quel tempo rimanevano la maggioranza) convertirsi al cristianesimo.

Nel 1582 Papa Gregorio XIII cambiò il calendario portando il solstizio d’inverno settentrionale intorno al 21 dicembre, per compensare la differenza tra l’anno solare (365.2500 giorni) e l’anno tropicale (365.2422 giorni). Ma le celebrazioni maggiori sono rimaste il 25 dicembre, offrendoci un magnifico esempio di come un rituale possa sopraffare in importanza la sua ragion d’essere, perdendo anche ogni contatto con la sua origine.

Comunque, qualunque sia il dio che adoriate, chiunque sia il profeta che celebriate, auguro a tutti un anno pieno di sole, che scaldi il cuore e illumini le menti!

EMERGENZA.

emergènza s. f. [der. di emergere]. – 1. L’atto dell’emergere; in senso concr., ciò che emerge. In partic.: a. In botanica, protuberanza della superficie del fusto o delle foglie e organi omologhi (di forma e funzione diverse secondo la specie), che può originarsi non solo dall’epidermide, ma anche dai tessuti sottostanti, come, per es., gli aculei delle rose e dei rovi, i peli ghiandolari di alcune piante carnivore, ecc. b. Con riferimento a beni storici e culturali, l’affioramento, il venire in luce di reperti archeologici, artistici, ambientali, ecc. prima nascosti o comunque ignorati: e. storiche, documentarie. 2. a. Circostanza imprevista, accidente: la congiuntura de’ tempi e delle e. (Salvini). b. Sull’esempio dell’ingl. emergency, particolare condizione di cose, momento critico, che richiede un intervento immediato, soprattutto nella locuzione stato di emergenza (espressione peraltro priva di un preciso significato giuridico nell’ordinamento italiano, che, in situazioni di tal genere, prevede invece lo stato di pericolo pubblico). Con usi più generici e più com.: avere un’e.; essere, trovarsi in una situazione di e., di improvvisa difficoltà; intervenire solo in caso di e.; formare un governo di e.; adottare provvedimenti di e., eccezionali, ma resi necessarî dalla particolare situazione; cercare un rimedio d’emergenza. c. Freno, dispositivo di e., previsti per l’impiego in caso di necessità eccezionale (in partic., il dispositivo frenante che consente di arrestare un locomotore previa segnalazione acustica). d. E. umanitaria, situazione di emergenza determinata dalle gravi condizioni patite dalle popolazioni civili stanziate in zone di guerra e dai profughi costretti, a causa del conflitto, a lasciare le loro abitazioni. e. Nel linguaggio giornalistico (seguito da un sost.), situazione di estrema pericolosità pubblica, tale da richiedere l’adozione di interventi eccezionali: e. droga; e. mafia; e. occupazione.

Già vi siete rotti il cazzo di leggere ? Bene, perchè il grosso deve ancora arrivare. Questa era solo la parte gentilmente offerta dal Dizionario Treccani della Lingua Italiana, adesso arriva quella gentilmente offerta da me che – come al solito – siete liberi di saltare passando alla scheda in incognito dove tenete aperto YouPorn, o le ricette di Benedetta, o l’oroscopo di Barbanera, o il sito di Repubblica, insomma fate voi…

E quindi è fatta anche questa. Lo “stato d’emergenza” più lungo della storia, proroga fino al 31 marzo 2022, con tutti gli annessi e connessi e con buona pace del sottoscritto che, in un azzardo di ottimismo, già due proroghe fa diceva “ma no, dai, ma ti pare che prorogano ancora ? Sarebbe davvero inaudito“… e invece eccoci qua.

Il “bello” poi è che sono stati tutti d’accordo. Non c’è stato uno stronzo, nemmeno extraparlamentare (ma esistono ancora gli extraparlamentari ?) che si sia alzato e abbia detto “ma che cazzo state a dì“. Questo se qualcuno aveva ancora un minimo di fiducia nella democrazia e nella politica.

Voglio dire, perchè continuare ad usare uno strumento abusato, ormai assolutamente non credibile, non giustificabile, carente di qualsivoglia logica, una cazzata grossa come una casa, insomma ? Non sarebbe più onesto a questo punto dire “Signore e Signori, Popolo Italiano, ci siamo riuniti, abbiamo deciso: la democrazia è sospesa, fino a nuovo ordine facciamo il cazzo che ci pare e basta. Siete liberi di dissentire ma tanto non cambia una sega. Zitti e buoni e non rompete i coglioni, che qui c’è grossa crisi e dobbiamo lavorare. Pensate ai cazzi vostri (per quello che potete) e lasciateci fare che lo sappiamo noi“.

Non fareste prima, così ?

E invece no, continuiamo a prenderci amabilmente per il culo, tanto cazzata più, cazzata meno…

E per rimanere sul fronte delle cazzate, insieme alla proroga e a qualche altro risibile intervento, cosa ti hanno tirato fuori quei due genii dei nostri ministri della salute e degli esteri (due esseri immondi che io ancora non ho capito come cazzo siano arrivati ad essere ministri e soprattutto come cazzo facciano ad esserlo ancora) ?

Una bella “ordinanza” per cui gli stranieri – per entrare in Italia – si devono fare 5 giorni di quarantena se non “vaccinati” e un bel tampone pure se “vaccinati”.

Adesso io non bestemmio a catena solo perchè siamo sotto le feste e non sta bene, però mannaggia quella zoccola e quel porco e qualsiasi cosa la vostra fantasia vi suggerisca, ma si può uscire fuori con una stronzata del genere ? Voglio dire, come già detto siamo sotto le feste: il turismo sta già con le pezze al culo da due anni, gli albergatori fra un po’ si suicidano in massa e voi due coglioni (oltre a tutti gli altri coglioni che vi stanno dietro) non trovate niente di meglio da fare che dire praticamente a tutti i potenziali turisti stranieri di starsene a casa ? Se volete sciare andate in Austria, o in Svizzera… se volete farvi il natale vista mare andate a fanculo in Spagna, ma per carità in Italia non ci venite, che ci attaccate la “variante omicron“. Ma io altro che variante vi attaccherei, cazzoni di merda che non siete altro: una catena al collo con all’ estremità un blocco di cemento da 300 chili e poi giù dal primo ponte utile. Teste di cazzo.

Ma si, continuiamo, tanto ci sta il recovery fundcheccefrega ? Questo paese sta accumulando deficit come se non ci fosse un domani, tanto paga Pantalone, checcefrega ? E intanto le cartelle esattoriali col cazzo che le fermano… quelle no. Perchè va bene l’emergenza, ma quando servono i soldini veri (non quelli “sulla carta” dei fondi che poi non sono altro che debiti futuri) a chi li vanno a chiedere ? Noi italiani siamo tutti grandi risparmiatori, abbiamo tutti la casa di proprietà, abbiamo i terreni, i capannoni per le nostre attività, insomma la “ciccia” c’è. Perchè preoccuparsi di fare cose intelligenti ? Troppa fatica, non sia mai.