Contenente pensieri a caso di un uomo qualunque.
Questo è uno di quei post che possono farti perdere molti punti di considerazione da parte di chi ti ha letto fino ad oggi.
“Farti ? A chi ?” – “Niente, sto parlando fra me e me, quindi ce l’ho con me, ‘farti’ intendo ‘farmi’, ma quando parlo con me funziona così” – “Ah, ok“.
(e mica mi basta parlare da solo, mi interrompo pure da solo, sto bene).
In effetti potrebbe risultare un pelo “impopolare”, ma se cercavo popolarità non stavo qua, e comunque non ne sarei capace, i tempi della mia popolarità sono finiti quando ho smesso di suonare la chitarra ai falò sulla spiaggia, che poi trombavano tutti tranne me. Però ero bravo, creavo l’atmosfera.
Riflettevo dunque su questa faccenda dell’ Ucraina… l’ hanno già detto in molti (quindi non sarò originale) ma devo innanzitutto spezzare una lancia a favore di Putin che ci ha tolto velocemente ed efficacemente dai coglioni la “pandemia“: grazie Vlad, quando passi da queste parti – basta che non vieni a bordo di un carro armato – ti offro un goccetto.
Pensavo poi a come si sta costruendo la storia di questa guerra: si, ok, è una guerra. Ma siamo nel 2022 e ce la stiamo raccontando come se fosse il Vietnam, però con i media del 2022. E soprattutto con i tempi narrativi del 2022.
Spiego meglio: oggi siamo tutti abituati al “Real Time“: ogni cosa è subito, tutto è immediato. Abbiamo in tasca – sul nostro cellulare – tutte le notizie, tutte le immagini, tutti i video di tutto quello che succede (vero o no che sia, ma subito). Abbiamo le previsioni meteo per la prossima ora dietro l’ angolo della nostra via, il traffico veicolare in tempo reale di ogni paesino del mondo dove ci sia gente con un cellulare Android, possiamo ordinare più o meno qualsiasi cosa con due “clic” e vedercela consegnare in 12 ore (in alcuni casi anche entro un’ ora)…
tutto questo ha fatto si che anche l’informazione si sia dovuta adattare: i giornali non camminano più con cadenza – appunto – giornaliera, le loro edizioni online rincorrono i lanci d’agenzia ed il primo che “fa il pezzo” ha vinto. Per vincere questa gara ormai la verifica delle fonti è passata in secondo o anche terzo piano e questo fa si che la demo di un realistico videogame venga spacciata per “video esclusivo dal nostro inviato” o che le immagini di un conflitto vecchio di 10 anni siano proposte come “bombardamenti nella notte al centro di Kiev“.
Questa cosa garantisce – è vero – una ricchezza ed una pluralità di informazione impensabili fino a pochi decenni fa, ma ci espone contestualmente al concreto rischio di non capirci un cazzo e soprattutto di farci sentire coinvolti a forza in affari che (ecco la parte impopolare) in fondo non sono cazzi nostri. E che sarebbe molto meglio se continuassero a non esserlo.
Nello specifico (sia chiaro, non voglio convincere nessuno di niente, dico solo come la vedo io): non è che io viva propriamente su una montagna, ma fino a qualche tempo fa dell’ Ucraina me ne ero tranquillamente sbattuto le palle e quando pensavo “Ucraina” al massimo mi tornava in mente questo geniale spot anni ’90:
La prima volta che ho sentito dire “Donbass” (sempre pochi giorni fa), pensavo ci si riferisse ad un’ esoterica marca russa di chitarre basso oppure (non leggendo come era scritto) alla parola inglese “dumbass“… mai avrei pensato ad una regione. Più o meno quello che potrebbe pensare un russo se gli dici “Basilicata” (cos’è, un sugo pronto ?)…
E qui arriviamo al punto: con tutti i cazzi per il culo che ho, perchè proprio oggi dovrei cominciare a preoccuparmi per una cosa della quale non solo me ne sono fregato fino ad ora ma che in più – se proprio volessi cercare di capire – non avrei modo di sapere realmente e con certezza con quali modalità stia avvenendo ?
Lasciamo perdere l’informazione, che abbiamo visto come funziona.
Lasciamo perdere le analisi socio-geo-bellico-politiche un tanto al chilo, che trovi ormai su ogni straccio di sito web, giornale o trasmissione radio e/o televisiva: oltre a discordare inevitabilmente a seconda della parte politica di chi le fa, mi fanno lo stesso effetto dei dibattiti fra virologi e scienziati a vario titolo di triste e recente memoria.
Devo essere sincero: me ne fregava un cazzo a suo tempo dei massacri tra Hutu e Tutsi (che pure il loro bel milioncino di morti lo fecero), me ne frega un cazzo oggi di quello che succede fra due paesi (?) dove c’è chi si sente russo e chi no. Cazzi loro.
SIA CHIARO: io grido a gran voce “FERMATE LA GUERRA” ! Ed è quello che tutti dovremmo fare. E non solo in Ucraina.
Il problema grosso è che mentre noi stiamo qui a meditare sull’ insensata barbarie di ogni conflitto e a commuoverci su immagini più o meno veritiere di inermi civili vessati ed in pericolo, mentre minacciamo o mettiamo in atto patetiche e discutibili (nonchè autolesioniste) sanzioni internazionali, mentre chiediamo ad artisti e sportivi russi di fare atti di abiura contro la politica del loro paese pena l’ impossibilità di lavorare od esibirsi nel nostro civile Occidente…
… qui i paesi della nostra amata NATO, come se niente fosse, stanno mandando ARMI in Ucraina.
E questo sarebbe “fermare la guerra” ?
Col cazzo. Questo è alimentare, fomentare, prolungare, favorire, cercarsela, la cazzo di guerra.
Questo è quello che si chiama – comprensibile in tutte le lingue – “escalation“. Siamo sicuri di volerlo ? Siamo sicuri di potercelo permettere ? Giusto ieri, il Sor Putin sembra abbia buttato lì in un suo discorso la parola “nucleare“. Che facciamo, ricominciamo?
Non pretendo di avere ragione, non conosco tutta la faccenda e confesso che in geografia ed in storia i miei voti sono sempre stati bassini, però… non sarebbe più saggio (come da post precedente) farci un po’ tutti i cazzacci nostri ? Putin se la vuole, se la prendesse st’ Ucraina. Due botti fatti bene ed è sua, in 24 ore è fatta. Rimango convinto che se continuiamo (per quanto in buona fede e con candide intenzioni) ad interessarci a questa cosa nel modo in cui stiamo facendo, ci vorrà molto ma molto più tempo ed il costo (in tutti i sensi, economico, politico, sociale e in vite umane) sarà infinitamente più alto.
Ripeto: abbiamo appena finito con una cazzata (e ancora ci sono da contare i danni), abbiamo tutto questo bisogno di cominciare con un’altra ?
E pure questa l’ho detta. Sul tema mi fermo qua. Mò, se volete, mandatemi pure affanculo.