UN POST QUALUNQUE.

Contenente pensieri a caso di un uomo qualunque.

Questo è uno di quei post che possono farti perdere molti punti di considerazione da parte di chi ti ha letto fino ad oggi.

Farti ? A chi ?” – “Niente, sto parlando fra me e me, quindi ce l’ho con me, ‘farti’ intendo ‘farmi’, ma quando parlo con me funziona così” – “Ah, ok“.

(e mica mi basta parlare da solo, mi interrompo pure da solo, sto bene).

In effetti potrebbe risultare un pelo “impopolare”, ma se cercavo popolarità non stavo qua, e comunque non ne sarei capace, i tempi della mia popolarità sono finiti quando ho smesso di suonare la chitarra ai falò sulla spiaggia, che poi trombavano tutti tranne me. Però ero bravo, creavo l’atmosfera.

Riflettevo dunque su questa faccenda dell’ Ucraina… l’ hanno già detto in molti (quindi non sarò originale) ma devo innanzitutto spezzare una lancia a favore di Putin che ci ha tolto velocemente ed efficacemente dai coglioni la “pandemia“: grazie Vlad, quando passi da queste parti – basta che non vieni a bordo di un carro armato – ti offro un goccetto.

Pensavo poi a come si sta costruendo la storia di questa guerra: si, ok, è una guerra. Ma siamo nel 2022 e ce la stiamo raccontando come se fosse il Vietnam, però con i media del 2022. E soprattutto con i tempi narrativi del 2022.

Spiego meglio: oggi siamo tutti abituati al “Real Time“: ogni cosa è subito, tutto è immediato. Abbiamo in tasca – sul nostro cellulare – tutte le notizie, tutte le immagini, tutti i video di tutto quello che succede (vero o no che sia, ma subito). Abbiamo le previsioni meteo per la prossima ora dietro l’ angolo della nostra via, il traffico veicolare in tempo reale di ogni paesino del mondo dove ci sia gente con un cellulare Android, possiamo ordinare più o meno qualsiasi cosa con due “clic” e vedercela consegnare in 12 ore (in alcuni casi anche entro un’ ora)…

tutto questo ha fatto si che anche l’informazione si sia dovuta adattare: i giornali non camminano più con cadenza – appunto – giornaliera, le loro edizioni online rincorrono i lanci d’agenzia ed il primo che “fa il pezzo” ha vinto. Per vincere questa gara ormai la verifica delle fonti è passata in secondo o anche terzo piano e questo fa si che la demo di un realistico videogame venga spacciata per “video esclusivo dal nostro inviato” o che le immagini di un conflitto vecchio di 10 anni siano proposte come “bombardamenti nella notte al centro di Kiev“.

Questa cosa garantisce – è vero – una ricchezza ed una pluralità di informazione impensabili fino a pochi decenni fa, ma ci espone contestualmente al concreto rischio di non capirci un cazzo e soprattutto di farci sentire coinvolti a forza in affari che (ecco la parte impopolare) in fondo non sono cazzi nostri. E che sarebbe molto meglio se continuassero a non esserlo.

Nello specifico (sia chiaro, non voglio convincere nessuno di niente, dico solo come la vedo io): non è che io viva propriamente su una montagna, ma fino a qualche tempo fa dell’ Ucraina me ne ero tranquillamente sbattuto le palle e quando pensavo “Ucraina” al massimo mi tornava in mente questo geniale spot anni ’90:

La prima volta che ho sentito dire “Donbass” (sempre pochi giorni fa), pensavo ci si riferisse ad un’ esoterica marca russa di chitarre basso oppure (non leggendo come era scritto) alla parola inglese “dumbass“… mai avrei pensato ad una regione. Più o meno quello che potrebbe pensare un russo se gli dici “Basilicata” (cos’è, un sugo pronto ?)…

E qui arriviamo al punto: con tutti i cazzi per il culo che ho, perchè proprio oggi dovrei cominciare a preoccuparmi per una cosa della quale non solo me ne sono fregato fino ad ora ma che in più – se proprio volessi cercare di capire – non avrei modo di sapere realmente e con certezza con quali modalità stia avvenendo ?

Lasciamo perdere l’informazione, che abbiamo visto come funziona.

Lasciamo perdere le analisi socio-geo-bellico-politiche un tanto al chilo, che trovi ormai su ogni straccio di sito web, giornale o trasmissione radio e/o televisiva: oltre a discordare inevitabilmente a seconda della parte politica di chi le fa, mi fanno lo stesso effetto dei dibattiti fra virologi e scienziati a vario titolo di triste e recente memoria.

Devo essere sincero: me ne fregava un cazzo a suo tempo dei massacri tra Hutu e Tutsi (che pure il loro bel milioncino di morti lo fecero), me ne frega un cazzo oggi di quello che succede fra due paesi (?) dove c’è chi si sente russo e chi no. Cazzi loro.

SIA CHIARO: io grido a gran voce “FERMATE LA GUERRA” ! Ed è quello che tutti dovremmo fare. E non solo in Ucraina.

Il problema grosso è che mentre noi stiamo qui a meditare sull’ insensata barbarie di ogni conflitto e a commuoverci su immagini più o meno veritiere di inermi civili vessati ed in pericolo, mentre minacciamo o mettiamo in atto patetiche e discutibili (nonchè autolesioniste) sanzioni internazionali, mentre chiediamo ad artisti e sportivi russi di fare atti di abiura contro la politica del loro paese pena l’ impossibilità di lavorare od esibirsi nel nostro civile Occidente…

… qui i paesi della nostra amata NATO, come se niente fosse, stanno mandando ARMI in Ucraina.

E questo sarebbe “fermare la guerra” ?

Col cazzo. Questo è alimentare, fomentare, prolungare, favorire, cercarsela, la cazzo di guerra.

Questo è quello che si chiama – comprensibile in tutte le lingue – “escalation“. Siamo sicuri di volerlo ? Siamo sicuri di potercelo permettere ? Giusto ieri, il Sor Putin sembra abbia buttato lì in un suo discorso la parola “nucleare“. Che facciamo, ricominciamo?

Non pretendo di avere ragione, non conosco tutta la faccenda e confesso che in geografia ed in storia i miei voti sono sempre stati bassini, però… non sarebbe più saggio (come da post precedente) farci un po’ tutti i cazzacci nostri ? Putin se la vuole, se la prendesse st’ Ucraina. Due botti fatti bene ed è sua, in 24 ore è fatta. Rimango convinto che se continuiamo (per quanto in buona fede e con candide intenzioni) ad interessarci a questa cosa nel modo in cui stiamo facendo, ci vorrà molto ma molto più tempo ed il costo (in tutti i sensi, economico, politico, sociale e in vite umane) sarà infinitamente più alto.

Ripeto: abbiamo appena finito con una cazzata (e ancora ci sono da contare i danni), abbiamo tutto questo bisogno di cominciare con un’altra ?

E pure questa l’ho detta. Sul tema mi fermo qua. Mò, se volete, mandatemi pure affanculo.

RIGUARDO AL “FARSI I CAZZI PROPRI”

Abbiamo avuto oggi notizia del divampare di un conflitto.

Allo stesso tempo (diciamo una mezz’oretta dopo aver appreso ufficialmente la cosa, il tempo di metabolizzare), un altro conflitto si è acceso dentro di me.

Io sono una persona molto sensibile. Freddo come il marmo (gli altri dicono di me), ma sensibile. Non tollero le ingiustizie ed i soprusi e non ho mai esitato ad intervenire in aiuto di persone deboli o incapaci di difendersi ogni volta che mi sono avveduto di una vessazione in atto. Sin da bambino (quando difendevo i “meno svegli” da quelli che ancora non si chiamavano atti di bullismo, ma quello erano), a tutt’ oggi: potendo contare su una costituzione fisica decente, mi sono sempre messo in mezzo quando l’ho ritenuto necessario, a volte prendendomi io gli schiaffi ma proteggendo comunque chi si trovava oggettivamente in difficoltà.

Ecco, oggi questa parte di me è in aperto conflitto con un’ altra.

L’ altra parte è quella che, riguardo a questa faccenda dell’ Ucraina, mi fa dire: “Ma perchè nun ve fate tutti ‘na bella pentolata de cazzi vostri” ?

A me dispiace molto per l’Ucraina (che a dire il vero non me ne è mai fregato un cazzo, ma non è politically correct, quindi dirò che mi dispiace molto), ma sinceramente credo siano abbastanza fatti loro. Loro e della Russia. Non è Comunità Europea, non è NATO: gli sarebbe piaciuto (forse) esserlo, molto più realisticamente sarebbe piaciuto a noi (grano, gas e belle gnocche), ma così non è. Quindi a occhio e croce (pur deplorando ogni forma di guerra e di uso della violenza, soprattutto sui civili – ove ce ne fosse), direi che se la possono tranquillamente vedere tra di loro.

Quello che non sopporto è tutto questo alzarsi di barricate, soprattutto dal punto di vista istituzionale: Draghi, Di Maio (Di Maio, diocristo, vi rendete conto ?), Guerini… tutti a fare gli incazzati e i risoluti, solo perchè tanto dietro c’è la NATO (che poi dovrebbe essere la prima a farsi i cazzi suoi).

E questo perchè “ce lo chiede l’Europa“, e quell’ altro perchè “ce lo chiede la NATO“, tutto perchè ce lo chiede qualcun altro… ma scusate, signori cari, di quello che vi sta chiedendo da un bel po’ IL VOSTRO PAESE non ve ne frega proprio una mazza ?

Ma fatemi il piacere, statevi zitti. Pensate a mettere una pezza sui disastri che avete combinato in questi anni e lasciate stare le cose che non vi riguardano, anche perchè vi ricordo che la Russia non sarà più quella di una volta, ma se le fate girare le palle ha tutti i mezzi (economici e militari, ove serva) per spaccarci definitivamente ed irrimediabilmente i reni. E non farei nemmeno tanto più conto sugli amici alleati, che è dal ’43 che fanno i froci col culo nostro.

Ho letto che c’è una “Rete italiana per la Pace” (maggiori sponsor: FIOM e CGIL, tanto perchè loro stanno “sul pezzo”) che ha indetto fulmineamente una manifestazione a Roma per sabato prossimo venturo, per protestare contro il “vile attacco russo” (ufficialmente “contro ogni guerra“, ma vedrete che gli slogan e i volantini parleranno di “vile attacco russo”).

Ma li mejo mortacci vostra e de chi nun ve pija a càrci in bocca. Un paese con le pezze al culo, lavoratori senza stipendio, due anni di stronzate pandemiche e non avete detto “A”. Oggi ve mettete a fà i paladini della pace ? Contro la Russia brutta e cattiva perchè non è più comunista come piaceva a voi e non vi passa più i soldini come faceva ai bei tempi ?

Mi pareva troppo bello che stesse finendo quell’ altra cazzata della pandemia, ma qua non si può stare tranquilli un attimo, signora mia… mai ‘na gioia, e che cazzo !

RIPROVA, SARAI PIU’ FORTUNATO.

(sottotitolo: ma che cazzo li famo a fà i referendum… i referenda… i referendumi… vabbè insomma quei cosi lì, s’è capito, no ?)

Questo post è un po’ tecnico e probabilmente potrebbe risultare palloso, anzi potrebbe non fregarvene addirittura proprio niente, quindi metto all’ subito all’ inizio una breve sinossi per chi non voglia perdere tempo:

Per quanto sia bello avere uno strumento di democrazia diretta come il referendum, state tranquilli che tanto non serve a un cazzo. Tranne quando c’è da pigliarlo al culo, ma di quello ce ne accorgiamo solo quando il danno è fatto.

Dunque, la prossima volta che vedo per strada un banchetto di raccolta firme per un futuro possibile referendum, per quanto il tema possa essere di mio gradimento, torno indietro, gli prendo dei caffè da asporto, glieli offro e sparisco. Nulla più di questo.

Ah, il referendum ! Che bello che è. Quando si dice “chiedi consiglio e poi fai come ti pare“, sembra fatto apposta. Nel nostro Paese, la Costituzione prevede questo strumento. L’ uso più comune che se ne è fatto finora è quello abrogativo. C’è una norma che ti sta sul cazzo ? Raccogli mezzo milione di firme, chiedi alla Corte Costituzionale se è d’accordo a fartici almeno provare, poi spera di portare abbastanza persone a votare (il famoso “quorum”) e spera ancora che il 50% più UNO di questi bravi cittadini voti “SI”.

A quel punto, hai mezzo vinto: la norma che ti stava sul cazzo viene abrogata, lascia un bel buco (dicesi “vuoto normativo“) e poi devi essere così bravo da far riempire quel buco con la norma che piace a te. Credevi di avercela fatta ? Scemo che sei.

Di referendum ce ne sono stati tanti, ma mi soffermo su quelli del 1987, per due motivi: primo perchè credo sia stata la prima volta che ho votato, secondo perchè c’è una liaison con gli ultimi, quelli di cui si discute in questi giorni.

L’ effetto principale di quei referendum fu – in soldoni – quello di rimanere senza energia nucleare in Italia. Allora, tutti d’accordo e tutti contenti (devo essere onesto: avendo 18 anni, non pagando io la bolletta della luce, vivendo nello splendore edonistico dei magnifici anni ’80, pensando sostanzialmente solo alla phiga e in definitiva non capendo un cazzo di parecchie cose, votai SI a tutti e cinque i quesiti, quindi è pure colpa mia. E mi prenderei a calci in culo per questo).

Quel cazzo di casino di Chernobyl aveva messo paura a tutti, quindi il “no-nuke” ebbe gioco facile. Che poi la chiusura fu un effetto collaterale del quesito referendario vero e proprio che non era “diretto”: non chiesero se volevamo chiudere le centrali (anche perchè non si poteva fare semplicemente abrogando una legge), ma chiesero se volevamo che fosse cancellata la norma che consentiva allo Stato di decidere i luoghi dove costruirne di nuove se le autorità locali non si rendevano disponibili. Nella forma, era anche una cosa molto libertaria e liberale: meno potere allo Stato, meno imposizioni, più autonomia.

Invece alla fine è uscito che nessuna autorità locale da sola si prendeva la responsabilità di far costruire un impianto a casa sua e quindi senza forzature, niente centrali. Il cosiddetto fenomeno “NIMBY“, guarda un po’. Ed eccoci qua, oggi stiamo come stiamo.

Addirittura, per stare più sicuri, un altro dei quesiti – anche quello votato alla grande – fece in modo che l’ ENEL (allora ente interamente pubblico, non come adesso che è privato per finta) non potesse nemmeno partecipare alla costruzione ed allo sfruttamento di centrali nucleari all’ estero. E qui veramente è stato come mettercelo al culo da soli.

Ma veniamo al quesito chiave di quel lontano 1987: la “responsabilità civile dei magistrati“. All’ epoca (ma anche oggi, non vi preoccupate), se un magistrato faceva una cazzata grossa come una casa, nessuno poteva dire niente. O meglio, se c’era il “dolo” (ed era tutto da dimostrare) poteva – e può anche oggi – essere denunciato e perseguito penalmente, ma mai avresti potuto portarlo in tribunale per levargli pure le mutande. Esempio: un magistrato ti butta in galera per un reato che non hai commesso. Ti fai qualche anno, la tua vita va a puttane, magari ti ammali ed eventualmente schiatti pure. Quel magistrato paga in qualche modo per questo ? Ti risarcisce ? Per carità, no. Mai.

E’ sempre stato così, ma sempre per quella cosa per la quale finchè non capita a te non te ne frega un cazzo (“è giusto così, i giudici non devono temere niente, devono lavorare sereni, non devono essere condizionati, non devono avere paura di essere attaccati personalmente… io sono onesto, non faccio nulla di male, non corro alcun rischio, è giusto così, male non fare paura non avere“), nessuno fino ad allora si era reso conto del problema.

Poi accadde una cosa che aprì gli occhi a tutti: rovinarono la vita (fino a portargliela via, limortacciloro) di una persona che non era semplicemente un parente o il vicino di casa. Era un giornalista (un Signor giornalista) ed un conduttore televisivo (un Signor conduttore) conosciuto, amato e benvoluto da tutti. E lì, forse, la gente cominciò ad incazzarsi un po’. Come con Chernobyl, questa cosa fece si che il popolo italiano votasse quasi come un sol uomo a favore dell’ abrogazione dei tre articoli del codice di procedura civile che rendevano di fatto intoccabili i giudici dal punto di vista civilistico.

Si arrivò quindi alla “mezza vittoria” di cui parlavo prima: il vuoto normativo era stato creato… per centrare l’obiettivo, però bisognava riempirlo bene, cosa che non fu. La legge 117 del 13 aprile 1988 stabilì che in caso di errore del magistrato, il danneggiato avrebbe potuto chiedere un risarcimento, ok. Ma agendo contro lo Stato, non contro il magistrato che aveva cappellato la sentenza.

Per citare il compianto Franco Lechner, “mò stamo mejo der cazzo“.

Si può dunque parlare di “responsabilità civile dei magistrati” ? Che cazzo gliene frega al magistrato ? Tanto, semmai, paga lo Stato, cioè noi. Mica lui. Quindi un bel nulla di fatto. Tant’è che hanno continuato tranquillamente a fare il cazzo che gli pareva, senza stare tanto a guardare per il sottile. E ancora oggi è così, e sempre lo sarà.

Qualcuno, un po’ più avveduto dei cari vecchi Radicali anni ’80, ci ha riprovato adesso. Uno dei quesiti dei prossimi referendum puntava proprio ad abrogare parti di quella legge dell’ 88, per fare in modo che si potesse tentare di nuovo, aggiustando il tiro e stabilendo che il magistrato “distratto” fosse passibile di citazione in giudizio per il giusto risarcimento dello sfigato di turno.

Poteva passare ?

Col cazzo che poteva. E’ di oggi la notizia che la Suprema Corte ha mandato benevolmente a cagare il quesito in oggetto, insieme ad altri due che non sto manco a citare (tanto le canne non me le faccio più da una vita e se decido di ammazzarmi, qualcuno che di notte mi “inciampa” nella spina lo trovo).

Perchè questi mica sono scemi… hanno fiutato che stavolta c’era il rischio che funzionasse, e subito ti hanno fulminato il referendum.

Ma è tutto per salvaguardare l’ imparzialità del giudizio, eh ? Sia chiaro. E’ per proteggere i magistrati, lo fanno per il buon andamento della Giustizia.

Insomma, via, magari fra trent’ anni qualcuno più sveglio ci riesce, chissà… se esisto ancora, voto SI. Magari non firmo ai banchetti, ma a votare ci vado. Perchè in fondo in fondo ancora un po’ ci credo.

BEAUTIFUL PEOPLE

E’ mia ferma convinzione (lo dico spesso) che la musica sia ufficialmente morta nei primi anni ’90. Momento nel quale anche gli ultimissimi tentativi di innovare, o tirare fuori qualcosa di originale – anche impastando e mischiando tutto quello che era già noto – si sono spenti per mancanza di materiale.

Non per fare il vecchio nostalgico, ma ritengo che ormai abbiamo consumato tutto il carburante possibile: con sette note alla fine più di tanto non si può fare: i giri, le armonie, i ritmi, sono sempre quelli. Oggi possiamo fare delle classifiche basate sulla capacità e sulla bravura degli interpreti, ma restano “interpreti”. Di qualcosa che già è stato fatto.

Non a caso, i pezzi che riscuotono maggior successo fra il pubblico sono proprio le “cover” e spesso ci si trova a dibattere su quanto l’ interpretazione di questo o quel nuovo talento sia addirittura “meglio dell’ originale”. Il che ci sta. Ti strappano un’ emozione, si sentono voci a volte angeliche, a volte potenti, ma a me sembrano sempre emozioni di seconda mano.

Allo stesso modo, c’è chi fa suo lo “stile” di qualcuno del passato e, se è davvero bravo, riesce a farsi ascoltare con piacere (e a vendere bene, buon per lui/lei/loro). E’ stato ad esempio il caso degli Oasis, che hanno ripreso le sonorità (e non solo quelle) dei Beatles, oppure è ad oggi il caso di Bruno Mars, che è riuscito magistralmente a cogliere gli elementi caratteristici del lavoro di Michael Jackson, tirando fuori pezzi che sarebbero piaciuti pure a lui. Una come Lady Gaga è stata così furba da “ispirarsi” praticamente a tutti, sfornando successi su successi…

Tutto molto bello, ok, ma quand’è che esce qualcosa di veramente nuovo ? Qualcosa di mai sentito, che possa piacere o non piacere, ma che ci proietti finalmente in una nuova epoca musicale ?

Certo, mi rendo conto che c’è stato chi già dava per morta la musica dopo Mozart, Haydn, Bach e Beethoven, ma poi qualcosa di “nuovo” è sempre arrivato, e poi ancora e ancora… e ad ogni “salto” chi è venuto dopo si è avvantaggiato del lavoro di chi era venuto prima. Ora però è un po’ troppo tempo che stiamo fermi.

Ad aggravare la situazione c’è anche da dire che oggi la comunicazione garantita da Internet renderebbe tutto estremamente più facile: chiunque abbia una buona idea è teoricamente in condizione di “spingerla” in Rete quasi da solo. Io sto lì che guardo, sento, giro, antenne puntate pure sull’ ultimo YouTuber con 2 followers e 0 likes, ma niente.

Tanti bravi (a volte bravissimi) interpreti, ma sempre di qualcosa che è già stato.

E allora, alla fine, torno sempre ai vecchi “porti sicuri”. E anche qui, Internet mi fa enormi regali. Perchè il materiale che continua ad uscire fuori è incredibile. Quando pensavi di aver visto tutto e sentito di più, ecco spuntare quel’ inedito, quel “dietro le quinte” che ti fa capire che c’è ancora tanto da sentire e vedere e a volte ti fa capovolgere convinzioni che credevi ormai consolidate.

Personalmente ritengo i Beatles fra i più grandi in assoluto di tutti i tempi: prima di tutto come gruppo, poi anche come solisti. Mi sono imbattuto di recente in una serie di video su YouTube presi da un documentario pubblicato da Disney Channel (quello all’inizio del post è uno). Non sono proprio immagini “rubate”, perchè comunque sapevano di essere ripresi, ma sono quanto di più vicino ad un ritratto di ciò che erano veramente: gente meravigliosa, che faceva cose meravigliose.

Questo in particolare li ritrae durante le prove di un pezzo (“Get Back”) poi inserito nell’ album “Let It Be”, pubblicato dopo il loro scioglimento ufficiale. Cos’ ha di tanto speciale, direte, da scriverci un post ?

Tutto.

E’ lo specchio di qualcosa che ad oggi sarebbe impossibile da vedere. Stiamo parlando di un gruppo che all’ epoca era semplicemente quello che vendeva di più in assoluto, erano tutti talmente “ricchi e famosi” che avrebbero potuto seppellire gli strumenti e campare di rendita fino alla fine dei loro giorni. Eppure eccoli lì, in una sala di registrazione sottoterra, a giocare come ragazzini tirando fuori dei capolavori come se niente fosse. E – cosa ancora più impensabile oggi – i produttori (George Martin e Phil Spector), nella stessa stanzetta, a giocare insieme a loro. E vogliamo parlare – nonostante tutto ciò che si è detto – della loro umiltà e della loro semplicità ? E della tanto vituperata Yoko Ono ? In un minuto e mezzo sono concentrati dei dettagli che da soli basterebbero per farteli amare tutta la vita. George Harrison che quando inizia la registrazione scatta in piedi quasi sull’ attenti come un soldato, Paul McCartney con un curioso (e alquanto strano per l’epoca, tanto da farmi pensare all’ inizio ad un editing) adesivo “BASSMAN” appiccicato sul suo fido Hofner, Ringo Starr (durante l’ascolto della registrazione) che offre una gomma a Yoko Ono (la tanto “odiata” Yoko Ono, ricordate ?) e Yoko che senza nemmeno pensarci la spezza in due e cerca di passarne metà a John Lennon che sul momento non la caga di striscio perchè sta parlando con Paul (John e Paul, i due che alla fine si stavano sul cazzo, ricordate ?) e che poi la acchiappa e se la mangia con tutta la carta, Billy Preston, che quasi non gli pare vero di essere lì e contribuisce inconsapevolmente a dare un sound indimenticabile al pezzo…

Ecco. Queste sono le cose che spiegano il successo. Ed è proprio la mancanza di queste cose, oggi, a farci capire perchè certi fenomeni (a meno di un miracolo, che io aspetto sempre) non li vedremo più.

E’ FINITA. FATEVENE UNA RAGIONE.

LO SO.

Lo so che ormai vi eravate abituati.

Lo so che quasi vi dispiace.

Lo so che adesso trovare un argomento di sicura efficacia di cui parlare per ore ed ore, discutere, litigare sui social, confrontarsi con amici e parenti, schierarsi a favore o contro e magari non parlarsi più (a ragione) per tutta la vita sarà veramente difficile.

Però, da qualsiasi parte voi siate e comunque la vediate, fateci pace: è finita.

I nostalgici potranno ancora far affidamento su qualche scampolo, qualche breve proroga, qualche colpo di coda da parte di quelli che “non si rassegnano”… perchè ancora qualche briciola da rubare c’è rimasta e nessuno vorrà rinunciarci. Però, mi dispiace, è finita.

Così come due anni fa – su queste stesse pagine – pur dubbioso e facendo tutti gli scongiuri possibili avevo previsto che sarebbe stato un “bagno di sangue” (avrei voluto esser smentito, invece no, avevo sopravvalutato la nostra inteligenza, anche la mia), oggi annuncio ufficialmente che è finita.

Ed è stato tutto inutile.

Inutili i “lockdown“, inutili i “coprifuoco“, inutili le chiusure, inutili le file al supermercato, inutili le scorte di lievito e farina, inutili le cantate e le spentolate sui balconi, inutili gli “andrà tutto bene“, inutili gli arcobaleni del cazzo, inutili le “primule“, inutili le autocertificazioni, inutili i codici ATECO, inutili i “ristori“, inutili le mascherine, inutili i guanti in lattice, inutili i gel idroalcoolici, inutile il comitato tecnico-scientifico, inutili i virologi, inutili i talk-show, inutili i DPCM, inutili i DL, inutili le ordinanze, inutili le multe, inutili le “varianti“, inutili i “vaccini“, inutili i “greenpass“, inutili i fiumi di parole, inutili le litigate, inutili le manifestazioni, inutili i “gilet gialli“, inutili i MORTI.

Eh già. Inutili anche i morti. Porcoiddio e che riposino in pace, amen. Perchè se c’era una cosa, una sola cosa che avremmo potuto e dovuto imparare da più di due anni di pagliacciata oscena, beh quella cosa – quell’ UNICA cosa – non l’abbiamo imparata. E nemmeno abbiamo cominciato a dar segno di capirla, se è per questo.

In un mondo in cui tutto si fa per profitto (ed è giusto e sacrosanto che sia così), c’è solo una cosa, prioritaria e propedeutica rispetto ad ogni altra, che al profitto non ci deve pensare nemmeno per sbaglio… ed è la SALUTE. O la “sanità” che dir si voglia, pubblica o privata che sia. Dite che quella privata è giusto che ci pensi ? Bene, se quella “pubblica” non ci pensasse, quella “privata” neanche servirebbe, e quindi non esisterebbe. E allo stesso modo, la sanità dovrebbe essere l’unico settore autonomo, limpido, trasparente, non legato alla politica in alcun modo, libero da legacci, inciuci, favoritismi, paramenti di culo, burocrazia, paradossi legali.

Altro che i tribunali, liberate gli ospedali ! Lasciate che i medici facciano i medici e non gli impiegati, lasciate che i primari facciano i primari e non i dirigenti, lasciate che gli infermieri facciano gli infermieri e non gli operai al servizio dei sindacati. Lasciate che chi ha studiato dieci anni fra laurea e specializzazione possa mettere a frutto quello che ha imparato invece di dover perdere metà della sua giornata lavorativa a riempire moduli e registri del cazzo, utili solo a scaricare responsabilità.

Ora che è finita (e non perchè non ci siano più virus in giro, è solo che non è più umanamente possibile continuare a prendere per il culo la gente in questo modo), tornerà tutto come prima, compreso il fatto che (come prima, perchè non è cambiato un cazzo) dovremo pregare tutti i santi di non ammalarci mai: perchè se entriamo in ospedale, le probabilità di uscirne a piedi avanti saranno sempre le stesse, anzi forse di più.

Me le sbatto al cazzo le teorie del complottogiudoplutomassonicodelnuovoordinemondialedeibildebergleschiechimiceil5Gilgrafenedibillgatesejeffbezoseirothschildemarypoppinseipipistrellicinesidelcazzocheselifregaedelbigpharmaesevedreteilfilmatoconverreteconnoichequestaèverità(johnholmesunavitaperilcinema):

Qui stiamo tutti con le pezze al culo, per fare il pieno alla macchina mi ci vogliono 200 euri, per fare una TAC mi ci vogliono 4 mesi, l’ agenzia delle entrate ha caricato i cannoni coi pezzi da 90 ed è pronta a farci un mazzo tanto, da domani parte il lasciapassare per lavorare (a me non me ne frega un cazzo, ma voglio vedere quanta gente resterà a casa) e (per buona misura) se quel rincoglionito di Biden non lo legano al letto fra un po’ mi tocca imparare il russo per spiegare ai Tovarisc che mi troverò fuori dal cancello che io a Putin in fondo gli ho sempre voluto tanto bene. Il prossimo che mi rompe il cazzo col covid lo prendo a calci nei denti.

E che madonna.

(pur riservandomi di proseguire individualmente ed amabilmente le conversazioni a tema “virale” per mezzo di commenti di qua e di là, sempre disponibile ad aiutare per quello che posso chiunque ritenga utile il mio operato, dichiaro qui ufficialmente conclusa – per quello che mi riguarda come “coautore” – la fase “covid” di questo Blog, iniziata qui, il 10 marzo del 2020. Perchè quello che dovevo dì l’ho detto, quello che dovevo fà l’ho fatto, e mò me sò davero rotto er cazzo).