Come già scritto poco tempo fa, ci vorrebbe ben altro per “rubare la scena” all’ Onnipotente, ma tanto non c’è problema, non è quello l’obiettivo. Avrei potuto aspettare un po’ a postare questo, ma (per rimanere in allegria) oggi ci sono, domani chissà e chi ha tempo non aspetti tempo. Dunque andiamo.
Questo post è “criptico” nel senso che prende piede dal tema portante di un altro Blog che però contrariamente a quanto faccio di solito non linkerò nell’ articolo per un semplice motivo: contiene la mia opinione personale in merito alla questione e non voglio che l’ Autrice del Blog si senta “chiamata in causa” per nessuna ragione al mondo. Non sto criticando il suo specifico percorso di vita ne’ le sue idee personali e non voglio offendere nessuno. Allo stesso modo, non citerò nemmeno il Blog che aveva fatto riferimento al primo (sempre per evitare “incroci” fastidiosi) con la differenza che l’ Autore di quest’ ultimo legge FdP, quindi saprà. Doveroso, perchè gli avevo detto che avrei approfondito.
Aggiungo che molti potrebbero sentirsi comunque offesi da quanto sto per scrivere, sia direttamente che indirettamente. Mi scuso con loro in anticipo.
(“Albè… ma te l’ hanno già detto che cò ‘sti pipponi introduttivi fai venì voja da chiude er blog e cercà i video de gattini su TikTok ? E daje, dì quello che ciài da dì e sbrighete“)
Seguiamo dunque l’ordine del titolo: iniziamo dalla “depressione“. Un nostro scrittore del ‘900 – mai abbastanza considerato secondo me – ne parlò definendola “male oscuro“, ed oscura lo è di certo così come certamente è un male. Un male che però in varia misura ci affligge tutti. Ad oggi non conosco nessuno che non presenti uno o più segni di depressione e credo che questo dipenda da due fattori principali: in primo luogo (semplificando) la depressione è insita nel vivere “moderno”; inoltre, come per molte altre fattispecie di natura psichica ha guadagnato in quest’ epoca un’ attenzione che prima semplicemente non aveva.
Sia chiaro che non intendo in alcun modo sminuire le conseguenze e gli effetti che questa condizione causa a chi ne soffre: io stesso (siccome non mi faccio mancare niente) ne ho avuta e ne ho tuttora la mia parte, al culmine del problema ho optato per la “medicina alcoolica” e i miei bravi danni li ho causati. Come dico sempre, sono stato abbastanza fortunato da non arrivare a nuocere a terzi ma per quanto mi riguarda del male me ne sono fatto, eccome.
Diciamo che “conosco la bestia” e non sto lì a deridere chi da questa viene attaccato.
Quando poi si arriva a parlare di suicidio, beh, qui bisogna andare con i piedi di piombo, perchè c’è ancor meno da scherzare. Credo però ci sia da distinguere almeno tre tipologie, sempre premettendo che la mia visione è la più neutrale possibile: libero da ogni scrupolo di coscienza, religione, istruzione o dovere sociale, ogni essere umano per me è libero di disporre della propria vita come meglio crede. Non condanno il suicidio, non credo ci sia alcun vincolo ad agire in tal senso se non quelli dettati dalla volontà di ognuno. Detto questo, le tre tipologie di cui sopra sono queste:
- la prima, per come la vedo io la peggiore e l’ unica veramente “sbagliata“, poichè di fatto scollegata da una vera e propria volontà, è quella che si raggiunge quasi inconsapevolmente e che lavora in modo subdolo giorno dopo giorno. Credo sia anche quella che miete più vittime – nel silenzio generale – perchè si ottiene con l’abuso cronico ed incontrollato di sostanze (medicinali, alcoolici, stupefacenti) e causa malattie fisiche ad esito fatale. In altre parole è un “lasciarsi morire” che non dà nemmeno la libertà di decidere.
- la seconda è quella più diretta, quella volontaria, quella “senza ritorno“. Può essere più o meno premeditata o del tutto impulsiva ma in ogni caso non prevede via d’ uscita: chi la intraprende sa dove è diretto e fa tutto il possibile per arrivarci. Ovviamente questa decisione può esser causata sì dalla depressione, ma spesso viene presa per altri motivi (rimorsi insostenibili, situazioni di disperazione, gravissime difficoltà…) quindi non si può definire “caratteristica”.
- la terza, infine è quella che “non riesce“: solo una piccola parte dei “tentati suicidi” sono realmente scongiurati da salvataggi in extremis o da fortunate coincidenze che evitano il peggio. Il resto sono tentativi. E sono da tenere nella massima considerazione perchè rappresentano l’ ultimo grido d’aiuto: chi ci prova sta lanciando un messaggio preciso e se esiste anche solo una persona al mondo che abbia in lui/lei il benchè minimo interesse, farebbe bene a coglierlo, questo messaggio. Occorre intervenire perchè chi ci “prova” una volta lo farà di nuovo.
Lasciamo perdere in questa sede la “sottocategoria” degli “al lupo, al lupo”, che lascia il tempo che trova: quelli che minacciano il “suicidio” a giorni alterni (e mettono in atto patetiche pantomime) con il solo scopo di ottenere attenzione non possono entrare a far parte di un’ analisi oggettiva. Una delle mie due “ex” in poco più di un anno mi fece sfondare 10 volte la porta del bagno, almeno due volte la porta di casa e una volta mi fece arrivare una bolletta del gas che ai prezzi di oggi l’ avrei ammazzata io. A distanza di oltre 30 anni, io ho ancora una spalla che funziona a metà e lei – per quanto ne so – campa allegramente.
Detto anche questo, veniamo al Blog cui ho accennato all’ inizio e che è la causa di tutto questo altrimenti inutile pippardone (ripeto, “mia visione personale e pertanto discutibile come ogni cosa che io scriva o dica, della quale mi assumo ogni responsabilità e mi dichiaro sin d’ora disposto a rivedere se necessario”): ho detto che quel Blog non mi piace. Quel Blog – da quanto si legge – è scritto da una donna che è stata portata alla depressione e ad altri gravi disturbi della sfera psichica da una serie di tristi fatti della sua vita. Questa donna è arrivata anche al “gesto estremo” e (qui non sono in grado di dire se fortuitamente) a questo è sopravvissuta. L’ Autrice quindi descrive nei suoi post, con stile narrativo per molti versi impeccabile, ogni dettaglio del suo percorso. Lo fa con dovizia di particolari, scava a fondo nel suo intimo, si espone completamente, senza lasciare nulla all’ immaginazione. Anche la cronaca delle sue emozioni nei momenti più terribili della vita è perfetta, raccontata con un tale mix paradossale di distacco e coinvolgimento allo stesso tempo da far pensare più ad un romanzo che ad una realtà vissuta.
Fin qui, nulla di che. E’ solo che alcune cose mi fanno corto circuito nella testa. Non mi piace in primo luogo il fatto che (per quanto sono riuscito a vedere) si tratti di una comunicazione a “senso unico“: sotto ogni post leggo quasi sempre dei commenti, scritti magari da persone che hanno gli stessi problemi, che mostrano empatia e magari cercano conforto (cercano di dare conforto), ma non vedo mai un’ interazione con l’Autrice. Posso sbagliarmi (non ho letto tutto il blog), ma non vedo una risposta, un ringraziamento, un “feedback” di qualche tipo. E’ vero che scrivere di certe cose può essere anche parte di un percorso di guarigione, ma se vedi che qualcuno ti tende una mano, dovresti prenderla. Non continuare a parlare di te e basta. Non mi piace nemmeno il fatto che ogni post sia chiuso da un form per fare donazioni. Tutto è lecito e capisco che chi si trova “col culo a terra” (quante volte mi ci sono trovato io…) cerchi di raccogliere tutto quello che può, ma un sistema così “industrializzato” per vendere parti di se’ a me non piace. Non riesco nemmeno ad identificare nell’ Autrice una persona “reale”, cosa che invece mi riesce con tutti gli altri Blogger che “frequento”, anche solo in modo virtuale, e magari sbagliando pure. Persino quello che ad oggi mi appare come il più “oscuro” (nel senso di indecifrabilmente imprendibile), vale a dire l’ “Allegro Pessimista”, per quanti sforzi lui possa fare per risultare vago, so che è “vero”. Come lo so ad esempio dell’ Onnipotente, ma con Lui è facile, ci siamo visti dal vivo sul Monte Sinai… Nel caso dell’ Autrice in questione, non ci metterei la mano sul fuoco. Insomma, non mi piace.
So che l’ho presa un po’ alla lontana, e so che probabilmente mi sbaglio, ma avevo promesso al Blogger Amico che involontariamente ha fatto da tramite che avrei spiegato meglio il mio commento lasciato a casa sua. Quindi tutto ciò era giustamente dovuto.
Ora mi vado a cercare qualche video di gattini su TikTok, via…
Io sono all’antica.
Mi è difficile distinguere tra malattia mentale e malvagità intrinseca. Probabilmente perchè ho subito le angherie di gente teoricamente afflitta dalla prima, ma -in realtà- solo desiderosa di fare del male agli altri, giustificandosi con il proprio mal di vivere. Mi sa che la tua spalla mi darebbe ragione.
Restando nei luoghi comuni: se vuoi farla finita lo fai e basta. Se la vita ti fa veramente schifo, te ne liberi senza discussioni. Se vuoi manipolare gli altri, li costringi alla sottomissione minacciando il suicidio.
Una mia amica d’infanzia si è buttata da un cavalcavia, spiaccicandosi su un furgone in transito. Così. Senza alcun apparente preavviso. Esaminando il suo percorso di vita, la fine non è sorprendente. Fu una delle prime figlie del divorzio; guardata da noialtri come una marziana. La madre, una modella, la costrinse a stare a dieta sin dall’età di otto anni, sottoponendola alle pratiche stregonesche della dietologia anni 70/80. La fine era inevitabile. Morti i genitori, che le avevano condizionato la vita fin dal suo inizio, quella stessa vita non aveva più motivo di essere. Spero che ora cavalchi in prati verdi.
Se è lo stesso blog che penso, credo che sia un blog di fantasia. In realtà scritto molto bene.Ma io amo ridere o sorridere e lì c’era solo negatività ed ho smesso di seguirlo non fa per me.
Confermo ci siamo incontrati sul monte Sinai.
Credo di sapere di chi stai parlando, anch’io sono rimasta un po’ perplessa per i tuoi stessi motivi.
Tuttavia resta il beneficio del dubbio, so per esperienza personale che la depressione assume forme anche mostruose, perciò non mi meraviglia nulla.
Pensa che l’ultima volta che ho parlato di suicidio con una psichiatra, lei mi ha suggerito di tenerlo come un’uscita di sicurezza.
Il destino volle che, pochi mesi dopo, lei si ammalasse di cancro fulminante al pancreas che la porto alla morte velocemente.
Ancora non mi sono perdonata di averle confessato i miei pensieri, benché, ascoltare, fosse il suo mestiere.
Okay. Ti ringrazio per averne parlato qui senza offendere nessuno. Dubitare è lecito. Ma tu dubiti perché non sai chi è lei.
Lei è una donna con una lunga storia di battaglie politiche alle spalle. Battaglie contro la mafia in sicilia. Battaglie sopratutto per la libertà e la parità delle donne. Ora a un certo punto tutte le sventure di questa donna le si accumulano sul groppone. Le viene la depressione. Questa donna si chiude in sé. Per anni non dice niente neppure alle persone più vicine, neppure al marito che pure la vede sfiorire. Finché alla fine questa donna non riesce più a uscire di casa, vedere persone, lavarsi. Capito? Per anni nessuno sa niente di lei, se non che si sottrae sempre a ogni occasione di confronto. Gestisce sì un blog e una pagina su Facebook molto famosa ma è come se lo facesse col pilota automatico, e inoltre per molti periodi si assenta da essi. Finché arriva un tentativo di suicidio (vero, di quelli che si compiono quando sai di essere solo) da cui la salvano per un pelo. Da quel momento non può più fingere che abbia un grosso problema. Ora, questa donna, si dà il caso che abbia una gran capacità di scrittura. Così comincia a dire “pubblicamente” nei suoi post quello che le è successo. Ciò funge anche da terapia (che dà i suoi frutti). E alla fine dei post sì, ha messo la possibilità di fare una donazione, ma che altri avrebbe dovuto fare dato che non ha un reddito? Non può lavorare in quelle condizioni…
Non è che uno deve morire per dimostrare alla gente che il suo male è vero.
Certo, per quanto elaborato, tutto quello che scrive potrebbe essere non vero. Ma ti assicuro che è assolutamente plausibile.
Molti scrivono con sincerità le proprie esperienze personali in un blog, ma forse lo fanno pensando che sia un “diario” più che un blog, per cui l’interazione è limitata, o circoscritta ad espressioni di conferma e di approvazione.
Forse manca una vera empatia con il lettore.
Grazie a tutti voi, mi aspettavo tirate d’orecchi invece è andata bene, via.
In linea generale, capisco molto bene il fatto di usare un Blog come “sfogo” dei propri sentimenti (positivi o negativi che siano): lo faccio anche io, d’altronde… lo facciamo un po’ tutti, visto che se siamo qui è perchè scriviamo su un Blog. Poi ci sono vari livelli, certo, c’è chi è più riservato, chi parla solo di determinate cose, ma c’è una cosa che accomuna tutti ma proprio tutti i blogger: il desiderio di “condividere”.
Voglio dire, non è che uno si mette davanti a un PC e scrive tutti i cazzi suoi in un posto visibile al mondo intero solo per appuntarseli. In un modo o nell’ altro chi lo fa, vuole che i cazzi suoi siano letti. Altrimenti se li scriverebbe su un taccuino e se lo terrebbe a casa. O sbaglio ?
E’ lo stesso meccanismo che (portato al parossismo) porta la gente a postare la qualunque su FaceBook o altri posti, ma rimaniamo all’ ambito a me più confacente del Blog.
Ora, la comunicazione a senso unico in questi casi è una contraddizione in termini: quando io scrivo qualcosa che parla di me, o di un mio pensiero, e vedo zero commenti mi dispiace. Vuol dire che non solo probabilmente non la legge nessuno, ma anche (peggio) che pure chi la legge non gliene frega un cazzo. Se io avessi un mio Blog personale (più personale di FdP che, ricordo, non è propriamente “mio”) ci scrivessi per anni tutti i cazzi che mi passano per la testa e non ricevessi nemmeno un commento, desumerei che c’è qualcosa che non va e mollerei, tornando al caro vecchio “diario”, fanculo il mondo.
E invece, se ricevessi un qualche tipo di “feedback”, cercherei (quanto meno per un minimo di cortesia) di rispondere a mia volta, di approfondire, di andarmi a vedere cosa scrive chi mi ha commentato… è così che si crea una rete di interessi, è questo il modo “costruttivo” di gestire la cosa. In sintesi, è così che si chiude il cerchio.
Nel caso del Blog in questione, invece, questo cerchio resta aperto, ed è proprio questo che “stona”. Alla fine quello che vedo è ricerca di contributo economico e pubblicità di libri. Il che non è male in assoluto, anzi. Sono favorevolissimo alla “logica del profitto”, però ritengo che come tutte le cose vada coltivato.
Solo per esempio, mi permetto di citare (cosa che feci estensivamente in un post) alcuni casi ai quali ne aggiungo oggi uno:
Il Blog di Quarchedundepegi, indirettamente, mi ha portato a leggere un libro scritto dal suo Autore; il Blog di Walter Carrettoni (in questo caso più esplicitamente, visto che ce n’era menzione nel Blog stesso), ha fatto si che acquistassi e leggessi con gusto un suo libro; aggiungo il Blog di Evaporata, che mi ha “spedito” direttamente (il Blog, non Evaporata 😉 ) su Amazon, dove ho altrettanto gustosamente tirato giù un bel libro fra quelli che ci sono.
La cosa che accomuna tutte queste esperienze è che in questi casi il cerchio si è sempre “chiuso” correttamente: c’è stata interazione, più o meno approfondita, ma c’è stata: sui Blog, in privato, anche via email, ma comunque c’è stata. E’ la stessa differenza che passa quando si chiama un “numero verde” fra parlare con un “bot” a scelta obbligata e parlare con un operatore “vivo” e reale.
Non so se mi spiego.
Aggiungo, in specifica risposta a Coulelavie (che ringrazio per avermi dato da pensare e che mi chiedo se mai un giorno mi fornirà un nome di battesimo , o anche di battaglia, per chiamarlo perchè “Coulelavie” è fico ma è difficile 😉 ), che sì, quel che scrive la Blogger è plausibile e anche verosimile, ma se io l’avessi trovata perchè condivido i suoi problemi, l’ avessi letta e l’avessi commentata, magari esponendomi anche personamente e raccontando le mie esperienze, offrendo e cercando aiuto, e poi avessi realizzato che è solo un racconto di fantasia (per quanto realistica) e che dietro non c’è una persona vera ma magari un team editoriale, beh, rimarrei parecchio deluso, per non dire che mi incazzerei.
Minchia, ho fatto un commento che è un altro post. Vabbè. Bòna così.
Bello trovarsi citato senza aspettarselo. Grazie.
Mantus: prima o poi noi ci dobbiamo beccare… 😉 Caffettino da Napoleoni o dove vuoi tu, ma sento che capiterà. A proposito di “chiudere cerchi”. E siete tutti “fortunati” che non sono come Marchettino73, autore storico di FugaDaPolis, che non è stato contento finchè girando mezza Italia (e anche di più) non ha incontrato di persona tutti noialtri. Lui ha la macchina a metano, io sono bloccato con un dinosauro diesel da 8 km/litro… 😀
A parziale rettifica (con riserva) di quanto affermato, sempre perchè non mi si dia del superficiale, invece di cercare i video di gattini sono andato a dare un’ occhiata alla pagina FB dell’ Autrice. Per fortuna è “aperta”, perchè del mio vecchio account FB “vero a metà” non ricordo una mazza, ne’ password ne’ email di riferimento.
Devo ammettere che almeno lì un po’ di interazione c’è. Poca, ma c’è. Mi rimane comunque il dubbio, e parecchio, ma alla fine sti cazzi. Con tutto il rispetto.
Ciò detto, mi allineo al pensiero dell’ Allegro Pessimista: di negatività in giro ce n’è già abbastanza, perchè cercarne altra ?
Difficile dare una opinione senza aver visto coi propri occhi. Anche se onestamente preferisco così, perché faccio volentieri a meno di piagnistei
Sia essa una storia inventata, oppure sia una vicenda reale, dal racconto di Albert1 e dai vari commenti si evince comunque trattarsi di un tentativo di spillare quattrini. Nel primo caso si compensa l’atto creativo, anche se ci sarebbero gli estremi della truffa, nel secondo si arriva all’elemosina. Senza perdermi in lunghe spiegazioni, mi limito a dire che questo caso mi fa ritenere sbagliate entrambe le opzioni.
Sulla questione della depressione e del suicidio, ha ragione da vendere Albert1 quando parla di vita moderna: viviamo in un mondo completamente artificiale, è ovvio che si scleri. L’unica soluzione che intravedo è trasferire (o invitare a trasferirsi) la persona con tali problemi in un contesto sociale e culturale completamente diverso, in altro continente, lontano dagli agi della cosiddetta “civiltà”. Probabilmente è l’unico modo per rompere certi meccanismi mentali autodistruttivi.
Qualcuno ha detto “tranchant” ? 😀
Ti dirò, nel caso specifico è anche possibile che io abbia “sottovalutato” in qualche misura il problema. E non lo so, ma diciamo che a questo punto appurarlo non rientra nella “top ten” delle mie priorità del momento.
In linea generale, riguardo il male oscuro tendo ad essere indulgente, fino ad un certo punto. Perchè so che c’è un confine, una linea di demarcazione precisa che segna la differenza fra esserne vittima ed esserne complice.
Quando sei vittima non ne sei consapevole, quando ne sei consapevole diventi complice. Triste, ma semplice e vero. E se sei così lucido da poterne raccontare con sistematicità, costanza ed organizzazione, vuol dire che ci stai andando “a braccetto”.
Se io oggi posso (volendo, ma non voglio) raccontare per filo e per segno come e perchè sono passato da 80 chili a 130 poi a 65 per tornare a 80, come e perchè ho lasciato che un’ azienda andasse a puttane, come e perchè sono rimasto con 11 denti in bocca, come e perchè tutti i miei parenti praticamente mi hanno tolto il saluto, come e perchè giro alla larga da ogni bevanda alcolica che faccia più di 13 gradi (13 solo in occasioni particolari, altrimenti 5 è il limite)… se posso è perchè arrivato a quella “linea di confine”, anche se mi avrebbe fatto comodo lasciarmi andare, ho tirato il freno a mano, ho puntato i piedi e ho detto: “amica mia, quasi ci cascavo: è stato bello, ma adesso vattene a fanculo”. Quando ci stavo dentro, a tutto avrei pensato tranne che a scriverne.
Walt: non sono io, sei tu che sei citabile 😉 Nonchè abile, come Quarc e Nadia l’ Evaporata.