Ho colto al balzo l’invito perché mi piace questo blog “libero”, mi piace sentirmi libera, mi piace così tanto l’idea che non ho resistito: vado in “fuga” da polis. Ovviamente lo ringrazio per avermi “cercata”, e per onorare questo spazio toccherò un assunto a me caro: lasciate che le persone siano!
Non c’è pena peggiore (se non quella corporale, ma poco manca perché siano equivalenti) se non quella di circoscrivere le persone in un habitat che non è il loro e capita, eccome se capita. Guarda cosa scrive, guarda che immagini posta, guarda lo stile, guarda sto bip!
Personalmente ne ho i marons glacés pieni, al punto che per stare in congregazione, tacita, ho molto falsato la mia persona. Tutti bravi a dire “sii te stessa”, ha! che bella battuta. Come dico sempre: tra il dire e il fare c’è sempre una bella pozza d’acqua putrida che fa il distinguo. Io posso essere quello sono nel mio blog? Ma certo che no, ma certo che sì, certo è morto da tempo!
Appartengo a una categoria, sono un’artista dicono. Sono una brand creative che tace, tace perché i silenzi hanno un costo, perché quello che amo disturba, inquieta, perché non faccio rumore, perché adoro l’oscurità e non la luce, perché vesto il nero e tratto solo alcuni colori, perché trovo pace dove altri vedono solo morte. Faccio parte di un mondo molto onesto che non racconta palle a suon di cuoricini, farfalle e cotillons, un mondo che nel tempo è diventato una cattedrale d’arte in penombra che propongo raramente. Non sono allineata all’epoca in corso, mi distrugge moralmente lo schifo che vedo spalmato ovunque, la gente che si spreme come un limone pur di “sembrare” qualcosa di puro senza conoscere il significato della parola rispetto.
In questo degrado io non sguazzo, non fingo, non sto dalla parte di, non cerco di convincere, non perdo tempo nella miseria di voler ammaliare…
Io sono, mi basta, mi avanzo.
Paola