Il buonsenso del cinghiale

Personalmente credo di avere un grado di frustrazione discretamente elevato, però, grazie alla scuola dell’arte di arrangiarsi da soli frequentata fin dalla prima infanzia, ho imparato a non darlo a vedere.

Non nascondo, tuttavia, di cadere in pensieri funesti nei confronti di chi mi turba o disturba interiormente. Pensieri che restano comunque tali come, ad esempio, mi è successo poche sere fa vedendo l’automobilista che stava alla guida di un fuoristrada; era appiccicato al mio posteriore impaziente di superarmi perché viaggiavo a 70 km/h anziché 90 come permesso in quel tratto di strada.

Avrei voluto spiegargli che, avendo visto un cinghiale grande come la mia utilitaria, proprio al ciglio della strada in attesa di attraversarla, cercavo di capire l’intenzione dell’animale che lui non aveva notato perché troppo impegnato a sfancularmi.

Devo al buonsenso del cinghiale, che ringrazio, la fortuna di non essere stata spiaccicata tra lui e il fuoristrada che mi stava incollato e che certamente, oltre a spingermi in avanti con violenza se io avessi frenato, avrebbe fatto polpette della mia auto. Talvolta penso a quale grado di frustrazione si trovino tante persone che sbroccano alla minima contrarietà, prendendosela con chiunque capiti a tiro.

Una ventina di minuti

Starsene seduto su una panchina di una piccola piazza pedonale.
Scrivere su un quadernetto con una grafia che probabilmente non riconoscerò una volta dimenticato questo momento.
Godere dell’aria fresca che si muove attorno.
Osservare quel piccione che mi si avvicina nella speranza che possa rappresentare una fonte di cibo.
Ogni tanto sollevo lo sguardo e mi domando cosa pensino di me quelli che mi camminano accanto. Sembrerò interessante ai loro occhi? Chi si ferma più a una panchina per scrivere su un quadernetto?
Presente fermo.
Futuro incerto.
Molte domande che necessitano di tempo per avere risposta.
Le finestre dei palazzi riflettono la luce, ma qualcosa lasciano intravedere dell’interno.
È così anche per noi. Riflettiamo ciò che ci colpisce e solo raramente lasciamo guardare dentro.
Credevo di non aver bisogno di nulla per essere felice. Forse mi sbagliavo. Forse devo solo imparare ad esserlo.
Restare qui, in apparente perdita di tempo, procrastinando cose che dovrei fare. Non so se sia giusto o sbagliato, so che voglio farlo adesso.
Le persone che passano. Nessuno sarà ancora vivo fra cent’anni. Eppure ognuno di loro ha una vita, un’esistenza con tutto quello che significa.
C’è una fontana in mezzo alla piazza. Una semplice fontana circolare con acqua stanca e uno zampillo minuscolo. Sul bordo in cemento un paio di stivali di gomma, verde scuro.
Non saprò mai perché sono lì e chi ce li ha messi. Per me resterà un mistero pari all’esistenza di dio.
Il piccione ora è stato raggiunto da un compare. Sono entrambi interessati a me almeno quanto io lo sono agli stivali.
Alla fine resteranno i misteri, per me e per loro.

Ianua coeli

gloria, gloria gloria,
a tutti gl'angeli afflitti e soli
che pratican le più alte virtù 
per contenere l'escherichia coli!

nell'arcione non stan più 
a litigare cattiveria e bontà,
nel tempo del sapere obbligatorio
il rilevante canone è l'idoneità

la polvere di mille scoperte
ricopre le certezze di religione
che fin ieri acquietavan le coscienze
con la penitenza dopo una confessione