Sono passati 16 giorni dal post col quale vi ho chiesto a gran voce di partecipare, appena 16. Da un rapido esame delle statistiche del Blog ho il piacere di annunciare che:
Posto che FugaDaPolis è “nato” ad agosto del 2010, quindi per quell’ anno non abbiamo dati relativi a giugno,
nel giugno 2011 il Blog ha contato 16.600 visite;
nel giugno 2012 eravamo a 5.900
per calare poi negli anni (causa progressiva inattività) fino al minimo storico del giugno 2019: 147 visite.
468 nel giugno 2020, 361 nel giugno 2021 e…
…ad oggi, 16 giugno 2022, 1.800 visite !
Non sono tipo da “proiezioni”, ma se continuiamo così raggiungiamo i livelli del giugno 2013, 2.700 visite, non sarebbe male.
Non è per il numero in se’ (tengo a ricordare che il Blog non è in alcun modo “monetizzato” e che gli annunci che dovessero di tanto in tanto apparire sono quelli standard di WordPress, ma io non c’ entro niente).
E’ per il piacere, reale e sincero che provo quando qualcosa “funziona”.
E questo Blog funziona grazie a tutti voi, quindi grazie !
Mentre il nazismo perbenista globalista si diletta col carrozzone dell’orgoglio omosessuale (e la non sempre metaforica sodomia planetaria), il prossimo 18 giugno in tutta Italia ci sarà una manifestazione per chiedere di interrompere la partecipazione dell’Italia alla guerra che gli USA, attraverso Stati e Organizzazioni fantoccio nonché varie teste di legno, stanno conducendo contro la Russia, conflitto armato scaturito come inevitabile risposta alla provocatoria strategia statunitense di accerchiamento militare della Russia con basi che ospitano testate nucleari (ricordiamo ad esempio quanto tentato dagli USA in Georgia pochi anni fa).
Qua il video della presentazione della manifestazione, qua, qua o anche qua descrizioni della iniziativa, prese da tre dei partiti organizzatori.
Le piazze delle manifestazioni nei vari Comuni
Vale la pena ricordare che in Italia ci sono 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, ma i guerrafondai nazisti dei partiti al governo (da LeU alla Lega) buttano le tasse degli italiani per inviare armi ai nazisti di Azov, obbedendo al loro padrone a Stelle e Strisce.
Anche se non potremo fermare il criminale governo italiano, impostoci dai più alti livelli massonici europei, partecipando in massa faremo loro capire che non ci rappresentano, che sono e saranno gli unici responsabili di tali sconsiderate azioni, e che ne pagheranno personalmente le conseguenze. Almeno quando riusciremo a ristabilire in Italia il rispetto dei diritti umani, reintrodurre la democrazia e ridare validità alla Costituzione.
PS: Vediamo cosa si inventeranno i servizi segreti stavolta, coi loro infiltrati.
RACCONTO BREVE DOVE NON SUCCEDE NIENTE, ASSOLUTAMENTE NIENTE
Saluti da Roma
Remo non voleva andare in nessun posto. Voleva starsene buono buono al suo posto. Aveva capito sin dall’inizio che non era aria, che era meglio lasciar perdere, che non ne valeva la pena. Ma c’era tutto questo brusio letterario. Non lo sentite anche voi tutto questo brusio letterario? Questa ronzante mania di raccontare, di caratterizzare, di situare, di fornire particolari, di dotare i personaggi di personalità per farli assomigliare a tutti i costi alle persone.
Fu così che Remo fu costretto ad andare a Roma. Ma sia ben chiaro: Remo andò a Roma solo perché, a casa, quel brusio non gli dava tregua. Gli trapanava le orecchie e poi, non contento, prese a pesargli sulla schiena come uno zaino militare di quelli che ti fanno sudare sotto il sole e maledici il giorno in cui non ti sei dato pazzo, proprio come quel Gianni che era tornato da Londra e raccontava che, prima di partire per Londra, si era sparato un mese di reparto psichiatrico all’ospedale militare di Roma per farsi riformare.
Remo voleva andare a Roma perché era il primo posto che gli era passato per la testa e, soprattutto, perché tutte le strade portavano a Roma. Fu allora che decise di cambiarsi il nome, che si sarebbe chiamato Roma.
Il viaggio non è degno di nota. Non c’è proprio nulla da raccontare su quel viaggio. Ci sono tanti di quei libri di viaggio che hanno già raccontato tutto, sarebbe folle cercare di metter su qualche particolare per rendere interessante il viaggio a Roma di Remo detto Roma. Basta entrare in libreria, ci sono vagonate di romanzi sui viaggi: viaggi a piedi, viaggi in autostop, viaggi in bicicletta, con gatto e senza. Nei libri di viaggio c’è anche chi viaggia con il frigorifero, con lo skate o con altri oggetti ingombranti per rendere il viaggio interessante e poterci poi fare il libro. E poi c’è tutto il filone dei giri di qualcosa. Il giro d’Europa a cavallo, il giro dei laghi di Prussia in tandem, il giro della baie del nord con il pedalò, per non parlare dei mitici viaggi in vespa, in ape, in risciò, col tosaerba e via vai viaggiando.
Remo detto Roma, invece, durante il viaggio a Roma, non si è neanche soffermato a guardare una bella ragazza con aria sognante, non ha neppure lontanamente ipotizzato e fantasticato una fuga con lei verso luoghi meravigliosamente ignoti. Neanche qualche sgherro che la inseguiva e lui che la nascondeva nella cuccetta del treno che avevano prenotato per fuggire innamorati e insieme.
No, niente, proprio niente da raccontare. Quando Remo detto Roma arriva a Roma comincia a vagabondare. Ma non è senza soldi, perché il fatto lo spennellerebbe con una patina bohémien che non gli spetta proprio per niente.
Si compra quindi il biglietto e sale su un autobus, il numero 30. Remo non ha alcun motivo per salire sul 30, non deve andare in nessun posto. A Roma non conosce nessuno, si lascia trasportare nella corrente dell’anonimato con la massima tranquillità.
Alcuni potrebbero sostenere che il caso non esiste, che le coincidenze sono solo apparentemente prive di significati e motivazioni logiche e che, dunque, se Remo è salito sul 30 ci deve essere, immancabilmente, un motivo.
In effetti, desiderando approfondire la situazione, occorre segnalare che Remo, il giorno della sua partenza per Roma, compie trent’ anni e, una volta giunto in città, sale sull’autobus numero 30. Alcuni biografi non autorizzati di Remo detto Roma insistono nel sostenere la Tesi Trentista. Costoro, in altre parole, proclamano a gran voce che Remo detto Roma, abbia preso il 30 perché desiderava offrire al mondo i suoi trent’anni di tran tran quotidiano dimostrando, con un gesto di estrema disinvoltura e semplicità, come si possa saltare improvvisamente nella dimensione del simbolico proprio mentre la folla ignara continua a vivere il suo quotidiano senza notarti.
A dire il vero, però, sono tutte fantasie perché Remo detto Roma continua ad aggirarsi per la città vagabondando senza meta e senza scopo, consumando le sue giornate e i suoi soldi senza porsi alcun tipo di problema riguardo al futuro e al senso della sua vita.
Ma torniamo sull’autobus numero 30. Remo detto Roma non si accorge -e come potrebbe dopotutto?- che su quella vettura ci sono delle persone fuori dal comune. Si tratta di una coppia con vestiti variopinti che risaltano in mezzo al grigiore. Stanno sorridendo a Remo detto Roma. Forse lo conoscono, forse hanno vissuto esperienze memorabili con lui e magari scenderanno dal 30 per bere una birra tutti insieme e raccontare questo colpo di scena, questa nuova biografia inaspettata di un personaggio che non ha nulla da dire, che non si accorge di nulla, che non cerca e non trova nessuno, a cui non capita mai niente.
Ma Remo detto Roma non fa caso a quegli sguardi e a quei sorrisi. Scende dal 30, da quell’unica occasione della sua vita, mentre la coppia con i vestiti variopinti rimane a sorridere per tutto il tragitto.