IL VIAGGIO A ROMA DI REMO DETTO ROMA

RACCONTO BREVE DOVE NON SUCCEDE NIENTE, ASSOLUTAMENTE NIENTE

Saluti da Roma

Remo non voleva andare in nessun posto.
Voleva starsene buono buono al suo posto.
Aveva capito sin dall’inizio che non era aria, che era meglio lasciar perdere, che non ne valeva la pena.
Ma c’era tutto questo brusio letterario.
Non lo sentite anche voi tutto questo brusio letterario?
Questa ronzante mania di raccontare, di caratterizzare, di situare, di fornire particolari, di dotare i personaggi di personalità per farli assomigliare a tutti i costi alle persone.

Fu così che Remo fu costretto ad andare a Roma.
Ma sia ben chiaro: Remo andò a Roma solo perché, a casa, quel brusio non gli dava tregua.
Gli trapanava le orecchie e poi, non contento, prese a pesargli sulla schiena come uno zaino militare di quelli che ti fanno sudare sotto il sole e maledici il giorno in cui non ti sei dato pazzo, proprio come quel Gianni che era tornato da Londra e raccontava che, prima di partire per Londra, si era sparato un mese di reparto psichiatrico all’ospedale militare di Roma per farsi riformare.

Remo voleva andare a Roma perché era il primo posto che gli era passato per la testa e, soprattutto, perché tutte le strade portavano a Roma.
Fu allora che decise di cambiarsi il nome, che si sarebbe chiamato Roma.

Il viaggio non è degno di nota.
Non c’è proprio nulla da raccontare su quel viaggio.
Ci sono tanti di quei libri di viaggio che hanno già raccontato tutto, sarebbe folle cercare di metter su qualche particolare per rendere interessante il viaggio a Roma di Remo detto Roma.
Basta entrare in libreria, ci sono vagonate di romanzi sui viaggi: viaggi a piedi, viaggi in autostop, viaggi in bicicletta, con gatto e senza. Nei libri di viaggio c’è anche chi viaggia con il frigorifero, con lo skate o con altri oggetti ingombranti per rendere il viaggio interessante e poterci poi fare il libro. E poi c’è tutto il filone dei giri di qualcosa. Il giro d’Europa a cavallo, il giro dei laghi di Prussia in tandem, il giro della baie del nord con il pedalò, per non parlare dei mitici viaggi in vespa, in ape, in risciò, col tosaerba e via vai viaggiando.

Remo detto Roma, invece, durante il viaggio a Roma, non si è neanche soffermato a guardare una bella ragazza con aria sognante, non ha neppure lontanamente ipotizzato e fantasticato una fuga con lei verso luoghi meravigliosamente ignoti. Neanche qualche sgherro che la inseguiva e lui che la nascondeva nella cuccetta del treno che avevano prenotato per fuggire innamorati e insieme.

No, niente, proprio niente da raccontare.
Quando Remo detto Roma arriva a Roma comincia a vagabondare.
Ma non è senza soldi, perché il fatto lo spennellerebbe con una patina bohémien che non gli spetta proprio per niente.

Si compra quindi il biglietto e sale su un autobus, il numero 30.
Remo non ha alcun motivo per salire sul 30, non deve andare in nessun posto.
A Roma non conosce nessuno, si lascia trasportare nella corrente dell’anonimato con la massima tranquillità.

Alcuni potrebbero sostenere che il caso non esiste, che le coincidenze sono solo apparentemente prive di significati e motivazioni logiche e che, dunque, se Remo è salito sul 30 ci deve essere, immancabilmente, un motivo.

In effetti, desiderando approfondire la situazione, occorre segnalare che Remo, il giorno della sua partenza per Roma, compie trent’ anni e, una volta giunto in città, sale sull’autobus numero 30.
Alcuni biografi non autorizzati di Remo detto Roma insistono nel sostenere la Tesi Trentista. Costoro, in altre parole, proclamano a gran voce che Remo detto Roma, abbia preso il 30 perché desiderava offrire al mondo i suoi trent’anni di tran tran quotidiano dimostrando, con un gesto di estrema disinvoltura e semplicità, come si possa saltare improvvisamente nella dimensione del simbolico proprio mentre la folla ignara continua a vivere il suo quotidiano senza notarti.

A dire il vero, però, sono tutte fantasie perché Remo detto Roma continua ad aggirarsi per la città vagabondando senza meta e senza scopo, consumando le sue giornate e i suoi soldi senza porsi alcun tipo di problema riguardo al futuro e al senso della sua vita.

Ma torniamo sull’autobus numero 30.
Remo detto Roma non si accorge -e come potrebbe dopotutto?- che su quella vettura ci sono delle persone fuori dal comune. Si tratta di una coppia con vestiti variopinti che risaltano in mezzo al grigiore. Stanno sorridendo a Remo detto Roma. Forse lo conoscono, forse hanno vissuto esperienze memorabili con lui e magari scenderanno dal 30 per bere una birra tutti insieme e raccontare questo colpo di scena, questa nuova biografia inaspettata di un personaggio che non ha nulla da dire, che non si accorge di nulla, che non cerca e non trova nessuno, a cui non capita mai niente.

Ma Remo detto Roma non fa caso a quegli sguardi e a quei sorrisi.
Scende dal 30, da quell’unica occasione della sua vita, mentre la coppia con i vestiti variopinti rimane a sorridere per tutto il tragitto.

Fino al capolinea.

8 pensieri riguardo “IL VIAGGIO A ROMA DI REMO DETTO ROMA”

  1. Fiuto un qualcosa di allegorico, metaforico occulto… non può essere che non voglia dire proprio niente niente.

    Rileggo tre volte, rifletto. Qualcosa mi dice.

    Ma non l’afferro, mannaggia. Mi galleggia davanti, irraggiungibile.

    Certo che quello scemotto poteva pure girarsi a guardarci, bastava un’ occhiata, ci saremmo capiti.

    1. eh no, Remo detto Roma è un cinico, non guarda in faccia nessuno, prosegue dritto… qualcosa tipo l’incoomunicabilità de Antognoni che dribbla Causio, che passa aTardelli, Zaccarelli… Nuntereggaepiù…

      1. Ho sbagliato, l’ ho letto. Accidenti.
        L’avevi spiegato meglio tu.
        Quando mi capita di conoscere qualcuno dotato del dono della sintesi mi porto sempre la mano ad un immaginario cappello, perchè è una delle qualità che mi mancano. O mi dilungo, o sintetizzo talmente tanto che non si capisce un cazzo.

      2. Ma no, ma per carità! Il mio sconsigliare l’articolo era una battuta! E la mia spiegazione poi… una connessione psichedelico-iperbolica tra Rino Gaetano e Michelangelo Antonioni…

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...