Qui l’ idea me l’ ha involontariamente data Walter sul Quiz di Coulelavie (che spero non se ne abbia se ora che finalmente lo so, lo chiamo Giordano).
Walter parlava di “Pensiero Laterale” quindi non c’entra una mazza, però la parola “laterale” mi ha fatto venire in mente uno dei miei atteggiamenti tipici. Parliamo di postura, movimenti, atteggiamenti fisici, insomma “linguaggio del corpo“.
Nello specifico, quando mi interfaccio con una persona tendo naturalmente a non pormi mai in maniera frontale. Se siamo uno avanti all’ altro (altra – posso mettere fra parentesi l’ altro genere fino a consumarmi le dita ma me possino acciaccà non userò MAI un asterisco, una chiocciola, un “schweppes” o come cazzo si chiama), io sto sempre leggermente “defilato”: per capirci, i miei piedi non saranno simmetricamente equidistanti dai suoi, ma si disporranno su una linea a 45° rispetto alla sua, perno sul sinistro, il destro indietro. Se devo stringere la mano, avanzerò lo stretto necessario per farlo agevolmente, e poi la parte destra tornerà indietro a molla.
L’ origine di questa abitudine è il condizionamento dato da una tecnica difensiva leggera che “in soldoni” serve a questo: se la persona che abbiamo di fronte improvvisamente si dimostra ostile – e parliamo di tempi minimi – stando così possiamo (a seconda della cosa più opportuna da fare al momento) tirare ancora più indietro il piede destro (defilandoci completamente e togliendoci dal raggio d’azione frontale dell’ avversario) oppure avanzare con la parte destra con quel po’ di “rincorsa” necessaria a colpire efficacemente con il braccio destro (ovviamente il senso cambia se il lato dominante è il sinistro). Non sto parlando di combattimenti, sport, pugilato, arti marziali o roba da maniaci “kravmaghi” fissati. Sono solo accorgimenti prudenziali (ce ne sono parecchi) che servono a chi si trova in situazioni “ambigue”. Non sai cosa succederà, ma se succede il peggio almeno ti dai una possibilità.
Oggi come oggi a me tutto questo non serve, ma è un’ abitudine e come tale è dura a morire.
Tempo fa mi sono trovato a parlare con uno che nella vita fa il “motivatore“. Non perchè dovesse motivarmi, ma perchè dovevo motivare io lui a pagarmi una fattura. Lo scambio è stato cordiale ed educato, tanto che poi ci siamo soffermati un po’ a chiacchierare sorseggiando caffè al tavolino di un bar. E’ uscito che fra le sue tante abilità (sembra sia pure psicologo) c’ era anche quella di interpretare il “linguaggio del corpo” e dall’ alto della sua esperienza nel campo non gli erano sfuggiti alcuni miei atteggiamenti fra i quali quello descritto prima. Esperto o no, non ne immaginava la causa reale (che io mi sono guardato bene dallo spiegargli) e mi ha fornito la sua interpretazione: secondo lui il mio era un modo per “lasciare spazio” all’ interlocutore (interpreto come cosa positiva, anche se in realtà è il contrario) e mostrare una disponibilità solo parziale al dialogo. Ha concluso con “lei è un tipo che preferisce ascoltare prima e parlare dopo, vero ? Ascolta molto e parla poco“. La sua non era una domanda, come sempre quando uno è convinto delle sue idee, era un’ affermazione.
In effetti in parte ha indovinato. Quando scrivo sono capace di riempire pagine e pagine (per i motivi che già avevo esposto qui), ma in campo verbale sono veramente sintetico, peggio del nylon. E invece sono capace di ascoltare per ore un interlocutore (se dice cose per me interessanti, ovvio) perchè dalle parole degli altri c’è sempre da imparare e io ho voglia di imparare.
Ora che vi ho abbastanza gonfiato le gonadi con un altro po’ di “interessantissimi cazzi miei” ® è il momento dei vostri:
Avete mai notato, o vi hanno mai fatto notare, alcuni vostri gesti o alcune vostre posture che ricorrono frequentemente ? E nel caso vi siete mai chiesti (o vi hanno mai detto) cosa potessero significare ?
Non so da cosa dipenda, ma ho la tendenza a guardare negli occhi l’interlocutore, quando è lui che parla, mentre distolgo lo sguardo (e di solito guardo altre cose, tipo la gente che passa o il paesaggio) quando sono io che parlo. Dovendo interpretare, penso che sia per timidezza. Anche io ascolto molto più di quanto parli. C’è una cosa che proprio non sopporto: quando chi mi sta parlando mi tocca (la spalla o il braccio) e magari mi ferma, se stiamo passeggiando, quasi a voler cercare una maggiore attenzione alle sue parole. E’ un’abitudine che trovo molto irritante.
Che io sappia, intorno al “guardarsi negli occhi” ci sono interpretazioni contrastanti. Quella che va per la maggiore collega lo sguardo alla sincerità o alla sicurezza in se’ stessi. Personalmente dissento. Anzi la vedo quasi al contrario. Ma qua ci vorrebbero anni ed anni di studi, io non li ho al mio attivo. Dal mio punto di vista, chi ti guarda troppo insistentemente mentre ti parla o è perchè non ci vede 😉 , o è perchè è troppo interessato alle tue reazioni a quello che dice (quindi probabilmente non te la racconta giusta e cerca di capire se te ne stai accorgendo) oppure è innamorato/a di te. In alternativa, potrebbe anche essere segno di aggressività. Dovrei interpellare il mio “cliente”, chissà…
Quanto a quelli che “toccano” sfondi una porta aperta. La stragrande maggioranza di quelli che lo fanno, lo fanno inconsapevolmente, comunque in buona fede. E’ per quello che tendenzialmente – pur non sopportandolo – non glielo faccio notare. Mi limito ad allontanarmi quel tanto che basta per non farmi raggiungere. In genere lo capiscono. Se c’è una cosa che marginalmente ho apprezzato di tutta la puttanata “pandemica” è proprio (e solo) la faccenda della “distanza”. Mi è capitato recentemente che in luoghi affollati (tipo mercato) qualcuno si lamentasse del fatto che avevo vicino il cane al guinzaglio (corto, 150cm ai “sensi di legge”). Tenuto conto del fatto che il cane in questo modo mi crea intorno un’ area di rispetto di circa un metro di raggio ho goduto come un riccio nel ricordare, a chi ne eccepiva la presenza, quello che per oltre due anni è stato il “tormentone” preferito degli italiani. Inutile specificare che tutte e due le persone che hanno avuto da ridire erano munite di mascherina.
Neanche io dico niente se mi toccano, soffro in silenzio. A volte ho provato ad allontanarmi, come dici tu, ma non è servito. In effetti la pandemia ha risolto parecchio in questo senso 🙂
No, ma tutti dicono che voglio avere sempre ragione, falso io ho ragione.
Beh, non ci hai detto perché hai quel riflesso condizionato ma fa niente, forse ce lo dirai un giorno, se riterrai che sia il momento di farlo…
Postura, eh? Beh, la postura di una persona innanzitutto dipende da come sta. Se sta bene ne ha una, se sta male ne ha un’altra e la gente potrebbe accorgersi subito che ha qualcosa che non va…
Di fatti personali mi viene in mente solo che… una volta avevo un amico che quando parlava tendeva a starti molto, molto vicino. Chiaramente me ne ero accorto, mi infastidiva e cercavo di mantenere le distanze. Osservando la cosa, un altro mio amico mi disse: ma che te voleva bacià!?Effettivamente era così vicino che forse la sua parte omosessuale si era eccitata… 😀
Fugadapolis, sto ancora aspettando il tuo nuovo invito a pubblicare sul tuo sito. 😎
L’ avevo rimandato, ma sempre alla mail di riferimento dell’ account WordPress, che non so se è la stessa che mi avevi scritto nel commento…
Azz.
Un attimo che ricontrollo e mando. Tempo 5 minuti controlla posta…
Fatto. Mal che vada ne hai due adesso… 😉