COME FARSI DEL MALE – RICORDI DI UN TEMPO CHE FU.

Di regola evito di scassarvi il cazzo con storie negative, pallose o tristi. Preferisco (quando capita che io parli di me – cioè sempre) raccontare cose belle, solari, positive, se ci riesco anche divertenti.

Ma la vita è anche merda e ogni tanto qualche pezzetto bisogna buttarlo fuori, la scrittura (anche sotto forma di Blog) esiste anche per quello: perdonatemi quindi se oggi estraggo qualche ricordo sgradevole.

Cerchiamo di dare anche una qualche utilità a queste esternazioni, vediamola come una specie di “caveat”, nel senso che se notate qualcosa di familiare o vi riconoscete in alcuni dei comportamenti che andrò a descrivere, beh, occhio perchè probabilmente vi serve una mano. E se serve, per quello che posso io sono qui.

(rubo l’ espressione “il soggetto” al buon Walter, perchè suona bene. Spero non se ne abbia a male 😉 )

Il soggetto che osserviamo, maschio bianco caucasico poco sotto i 40 anni di età, è reduce da un periodo abbastanza buio della sua vita, caratterizzato da circa cinque anni di difficoltà continue in crescendo. Non specifichiamo cosa, ma roba “pesante”, capace di togliere il sonno anche a uno che normalmente dorme pure sotto le bombe. Ovviamente non è colpa di nessuno se non sua, e il fatto di prendersi ogni responsabilità senza cercare scuse è un’ aggravante – “affaticante” – dal punto di vista psicologico.

Sempre per ragioni che non andremo ad approfondire, il soggetto può in un certo senso permettersi di “lasciarsi andare” perchè (per preveggenza, illuminazione, bucio di culo o chissà cos’ altro) si è preparato da un punto di vista economico ad un momento simile: grazie a questo lavoro di preparazione può sopravvivere – economicamente parlando – in modo indipendente e senza gravare su nessuno. Se questo sia un bene o un male non ci è dato sapere, ma così è.

Sta di fatto che il soggetto entra velocemente in uno stato quasi “vegetativo”. In apparenza, per chi guarda da fuori, nulla cambia: esce al mattino, torna a casa a pranzo, riesce dopo pranzo, ritorna per cena. Porta i soldi a casa, paga quello che serve, fa quello che deve. C’è solo questa strana e persistente emicrania ogni fottuto cazzo di giorno, ed ogni sera è a letto alle dieci. Poi si riparte.

Ma cosa fa quando sta fuori casa ? A parte lo stretto indispensabile per mandare avanti un’ attività lavorativa ai minimi storici, si munisce ogni santo giorno di qualcosa da mangiare, di una bottiglia di whisky commerciale (roba da 10 euro al massimo), di svariati pacchetti di sigarette e si pianta davanti ad un monitor. Nessuno controlla, nessuno interrompe, nessuno spezza il circolo vizioso perchè non c’è nessuno. Chi c’era è sparito, chi c’è non interferisce: non puo, non vuole, non sa o non vede o preferisce non vedere. In fondo non sono cazzi suoi.

Le giornate scorrono in modo quasi completamente passivo, un minimo di attività si riscontra solo al momento di scrivere commenti in discussioni sterili su qualche social o qualche blog, ma per il resto è un susseguirsi di link, di video, di voci WikiPedia, di qualsiasi cosa tenga occupata la mente per non pensare ad altro, ma non tanto da ragionare. Perchè ragionare è faticoso, ed il soggetto non vuole faticare.

La sequenza è più o meno questa:

  • boccone di qualcosa;
  • sorso dalla bottiglia;
  • tiro di sigaretta;
  • link;
  • boccone di qualcosa;
  • sorso dalla bottiglia;
  • tiro di sigaretta;
  • video;
  • boccone di qualcosa;
  • sorso dalla bottiglia;
  • nuova sigaretta;
  • commento / discussione / flame;
  • boccone di qualcosa;
  • sorso dalla bottiglia,
  • tiro di sigaretta;
  • F5 (aggiorna). Ha risposto quello stronzo ? Mo sò cazzi sua;
  • boccone di qualcosa…

…ecc. ecc… (ad lib.)

Tutto questo va avanti per un bel pezzo e ovviamente si tratta di una spirale “a chiudere”, quindi più si procede peggio va. Merda chiama merda e alla fine per quanto il soggetto possa fare per non mostrare al mondo i suoi limiti, questi vengono necessariamente fuori da soli. Il fisico è forte, ha retto ben di peggio e la mente è allenata alla dissimulazione (è solo per quello che anche chi lo conosce meglio di chiunque – e parliamo di gente smaliziata e sospettosa – si beve fino alla fine la storia dell’ emicrania), ma la testa comincia a fare scherzi spiacevoli. Il soggetto rimane nonostante tutto presente a se’ stesso e prende delle precauzioni: per esempio lascia sempre più spesso l’auto a casa e si muove coi mezzi, evita accuratamente ogni tipo di situazione pericolosa o che richieda particolare cautela, smette di fare lavori che impongano alti livelli di attenzione, insomma permette che il contesto prenda il controllo. E scende un gradino dopo l’altro verso una vera vita di merda.

Anche qui, inutile cercare scuse: non è colpa della bottiglia, la colpa è di chi la alza e questo il soggetto lo sa.

Arriva un giorno in cui il soggetto, senza un evento scatenante, senza apparente ragione, senza che nulla sia cambiato, si rompe il cazzo: si guarda allo specchio – non certo per la prima volta – ma quel giorno quello che vede non gli piace per niente. Intraprende perciò una serie di azioni, senza mettere in mezzo nessuno: lui ci si è messo e lui si deve tirare fuori. Inizia un faticoso procedimento all’ inverso.

(qui ci manca tutto un pezzo, ma credo di aver rotto già abbondantemente i coglioni, quindi ve lo risparmio).

Di fatto, tutto ciò che era passivo diventa attivo, ciò che era controllato viene messo sotto controllo. La parte che interessa voi, che avete avuto la pazienza e la bontà di leggere fino qui, è che fra le altre cose il soggetto si “inventa” un titolo che recita: “2010fugadapolis”, lo inserisce nella schermata di registrazione di WordPress e comincia una storia che piano piano, assieme a tante altre piccole e grandi conquiste, lo riporta ad essere “vivo”.

La colpa è unica (ed è solo mia) ma il merito è condiviso e per quanto riguarda questo posto è in ugual misura di chiunque sia passato ed abbia scritto qualcosa. E se anche oggi la situazione non è quella di allora, credo fermamente che qui, fra queste pagine, ci sia qualcosa di buono, che va curato e conservato e desidero ringraziarvi tutti per la parte che fate, che avete fatto o che vorrete fare.

Io, naturalmente, sono sempre qui. Mi auguro che non serva mai, ma se serve sono qui.

Grazie ancora,

Sempre Vostro,

Albert1.

10 pensieri riguardo “COME FARSI DEL MALE – RICORDI DI UN TEMPO CHE FU.”

    1. Hai ragione al 100 per cento.
      Ma la mia bottiglia giornaliera continuo a berla.
      Avendo lo studio vicino ad un noto spaccio romano di sepecialità da tutto il mondo, acquisto whisky da 30 a 250 euro a bottiglia,
      Soprattutto quando viene a trovarmi la mia ex acorbatica ultraventennale.
      Da quando mi sono sposato non la sfioro con un mignolo, ma mi è rimasta sul gozzo. Certe acorabazie non si dimenticano. Lei lo sa benissimo e mi sfrutta per motivi lavorativi. Poi condividiamo le bottiglie e lei mi tortura parladomi dei suoi toy boy.
      Sarò fatto male, ma non riesco a farne a meno. Nè di lei, nè del whisky.

      1. Posso dire una cosa brutale ?
        Un consiglio spicciolo, probabilmente anche gretto, maschilista e materialista. Forse meschino, certamente immorale.

        Trombati l’ acrobatica. Ma pesante. E’ l’ Europa che te lo chiede.

        In subordine e/o a complemento, abbassa un po’ il tiro sulla boccia, smettila con Bernabei (o chi è) e fai felice un Bangla. Buttati sul J&B (tanto buoni buoni ma dopo il terzo bicchiere sono tutti uguali). Con quello che risparmi fai un bel regalo a tua Moglie. E’ simile ad un trucco per smettere di fumare (comunque completamente diverso dallo smettere di bere, sono due cose distinte): se bevi roba che non ti soddisfa, alla lunga ti passa la voglia. Per le sigarette, cominciai a comprare e fumare solo MS al posto delle istituzionali Marlboro Rosse. Assieme ad un po’ di volontà, funzionò.

        Troppo gretto ?

        Famme sapè.

  1. Credo Albe che ognuno di noi ha avuto la propria spirale discendente da cui è rinato tipo fenice .
    E se l’aiuto arriva dallo scrivere su un blog , bhe’ fanculo che ben venga.
    Tu ci sei e noi (tra cazzi e mazzi )
    ci siamo .
    E sì il finale si può cambiare SEMPRE.
    Dai .(bimbosminkiamo all together! 😁 )

  2. Avevo già in mente di scrivere un pezzo ( qui da te ) del perché mi sei così simpatico. Assomigli al mio migliore amico( da ragazzo) vero anche che non ci frequentiamo più…ma i ricordi sono molto belli.

  3. Il soggetto fa sicuramente parte di quella tipologia che nel cinema noir ricopre il ruolo di Bello e Dannato, alla Mickey Rourke per intenderci. Sarebbe stata perfetta una chiusa con un ascensore in discesa negli inferi, ma per fortuna le porte di quella cabina sono rimaste chiuse al passaggio dal tuo piano.
    Cazzarola che immagine poetica 😂

  4. Ti fa onore aver parlato di queste cose e per di più esserti offerto di dare aiuto ad altri che eventualmente dovrebbero trovarsi in guai simili. Molto generoso da parte tua! Complimenti.
    Per quanto riguarda i blog… se non potessi scrivere che non sono d’accordo per come sta andando questo mondo di m. probabilmente avrei finito per scoppiare in qualche mia manifestazione violenta. E questo conviene pure a “loro” che mi sfogo così; così non mi sfogherò in altri modi…

  5. @fuga da polis.
    Non posso ritrobarmi la ex acrobatica, perchè è in ottimi rapporti con la coniuge. Quando si incotrano è un tripudio di bacetti ed abbracci. Poi, in privato, la coniuge la definisce una suina a prima vista.
    Se anche la sfiorassi, la coniuge ne sarebbe subito informata, per creare un casus bellis. Visto che i genitori della suina mi considerano da sempre il genero ideale.

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