Cari tutti,
estrapolando frasi e discorsi apparsi su articoli pubblicati negli ultimi giorni da più fonti, ma tutte ascrivibili al mondo socialista/comunista, cercherò di mostrare una prospettiva che esula dalla visione propagandistica che ci viene imposta attraverso i media dai burattinai globali. Badate bene, la prospettiva è la mia, dell’Onnipotente (che non è comunista), mentre il fare riferimento a una certa area, ideologica prima che politica, mi aiuta nello smontare la serie di costrutti demagogici e di imposizione di una realtà fittizia con cui ci bombardano continuamente. Vi invito a leggere, a prescindere dalla vostra area politica di riferimento. Rimarrete sorpresi.
In questo primo articolo mi dedicherò ai perdenti delle ultime politiche.
In primis, ha perso la democrazia e la civiltà: dei circa 51 milioni di cittadini con diritto di voto, hanno votato il 63,91%, il dato peggiore della storia repubblicana; gli astenuti e i voti non validi sono cresciuti a più di 21.6 milioni dai 16.8 del 2018.
In “Tirando le somme”, articolo ripreso da sinistrainrete, Andrea Zhok (candidato con ISP) afferma:
l’astensionismo ha avuto il suo più spettacolare trionfo nella storia della Repubblica. Ora avremo davanti 5 anni per apprezzare i mirabili frutti che i suoi geniali promotori ci hanno promesso.
Sullo stesso argomento Marco Pondrelli su “Il voto del 25 settembre. Analisi e prospettive” – articolo che mira ad “aprire un confronto a sinistra e fra i comunisti dopo il voto” e comparso su Marx21 – afferma
[…] l’altissimo livello di astensionismo, non è un dato da trascurare perché va letto con le lenti di classe. Il modello americano che tanto piace ai nostri politici ha espulso dalla politica un pezzo di società e questo pezzo non è certo quello dei super ricchi ma quello delle classi sociali sfruttate.[…] L’astensionismo crescente è funzionale ad un sistema in cui la politica non ha la capacità di modificare gli equilibri sociali ed economici, i politici continuano a litigare tutti i giorni ma allo stesso tempo convergono sulle grandi questioni di fondo (guerra, Unione europea tanto per dirne due), perché sanno che su quello non hanno autonomia.
Uno dei motivi dell’allontanamento della popolazione dai propri obblighi morali di cittadini dipende secondo Pierluigi Fagan (“Sociologia del voto”, da sinistrainrete) dalla palese evidenza che
In Italia c’è un problema grave di scollamento tra élite pubblica (imprenditori, affaristi, giornalisti, intellettuali organici alle classi di potere e conseguente classe politica da questi supportata) e popolazione […] una oligarchia che si sottopone a giudizio molto poco libero una volta ogni cinque anni.
Spostando l’analisi sui partiti usciti con le ossa rotte dalla ultia tornata elettorale, ossia i cosiddetti partiti antisistema, nessuno dei quali è riuscito a entrare in Parlamento, Pondrelli afferma che
[…] Evidentemente l’elettorato continua a vedere queste operazioni come politiciste, alleanze che nascono alla vigilia del voto per poi sciogliersi il giorno successivo, senza una vera anima.
Le elezioni dello scorso 25 settembre erano state indette in fretta e furia per impedire alle liste anti Larghe Intese di organizzarsi, presentarsi e svolgere pienamente la campagna elettorale. Molte di queste erano invece riuscite nell’intento, ma poi sono state stritolate dai “cani da guardia del potere” (gatekeepers1 in inglese), creati ad arte per sottrarre loro voto: Italexit e Unione Popolare. Non va però dimenticato che le cause principali di tale disfatta sono riscontrabili nella litigiosità e nel protagonismo dei leader del Fronte del Dissenso, fatto che ha per tutta evidenza scoraggiato molti cittadini all’espletamento del proprio diritto/dovere elettorale.
Qui di seguito in corsivo un estratto dell’articolo di Teresa Noce “Non piangere sulla disfatta elettorale. Fare un bilancio serio per avanzare!”, apparso sul sito del partito di ispirazione comunista CARC.
Le 5 liste che si sono presentate apertamente contro l’agenda Draghi e le Larghe Intese (omettiamo volutamente quelle dichiaratamente reazionarie e quelle troppo marginali) hanno raccolto complessivamente più del 5% dei voti (più di 1 milione e mezzo, in termini assoluti) presentandosi separate, in reciproca concorrenza e conducendo una campagna elettorale per lo più fiacca e lamentosa:
Unione Popolare 402.977 voti (1,43%);
Italia Sovrana e Popolare 348.074 (1,24%);
Italexit 534.574 (1,9%);
Vita 201.537 (0,72%);
PCI (presente solo in 5 collegi alla Camera e 9 al Senato) 24.555 (0,09%).
Pierluigi Fagan su “Sociologia del voto” approfondisce l’analisi, vedendo il totale fallimento di UP e ISP:
[…] Unione Popolare. Qui il risultato migliora dal solo Potere al Popolo del 2018 ma di molto poco e comunque anche qui, di gran lunga lontani dal quorum. Anche De Magistris, come Ingroia, come Paragone, è uno di quegli aspiranti al Parlamento, chissà se per pure ragioni personali o anche ideali. Perché gente di questa area politica si ostini a creare forze politiche che in tutta evidenza non riescono a lievitare come progetto politico e si svegliano quando sentono la chiamata alle elezioni che, come sappiamo, sono ampiamente condizionate se non truccate, ha del mistero.
Chissà profondere impegno ed energia politica nei cinque anni e non nei cinque mesi o settimane che portano alle elezioni, sarebbe più serio e proficuo?
Fagan non lo dice apertamente, ma lascia intendere – leggendo tra le righe, e facendo un sforzo interpretativo che vada oltre il banale – che i vari De Magistris e Paragone (e forse pure Ingroia?) probabilmente avessero altra funzione rispetto al semplice voler entrare in Parlamento, ossia infastidire – rosicchiando voti – con i loro raggruppamenti chi avrebbe veramente potuto rappresentare le istanze della popolazione.
Fagan continua:
Quanto a Italia Sovrana e Popolare, siamo a 300.000 voti, tenuto conto che 100.000 circa sono del PC di Rizzo (2018). La c.d. area sovranista politicamente più seria del “fenomeno Paragone”, “pesa” 200.000 voti. Sul totale aventi diritto […] sarebbero lo 0,4%. […] Ho l’impressione che gli amici di ISP non avessero una auto-percezione realistica della propria consistenza. Ho l’impressione che questa area che ha presenza più nel virtuale che nel reale, scambi i numeri di Internet con quelli del mondo “grande e terribile”.
Teresa Noce invece vede il bicchiere mezzo pieno:
Questo dimostra che esistevano le potenzialità per eleggere numerosi esponenti anti agenda Draghi e rendere ingestibile il Parlamento alle Larghe Intese. Se ciò non è avvenuto è unicamente per (ir)responsabilità dei capi politici.
Ci sono poi aspetti più politici.
Il primo e principale è che se i dirigenti avessero iniziato a trattare apertamente, seriamente e con senso di responsabilità le cause per cui procedevano separati, ciò avrebbe permesso di fare passi avanti per far confluire i voti su un’unica lista [o meglio, preciso io, di presentarsi tutti assieme come lista unica, NDO]. E ciò avrebbe anche dato un segnale a quel 32% di astenuti […]. Una lista unitaria avrebbe sicuramente portato al voto alcuni dei milioni che invece si sono astenuti, delusi dalla frammentazione, dai personalismi vari e dalla brama di andare in parlamento a ogni costo.
Tutto ciò avrebbe dato linfa agli attivisti che avrebbero guardato agli astenuti con spirito di conquista e propositi di coinvolgimento, anziché con l’indice puntato, come se fossero loro i responsabili della disfatta.
Non solo questo non è avvenuto, ma ci sono esempi esattamente opposti.
C’è De Magistris che interpellato espressamente dagli studenti No Green Pass di Napoli dice che sull’argomento si è già schierato (con un post su Facebook a inizio agosto che ha sollevato un vespaio dentro Unione Popolare) e non intende farlo di nuovo, in campagna elettorale, “perché è un argomento divisivo”. Ecco, appunto!
Ci sono stati candidati di Italia Sovrana e Popolare che, a dispetto del primo punto del “programma radicale” che andavano illustrando durante i comizi, non si sono presentati nemmeno a una delle varie mobilitazioni contro la guerra e la NATO (e ce ne sono state tante) a causa della presenza di candidati di Unione Popolare o perché “è organizzata dai CARC che hanno dato indicazioni di voto per Unione Popolare”.
Ci sono dirigenti del Partito Comunista Italiano che, convinti di aver dato lustro al simbolo raccogliendo poco più di 20mila voti, non danno indicazioni di voto per Unione Popolare nemmeno nelle regioni in cui le liste del PCI non erano presenti e disertano un’iniziativa di commemorazione della Breccia di Porta Pia, il 20 settembre a Roma, perché in campagna elettorale non è conveniente attaccare il Vaticano.
Ci sono candidati di Italexit, riconosciuti per la partecipazione alle mobilitazioni, che hanno subìto il veto di Paragone a partecipare alle manifestazioni contro il carovita perché gli organizzatori non permettevano loro di fare passerelle elettorali.
La tara dell’elettoralismo ha annebbiato la capacità di analisi e l’aderenza alla realtà, ma soprattutto ha riversato sui capi politici la responsabilità di aver sprecato l’occasione di costruire un fronte unitario per rendere ingestibile il parlamento.
Questo è il dato politico su cui riflettere (e far riflettere), su cui poggiare il bilancio della campagna elettorale e dell’esito delle elezioni. Da questo la base deve partire per pretendere dai gruppi dirigenti tre passi: bilancio, autocritica e rettifica della condotta, cioè fare adesso quello che si sono rifiutati di fare prima.
È tardi, ma non è troppo tardi. Sembra poco, invece è tanto. Ma soprattutto è giusto, serio e responsabile. Per partire da basi più solide è necessario fare tesoro dell’esperienza. Solo così trasformiamo questa sconfitta in un’occasione.
Con Pondrelli possiamo aggiungere:
In genere gli elettori dimostrano una maggiore intelligenza di chi li dovrebbe rappresentare, quindi da oggi dovrebbe partire o proseguire un lavoro per costruire la risposta alla crisi attuale e non per piazzare qualche proprio rappresentante in Parlamento.
Qualcuno si aspetterà che tra i perdenti collochi i nazionalsocialisti (in neolingua: patrioti progressisti) manovali dei burattinai di Washington (anche noti come PD); oppure FI o Lega, che pur facendo parte della coalizione vincente hanno visto crollare il proprio consenso. Nulla di ciò. E vedremo perché in un prossimo resoconto che pubblicherò circa le elezioni politiche appena trascorse.
1Vedere una ottima definizione su https://www.enzopennetta.it/2021/08/gatekeeper-e-chi-il-gatekeeper-fa/
Caro Onni, io mi sono recata al seggio ed ho annullato entrambe le mie schede perché nessun candidato mi rappresenta.
Ho scelto di essere onesta con me stessa poiché credo che, attualmente, gli italiani siano così confusi e isolati tra loro (mi riferisco alle classi sociali sfruttate), che la cosa meno disastrosa sia che ognuno protegga se stesso senza danneggiare o pesare sugli altri. La cosa certa è che il governo, ormai da anni, non protegge il popolo.
Servirebbe una rivoluzione, ma ormai è roba d’altri tempi.
La mia idea è questa (la faccio breve, non è vero, sto mentendo, non sarà breve): Il “mainstream” può essere uno ed uno solo. C’è chi lo segue (maggioranza) e chi no (minoranza). Di tanto in tanto, succede nei paesi almeno formalmente democratici, questo mainstream cambia direzione, cambia vestiti, cambia maschera e lo fa per assecondare i desideri di quella che volta per volta risulta essere la maggioranza. Questo è il massimo della “democrazia” cui possiamo aspirare, di più non ci è dato. Oggi a me, domani a te: non è il top ma ci dobbiamo accontentare.
Poi capita che nella “minoranza” del momento si formino (o semplicemente, già formati, si palesino) dei nuclei portatori di diverse idee, magari tutte buone ma incompatibili fra loro. Mi riferisco ai “piccoli partiti” ed al motivo per cui non sono riusciti a presentarsi uniti.
In ogni caso, il famigerato “mainstream” cambia colore ma sempre uno ed uno solo rimane. Come già pubblicamente confessato, io sono uno dei responsabili del “fallimento” (se così vogliamo chiamarlo) dei piccoli movimenti, avendo votato per la prima volta nella vita (se escludiamo una volta tanto tanto tempo fa che votai MSI-DN, credo fosse ancora vivo Almirante) un partito “grosso”. Purtroppo è difficile “correre da soli”, e tante buone idee si sprecano proprio perchè ci si ostina a non organizzarsi con altri, rimanendo uno zerovirgolaqualcosa. Temo che i portatori di buone idee dovranno ancora lavorare duro, nel frattempo accontentiamoci di idee mediocri ma almeno diverse da quelle che hanno dettato legge finora.
Grazie delle vostre risposte. Non ho replicato immediatamente alle vostre considerazioni perché stavo aspettando la pubblicazione di tutti e tre gli articoli, che avevo già preparato. Poi altre priorità me lo hanno impedito. Mi scuso del ritardo.
Nell’articolo conclusivo, il terzo, credo ci siano molte parti che più o meno esplicitamente si contrappongono alle vostre, pur legittime, posizioni.
Aggiungo però due risposte personali:
Evaporata, purtroppo non possiamo permetterci il lusso di altri tempi di scegliere per il partito che ci rappresenta, ma piuttosto per quello che ci farà meno danni. Forse è un po’ il vecchio “turarsi il naso”, ma qua le possibili conseguenze delle nostre scelte (e non votare è stata una scelta) possono essere drammatiche. Hai ragione sulla necessità di una rivoluzione, ma in attesa di un evento che forse mai avverrà, il 25 settembre era necessario limitare i danni. E non s’è fatto.
Alberto1, è vero che i partiti del dissenso hanno commesso molti errori, e che – come giustamente dici – dovranno lavorare molto, ma visto che non hanno ricevuto l’appoggio degli italiani, perché dovrebbero ancora dannarsi l’anima? Capisco la tua logica, che poi è quella del “voto utile”, ma seguendo tale principio si è consegnato di nuovo il Paese a qualcuno che continuerà a implementare la famigerata Agenda Draghi. Ad esempio, è un dato che purtroppo a oggi (13 ottobre) per entrare negli ospedali è ancora richiesta la museruola, e per gli accompagnatori la tessera nazista. Mi taccio poi sulla guerra alla Russia e le relative disastrose conseguenze per noi tutti. Col governo espresso dal nuovo parlamento cambierà qualcosa? Assolutamente NO.
Ma oramai è fatta, e non rimane che l’opzione di Evaporata. Che mai si verificherà, ahimè.