Oggi mi son ricordato di aver buttato giù un pensiero utopico sull’argomento che Elena ha sollevato, riguardo al mondo che vorremmo.
Ve lo ripropongo qui. È del 2016, perdonate lo stile e alcuni riferimenti ingenui del periodo (vedi auto elettrica).
Questa mattina mi sono svegliato e ho capito subito che qualcosa non andava. Mi sono sentito bene. Non che di solito stia male al risveglio. Ma questa mattina mi sono sentito veramente bene. Un secondo o poco più per ricordarmi che giorno era e cosa avrei dovuto fare. Mercoledì, giornata classica, figli da portare a scuola, lavoro, normale routine.
Mi alzo dal letto, ma non è il mio letto. Non è la mia casa. Mia moglie è la stessa, mi saluta e io le rispondo, mi dice di far presto e io le rispondo, mi domanda se va tutto bene e io le rispondo.
Vorrei tanto fare una domanda, però.
Vorrei chiederle come mai mi sono, ci siamo, svegliati in un posto diverso, decisamente più bello e luminoso di quanto non sia la nostra solita casa, come mai se guardo fuori dalla finestra vedo quello che sembra un grande villaggio di case basse adagiate tra gli alberi, come mai le nostre figlie sono arzille e felici di andare a scuola, come mai fuori di casa non vedo la solita utilitaria ma quella che sembra una moderna auto elettrica.
Vorrei domandare un’infinità di cose, invece me ne sto zitto, mi lascio trasportare dagli eventi e da una serie di abitudini che mi sembrano tanto naturali quanto aliene.
Ho fatto in fretta ad abituarmi. Non ho dovuto fare benzina all’auto. Non ho maledetto i lumaconi che ti bloccano la strada mentre vai di fretta, perché anche io non avevo fretta. Non ho ascoltato una trafila di notizie tremende al notiziario radio ma solo aggiornamenti su mostre d’arte, eventi, avvenimenti sportivi e concerti, naturalmente tutti gratuiti e facili da raggiungere. Non ho ascoltato campagne elettorali e discorsi in politichese, perché il governo è stabile e illuminato da sempre. Non ho avuto la preoccupazione di bollette in scadenza o il pensiero di quanti giorni mancano allo stipendio, perché il denaro non esiste. Non mi sono sentito schiacciato da un lavoro obbligato e dalla preoccupazione di non riuscire mai ad essere all’altezza di ogni situazione, perché ho potuto svolgere il lavoro per cui sono più dotato e che mi procura più soddisfazione. Non ho subito attacchi pubblicitari continui e penetranti, non ho sentito il bisogno di cambiare auto, cellulare o vestiti, perché la pubblicità non esiste e ciò che possiedo va benissimo e nessuno mi giudica per quello. Non mi sono dovuto preoccupare di lasciare casa incustodita perché tutti hanno tutto quello che serve e nessuno si sogna di rubare. Non ho avuto la sensazione di vivere una vita vuota e senza un vero scopo se non quello di arrivare alla tomba senza debiti, sensi di colpa o rammarichi. Ho ascoltato musica che altri hanno suonato gratis per il puro piacere di farlo, ho letto libri scritti senza logica di profitto ma solo per passione, ho mangiato cibo coltivato e non fabbricato o ucciso, ho condiviso le mie capacità e il mio sapere in cambio del sapere e delle capacità degli altri. Ho riso, scherzato, lavorato, mangiato e riposato. Ho scoperto che si può vivere in un mondo senza denaro e senza religione, se non esistono nemmeno avidità, gelosia e cattiveria. Ho scoperto un mondo perfetto e felice.
Poi mi sono svegliato davvero.
A parte l’amarezza dell’ultima frase, questo racconto è sublime!! E’ quello di cui parlavo, ma scritto meravigliosamente bene, tanto che mi sentivo veramente in quel tuo mondo ed è stato estremamente rassicurante e piacevole!! Sai immaginare il meglio per te e di riflesso questo è anche il meglio per molti altri!! Geniale! ❤ Ci vorrebbe un libro, un romanzo così.
Grazie, a volte mi domando perché un modo di vivere simile non è fattibile? Farebbe comodo a tutti.
Non è fattibile per chi non riesce a immaginarlo, ovvero i più. Ed i più non riescono a immaginarlo perché non sanno immaginare, in generale; si limitano a subire una condizione imposta, camuffata da parole oramai vuote come libertà, democrazia, giustizia, diritti… sono solo parole che nei fatti vengono disattese, perché per raggiungerle veramente, occorre impegno personale, non deleghe.
Dopo un sogno così, però, la realtà è ancora più dura.
Non mi ci far pensare…
Non mi ci far pensare…
La classe non è acqua…. 🙂