Una cazzatina così, una cosa da “ponte”…
Dato che qui ormai gli scrittori non mancano, lancio una cosa che non è certo una novità, ma qui potrebbe generare qualcosa di divertente.
L’ idea è semplice (e pure copiata), in sintesi io scrivo l’inizio di una storia, in modo più generico possibile – in effetti la prima minchiata che mi viene in mente – poi nei commenti ognuno la continua secondo la sua fantasia e con il suo stile.
Ovviamente siamo su FugaDaPolis, quindi nessuna regola: solo un paio di accortezze tipo tenersi “brevi” (l’ideale sarebbe immaginare la storia come un film ed ogni commento come una “scena” del film) e inserire in cima al proprio commento un numero progressivo che poi è il numero della “scena”. Quindi io adesso scrivo la “1”, il prossimo commento inizierà con “2” e così via.
In questo modo, magari aspettando un po’ fra un commento e l’altro, dovremmo evitare di “accavallarci”. Metodo non perfetto, probabilmente faremo un casino, ma vediamo come va 😉
Siccome è una cosa scema, il protagonista lo chiamo “Ugo” e di scene in effetti ne scrivo tre (se fosse un film si passerebbe da un esterno ad un interno e di nuovo ad un esterno) ma facciamo che è una. Licenza poetica 🙂
1.
Un’ altra giornata di lavoro è finita. Ugo affronta il solito traffico pomeridiano, conta alla rovescia i chilometri e i minuti che lo separano dal “suo” momento. Parcheggia, chiude l’auto, entra in casa e si cambia al volo. Tuta, scarpe, auricolari, marsupio con telefono, chiavi e qualche spicciolo (non si sa mai): ormai fa buio prima, ma il parco per lui non ha segreti, e poi è illuminato. La sua oretta di corsa rilassante non gliela leva nessuno, alla cena penserà dopo. Tutto come sempre, incrocia e lancia cenni di saluto a tutti gli altri “runner” serali, ormai si conoscono anche senza aver mai parlato fra loro. Oggi però ne nota uno mai visto prima: fila a velocità costante, senza sobbalzi, sembra che pattini più che correre, deve essere un professionista, forse un maratoneta… chissà. Non sa nemmeno lui perchè, ma decide di mettersi sulla sua scia: fa un po’ fatica a tenergli dietro, ma vuole usarlo come “lepre”. Il runner svolta sotto un ponticello e prende un sentiero che Ugo non aveva mai visto, forse questo parco qualche segreto ce l’ha.
2. È un attimo. Ugo non ha nemmeno il tempo di rendersene conto e si ritrova a correre in un ambiente completamente estraneo. Il sole non è ancora tramontato, anzi svetta sullo Zenith, il parco ha lasciato il posto a una zona suburbana in stile nordamericano. Il runner continua a correre come se niente fosse e Ugo dopo un attimo di smarrimento ricomincia a seguirlo. È l’unico collegamento con la sua realtà, non può perderlo. Peccato per l’auto che compare all’improvviso e falcia la sua “Lepre”. Ugo si ferma, ansimante e sconvolto. Una piccola folla inizia a formarsi attorno l’incidente, qualcuno lo addita con aria accusatoria. Ricomincia a correre, lontano da lì.
3
Corre Ugo e non si ferma. Dietro di sé sente le voci della folla che lo accusa, allontanarsi.
Il sole finalmente tramonta, i quartieri popolari, con i loro palazzoni cadenti, si specchiano in una grossa pozzanghera.
Anche Ugo si specchia, ma non si riconosce. O meglio, guardandosi bene riflesso sull’acqua ci riesce: è il runner ed è illeso.
Alle sue spalle Ugo lo insegue senza fiato.
4. Si ferma; ci vuole parlare con quel tipo che si è fregato la sua calvizie, i suoi denti sporchi di nicotina e le orecchie un po’ a sventola. Quello lì è lui, lo conosce bene; si vede anche la barba troppo lunga che gli è cresciuta negli ultimi due giorni e vuole chiedergli che cazzo sta succedendo! Ma quando lui, ovvero il runner si ferma, si ferma anche Ugo. Sono a una cinquantina di metri e si osservano, immobili, in silenzio. Un gatto randagio con il pelo arruffato scappa via facendo cadere una bottiglia vuota della birra, lasciata lì da qualche barbone. La notte è illuminata dalla luce calda di alcuni lampioni di quella strana periferia di una città immersa nel nulla, ma lui, il runner, che non sa più chi è grazie a qualche dio dalla sceneggiatura facile che gli ha sconvolto l’identità, non sa nemmeno perché il suo doppio sta lì fermo di fronte a lui e pare che si prepari a quel duello in piena notte. IL punto è che il runner è disarmato, mentre Ugo adesso ha in mano un’arma potentissima a forma di cetriolo.
YESSSS!!! 🙂
Che poi più va avanti più è difficile, che bisogna conciliare sempre più cose…
Avanti così !
…Ma sai che ci avevo pensato anche io a proporre una cosa del genere? Che poi già era stata proposta tempo fa ma si vede che non era il momento giusto perché nessuno la colse…
Bene, partecipo anche io, ma vi avverto, in questo tipo di cose io tendo a sputtanare sempre tutto e farmi tante grasse risate… Siete avvertiti… Credo che mi sbatterete fuori da queste storie, prima o poi… 3:)
5. Ugo è lì, col suo cetriolo in mano. A un tratto prova una serie di sensazioni contrastanti: rabbia verso il suo gemello diverso; eccitazione; piacere… Guarda ancora una volta il cetriolo stretto nella sua mano. Sorride malevolo all’indirizzo dell’altro. , dice con su soffio di alito che sembra provenire dalle proprie brame più segrete. L’altro se la dà a gambe, terrorizzato. Ugo vorrebbe inseguirlo ma… d’un tratto sente le gambe pesantissime. Sente caldo. Sensazione di bagnato dal basso. Ugo si è cagato addosso, ed è qualcosa di molto liquido: diarrea galoppante.
Una risata femminile si alza nella notte (che poi è notte ma si vede tutto perché è presente una luna talmente brillante che sembra un faro). Una ragazza lo addita ridendo apertamente di lui. E’ una mora di circa la sua eta, magra, atletica, vestita da sera, i capelli a fungo. Ha una faccia dannatamente conosciuta, sì, ma Ugo non ricorda chi sia. A ogni modo gli fa provare una vergogna tale che… non sperimentava probabilmente da quando, bambino, era stato accerchiato e denudato nei bagni della scuola da dei bulli, i quali poi avevano chiamato le ragazze per canzonarlo meglio… Lei… potrebbe essere una di quelle ragazze?
Mentre se lo chiede la situazione diventa sempre più appiccicosa e la merda comincia a puzzare da fare davvero schifo…
A questo punto due possibili svolte: o si sveglia in un letto d’ospedale, scoprendo di essere stato investito al posto del runner e di aver sognato tutto il resto mentre era in coma, o corre a casa per cambiarsi e farsi una doccia e scopre che il gemello l’ha sostituito, appropriandosi della sua casa e della sua vita.
…lo stavo per scrivere, del sogno, ma poi mi son detto: troppo scontato, sforzati di più, e ho scritto la storia della merda (che quella comunque mi viene sempre facile :D).
Infatti è scontato, ma io non sono una scrittrice 😀
6. L’odore inconfondibile si spande per il vicolo e Ugo ne è costernato e profondamente consapevole; lui sa che nulla potrà salvare la situazione, se non un miracolo! Ma si sa, i miracoli quando servono non avvengono mai e così Ugo prende una decisione coraggiosa: si cala le braghe imbrattate e si dirige verso un idrante… brandendo il cetriolo che si rivela essere di solida lega di acciaio e ferro; apre l’idrante a mazzate e sotto gli occhi attoniti e velatamente ammirati della ragazza con i capelli a fungo, Ugo si lava, e si lava e si lava, finché pare che la pelle gli si levi dalla carne e dalle ossa. Il vicolo si riempie d’acqua, che prima è sporca, poi si fa più limpida e infine lava il sudiciume dell’uomo umiliato e sconfitto, mentre il sole di un’alba che sembrava non dover sorgere mai, si riflette sul selciato bagnato e lercio e Ugo, alla fine, smette di lavarsi. Per ripulirsi meglio si è liberato da tutti gli indumenti e adesso se ne sta lì immobile, con l’acqua dell’idrante che continua a scorrere e a scrosciare e l’alba che si fa sempre più chiara. La ragazza lo fissa, poi si accende una sigaretta, si avvicina a Ugo a lenti passi e gli si mette di fronte. Poi gli infila la sigaretta fra le labbra, alzandogli il mento con due dita e dicendogli:” Che notte di merda, eh?!” E lui: “Quando andavo a scuola ho visto di peggio!” Poi, all’improvviso, alle spalle di Ugo si sente un grugnito, sembra il verso di un animale, o di una belva. Gli occhi della ragazza si alzano e guardano nell’ombra del vicolo; la luce dell’alba comincia a illuminare lentamente una sagoma enorme e pelosa appollaiata su uno dei cassonetti dei rifiuti. Ugo si volta, lo vede e impallidisce.
….no, dispiace ma questo non vale: tu hai già contribuito, adesso tocca noi…. relax, don’t doo it….
ah scusa… pensavo non ci fossero limiti nel gioco, allora cancellare prego, cancellare il mio commento please
…più che altro interrompi la sequenza, mica x altro… 😆
Giusto, giusto… ma siccome non si vince niente, pensavo che si potessero saltare pure i turni… io con le regole sono una schiappa. Pardon.
noooo niente cancello, si continua da raffa , poi me, etc
….se vuoi continuare vai pure, ci mancherebbe , ma dopo “il risveglio” ha ha ha ha
Raffa, non so perchè ma ho la sensazione che te la sia lasciata “scivolare” via veloceveloce.. ha ha ha monella 😛 Ci provo,
Ricoverato all’ospedale di Staffordshire, rimase in stato vegetativo per tre mesi. A detta dei medici, le sue possibilità di riprendersi non superavano il 30%. Il dottore Kimboll in ogni caso consigliò di provare a suonare un po’ di musica per il povero Ugo. L’assistente del dott. Kimboll, la dott.ssa Carter quindi prese delle cuffie e coprì le orecchie del malcapitato, facendogli ascoltare “I Can’t Get No Satisfaction” dei Rolling Stones ( il primo singolo che aveva acquistato, quando aveva 17 anni ). Sentita la canzone, incredibilmente Ugo aprì gli occhi, e non ricordandosi molto dei tre mesi passati tra la vita e la morte, chiese uno specchio , ma non riconobbe il personaggio che vedeva riflesso… In preda al panico + totale… ” …chi è costui ? cosa mi avete fatto ?? dovecazzosono ?? AAAiuuutoooo…
Infatti hai ragione che mi sono lasciata scivolare veloce, non ho la vostra fantasia, purtroppo. Ma vi leggo volentieri.
Perso il conto dei capitoli, mi dispiace ma questa la devo scrivere, ce l’ho in canna…
“La veda come vuole, signor Ugo, ma la sua è una storia senza speranza.” Sentenzia il dottore con aria sconfitta.
“Che intende dire?” Domanda Ugo con un filo di voce.
“Vede. Il suo caso può sembrare unico ma in realtà solo perché ognuno dei pazienti che ne soffre non è a conoscenza del fatto che sia un male molto comune.”
“Dottore non la faccia tanto lunga, quanto mi resta?”
“Suvvia Ugo, non sia così melodrammatico. La situazione non è così tragica. Vede, lei è solo una vittima della sindrome di Pirandello.”
“Di che?”
“La sindrome di Pirandello, vede, in pratica lei è semplicemente un personaggio in cerca d’autore. Tutte le cose strane che le sono accadute sono semplicemente scaturite dalla fantasia di qualche autore, o diversi autori, che giocano a essere Dio senza sapere che tutto quello che viene da loro scritto, da qualche parte, in qualche universo, accade veramente.”
Ugo resta qualche minuto in silenzio, cercando di assimilare la diagnosi. “Quindi, non sono padrone delle mie azioni? Non ho libero arbitrio?”
“E chi di noi lo ha veramente, mio caro? Io per esempio volevo fare la drag queen, ma qualcuno mi ha scritto dottore in medicina psichiatrica…”
È in quello momento che due energumeni tatuati come maori irrompono nella stanza e trascinano via il medico.
“Giosvaldo, devi smetterla di scappare dal tuo reparto!” Sbraita uno dei due. “E devi prendere le tue pillole!”
Ugo si ritrova solo, confuso, indeciso se farla finita con un gesto risolutivo o aspettare la prossima mossa di qualche… autore.
SEi un genio!!! 😀 😀 😀
Eh lo so… Me lo dice sempre il tizio che incontro la mattina in quella strana finestra che c’è in bagno… 😎
mi ricorda una svolta alla dylan dog
Io e Dylan andavamo a scuola insieme…
A questo punto l’imperativo categorico è “salvate Ugo”! 🙂
Forse Nadia?
Qualcuno faccia qualcosa…
…bellissima, Walter 😉
Albè, sta cosa è fighissima, o cazzutissima, nonostante la nostra improvvisazione…
Credo che si possa creare una o + storielle “a più mani “, se ci si mettesse daccordo (per non fare confusione, non per altro…, per non accavallarsi..), e lasciare un tempo giusto ad ogniuno di noi per fantasticare… fate vobis :lol;
P.S. Mi scuso con tutti, ma devo dirvelo.
…Vi sto seguendo in questa follia creativa, nonostante ieri abbiano trasferito a sassari ed intubato ( per covid ed altro) un caro amico architetto. Diciamo che mi distrae parzialmente da questo brutto presentimento… Marco non mollare, cazzo !!
I migliori auguri al tuo amico 💪🏼💪🏼💪🏼
Non serve scusarsi, lo sai, qui di “sfoghi” se ne possono fare a volontà.
Auguri a Marco anche da me, non è tanto il “covid” a preoccuparmi, quanto l’ “altro”.
Mando tutto il bene che posso a Marco!!
In bocca al lupo al tuo amico, è dura…
Io non posso, che poi faccio pasticci!! Nadia so che sa come intervenire… aspetto che intervenga!!
…Se mi fate ri-intervenire a me, sicuramente la butto o sul molto comico, o sul molto tragico, vedete un po’ voi se vi conviene (stamattina a letto mi è pure venuto un finale ferocissimo)
L’hai fatta nel letto ferocissimamente? 😶
Peggio, molto peggio! 😀
NOn oso fare altre ipotesi; temo sempre il peggio.
I finali si possono sempre RI-iniziare, quindi… E poi esiste un blog più anarchico di questo? Liberissimo 🤟
Io non avevo mica capito che era un finale….
In effetti è un finale aperto 😁
Ah ecco…
Oh, che poi volendo ci sono sempre le “sliding doors”, e la storia si può “sdoppiare” in qualsiasi momento… certo si complica, però funziona !
Io ho sempre in mente i “Tre Sceneggiatori” della serie “Boris”. Per inciso nel caso improbabile in cui ve la siate persa è il caso che ve la vediate. Sono quattro stagioni, le prime tre fra il 2007 e il 2011 (mi pare) e la quarta dopo una lunghissima attesa è uscita da pochissimo. Quello che riescono ad inventarsi per tenere in piedi delle trame assurde è incredibile.
mi hai fatto tornare in mente una blogger che creava esclusivamente storie dai commenti dei suoi lettori
http://metropoleggendo.blogspot.com/?m=1
ciao Frà!!! Ti ritrovo qui!! Ma che sorpresa!! 😀 😀
Ugo, in realtà, era il cane un po’ cembolo di una tipa che s’era fatta qualche giro (obbligato) dentro gli ospedali spichiatrici e ne era uscita vincente e con un buon bagaglio di informazioni per non entrarci mai più.
La tipa aveva adottato Ugo, il classico cane da pagliaio rinchiuso in un canile malmesso. Insieme avevano deciso di scrivere storie più o meno fulminate e il cane amava immedesimarsi negli umani protagonisti per dimostrare quanto un cane “non di marca” riesca a districarsi nelle situazioni più compliate e portare a casa il pellame intonso, magari con la puzza di cane bagnato ma quella ci sta sempre.
Ugo leggeva anche i blog degli amici blogger della tipa, e quando capitò su Fuga da Polis, vedendo il suo nome in un post pensò si parlasse di lui, quindi partecipò volentieri alle avventure descritte, fingendosi umano.
Tuttavia Ugo, avendo saputo dalla sua umana che sogni e manicomi sono luoghi in cui gli umani cadono spesso e volentieri, (soprattutto quando inventano), fiutò il pericolo di rimanere ingabbiato in una storia pericolosa, perciò chiese aiuto alla sua tipa che conosceva bene Fuga da Polis.
La tipa si presentò ai Fugapolisti e disse loro: “Se non tirate fuori il mio cane da questo casino, vi lancio un anatema che vi farà bruciare le chiappe come un’indigesione di peperoncino diavolicchio”.
Oooh ! Era ora…
Beh, adesso direi che il problema si è trasformato in “tiriamo fuori Ugo” 😀
Lo sai che è pericoloso svegliare la la cana che dorme 😂
Guarda che sono i fugapolisti a doversi tirare fuori 😈
Dai, che se salviamo Ugo ci salviamo anche il culo. Dall’ anatema, intendo…
😂
E come lo chiamiamo?
Ugo
Perché Ugo?
Perché è corto, quando lo chiami non fa in noi a scappare. Se lo chiamiamo Massimiliano, prima che finisci di chiamarlo è già sparito…
(Mitico Troisi…)
Non fa in tempo a scappare… Maledetto correttore automatico…