Mi è venuto in mente di scrivere un post su casa mia (nel senso l’ ultima, quella dove mi sono stabilito), ma ci sono molte ostative… prima di tutto nonostante sia una storia abbastanza “sui generis” temo che con tutta probabilità potrebbe non essere una cosa di grande interesse (in altre parole è molto facile che non gliene freghi un cazzo a nessuno).
Poi, andrebbe corredato da tante foto, per rendere l’idea di come sia stato possibile trasformare un vero merdaio in una casa “quasi” civile: non che non abbia le foto, ne ho a pacchi, ma recuperarle e metterle in un ordine umano è un lavorone, ci vuole tempo e pazienza.
Però diciamo che frugando fra le immagini, nel frattempo, mi escono fuori degli “spin-off” niente male… intanto comincio con quelli.
Fra le cose divertenti che mi sono capitate nel turbolento iter necessario a procurarmi un’ abitazione, c’è stato rapportarmi con l’ USCE. Dietro questa sigla si cela l’ Ufficio Speciale Condono Edilizio di Roma, che è una cosa che periodicamente mettono sotto sequestro, indagano, chiudono e riaprono. Talmente tanti sono gli impicci che fanno. In pratica è quel posto dove vai a portare tanti soldini quando vuoi “regolarizzare” una costruzione “abusiva”.
Ci sarebbe tanto da dire, a partire dall’ uso improprio del termine “abusivo”, ma mi limiterò a fornire la mia personale testimonianza di ciò che mi accadde nel lontano 2005, quando toccò a me.
Dopo aver fatto una trafila incredibile e dopo aver sganciato ciò che la Legge mi richiedeva (circa 25.000 eurini di oneri concessori ed altre cose), era circa un anno che non riuscivo ad ottenere il tanto desiderato “pezzo di carta”: la famigerata “Concessione Edilizia in Sanatoria”. Ogni volta era un rinvio, un rimando, un “oggi il responsabile non c’è”, un “oggi sciopero”, un “abbiamo i terminali bloccati”.
Alla fine, fiutato l’impiccio, mi resi conto che la mia pratica veniva sistematicamente rimessa in fondo alla pila, perchè avevo avuto l’ardire di fare tutto da me, senza l’ “assistenza” di un geometra del comune. Ottenuto al fine un appuntamento con il geometra in questione cominciammo a parlare nel suo ufficio, poi gentilmente mi disse se volevo andarmi a prendere un caffè al bar di fronte.
Più gentilmente di lui declinai l’ invito, perchè era tardi ed ormai avevo finito il tempo a mia disposizione per la pratica, ma se l’ offerta era ancora valida sarei stato felice di incontrarlo direttamente al bar in questione il venerdì successivo, ore 10:30.
Appuntamento al quale mi presentai puntuale, con due amici che si presentarono come titolari di altre domande di condono interessati all’ affare.
La cosa fu molto rapida: il geometra chiese 1.000 euro per “sbloccare” la pratica, noi gli chiedemmo di tirare fuori la “mia” concessione (che aveva pronta in borsa) promettendogli di non spezzargli tutti e quattro gli arti seduta stante e anche (forse) di non denunciarlo.
La concessione uscì come per magia.
Poi, successe purtroppo che qualcun altro pensò di denunciarlo e fu una delle volte che chiusero l’ intero ufficio. Ma non sono stato io. 😉
Una “chicca” divertente, è una foto che feci in quei giorni in quell’ ufficio… è emblematica. Serve a capire come cazzo siamo ridotti in questo paese. Notate qualcosa che stride ?