Ma si, che in fondo come dice il buon Walter: cosa ci stiamo a fare qui se non ci raccontiamo un po’ di cazzi nostri ? Se poi è vero che i blog nascono come diari, qualche memoria scritta non farà male. Posto che al solito, chi non gliene frega una mazza salta al prossimo post e via.
Nella vita di ognuno ci sono dei momenti di “svolta”, spesso dei semplici bivi, a volte un’ uscita di strada vera e propria. Ma tanto la nostra strada ce la disegniamo noi, altrimenti non sarebbe la nostra: a volte bisogna crearla perchè proprio non c’è, o perchè quella che c’è non ci piace.
Uno dei miei momenti di svolta – quello legato alle case – lo identifico con l’ anno 2004: prima di quel tempo ho vissuto in tante case (case, casette, casone, casini, stanze, pensioni, roulottes, financo villette e in un caso un villone) ma nessuna era casa mia. Qui mi piace fare la prima digressione semantico – linguistica (“annamo bene… e si cominci mò co’ le digressioni ce famo notte“): nella lingua italiana, il termine “casa” è unico e indistinto mentre ad esempio in inglese si fa la differenza fra “house” e “home“. Per gli anglofoni, una “house” è un qualsiasi posto dove sia possibile abitare mentre “home” è proprio “casa”, quella che è tua o della tua famiglia ma che comunque senti al 100% “casa tua”. Esiste infatti il detto: “Love can Make a House a Home” ad intendere che per due piccioncini innamorati follemente qualsiasi stamberga sia testimone del loro amore diventa “casa”.
Tutto questo per dire che fino al 2004 ho avuto tante “houses”, ma nessuna “home”. Anche quando stavo con i miei è stato tutto un rapido susseguirsi di traslochi in case in affitto… alcune mi è dispiaciuto lasciarle, altre non vedevo l’ora, ma mai nulla di nostro o di mio. Uscito dalla “famiglia” poi ho continuato su quella via per un bel po’, fino ad arrivare appunto al fatidico 2004. Il precedente punto di svolta (quello lavorativo) c’era già stato da un po’ e mi potevo permettere di decidere che basta. Tanto per cominciare non mi sarei più mosso da Roma, perchè mi ero davvero rotto il cazzo di fare la trottola.
Mi trovavo da qualche tempo in una casa in affitto, un attico di proprietà INPDAI (poi INPS) con vista sul Parco di Tor Marancia dove ero stato costretto ad infilarmi per motivi di opportunità. La storia è lunga e (questa sì) un po’ troppo personale, quindi ve la risparmio. Avrei dovuto comperarla, ma una sfortunata serie di eventi ha fatto si che mi ritrovassi con uno sfratto esecutivo pendente e l’ Ufficiale giudiziario che mi veniva a trovare ogni due mesi (la cosa buona è che siamo diventati amici, un bravo ragazzo). Aggiungiamo che ero un po’ esaurito e che nelle mie condizioni la vita in un condominio di 60 appartamenti era diventata insostenibile: ormai avevo almeno cinque buone ragioni per sostituire il “buongiorno” col “vaffanculo” per ogni singolo condomino, e ogni uscita o rientro a casa erano diventati eventi a rischio colluttazione.
Dovevo risolvere. Per me, per la mia Signora, per l’ incolumità dei vicini dovevo.
Un altro posto in affitto non era un’ opzione.
Un altro appartamento in condominio non era un’ opzione.
A casa di mia madre (che vive al mare a 60km da Roma) non era un’ opzione.
A casa di mio padre (che viveva al mare a 280km da Roma) non era un’ opzione.
A casa di mia suocera (che vive a Roma, si, ma è matta come un cavallo e poi sta in un condominio) non era un’ opzione.
Un acquisto “normale” con mutuo e tutto (data la mia situazione reddituale e soprattutto creditizia del tempo) non era un’ opzione.
Insomma, erano cazzi amari.
Poi però, gira che ti rigira, esce il coniglio dal cilindro (o il “deus ex machina“): vengo a sapere che c’è un tipo (all’ epoca commerciante di auto, ma anche ex poliziotto, ex guardia giurata, ex proprietario di un bar alla Magliana e altre cose che non volete sapere) che vanta qualche ragionevole diritto su un pezzo di terra di dimensioni accettabili con sopra una baracca mezza costruita mezza no. Il tipo in questione si dà il caso che avesse grandi progetti per quel posto ma si era già rotto le palle e in più aveva un discreto bisogno di soldi.
In altre parole, l’ uomo giusto al momento giusto.
Gli elementi a disposizione non erano tra i più rassicuranti: una scrittura privata risalente al 1985 fra il tipo in questione ed il proprietario di tutti gli appezzamenti di terreno di quella zona dove quest’ ultimo riconosceva il pagamento di una somma per “quel” terreno, poi una domanda di condono edilizio per la “baracca” soprastante a nome del tipo di cui era stata pagata solo la prima rata ed infine la conferma da parte di tutti i vicini e anche degli eredi del venditore (all’ epoca già defunto e sepolto da un po’) che il tipo era effettivamente il proprietario.
Chi fra voi si sarebbe sbilanciato in queste condizioni, tenuto anche conto del fatto che il luogo (nella foto già “ripulito” dalle tonnellate di monnezza varia che ci si era accumulata negli anni) si presentava così ?
…e chi, se non il fulminato che sono ? 😀
(continua)…
C’è un recinto in mezzo. E’ un villino bifamiliare?
Non capisco se l’automobile è una Fiat 124 o una Lada Zhiguli.
Lotto diviso in due (ad oggi due particelle distinte). La parte a destra è altrui, ma per fortuna non ci vive. Il baraccone di tufo è unico, ed ho rinunciato a qualche metro cubo per isolare acusticamente la parete divisoria interna. Se no ricominciavo con la sindrome da condominio.
L’ auto è (era) una Fiat 125 Special del ’69, era mia e l’avevo appoggiata lì perchè avevo esaurito i posti dove archiviare gli innumerevoli scassoni che mi accompagnavano. Oggi riposa in pace, probabilmente riciclata in oggetti metallici di uso comune. Sic transit gloria mundi,
Avrà avuto un prezzo conveniente…
Convenientissimissimo… 😉
Eh…mi pareva…
Io non di sicuro
E’ stata una cosa da matti, sbattimenti a non finire. Ma non avevo alternative. In fondo mi sono anche un po’ divertito (vedi contrasto alla corruzione con metodi non convenzionali di cui al post precedente 😉 ).
Ciao Alberto, allora non sono l’unica a scrivere anche cose personali, mi conforta. Che poi il blog è mio e ci scrivo quello che dico io o no?
Ieri era il tuo onomastico, tantissimi auguri, ti ho dedicato un post!
Beh anche io non credo lo avrei preso.
http://mypersonalblog58636618.com/2022/11/15/post-per-alberto/
Ma graaaaazie !! Sembra peraltro che Alberto Magno sia proprio il “mio” Alberto. Non abbiamo mai usato festeggiare gli onomastici in famiglia, quindi la cosa è sempre passata sottotono, l’ unico a farmi mentalmente gli auguri il 15 novembre sono io 😉
E adesso anche tu.
Sono molto contenta di aver creato un precedente! 😃😉
Io un pensierino ce l’ho avrei fatto… 😉
Quando il prezzo è basso tutto diventa interessante 🤟
Il prezzo c’era sicuro. Il problema (che affronterò nel prossimo post sul tema) era tutto nella vecchia dicotomia tra forma e sostanza, il tutto aggravato dalla improponibile burocrazia che affligge il nostro paese. Guarda per esempio il posto dove ti trovi ora ed all’ esperienza che hai fatto di recente: compra un’ auto lì e compra la stessa auto qui. Noti differenze ?
In Italia l’avrei pagata il doppio, oltre che faticato a mantenerla. Nel frattempo ho scoperto che alcune pratiche qui possono essere molto complicate, perfino se sai il danese… Magari ci faccio un post.
Ti dirò… io non sono il tipo per questo tipo di avventure.
Seguo percorsi più “lineari”, se così vogliamo dire.
Ma ammetto di provare una forte simpatia/empatia per chi come te affronta situazioni per me insostenibili.