E VABBE’…

Quindi ci siamo. Domani è sabato, quindi l’ ebreo che è in me mi terrà lontano dal lavoro e di conseguenza dal PC. Dopodomani è domenica, quindi il cattolico che è in me mi terrà lontano eccetera eccetera… in ogni caso il fancazzista che è in me (il quale si mangia a colazione sia l’ebreo, sia il cattolico, sia l ‘ateo sia tutti gli altri che sono in me) si guarderà bene dal farmi interagire su qualsivoglia piattaforma: domattina un giro veloce per rimediare da mangiare e poi grande “chiusa” fino a lunedi.

Tutto ciò premesso non faccio bilanci che è meglio, non faccio propositi che è ancora meglio, mi rimane solo da fare a tutti voi dei grandissimi auguri. E colgo l’occasione per ringraziarvi ancora tutti quanti per essere qui: fra le cose più belle per me (non è un bilancio, è un fatto) di questo 2022 c’è la vostra presenza su questo Blog.

Buon 2023, vi abbraccio uno per uno perchè tutti insieme mi si sloga una scapola. Sò grosso, ma siete tanti, nun ce la posso fà ! 😉

Wind of change

No, non vi metto la canzone degli Scorpions, tranquilli. Il 2022 per me è stato un anno di grandi cambiamenti. Molte novità che come effetto avverso hanno però ridotto di molto la mia presenza in questi lidi virtuali. Vi saluto con ciò che ho la fortuna di vedere ogni giorno al di là della  finestra. E anche se l’arcobaleno non c’è tutti i giorni, vi auguro comunque di trovare una pentola piena d’oro. O di ciò che preferite.

Le stelle

Cinquanta anni fa i continenti erano quattro, ora sono diventati sette, qualche pianeta è diventato nano, ma un marinaio sa che le stelle nel cielo, ti guidano sempre!

Le venti stelle più luminose del cielo.

Tutto sembra cambiare,

Ma non cambia mai nulla.

Bene, non so (o faccio finta)

Di sapere in che continente mi trovo.

Wuotto

BUSINESS IS BUSINESS.

(Un post a tema allegro, che in periodo festivo ci sta bene).

Ieri me ne stavo dalle parti di Viale Marconi, avevo un po’ di tempo da far passare, che stavo aspettando che si verificasse un certo evento. Mentre ero lì vedo un bel furgone girare in una traversa: la decorazione delle fiancate (su fondo nero opaco che va tanto di moda) mi incuriosisce, così giro l’angolo e lo trovo parcheggiato davanti ad un portone. Faccio al volo una foto:

Logo e marchio, almeno a Roma, sono conosciuti da tempo: “Exequia” è la compagnia “Low Cost” di una delle agenzie funebri più gettonate nel Lazio (ed ora anche in altre regioni), la Taffo S.r.l.

La Taffo (che opera nel settore da un bel pezzo) si è fatta conoscere dal grande pubblico – ampliando incredibilmente la clientela e crescendo esponenzialmente – negli ultimi anni. Il “colpo di genio” è stata una azzardatissima quanto riuscita (contro ogni previsione) campagna di marketing che puntava su una pungente e a tratti dissacrante ironia.

I loro manifesti scandivano slogan che mai avremmo pensato di vedere associate ad un simile argomento. Cose tipo:

Regalo monolocale. Seminterrato” Con sotto la foto di una bara infiocchettata.

Regalo cappotto. Di legno” sempre con la stessa bara.

Siamo arrivati a Cattolica. Finalmente un po’ di vita” !

Se la mattina ti svegli… significa che è una buona giornata“.

Tutte le feste porta via (no, non è l’Epifania)“. Con annessa bara.

Italiani, vi aspettiamo alle urne“! Con sotto una fila di urne (cinerarie).

E via così… se cercate su Google “manifesti taffo”, vi fate un’ idea.

Hanno sperimentato pure la via del “cross-advertising” tipo pubblicità progresso… ce ne sono due niente male:

Se hai bevuto, fai guidare qualcun altro. Oppure saremo noi a darti un passaggio

e

Ci sono due tipi di donne:” e sotto da un lato una bara e dall’ altro: “quelle che denunciano“.

All’ inizio ci sono state molte ma molte perplessità. Tanti si sono indignati, molti hanno protestato, in alcuni casi qualcuno ha tentato di far ritirare i manifesti anche con denunce e querele, però alla fine, ed alla luce dei fatti la strategia è risultata vincente. Sono passati dall’ essere una realtà locale, quasi artigianale, ad essere un’ azienda leader ed in continua e rapida espansione. Ovviamente, alla pubblicità in senso stretto hanno saputo affiancare una gestione intelligente, semplicemente dicendo chiaro quello che fino a quel momento rimaneva sempre detto e non detto, lasciando spesso delle zone grigie di cui (viste le circostanze) era fin troppo semplice approfittarsi.

Alla fine, il loro discorso è semplice: “quello che offriamo è un servizio. I clienti vogliono che sia fatto bene e che non riservi soprese. E visto che nessuno caga soldi, vogliono pure – se possibile – non essere rapinati” (cosa che di solito succede, dato che in quella particolare situazione non si sta tanto a pensare a chiedere sconti o a guardare il capello). Si sono muniti di una finanziaria per il credito al consumo e offrono pagamenti a rate, partendo oltretutto da prezzi veramente onesti.

In più, come accennavo prima sono riusciti anche a creare la versione “economica” (il brand “Exequia”), che magari offre il carro funebre Mercedes invece del Maserati, ma che comunque rimane estremamente dignitosa.

Ho scoperto poi che i furgoni come quello che ho visto ieri sono destinati proprio al “delivery”, alla consegna a domicilio o nel luogo necessario di tutto quello che serve: bare, corone di fiori, annessi e connessi. Una specie di “Glovo” dei cassamortari, per intenderci.

In definitiva, secondo me, hanno capito tutto.

Semplicemente trovando il coraggio di infrangere un “tabù” e parlando chiaro e sincero, hanno scoperto il modo di fare in modo che la gente li cercasse. Invece di doverla cercare loro.

Si, perchè prima era diverso, ed era molto ma molto peggio. Nel momento in cui si veniva investiti da un lutto, o si era già pronti (perchè magari si conosceva già qualcuno) oppure si diventava preda degli “sciacalli”. Si, sciacalli, perchè giravano (e girano ancora anche se molto meno) degli individui che passavano il tempo negli ospedali, intorno ai reparti di terapia intensiva che (in combutta con gente interna ai nosocomi, che gli girava le “dritte” su chi non avrebbe superato la nottata) non appena succedeva la disgrazia avvicinavano i congiunti e passavano loro i biglietti da visita cercando di “accaparrarsi” il servizio. Capitava a volte anche che litigassero fra loro, sul genere “l’ ho visto prima io, è mio”, un po’ come i tassisti abusivi fuori dagli aeroporti. Ho un ricordo personale di questa “usanza”: mi se ne presentarono addirittura due, con parole di conforto (per le quali ringraziai) e successivo bigliettino (che gli strappai in faccia, chiedendogli di allontanarsi immediatamente se non volevano essere attaccati al muro).

Ecco. Io credo che oggi, anche e soprattutto grazie a Taffo, esista un modo più semplice e chiaro per affrontare una questione del genere. E se ci si arricchiscono non ci vedo assolutamente nulla di male. Business is business.

LA VITA E’ FATTA DI SMALTITE.

Rieccomi… tutto bene dalle vostre parti ? Io mi sono fatto una “tre giorni” di isolamento totale e torno con uno dei miei pipponi riflessivi (vi mancavano, eh ?)…

Necessarie due premesse:

Premessa “A”: questa riflessione è l’evoluzione del concetto del “Sabato del Villaggio” di leopardiana memoria, che mi trovò d’accordo a suo tempo ma che qui tento di espandere e rimodulare sulla mia esperienza di vita.

Premessa “B”: definizione del termine “smaltita“. A parte il significato ovvio ed immediato, la “smaltita” nel gergo giovanile prettamente romanesco della mia generazione (in altri luoghi e tempi equivaleva ad esempio alla parola “spaghetto”) stava ad intendere quel sentimento che si prova subito dopo uno scampato pericolo, quando ormai si è al sicuro e se ne vuole raccontare ad altri. Esempio: “Ahò, prima m’ hanno parato le guardie, menomale ciavevo tutto a posto, pure er bollo pagato… hanno solo cioccato le carte e m’hanno mannato via. Cò ‘sto ciocoblocco in tasca si me frugavano me se bevevano. ‘Nà smàrtita che nun te dico” ! (Trad: “ahò, prima mi ha fermato la Polizia, per fortuna ero tutto in regola, anche il pagamento del bollo… hanno solo controllato i documenti e mi hanno lasciato andare. Con questi due etti di hashish che mi porto in tasca se mi perquisivano mi portavano dentro. Una smaltita che non hai idea“). Mi sono sempre chiesto il perchè di quella parola… forse perchè sudore e tremarella fanno “smaltire” i grassi ? O forse perchè l’ adrenalina dei momenti di tensione aiuta per esempio a “smaltire” gli effetti di una sbornia o di altre sostanze psicoattive… boh. Fatto sta che si diceva così.

Esaurite le premesse, veniamo al tema.

Rifletti che ti rifletti, sono arrivato a concludere che per me alla fine la vita è fatta di “smaltite“. In che senso ? E soprattutto che c’entra il sabato del villaggio ? Così come il Leopardi notava come l’ attesa della festa fosse migliore della festa stessa e che la parte bella della vita fosse formata dal susseguirsi di queste fauste attese (con tutte le loro aspettative, magari poi deluse ma nell’ attesa meravigliose), ho osservato che i migliori momenti della mia vita sono quelli che seguono immediatamente le “smaltite”. Praticamente se smettessi di incontrare problemi smetterei anche di risolverli e non potrei più godere di quel supremo orgasmo mentale conseguente al fatto di averli più o meno fortuitamente superati. In tema di citazioni potrebbe entrarci anche un richiamo a quegli “Esami” che “non finiscono mai” così come li intese il buon Eduardo, il senso è quello…

Quello che non so (ed è il motivo per cui come al solito condivido con voi e chiedo lumi) è se questa cosa è solo mia, oppure se in qualche modo si può considerare “universale”. La visione di questa cosa non è immediata, ne’ semplice come può sembrare: in teoria l’obiettivo dovrebbe essere quello di non avere problemi ne’ pensieri, e questo va in apparente contraddizione con questo assunto. Secondo quanto detto sopra uno i problemi se li dovrebbe andare a cercare, per godere poi della loro risoluzione. In effetti, dopo avere per anni tentato in tutti i modi di evitarli (i problemi), mi sono accorto che alla fine arrivano lo stesso. Quindi a questo punto tanto vale crearmeli, o almeno predispormi in tutti i modi ad affrontarli e “combattere” ogni volta che serve: solo così posso affermare con certezza di essere “vivo” e crogiolarmi in quel – pur breve – stato di grazia che deriva dall’ essermi rialzato ancora una volta.

Per onestà aggiungo che molte volte una sana dose di fortuna (a.k.a. “buciodeculo“) aiuta, eh ? L’ importante – sia quel che sia – è poter raccontare la “smaltita” quando è passata.

Vi ci ritrovate almeno un po’ ? C’è stata una “smaltita” che poi vi ha fatto sentire bene e che avete voglia di raccontare ? Non è un vero e proprio “sondaggione” ma quasi 😉