Se nel corso del resto dell’anno sono poco socievole, quando si avvicinano le feste natalizie, divento irreperibile. Mi indispongono le solite folle, le solite frasi, i soliti luoghi comuni, le frasi fatte, le dissertazioni buoniste, i buoni propositi e le code in autostrada e per i passi e le località turistiche. Ecco, la parola esatta per definirmi in questo mese è “indisposta”, come quando si ha un leggero malessere, come quando non si è propensi a fare nulla, perché “non si sta tanto bene”, perché l’umore non lo consente. E’ una palese scusa, l’indisposizione che veniva usata anche nelle giustificazioni scolastiche da parte delle ragazze per evitare l’ora di educazione fisica; indisposizione di solito legata al ciclo che personalmente potevo avere almeno 4 volte al mese, perché il prof era un fascista schifoso e mi faceva ribrezzo dargli soddisfazione. Provo la stessa sensazione per le feste natalizie, per almeno 4 o 5 settimane, con un malessere reiterato che mi rende indisposta; sono le feste finte, quelle socialmente invasive e invadenti. Mi vivo il mio bel Natale con poche persone che quando le vedo arrivare mi viene da sorridere, anziché da sbuffare; la stufa accesa, il fuoco che crepita, l’albero che luccica, la tavola imbandita, le pietanze calde e pronte e il presepe tradizionalissimo che fa atmosfera sul largo davanzale di legno, dietro il vetro appannato della finestra, mentre ci si beve un buon bicchiere di vino. E io aspetto che Gesù Bambino mi porti i regali, che di babbi natali che puzzano di alcool e Coca Cola ne ho piene le palle!!!