CIAO, FABIO.

Un doveroso, serio e sentito “overposting”.

Di tanto in tanto, faccio un giro fra i Blog collegati a FdP: sono tanti, perchè siamo tanti. Vedo e leggo cose belle, cose divertenti, cose su cui riflettere, spesso spunti per scrivere qualcosa qui. Poi succede a volte che le cose che leggo mi colpiscano dritto in mezzo agli occhi e mi lascino steso per un po’, come un pugno arrivato dal nulla senza preavviso.

Oggi è una di quelle volte.

Leggo, a più di due mesi dalla pubblicazione del suo post, che la nostra Loredana (OmbraDiUnSorriso), e suo marito hanno dovuto affrontare la sventura più grande che possa toccare a dei genitori: la scomparsa di un figlio. Non è leale, non è concepibile, non è spiegabile. Prima o poi c’è da aspettarsi che un figlio pianga i genitori, ma il contrario è disumano.

Ovviamente io non ti conosco, Fabio. E non conosco tuo padre. Ma per quanto mi è dato attraverso questa rete che ci collega conosco tua madre, Loredana. Non so cosa sia successo, ma so che non ci sei più, e non c’è nient’ altro da sapere per trasmettere a tutti voi, come Famiglia, questo mio pensiero di profondo dolore e di altrettanto profonda incazzatura perchè no, non doveva andare così. Non deve mai andare così. Perchè non è giusto.

Ho scelto di scrivere qui e non da te, Loredana, perchè penso che sarebbe bello se tutti gli Amici che compongono la famiglia di FugaDaPolis ti trasmettessero un piccolo abbraccio, un qualcosa che ti faccia sentire meno freddo.

LA QUALITA’ E’ MORTA. L’ ABBIAMO UCCISA NOI.

Altro pippone riflessivo, destinato già dalle prime righe a mostrare il suo carattere di tema dall’ interesse ristretto, però oggi va così e come al solito chi vuole leggere legge e chi no, no.

Personalmente non mi ritengo un maniaco della qualità in particolare (parlo della qualità degli oggetti, ovviamente, le persone fanno storia a parte). Per la maggior parte delle cose di uso comune punto più che altro alla funzionalità e alla soddisfazione dello specifico bisogno nell’ immediato.

Anche perchè, come da titolo, la qualità è morta. Inutile cercarla, se va bene se ne trova qualche fantasma qua e là, ma giusto l’ ombra.

La “massificazione” delle cose, la loro produzione intensiva in serie, se da un lato ha dato a tutti (o quasi) la possibilità di possedere ed utilizzare oggetti che prima erano appannaggio di pochi (e ciò è bene), dall’ altro ha portato ad un decadimento generale della loro qualità.

E non è nemmeno una questione di prezzo, sia chiaro. Anche la roba che oggi costa un occhio, al 90% è pura merda. Magari decorata con foglia d’ oro, ma sempre merda.

Esempi ? Ma si, esempi:

Esempio automobilistico (alto livello). Prendete una berlina Jaguar XJ prodotta negli anni ’70. Costava un accidente ed era qualità pura: acciaio vero, pelle vera, radica vera, montata praticamente a mano. Ora prendetene una costruita dal 2000 in poi: costa un accidente anche lei ma è un’ accozzaglia assemblata di robaccia che vi farà presto pentire dell’ acquisto.

Esempio automobilistico 2 (basso livello). Prendete una Fiat 500 F o L da metà anni ’60 a metà ’70. Economica, prodotta in serie, spartana quanto vogliamo, ma “di qualità”. Non per niente a distanza di 50 anni ancora camminano. Prendete ora la sua omonima attuale: costa troppo, è piena di cose inutili che si rompono e dopo un anno comincia a scricchiolare e a perdere pezzi di plastica in giro. Non credo che fra 50 anni ne vedremo molte in giro, no.

Esempio televisivo. Prendete uno dei primi televisori LCD, magari un Sony, prodotto in Giappone. Grandezza sotto i 40 pollici (perchè già era un lusso così, più grande diventava proibitivo). Aveva forse qualcosa da invidiare ad un modello attuale, magari anche grande il doppio ma assemblato in Cina con componenti malesi (o in Malesia con componenti cinesi) ? No, anzi. Un 32″ Sony di prima del 2000 mi è durato più di 15 anni, non ha mai perso un colpo e per spostarlo bisognava essere in due per quanto pesava. Un suo omologo del 2018 è tutto un rumoraccio di plastiche scadenti, scalda come un forno e perde colpi già dal secondo anno di vita.

Esempio bevereccio. Chi conosce la birra “Ichnusa” ? Io l’ ho scoperta tanti anni fa in Sardegna (si trovava solo lì, oppure a Civitavecchia – per ovvi motivi – oppure in qualche alimentari di proprietà di gente sarda). Ora, sarà suggestione, ma da quando la Heineken (già proprietaria del marchio dal 1986) ha cominciato a spingerne la produzione intensiva tirandola fuori dalla “nicchia” che occupava egregiamente, quella birra non è più la stessa.

Esempio audiofilo. C’è bisogno che mi metta a fare la differenza fra l’ ascolto di un vinile o di un CD attraverso un amplificatore valvolare anni ’80 ed un paio di casse Infinity e l’ ascolto dello stesso album in formato “elettronico” tramite un sistema digitale moderno ? No, non serve.

E allora, direte, è la solita geremiade per dire che non ci sono più le belle cose di una volta ? E’ la solita nostalgia di un quasi-vecchio brontolone che si rotola nel rimpianto di ciò che fu e che non è più ? Il solito “si stava meglio quando si stava peggio” ? Il solito “avevamo di meno ma era tutto più bello” ?

No, cioè non del tutto. In parte un po’ si (ma è fisiologico), però fondamentalmente è solo una presa d’ atto, non necessariamente lamentosa: devo essere sincero, la massificazione mi ha fatto comodo per tante cose… potermi permettere oggetti e comodità che prima erano solo per pochi eletti non è che mi abbia disturbato. Però bisogna essere consapevoli: questa cosa si paga, e si paga in termini di qualità. Non lamentiamoci quindi per la sua mancanza: è anche colpa nostra e dei nostri (forse troppi) desideri se non c’è più.

Cosa resterà dei Mondiali in Qatar…

“Cosa resterà degli anni ‘80” cantava Raf oltre 30 anni fa. Era un periodo in cui nelle fogne di Milano scorreva più cocaina che urina, ma fu anche il picco economico e sociale dell’Italia, prima della inesorabile discesa, che ci ha ridotto a un Paese sottosviluppato.

E invece cosa resterà dei Mondiali in Qatar?

Beh, di sicuro non gli stadi, visto che sono stati costruiti solo per questo evento, per di più i primi (che io sappia) dotati di aria condizionata, per poi venir di nuovo abbattuti, con sommo disprezzo di ogni forma di decenza.

Ci ricorderemo perciò di quanto vergognosa sia stata tutta la vicenda Qatar, dall’assegnazione per corruzione, passando per le centinaia (forse migliaia) di morti immolati alla costruzione di impianti e infrastrutture. Insomma, è stato lo specchio perfetto dell’immane degrado umano neoschiavista che stiamo vivendo negli ultimi anni.

Mi sono chiesto poi per chi avranno tifato i radical-chic italiani. Certo, il calcio è per loro uno sport barbaro (loro giocano a golf, si dilettano con barche a vela di decine di metri, mica come il sottoproletariato!), ma come si saranno comportati davanti al derby africano del Marocco contro la compagine delle ex colonie sub-sahariane della Francia? Da una parte “i migranti”, come li chiamano loro, dall’altra “i francesi”, popolo tanto amato dai sinistri radical-chic, come testimoniano le svariate legioni d’onore da costoro accumulate per aver ossequiosamente fatto gli interessi francesi. E poi vedere tanti figli degli schiavi importati servire i loro padroni francesi! Che gioia deve essere stata per costoro! La selezione composta principalmente di giocatori africani (più tre dal cognome spagnolo, e uno tedesco) ma che si presenta sotto l’ombrello francese, offre una grande conferma che il Piano ONU della “Replacement Migration”, con la sostituzione degli europei con africani, stia andando esattamente come previsto. I radical-chic italiani della pseudo sinistra devono essere stati euforici!

Va inoltre sottolineato che la selezione africana francofona, campione del mondo nel 2018, è giunta per la seconda volta di seguito alla finale, ma stavolta si è dovuta arrendere a una pur non eccellente Argentina. Compagine quest’ultima guidata da un Messi che per la prima volta in circa 10 anni non era neanche rientrato tra i primi 20 giocatori al mondo scelti da France Football per il “Pallone d’Oro”. La vendetta è piatto che va servito freddo, si potrebbe pensare. L’Argentina vince il mondiale anche nel nome di Maradona, venuto prematuramente a mancare una manciata di anni fa. Lui sì fu immenso giocatore, e Messi neanche gli scarpini avrebbe potuto allacciargli. Eppure fioccano gli inopportuni paralleli.

Ricorderò anche le traduzioni totalmente inventate fatte dall’inviato RAI delle risposte del brasiliano Richarlison, che ci ha fatto quasi rimpiangere Stella Bruno, che andava ai box di Formula Uno azzardando interviste in italiano a tutti i piloti. Una volta uno spagnolo le rispose in castigliano, e lei rimase esterrefatta. Ovviamente non capì nulla, come successo all’inviato in Qatar, ma almeno lei ebbe la decenza di non inventarsi di sana pianta la risposta!

Personalmente non dimenticherò questo mondiale anche per aver visto un subumano in un bar fare il verso della scimmia contro un giocatore africano che veniva inquadrato durante la finale, reo evidentemente di essere negro, e ciò mi conferma l’immenso degrado che l’Italia ha raggiunto. Poco sollievo dava il costatare che tale volgare energumeno faceva schifo già solo a guardarlo. Ma poi, perché stupirsi? Non stiamo parlando dello stesso Paese dove solo lo scorso anno sono state introdotte, col plauso dell’80% della popolazione, normative discriminatorie e segreganti che solo al razzismo nazista potevano fare riferimento? L’Italiano medio evidentemente ha nella discriminazione e nel razzismo caratteristiche culturali innate.

Mi ricorderò tutto questo, malgrado in fondo abbia visto solo pochi scampoli di questa vergognosa ostentazione di ricchezza e di potere che è stato il mondiale in Qatar.

E a voi cosa resterà di Qatar 2022?