Questo mio articolo è ispirato dal Blog di Giulia, scoperto grazie ad un “repost” della nostra Nadia, che ringrazio per la sua (in)volontaria attività di scoutismo nella Blogosfera.
Inizialmente avevo pensato di commentare il post originale, ma come ben sapete non è mia abitudine andare a rompere i coglioni in casa d’ altri e onestamente (visto il tema e vista la persona) in questo caso è più che mai opportuno non farlo.
Giulia è una sopravvissuta ad uno degli attentati terroristici di matrice islamica avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015, nello specifico quello avvenuto al Bataclan, durante un concerto rock, che passa alla storia come quello con il maggior numero di vittime.
Giulia combatte ancora oggi (e credo non smetterà mai di combattere) con i postumi di quella che ritengo un’ esperienza che nessuno mai dovrebbe essere chiamato a vivere. Quando decine di persone muoiono intorno a te in una situazione in cui tutto ti saresti aspettato tranne quello, anche se sopravvivi, una o più parti di te muoiono con loro e le parti che restano vive e coscienti ti ricordano ogni istante della tua vita quello che è successo. Non è facile, non è nemmeno giusto: è una cosa di cui non riesco nemmeno a parlare, dato che pur conoscendone teoricamente i meccanismi non posso neanche tentare di immaginare. Ho vissuto in prima persona il panico, gli spari e cose simili, ma nulla di lontanamente paragonabile all’ inferno che si è scatenato in quel posto. Inoltre, nelle mie esperienze ero sempre preparato a ciò che sarebbe accaduto, ma nel caso di Giulia stiamo parlando di una ragazza che con centinaia di altri ragazzi assisteva ad un concerto in un teatro di Parigi. Cosa poteva andare storto ? Tutto, come abbiamo visto, e anche qualcosa di più.
Se mi conoscete, sapete che non giudico. Mai. E qui non farò eccezione. Non mi sogno nemmeno di entrare nel merito dei sentimenti e della persona (anche perchè non sono un cazzo di nessuno per poter anche solo pensare di permettermi di farlo). Quello che invece voglio fare, con riferimento a due degli articoli di Giulia, è una riflessione sugli specifici temi in questi trattati. Sono cose che ha scritto, sono sue idee, non le critico ma azzardo un approccio diverso secondo quello che è il mio pensiero.
Lo faccio qui (e non da lei) per tre motivi specifici:
- Già detto, non amo rompere il cazzo in casa d’altri.
- E’ un modo per invitare anche voi a fare un salto da lei.
- E’ un modo per invitare lei a fare un salto da noi, sarebbe bello se diventasse “dei nostri” 😉
Veniamo alle riflessioni.
In uno dei due articoli in questione, Giulia (con un impegno ed una serenità encomiabili – quanto per me inspiegabili) analizza la personalità dei ragazzi che hanno scatenato quell’ incubo: giovani cittadini francesi, di religione islamica. Non arriva (non espressamente) al “perdono” come lo intendiamo noi, ma punta il dito sul loro “background”, sulla loro condizione di emarginazione e su tutto l’ amaro che hanno dovuto ingoiare in un paese che li considera “cittadini di serie c”. Giulia auspica l’ integrazione, la tolleranza, l’uguaglianza. E ciò è ammirevole, soprattutto considerato quello che ha vissuto. Sostanzialmente sono d’ accordo sul fatto che certe condizioni di vita creino dei potenziali “mostri”, pronti ad essere usati come braccio armato da ideologi senza scrupoli, che non amano sporcarsi le mani. Niente di nuovo, la “manovalanza” della mala (organizzata o meno), e soprattutto quella del terrorismo – di qualsiasi colore e/o religione – è da sempre reperita nelle fasce più disagiate ed emarginate della popolazione. Il mio punto su questo è che non me ne frega un cazzo. Per quanto tu possa essere stato bistrattato, sfruttato, abusato, hai mille e un momento per riconsiderare ciò che stai per fare: dal momento in cui ti organizzi, ti armi (o vieni armato), pianifichi e parti per la tua “missione” non sei più una “pedina”. Sei consapevole e responsabile. Prima di tirare il grilletto o togliere la sicura alla granata sei ancora in tempo per essere un uomo (o una donna) e non una merda. Passato questo confine io non ti capisco più. E’ un bene che siano morti anche loro e mi dispiace solo che qualcuno non gli abbia fatto saltare la testa prima che potessero ricaricare la seconda volta. Inoltre, stiamo parlando della Francia (non del Texas o del Sudafrica e nemmeno dell’ Italia): un paese dove il livello di integrazione con determinati gruppi etnici e religiosi è fra i più alti al mondo (e glielo devono, i francesi, visto quello che ci hanno guadagnato da certi gruppi). Cosa serve ancora ? Ti vuoi integrare ? Ti integri. Vuoi giocare a fare il dio ? Comprati una playstation e divertiti, oppure gioca al dio con te stesso e tirati un colpo in testa. Subito, però, grazie.
Il secondo degli articoli che sto considerando qui tratta invece delle armi e del loro controllo attraverso leggi e controlli stringenti. Giulia ha vissuto in Australia, un paese dove il controllo sulle armi private è simile se non più stretto di quello vigente nel Regno Unito. Dati alla mano, sembra che in Australia il divieto quasi totale di circolazione delle armi abbia coinciso con l’ azzeramento o quasi di eventi che lei (a mio avviso erroneamente) assimila a quello da lei stessa vissuto. Nel suo post, Giulia ricorda la strage di Port Arthur del 1996: fu proprio questa a spingere il governo del paese a dare quel giro di vite sulle armi private, giro di vite che molto probabilmente ha scongiurato il ripetersi di simili gesti. Forse. Perchè ho detto “erroneamente” ? (Scusami, Giulia, so che di tutto hai bisogno tranne che di qualcuno che “faccia le pulci” ai tuoi pensieri e sei ovviamente libera di mandarmi a cagare qui e subito). Perchè una cosa è uno squilibrato che per motivi noti solo a lui decide di armarsi e mettersi a sparare contro la folla (i cosiddetti “mass-shooting“, tanto di moda negli USA e anche in più piccole realtà europee), altro è un’ organizzazione terroristica paramilitare che pianifica ed esegue attentati simultanei contro la popolazione civile ed inerme di una metropoli. Con il controllo delle armi lo squilibrato magari te lo risparmi (e non è nemmeno detto), ma il terrorista organizzato – del tipo di quelli che hanno contribuito a cambiare la tua vita nel modo che meno avresti desiderato – non lo fermi. In Francia, come nella stragrande maggioranza dei paesi avanzati, le armi e gli esplosivi usati quel giorno da quei pezzi di merda non è che li trovi al Carrefour. I fucili d’ assalto automatici sono vietati. Le granate sono vietate. Ottenere una licenza di porto d’armi o anche un semplice nulla osta per l’acquisto di una normale pistola è ancora più difficile che in Italia (dove non è per niente facile, nonostante quello che piace tanto dire in giro a Report o a “Le Iene”). L’ unico modo per evitare il ricorso alle armi (e ci vorrebbero decenni) sarebbe quello di bandirle completamente, per chiunque, ritirando sistematicamente tutte quelle in circolazione. E così, le armi rimarrebbero a disposizione solo di militari, forze dell’ ordine, delinquenti e terroristi. Si, perchè chi non dovrebbe averle le troverà sempre e comunque. In Inghilterra un privato cittadino non può praticamente detenere una pistola, ma mi sembra che omicidi e rapine a mano armata se ne facciano comunque. In Giappone è anche peggio, ma pure lì si spara lo stesso.
Non ci facciamo prendere dalle ideologie, il problema non risiede nell’ arma: il problema è nel cervello. E se il pericolo consiste in uno scervellato armato, preferisco poterlo affrontare con lo stesso mezzo, coadiuvato da una mente sana, piuttosto che dover soccombere perchè qualche benpensante governativo ha deciso che io non posso avere armi con me. Soprattutto se consideriamo che magari è proprio quello stesso benpensante ad aver messo lo scervellato nelle condizioni di attaccarmi.
L’ uomo produce e usa armi da prima di aver scoperto e domato il fuoco. Ci sarà un perchè ? In un mondo perfetto non ne dovrebbe esistere nemmeno una, sono d’accordo. Non dovrebbe servirne nemmeno una. Ma questo non è mai stato e mai sarà un mondo perfetto.
Grazie per aver dato spazio a Giulia, credo che meriti di essere ben conosciuta. In realtà è stata lei a trovare me, commentando un mio post e, come saprai, io vado sempre a conoscere chi passa da casa mia poiché spesso trovo persone che hanno da dire cose più interessanti di quelle che dico io. 😉
Quello che mi sorprende (ma ancora ne devo capire il portato effettivo, devo analizzare, il che detto da me è grave perchè lo faccio davvero) è che spesso trovo commenti di persone conosciute, anche su blog raggiunti per tutt’ altra strada. Per esempio, da Giulia ci sono Coulelavie e Celia… allora qui le cose sono due: o come si dice “il mondo è piccolo”, oppure siamo un gruppo di matti che se la cantano e se la suonano 😀
Lei è anche su Facebook e vedo che lì è seguita anche da persone che conosco su WP. Probabilmente è proprio il nostro giro speciale. 😀
La seguo pure io…
Argomento, quello delle armi, complicato e al contempo semplice. Se non esistessero le armi gli uomini si ammazzerebbero a pugni e calci.
Non credo, Walter; per premere un grilletto non ci vuole niente, ma per esporsi fisicamente ci vuole coraggio; di solito chi spara per primo è un codardo o un folle… e il coraggio centra poco. L’arma fa forti i vigliacchi.
Uhm. Qui c’è un incrocio di concetti… Ci torno su. Per me ripeto il problema (come tutti i problemi) risiede nella testa, non negli strumenti da questa comandati.
Ovviamente tutto parte dalla testa; ma una testa di cazzo può scoprirsi tale solo se e quando ha gli strumenti giusti in mano per esprimersi appieno; prima, magari, era un vigliacco come tanti.
Certamente uccidere da lontano è più “comodo”. Ma l’omicidio esiste da quando esiste l’uomo, almeno così narra la leggenda. Onestamente credo sia solo questione di abitudini. Certo le stragi di massa compiute da un singolo o da pochi non si potrebbero più fare. Io mi riferisco alla violenza insita in quella percentuale di Uomini che prescinde dal mezzo.
La violenza è insita in tutti noi; fa parte della nostra “ombra”, volenti o nolenti; è ciò che nessuno di noi vuole vedere e che pochissimi conoscono, perché o non si è pronti per prenderne coscienza, o non si vuole nemmeno sapere che esiste. E’ molto scomoda, la nostra parte in ombra. A volte le circostanze della vita ci costringono a guardarla bene in faccia e allora sono cazzi! Se accade, c’è chi impazzisce, c’è chi cambia completamente visione della vita e del mondo e c’è chi riesce a migliorarsi malgrado se stesso; la terza categoria è rara, le altre due sono frequenti. IN realtà la maggior parte di noi vive in contesti dove la violenza è più virtuale che reale; pochissimi hanno a che fare in prima persona con la violenza, quella vera, quella che richiede una decisione del tipo: o io ammazzo te, o tu ammazzi me. Quando accade è scioccante e ci destabilizza, ci indigna, ci fa morire di paura. Poi ci sono quelli che passano ore a sparare e ammazzare mostri e persone con i videogiochi o a guardarsi film alla Tarantino dalla mattina alla sera e pensa che far saltare le cervella a qualcuno sia la cosa più normale del mondo e ogni tanto lo fa. E se lo fa è perché la sua ombra, la parte che insita in ognuno di noi, glielo permette. Anziché nasconderci tutti dietro al falso perbenismo e alle frasi politicamente corrette, dovremmo esercitarci a guardare in faccia la parte peggiore di noi fin da piccoli, in modo da conoscerci abbastanza da saperci gestire con equilibrio. Viviamo in un mondo dove un sacco di gente non capisce la differenza fra dare un pugno o fare una carezza a una donna, dove vien ritenuto normale maltrattare le persone deboli, anziane, i bambini. Parlare di percentuali non ha senso; è una roba che ci contraddistingue tutti, ma diventa pericolosissima se non viene mai educata e indirizzata verso sfoghi creativi, anziché distruttivi; a questo dovrebbe servire la vera scuola, la comunità intesa in senso sano. Le schegge impazziscono perché la diseducazione al sentimento e al ragionamento dilagano ovunque. Ed è voluto.
io in questo sono al 100% con Ariosto, che voleva sprofondare nell’oceano l’archibugio (arma insidiosa vigliacca e scorretta).
purtroppo le armi da fuoco da dopo i Mongoli ce le dobbiamo subire, non si potranno mai mettere al bando, visto che una tecnologia che funziona non si abbandona per nessun motivo, anche se serve ad ammazzare.
però continuo a trovarle appunto vigliacche e scorrette.
Esistono strumenti di morte dall’alba dei tempi; io insegnerei le arti marziali ai bambini per far prendere coscienza a tutti che anche una semplice sberla, se data in un certo modo, può essere un’arma letale. L’educazione al controllo e all’equilibrio personale ed emotivo sono ciò che può portare a una società sana; siamo ben lontani da tutto questo.
…credici, credici 😆 fucking humans are weird
Credo che se non esistessero le inventeremmo 😉
Come la Panda… 😁
Tempo fa ho postato la gif di un lanciamissili. Dicevo che dovrebbero essere vietati perché il grado di devastazione casuale (ovvero a casaccio) che producono è intollerabile. Il resto è un lungo discorso… Di certo sono contrario ad armi che ti ammazzano da lontano senza che neppure te ne accorgi… Ma poi gira e rigira il vero nocciolo del problema in realtà è un altro. In un mondo dove lo Stato e la giustizia non funzionano uno sarebbe tentato di dire: mi prendo la mia arma e faccio io. Solo che così si fa un favore ai trafficanti di armi, che agiscono sugli Stati appositamente affinché uno finisca per fare quel pensiero… E qui mi fermo…
A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca, dicevano i nonni.
Il blog di Giulia mi è molto caro. Praticamente è lì che ho conosciuto Celia, pensa un po’. E’ un blog dove si fanno un mucchio di riflessioni, ed è scritto pure molto bene.
Ricordo l’articolo in cui lei si chiedeva come mai quei terroristi hanno potuto compiere quel gesto. Io li capisco (ovviamente non li avallo) e le devo una risposta. Finora non gliel’ho data perché temo che facendolo potrei infastidirla. Ma credo che un giorno proverò a farle capire come ragionano quelli…
Gli attentatori del Bataclan venivano dal Belgio.
Per le feste mi sono regalato una vacanza a Bruxelles e l’impressione non 0è stata buonissima.
Nonostante il nostro B&B si trovasse in pieno centro (Bruxelles 1000) la via era abitato esclusivamente da magrebini. Salendo le anguste scale della palazzina, abbiamo notato che una delle porte di appartamento era bloccata con i sigilli della polizia. Dopo due giorni, sempre la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento di fronte al nostro, Dopo avere tentato per errore di sfondare la nostra porta (e poi raccontano le barzellette sui carabinieri….).
Abbiamo raccontato la nostra esperienza a vari amici,
Uno ci ha messo il carico, ricordando che a lui era capitato di peggio: avendo sbagliato fermata della metro si era ritrovato ad anderlecht; palazzi in fiamme e poliziotti che ci davano dentro con i manganelli.
Un’amica di mia moglie, fida (in senso canino) elettrice del PD vi ha definito “razzisti”.
Io dei belgi (a parte Poirot) non mi sono mai fidato. Mi sembrano una massa di malati mentali… 😉
Cercare di giustificare attentatori ed omicidi è una cosa che non capisco. Hanno anche loro un cervello e una coscienza. Non basta dire “colpa della società”, perché – come dici tu, ed io sono d’accordo – quando premi il grilletto lo fai tu.
Credo che molti di loro siano “pedine”, ma non credo siano inconsapevoli di quanto stanno per fare.
Stavo aggiungendo un commento talmente ingarbugliato che ho preferito lasciar perdere. Non è l’ ora adatta, vedo di snocciolarlo meglio nel pomeriggio… a volte mi arrendo a me stesso 😉
Comunque no, non vedo una ragione al mondo per giustificare certi atti e no, non penso che le armi siano il male assoluto.
Anzi, credo che la loro maggior diffusione – stando così le cose – sarebbe un bene, avendo come portato una sorta di “livellamento” del potenziale offensivo generale e conseguentemente un equilibrio (instabile, ma pur sempre un equilibrio).
Seguo Giulia da molto tempo e per molti mesi non ha scritto più. Ne avevo perso le tracce. Mi fa piacere che stia meglio. Anche se la sua tragedia se la porterà sempre dentro.
Sinceramente non credo che ne uscirà mai (e non è per “tirargliela”)… ma per cancellare definitivamente una vicenda simile bisognerebbe non essere umani.
No, davvero. È già molto che si faccia vedere in faccia ha fatto un lavoro enorme su se stessa. È incredibile, ciò che ha vissuto è terrificante. All’inizio che la seguivo non potevo credere che scrivesse del Bataclan.
Se vi va di leggere ma soprattutto se vi va di continuare il discorso (che come avrete capito è un argomento che mi interessa)…
Un po’ di presupposti (riguardo la mia opinione, naturalmente):
1) L’ arma è uno strumento di difesa. Chi la usa a scopo offensivo sta dal lato sbagliato.
2) La vita di una persona è l’ unico bene al mondo che meriti di essere difeso con ogni mezzo, anche il più estremo, quindi anche con un’ arma.
3) Non tutti hanno il “fisico” o l’ abilità necessaria a difendersi efficacemente contro una minaccia alla loro vita o alla vita di qualcun altro.
4) Generalmente chi offende, attacca, aggredisce (per rapina, follia o altri fini) si sceglie come vittima qualcuno a cui ha già “preso le misure”, e sa quindi che avrà gioco facile. Diceva bene la De Sio quando cantava “aumm’ aumm’ ‘a sigaretta ‘mmocca, sàpen’ a chi tocca, chi hanno a ‘mpapucchià”.
5) Secondo me, la miglior difesa è la fuga. Risolve un sacco di problemi. Purtroppo non sempre uno è in condizione di fuggire.
6) Le armi (ed i loro effetti) sono ampiamente sopravvalutate. Ho visto un aggressore fatto fino agli occhi di cocaina continuare ad avanzare e tirare coltellate dopo essere stato raggiunto da dieci colpi di pistola. Alla fine ha mollato e comunque è sopravvissuto.
7) Chi è “storto” nel cervello non ha bisogno di un’ arma per nuocere ad altri.
8) Almeno in Italia, se chi è preposto a controllare controllasse come si deve non ci sarebbe nemmeno bisogno di controllare. Ma questa è un’ altra storia.
Con queste premesse, io capisco perfettamente chi odia le armi, chi non vuole sentirne parlare, chi vorrebbe che sparissero dalla faccia della terra. Capisco anche chi – avendo fatto una scelta di vita sana – non ha proprio bisogno di considerare le armi. Penso qui alla nostra Elena, che le armi le ha “deposte” e che per come si è sistemata non ha alcun motivo di pensarci o ripensarci.
Capisco pure che la stragrande maggioranza delle persone non si ponga proprio il problema: viviamo in fondo in un paese civile ed abbastanza equilibrato, che bisogno c’è di accollarsi un impiccio del genere ? Giusto. E allora, che cazzo insisto a parlare di questa cosa ? Devo convincere qualcuno ? Ci guadagno qualcosa ? No. Al solito, lo faccio solo per offrire una visione diversa, per dare un’ altra angolazione: nessuno deve cambiare idea, voglio solo far pensare un po’ di più.
Nel 2007 avevo iniziato questo discorso con un blog (è ancora lì, si chiama armatieresponsabili.wordpress.com ), ho tentato, poi ho mollato. Alla fine i concetti che volevo far passare non passavano. Commenti e discussioni erano solo fra detrattori delle armi – che in alcuni casi (le rare volte che ho cancellato dei commenti) mi auguravano di beccarmi una palla in testa e maniaci delle medesime, sceriffi e “giustizieri della notte” che non portavano nulla di buono alla causa, anzi. Quindi ho lasciato perdere.
Il mio pensiero comunque è semplice: la mia vita è una ed ho già fatto abbastanza io per accorciarmela e metterla a repentaglio. Chiunque altro la metta a rischio (la mia o quella di chi è con me) deve essere messo immediatamente ed efficacemente in condizioni di non nuocere. Io faccio di tutto per evitare questo tipo di pericolo: sono calmo, tengo un profilo basso, non litigo con nessuno, non mi faccio nemici e non mi metto in situazioni a rischio. Nonostante questo, a volte i problemi ti cercano loro, e non puoi farci nulla… allora meglio essere preparati. D’ altra parte, quando salgo in macchina e mi allaccio la cintura non lo faccio perchè ho in mente di schiantarmi contro un muro, anzi. Però me la allaccio.
(continua… forse 😉 )
Non so perchè, ma sento fin quaggiù il rumore delle rotelle nella testa di Elena che girano… 😀
NO, io capisco benissimo il tuo punto di vista, perché per anni io ero molto felice di aver un’arma al fianco e sulla questione ci ho meditato a lungo. Ora ho smesso di pensarci per ovvie ragioni. Ero felice di avere un’arma perché le situazioni spesso lo richiedevano, anche perché io preferivo lavorare da sola; oggi, come hai detto bene, evito tutto ciò che ha a che fare con queste situazioni. Lo faccio perché finalmente posso permettermelo e perché ho trovato altri modi efficaci per difendermi. Poi si sa, se devi beccarti una palla o una pallottola, te la becchi lo stesso, anche se fai una passeggiata a 2000 metri e in giro ti pare di non vedere nessuno (i deficienti appostati ci sono sempre e infatti i morti legati all’attività venatoria si contano ogni anno); in questo io sono fatalista, anche se uso un abbigliamento tecnico con colori sgargianti per non essere confusa con un cervo o un cinghiale ;). Ma proprio per questo ogni tanto penso: ma se anche le armi da caccia fossero vietate, non è che ci risparmieremmo anche quei pochi morti da arma da fuoco che ogni anno contiamo sul territorio? 😉 C’è gente che gira con le balestre e ogni tanto trovi qualche povero animale ferito che si porta nella carne una di quelle frecce; i bastardi sono sempre troppo numerosi. Le balestre sono proibite, ma c’è chi le usa e le detiene comunque. Sarebbe così anche per qualsiasi altra arma qualora le proibissero. Ma le armi automatiche non si usano più, salvo qualche bracconiere e qualche deviato di mente. E il fatto che non si possano usare, secondo me salva la pellaccia a un sacco di gente. Proprio perché non c’è la maturità necessaria per dare in mano un’arma a persone che nella maggior parte dei casi, non sono n grado di gestirla, preferisco che la legge impedisca a questa maggioranza di detenerne una. Io vengo da una zona di montagna dove la legge fino a qualche decennio fa non metteva mai piede, perché le questioni si dirimevano a livello di comunità; a volte ci scappava qualche morto, è vero, ma era raro e il più delle volte si risolveva tutto con qualche osso rotto. Non oso pensare però, che cosa sarebbe potuto accadere se tutti quelli che hanno risolto con qualche sberla e qualche pugno avessero avuto un’arma per le mani… o avessero avuto l’abitudine di usarla per dirimere questioni personali. Le faide avrebbero fatto stragi, che è poi quel che accade in certi paesi del sud. Ora si sono civilizzati, dicono, perché chiamano le forze dell’ordine e hanno imparato a rivolgersi agli avvocati, ma secondo me vivevano più sereni e stavano molto meglio prima. E le armi le usavano solo per cacciare, salvo rare eccezioni per lo più legate a questioni passionali.
Ciao 🙂 Ti ringrazio molto per la delicatezza con cui mi hai menzionata e chiamata al dialogo, la stessa anche di chi ha commentato prima di me. 🙏 Come dici bene, per me anche oggi è difficile vivere dopo una cosa del genere; lo è anche prendere parte a questi discorsi, ma qui ci tenevo perché il tuo post trasuda umanità. Purtroppo la mia visione dell’homo sapiens è molto negativa sull’argomento in questione (e lo era anche prima del 2015): come qualcuno ha scritto prima di me, la maggioranza delle persone non sono né sarebbero in grado di gestire un’arma con sé. Trovo del tutto legittimo il pensiero che serva potersi difendere appropriatamente (dal pazzo squilibrato, dal malato psichico o dal malvagio, perché dal terrorista suicida certo non ci si difende), per chi lo sa fare; ma penso anche che se dessimo certi oggetti in mano a più persone, i giornali sarebbero imbrattati di cronaca nera più di quanto già non siano, e sarebbe un mondo in cui vorrei vivere ancora meno – che già questo mi fa un po’ schifo. Ti ringrazio ancora per come mi hai interpellata e scusa se magari non interverrò più, in tal caso sarà solo perché non in tutti i momenti ho l’energia mentale-emotiva per riuscire a esprimermi sul tema. Buon anno e buon tutto 🙂
Giulia, scusami se riprendo solo oggi… grazie a te per esserti affacciata, sono contento che tu abbia gradito il post (non ero certo perchè come avrai notato spesso uso un linguaggio “diretto” che non a tutti piace).
Colgo l’occasione per estendere anche a te l’invito che “tocca” a tutti gli sventurati che capitano su FugaDaPolis. Come dico sempre, è solo un invito e non comporta nessun obbligo (nemmeno quello di accettarlo): semplicemente – e solo se lo vuoi – è l’ abilitazione del tuo account WordPress a pubblicare come Autore anche qui. C’è chi lo usa per ripubblicare alcuni suoi articoli, chi per scrivere di cose che non c’entrano un cazzo col tema del suo Blog (così non lo “snatura”), chi per cazzarare e basta… insomma massima libertà e anarchia totale. Non c’è pensiero unico, non c’è linea politica, non c’è censura. Se vuoi, FugaDaPolis è anche casa tua.