No, non parlo del mare e nemmeno in senso stretto dell’ elemento – alimento composto da idrogeno ed ossigeno (più varie ed eventuali) con tutte le sue caratteristiche fisiche e chimiche…
A darmi lo spunto per questo ennesimo pippone è l’ articolo odierno del nostro Andrea, che come sempre non sbaglia un colpo. (N.d.A.: Non è più l’ articolo odierno perchè questo doveva uscire ieri quindi è l’articolo di ieri di Andrea. Dice: “ma non facevi prima a correggere” ? Si, ma mi piace di più così).
Il mio pensiero, in estrema sintesi, è che al giorno d’oggi ci laviamo troppo.
Lascio perdere tutte le aberrazioni e le paranoie dell’ ultimo periodo, portate dalle fisse “pandemiche”: farsi il bagno nell’ amuchina è – e spero rimanga – un’ esagerazione temporanea… chi si è lasciato prendere da queste manie si accorgerà presto da se’ dell’ errore. Il mio è un discorso che parte da lontano, di carattere generale.
Come al solito, non sono qui per affermare di avere la verità in mano e non pretendo di essere l’ unico ad aver “capito tutto”: mi limito a dire come la vedo e perchè la vedo così. Il mio rapporto con l’igiene – come sempre pragmatico e distaccato – è molto semplice. A parte i periodi dal clima medio-molto caldo (nei quali può capitare una veloce doccia anche più volte al giorno, a seconda del tipo di attività svolta e per ovvii motivi), un bagno completo, con annessa lavata di capo (perchè secondo me un bagno o una doccia non sono tali se non ti lavi pure i capelli) me lo faccio una volta a settimana. Calmo, tranquillo, rilassato, tutto il tempo che ci vuole e anche di più. Se riempo la vasca sono capace di rimanerci finchè non si raffredda l’ acqua, approfittando per varie incombenze fra cui taglio unghie, “scrub” vari con pietra pomice ed altre amenità: quando uno si “ammorbidisce” viene tutto più facile 😉 . Per il resto, su base giornaliera e alla bisogna tocca solo a mani, piedi e parti intime. I quattro denti in croce che mi sono rimasti (e no, gli altri non li ho persi per scarsa igiene orale, anzi) vengono accuratamente spazzolati dopo ogni pasto. In aggiunta, evito accuratamente ogni tipo di “aroma artificiale”: una roba a base di sali di allume neutralizza ogni eventuale eccesso ascellare e non uso profumi, lozioni, dopobarba (tanto non me la faccio, la barba) e simili.
Questa semplice “routine”, unita all’ opportuno cambio giornaliero di biancheria (perchè alla fine è quasi più importante quello) mi consente di vivere tranquillamente anche vicino ad altri esseri umani senza essere “scansato” e allo stesso tempo di risparmiare parecchio su tutta l’ inutile pletora di prodotti specializzati che normalmente affollano le nostre stanze da bagno. Nondimeno, sono convinto che la mia pelle, i miei capelli ed – non ultimo – il mio sistema immunitario mi siano molto grati per questo (e ne ho le prove).
A ciò si aggiungono poi ancor più personali motivazioni “ideologiche”: sempre fermo restando il solito fatto che ognuno è libero di credere e/o fare quello che gli pare, penso che gli attuali livelli di “costrizione” all’ igiene da un punto di vista sociale siano frutto di una enorme e lunghissima campagna di marketing che, sfruttando le nostre insicurezze, ci spinge da secoli a credere che certe abitudini (e di conseguenza certi prodotti) siano imprescindibili. Ci mettiamo addosso roba chimica (che spesso viene spacciata per “naturale”, ma sempre chimica e probabilmente anche dannosa) in quantità industriali quando ne basterebbe un decimo per essere “puliti”… per non parlare di quella che aggiungiamo poi per essere anche “profumati” (perchè puliti non basta) oppure della merda di cui si abusa ultimamente con l’ illusione di essere puliti, profumati e (rullo di tamburi….) igienizzati ! Non so voi, ma io mi sento abbastanza preso per il culo. Come se non lo fossimo già abbastanza in altri campi, poi. Prendiamo ad esempio lo “shampoo”: da sempre ci hanno insegnato a fare la “doppia passata”. Adesso, a meno che non abbiamo un chilo di merda nei capelli (e anche in quel caso basterebbe insistere prima con l’ acqua calda), qualcuno mi spiega a che cazzo serve ? Io lo so: a far finire prima lo shampoo, così lo dobbiamo ricomprare. Procter & Gamble ringrazia.
Infine una nota ancor più personale e per questo forse ancor meno condivisibile ma tant’è, mi piace giocare a carte scoperte, ormai lo sapete. L’ animaletto che è in me, quello che in tante situazioni mi salva da sempre il culo, usa molto l’ olfatto (secondo per importanza solo alla vista): io le persone prima le guardo, poi le annuso (con discrezione, ovviamente… se potessi farei come i cani ma non è indicato 😉 ). E’ una cosa che va allenata, ma se uno la sviluppa abbastanza è stupefacente come l’ odore di una persona possa svelare molte ma molte cose interessanti. Credo valga per tutti, ma non tutti se ne accorgono: se qualcuno vi attrae oppure vi sta sul cazzo come si dice, “a pelle”, ancor prima di parlare, è probabile che sia per l’ odore che ha, o per quello che non ha. In questo senso per esempio, chi tende a coprire il proprio odore con qualcosa di artificiale secondo me ha qualcosa da nascondere… e già parto prevenuto. Il predatore, prima di andare a caccia, tende a rotolarsi nella merda (in genere quella della sua stessa preda) per confondere l’olfatto: il trucco è vecchio e conosciuto. (Se a questo punto ve lo state chiedendo, si. Tutto questo articolo è “anche” una metafora, ma non solo).
In sintesi, credo che l’ igiene sia importante ed opportuna (questo si), però sono convinto che i livelli a cui siamo oggi siano un’ altra delle cose da mettere nel calderone dei “bisogni indotti“. E che forse potremmo fare a meno di molte cose senza per questo perderci in salute, anzi.
Anche dal punto di vista sessuale, non ritengo assolutamente una buona idea esagerare con le abluzioni: a nessuno (uomo o donna) piace certo fare roba con qualcuno che sembra uscito da un cassonetto della monnezza, però esagerare al contrario secondo me fa peggio. Se io mi trovassi in intimità con una donna che non solo si è scorticata per mezz’ ora sotto l’acqua bollente ma in più ha pensato di immergersi in una nube tossica di bagnoschiuma al patchouli (o come cazzo si chiama quella roba), deodoranti vari e detergenti intimi ai fiori di souncazzocosa e aggiungendo per buona misura una spruzzata di profumo qualsiasi beh, mi sentirei parecchio a disagio non potendo sapere di “cosa sa” effettivamente. E’ una di quelle cose che mi “smontano”. Credo che nessun odore corporale vada rimosso (o peggio coperto), perchè se esiste c’è un motivo. Unica eccezione è se è causato da una patologia (ed è facile da capire… scendo nel dettaglio ? No, va, non c’è bisogno): in quel caso, la cosa migliore è soprassedere, guardarsi magari un bel film e cercare di risolvere il problema alla radice.
Mi hai fatto venire in mente la storiella che si racconta su Napoleone, che pare mandasse un messaggio a Giuseppina, quando stava per tornare dalle battaglie in trasferta, affinché non si facesse il bagno. Evidentemente trovava eccitante il suo odore “nature”. Anche io non amo molto i profumi artificiali, soprattutto se se ne abusa. Arrivano a darmi la nausea, pure quelli che mi piacciono.
Quello di Napoleone (se vero) era un problema. Dato che allora già non è che ci si lavasse tanto 😉 Nel caso, mi sa che più che l’odore “nature” gli piaceva proprio il merluzzo… 😀
Il profumo come tutte le cose va dosato: al banco degli alimentari del mercato dove faccio la spesa c’è uno dei commessi che ha il brutto vizio di esagerare: alla terza volta che a casa aprivo il sacchetto del pane e sapeva di dopobarba gliel’ ho dovuto far notare. Non ha smesso di intossicarsi, ma almeno prima di darmi la roba si mette i guantini 😉
Però una cosa mi è nuova: la doppia passata quando ci si fa lo shampoo 🤔
E’ perchè sei piccola… 🙂
Meno male, si vede che è andata in disuso.
Una volta era bagna – metti shampoo – massaggia – risciacqua – rimetti shampoo – rimassaggia – risciacqua. Due palle…
Ah ecco 🤭
Ma che manicomio ahah
Concordo la patata deve sapere di patata….
Hai colto subito il punto! 😀
La gente oggi non ha più odore; per me puzza di cosmetici misti a sudore sporco. E dico sporco perché dalla pelle trasuda spesso quello che mangiano. E non lo sanno, perché a forza di vivere di chimica, immersi nella chimica, mangiando chimica e spalmandosi chimica dalla mattina alla sera, hanno perso l’olfatto. IN generale, dico. Poi è vero tutto quello che dici sulla predazione, Alberto. IO però ho preso l’abitudine di lavarmi ogni sera prima di andare a dormire; lo faccio per una questione che non sto qui a raccontare, ma ha a che fare con la sfera spirituale e anche perché mi serve a centrarmi e a levarmi di dosso un mucchio di roba che mi si appiccica durante il giorno, soprattutto se incontro gente. Se vado per boschi da sola potrei anche evitare, ma siccome se vado per boschi sudo, allora mi lavo per quello. NON mi lavo i capelli tutti i giorni, ma ogni quattro giorni. Quando c’è la luna nera faccio un bagno con sali e seguo un rituale specifico; non sto qui ad annoiarvi con i come e i perché. Chi sa, sa anche perché lo faccio. E ogni tanto faccio dei digiuni e mi ripulisco anche “dentro”, letteralmente e fisicamente. Se la gente ogni tanto si facesse un enteroclisma, molte malattie autoimmuni sarebbero debellate da tempo. Per me fa parte della pulizia fisica e chi si schifa a sentir parlare di ste cose, si schiferebbe molto di più se vedesse cosa può uscire dal proprio colon anche dopo qualche giorno di digiuno; molti hanno l’intestino incrostato di porcheria vecchia decenni e da parassiti che gli succhiano forza e vitalità… e poi si stupisce se si ammala tre volte al mese. Il digiuno l’ho imparato dalle bestie selvatiche, predatori in primis. UN predatore mangia solo se ha fame e a volte io non ho fame e allora non mangio. MI succede quando non sto bene e il mio corpo deve rimettersi in equilibrio. Io ascolto e agisco. Non uso cosmetici, mi faccio il sapone da sola, con le erbe. Quelle dei boschi e dell’orto ora che posso coltivarle. Alla lavanda, o all’abete per lo più, ma da quest’anno anche con la calendula. Prima di coltivarle le prendevo in erboristeria. Il sapone lo faccio una volta ogni sei mesi. Per i capelli uso il sapone e l’aceto e in estate l’acqua di radici d’ortica e funziona benissimo. Io sono matta, mi dice qualcuno; sarà, ma fino ad ora la mia pazzia mi ha tenuta in vita e non sembro nemmeno tanto vecchia come lo sembrano i miei coetanei. Può essere genetico, o forse è dovuto alla mia pazzia, non so. Quando vivevo in baita, da piccola, mi lavavo con l’acqua gelida nella vasca dove scorreva acqua di sorgente, all’aperto. MI lavavo a pezzi, come fa Alberto, anche perché l’acqua era a 8 gradi e buttarcisi dentro era una cosa che non prendevo in considerazione; tuttavia mi è rimasta l’abitudine di farmi una doccia fredda quando ho finito di lavarmi. Alla fine della doccia quotidiana, mi metto sotto l’acqua fredda per cinque minuti. Aiuta a riattivare la circolazione capillare e a temprare il corpo. Quelle cose che la gente fa solo quando va nei centri termali, io lo faccio ogni giorno. Il top sarebbe farlo al mattino, ma io mi lavo la sera. L’effetto che si ha dopo è un senso di benessere e calore che consiglierei a chiunque ha le palle per provare. Al mattino mi lavo la faccia per svegliarmi e poi parto. E non mi interessa se la gente mi annusa e io gli sto sulle palle; mi interessa di più se li annuso io e sento che non ci si può fidare. IO mi fido poco di chiunque, a pelle; sarà che tutti hanno un odore che non è più umano.Come ho detto a Coulelavie in un suo post, oggi le femmine non sentono più l’odore dei maschi e i maschi non sentono più l’odore delle femmine, perché sono tutti inquinati. E il calo delle nascite è partito prima dei sieri pandemici. I problemi di fertilità anche. I motivi sono legati allo stile di vita inumano e anche al fatto che l’essere umano ha perso il senso dell’olfatto. Lavarsi o non lavarsi non serve a molto, se si è sporchi dentro. Ci sono poi persone che puzzano di cattiveria; se non mi fido delle altre, figuriamoci se mi fido di queste.
La tua è una visione complementare alla mia: più “centrata” sulle tue esigenze personali ma assolutamente in accordo.
Un’ altra cosa che appoggio è l’ opportunità di lavarsi alla sera.
Non ho mai capito quelli che si fanno la doccia al mattino (e solo al mattino)… io la mattina l’ acqua meno la vedo meglio sto. Preferisco mettermi a letto pulito… A parte che la mattina vado proprio col pilota automatico, nel senso che devo aver preparato tutto, anche i vestiti nell’ ordine in cui me li infilo, già dalla sera prima: se no rischio di uscire con le mutande in testa 😀 Al mattino per come sto è grasso che cola se riesco a non bruciare il caffè e non uscire col cane addosso al posto della giacca…
Riconosco la condizione mattutina; mi ricordo che quando abitavo in città, io riuscivo a tamponare una colonna di macchine ferme da mezz’ora a causa di un tamponamento; arrivavo io e mi accodavo senza rendermi conto che quello davanti a me era fermo. BUM. E così il tamponamento si allungava. Non avevo riflessi, non avevo cognizione del tempo, dello spazio e di quanto mi accadeva attorno. Completamente rincoglionita; mi consolavo notando che io ero più o meno come tanti, perché poi arrivavano altri che mi tamponavano a mia volta. 38 mezzi coinvolti in tangenziale, ma con la differenza che io non riuscivo a gestirne gli effetti nefasti in termini emotivi. Ogni tanto, dove mi trovavo mi trovavo, spegnevo l’interruttore e cadevo a terra come una pera cotta; sincope da stress, mi dissero. MI dissero che dovevo stare attenta, perché se cadevo sbattendo la testa potevo farmi molto male; nessuno mi disse che se mi fosse successo mentre stavo guidando, potevo fare un casino. Comincia a lasciare la macchina ferma, di mia sponte. MI passò tutto quando me ne andai dalla città e dal calderone lavorativo centrale. Mai più avuto problemi. I riflessi sono tornati vigili e i sensi hanno ripreso a funzionare perfettamente. Penso però che se sono sopravvissuta a quel periodo è perché esistono i miracoli e io sono una miracolata. Ma il mattino, beh… il mattino per me era davvero come vivere in una giungla ed essere nel contempo affetta da un handicap che mi rendeva impossibile la sopravvivenza. Stavo letteralmente morendo. Ricordo che mi alzavo prestissimo; mi ci volevano due ore per rendermi conto che ero viva e quasi sveglia. Pazzesco!! Adesso mi sveglio alle 4 e alle 4.30 sono a 20 minuti di camminata da casa a far correre il cane. La città per me è devastante.
Quanto alla pulizia “interna” soprassiedo, ma non perchè non ne comprenda l’ utilità: solo per un personale senso di fastidio per la pratica. Cerco semmai di limitare al massimo la tossicità di quello che ingerisco: con la roba che gira oggi è difficile ma con un po’ di accortezza si ottengono buoni risultati.
Sì, è la presa di posizione più comune, ma non da molti anni; un tempo tutti facevano l’enteroclisma e le nonne lo sanno. Ma tant’è, ognuno fa del suo corpo ciò che meglio crede ed è giusto così. Che poi, una volta che ci prendi la mano, visti i benefici, non è per niente fastidioso. Diventa una roba come lavarsi i piedi, tutto qui, ma con la differenza che il lavaggio interno ti salva dal cancro, mentre il lavaggio dei piedi ti salva solo dalla puzza. .
La pelle è un organo con la sua flora batterica. Questa si nutre delle scorie rilasciate dai pori. I batteri mangiano, digeriscono ed emettono gas. Da qui la cd. puzza.
Basta ed avanza lavare ogni giorno mani, piedi, parti basse, ascelle e faccia/collo. Possibilmente con la buona vecchia saponetta marsiglia. A chi non piace l’odore delle lavandaie?
Se si suda in quantità industriale, fare una doccia senza insaponarsi del tutto, ma solo con acqua calda.
Da anni integro il lavaggio delle parti munite di peli (quelle a più alta concentrazione batterica) con un po’ di succo di limone o aceto di mele, che neutralizzano l’odore e tengono sotto controllo la popolazione batterica.
L’unico problema sono i capelli, che -se unti- possono provocare disagi sociali, per chi deve incontrare decine di persone al giorno. Meglio tagliarli che lavarli.
Io da anni mi faccio una doccia completa un giorno sì e un giorno no. Se aspetto anche solo un giorno in più i capelli diventano unti, cominciano a puzzare come un ratto e diventa anche impossibile pettinarli. Anche la pelle mi si screpola da morire se sto senza lavarla per più di un giorno (il che è paradossale: di norma la pelle dovrebbe screpolarsi a forza di venire lavata a tutto spiano, invece a me succede se la lavo troppo poco). Tutto questo per dirti che nel mio caso quello delle docce frequenti non è un bisogno indotto. Comunque conosco più di una persona che si lava una volta alla settimana, quindi può darsi che per molti il tuo ragionamento valga.
SE hai la pelle che si screpola se non ti lavi, può darsi che tu sia disidratato e no lo sai; prova a bere di più, semplice acqua naturale, senza aggiungerci niente. Le bevande zuccherate aiutano a disidratare l’organismo, anziché idratarlo. Anche bere molto caffè disidrata. E comunque lavarsi ogni due giorni è una roba sana, secondo me. I capelli si ungono moltissimo anche perché lavandoli spesso stimoli la produzione di sebo. E’ un po’ come se tu avessi sulla tua cute un sensore che dice: “Ok, hanno tolto tutto il sebo che protegge la pelle ed i capelli con questa doccia, adesso produciamone il doppio e ripristiniamolo; più ti lavi e più incentivi la produzione. SE provi a lavarti i capelli ogni quattro giorni, un po’ alla volta rimarranno puliti più a lungo. Oppure fai come hai sempre fatto e se stai bene tu, va bene lo stesso. 😀
Grazie mille per questi consigli così dettagliati e ben spiegati! Ricambio consigliandoti questo indimenticabile film: https://wwayne.wordpress.com/2020/06/07/una-brava-persona/
Grazie, WWayne
Ah, ecco a cosa serve quel tubo in bagno da cui esce dell’acqua… Me lo segno, chissamai senta il bisogno di lavarmi… 😎
…arrivato ci sei ! 😀
Ora: l’igiene è ovviamente fondamentale.
Ma un discorso è l’igiene, un altro l’eccesso di pulizia.
Mi spiego meglio.
Ho amici medici: si parlava del fatto che, statistiche alla mano, i casi di “allergie” (di ogni tipo) e di “Intolleranze” (di ogni tipo) siano in rapidissimo aumento nei paesi “occidentali”.
Come mai?
Semplice: non ci facciamo più i cosiddetti “anticorpi”. Noi bambini giocavamo per terra, tra la polvere, sulla terra e sull’erba, mangiavamo frutti appena colti e nessuno si preoccupava. Ed eravamo sani come pesci.
Oggi i bambini crescono in un mondo immunizzato, totalmente igienizzato, in una “bolla di igiene” che non permette loro di entrare in contatto con agenti esterni – tutto sommato innocui – che arricchiscono il patrimonio di anticorpi.
E le allergie aumentano.
Giusto, ma non confondiamo la pulizia e l’igiene personale con la mania di disinfettare e sterilizzare tutto; i bambini possono serenamente giocare con la terra e gli fa pure bene, ma poi un bagno e il lavarsi le mani prima di mangiare non glielo leva nessuno. E infine posso di nuovo tornare a giocare fra le foglie secche. E’ il condurre una vita sterilizzata, tipica delle zone urbane, dove vedo girare bambini tristi, ovviamente legati con le cinture ai loro passeggini, immersi nello smog, ad altezza di tubi di scappamento, tra l’altro, continuamente ripuliti con salviettine antibatteriche e anti tutto, e non parliamo delle mascherine tanto in voga adesso… insomma, lavarsi è una cosa e sterilizzare tutto e tutti è n’altra storia. La fobia dei batteri è stata divulgata ad arte e lo sappiamo; è la principale fonte di allergie e malattie immunitarie. Ma è soprattutto l’ingerire cibi industriali e troppo raffinati, ora anche contenenti farine di insetti che è già stato dimostrato che sono cancerogeni, per non parlare dei trattamenti con conservanti e coloranti, che ci espone alle allergie; non ultimi aggiungiamoci pure gli effetti nefasti dei farmaci di cui la gente abusa e usa come se fossero caramelle ad ogni minimo sintomo di malessere. Prima di ingoiare pillole, andrebbero letti i bugiardini, che si chiamano così proprio perché nessuno li legga, ma sui quali c’è scritto chiaramente che si sta assumendo una dose di veleno. Se si cercano i motivi per i quali la gente è allergica a tutto, beh, sono questi e non lo dico io, lo dicono studi attendibili pubblicati mille volte su riviste scientifiche che nessuno legge, nemmeno gli addetti ai lavori.
“cibi industriali e troppo raffinati”
hai perfettamente ragione.
volevo citarli, ma non l’ho fatto perché non avrei trovato parole adatte, non essendo esperto. Ma credo proprio tu abbia ragione.
Mi sono permessa perché ho debellato una celiachia dopo anni di sofferenze; e se parlo, parlo con cognizione di causa. Idem per i farmaci; come tanti ho visto morire persone care a suon di chemioterapici e preparati micidiali che hanno avuto l’unico effetto di abbreviare delle vite rese impossibili da una malattia già di per se devastante. E quando ho visto guarire altre persone care usando metodi del tutto opposti e del tutto privi di controindicazioni, mi si è aperto un mondo. I metodi e la non etica della medicina convenzionale sono criminali, a mio modo di vedere; perché le alternative esistono e sono efficaci, ma non si dice e non si vuole dirlo perché sono il più delle volte del tutto gratuite e non fanno intascare niente a nessuno, se non la salute ai diretti interessati. Se le masse sapessero cosa realmente sta succedendo, lincerebbero i diretti interessati; questo è certo. Purtroppo quando si è spossati dai lutti in casa, non si hanno più le forze per andare a cercarli questi criminali. Si preferisce subire e dimenticare.
A mio avviso bisogna partire con l’idea che la “Medicina”, in senso ampio NON è una scienza esatta.
Pertanto non sempre una cura efficace, e se lo è non è detto che lo sia sempre (per tutti, e pera casi analoghi).
Detto questo, io credo sia corretto comunque seguire prassi consolidate, per evitare che la gente possa seguire ciarlatani o persone bugiarde, che spacciano verità non vere. La gente crede a tutto, vedi il fenomeno “Wanna Marchi”. Per cui avere dei comitati scientifici e delle linee guida da seguire lo trovo utile.
Poi, mi ripeto, la medicina non è una scienza esatta.
Vedi, il punto è esattamente questo: “la gente crede a tutti”. E invece la gente dovrebbe informarsi in prima persona e liberamente; lo fanno, dirai, con i bugiardini. E qui mi scappa una risata. I bugiardini, scritti in letterine minuscole minuscole, non li legge nessuno. E se anche glieli leggi tu, spiegandogli cosa c’è scritto, l’abitudine a prendere la pillola che risolve il sintomo in poche ore, prevale sul buon senso e sulla prudenza, sempre. Anche perché poi ci sono le rassicurazioni dei medici, che prescrivono quei farmaci. E se non lo sanno loro, i camici bianchi, che quella roba ti fa bene e non ha controindicazioni, chi lo deve sapere? Tu, magari? Ma tu ti fidi del medico, no? E poi la gente crede anche alle pubblicità, perché se un farmaco viene pubblicizzato in televisione, sarà sicuro, no? Qualcuno ha fatto i controlli del caso, certamente. Ti ricordo però che un tempo si pubblicizzava il ddt come prodotto sicuro per la disinfestazione contro i pidocchi di case, abiti e bambini; e le sigarette? Pure quelle venivano pubblicizzate in televisione, pur sapendo che erano prodotti nocivi e letali. E poi c’è sto fatto che un camice bianco è e rappresenta un’autorità affidabile, giusto? Esattamente come dovrebbe essere per una divisa di un carabiniere, o di un poliziotto. La gente crede al medico, esattamente come crede al prete e come crede a Vanna Marchi. Ma “credere a tutto” non è mai una buona idea, a prescindere da “chi” ti racconta la storia. Oggi, la Vanna Marchi che si cita sempre come esempio pessimo, lo sai chi è?! Sono le multinazionali del farmaco, che proprio sul principio “tanto la gente crede a tutto” si fa garante di cure che anche scientificamente sono dimostrate dannose, a volte letali. Ma nelle pubblicità non vengono certo citati gli studi scientifici. E allora, anziché delegare sempre a terzi la responsabilità di controllare, che siano camici bianchi o personaggi politici o in divisa, io direi che “la gente”, che poi siamo noi, è ora che cominci a smettere di “credere” e delegare e si informi in prima persona. Perché solo se “sai” ti puoi difendere; ma se continui a “credere” sei in balia di chi ti racconta la storia. L’alibi che si usa sempre è: “eh, ma noi mica siamo medici, mica sappiamo quello che uno studia in cinque anni di medicina o di biologia o di farmacologia! O in anni di dottorato!” E allora, seguendo questo alibi, non solo si segue con venerazione quello che dice chi ha studiato cinque anni di medicina, ma non ci si sogna nemmeno che quello stesso personaggio magari fa affari con la Vanna Marchi multinazionale di turno, perché molto meglio pagato da questa per vendere merce al paziente, che dalla parcella che gli arriva dal paziente stesso per curargli le malattie (vedi Stato). Chi è sano non rende bene quanto uno che è cronicamente malato. Tu mi dici che il controllo va fatto da organi scientifici accreditati; il punto focale sta nel “ma accreditati da chi?!”Accreditati da chi ha interesse a vendere farmaci, o da chi ha l’interesse di preservare la salute della popolazione? TU mi dirai: “Ma la seconda opzione, è ovvio!” Bene, allora ti invito, ad andare a vedere quali sono gli organi che controllano i farmaci che vengono venduti nelle farmacie e che si usano per le terapie chemioterapiche; ti invito soprattutto ad andare a indagare chi c’è dietro a quegli organi e se davvero sono al di sopra delle parti, o se sono collusi con chi produce tutti quei prodotti di chimica farmaceutica. Per fare questo basta sbattersi un po’ in rete e andare a cercarsi gli articoli e le indagini fatte su siti liberi e sulle riviste dedicate, magari traducendoli, perché in italiano non trovi nulla. Quando hai fatto questo mi dici poi se “gli organi accreditati” che hanno l’onere di verificare la “scientificità” e l’efficacia dei prodotti farmacologici oggi in commercio, sono affidabili o meno. Perché se chi paga questi organi sono gli stessi che producono i farmaci, mi darai atto che c’è un lieve conflitto di interessi, no? E allora, chi è peggio, la Vannona Marchi nazionale, il medico che funge da promotore dei prodotti farmacologici con tanto di ricetta medica, gli organi preposti al controllo? C’è da scegliere. Ma per poter scegliere con cognizione di causa, prima occorre capire, indagare e conoscere. E questa parte non si può delegare. L’alternativa è continuare a fidarsi e affidare la propria vita e la propria salute a gente senza scrupoli. SE poi mi dici che il tuo discorso verteva su santoni improvvisati, maghi smaliziati e finti, sciamani e guru new age che si improvvisano guaritori con tanto di certificato di miracolizzazione, allora io ti dico che più soldi hai e più grosso è il business che puoi mettere in piedi per fregare la gente. E oggi occorredifendersi dai maghi e dagli stregoni fasulli, tanto quanto da chi si presenta con la cravatta e il camice bianco, perché non puoi sapere chi delle due categorie ti sta fottendo di più e meglio.
Non saprei.
L’individualismo medico non credo sia la soluzione.
Se ognuno facesse – o potesse fare – quanto meglio crede, dove andremmo?
Riguardo la chemio. Abbiamo avuto esperienze drammatiche in famiglia, so di cosa parli, Abbiamo fatto anche cure sperimentali. Bisogna fidarsi.
Non lo so dove andremmo, ma so dove stiamo andando facendo sempre e soltanto quello che ci dicono di fare i così detti “esperti della nuova scienza”. E se ben guardi, non è che la direzione sia delle più salvifiche; per rendersi conto che va corretto qualcosa, occorre innanzitutto rendersi conto che stiamo letteralmente andando al macello. Prima di esserci arrivati tutti, possibilmente. E’ strano, ma le persone si rendono conto di essere state prese per i fondelli solo e sempre quando è troppo tardi. Per quanto mi riguarda, mi baso sulla mia esperienza personale e mi fido di quella; io mi sono salvata proprio perché ad un certo punto ho cominciato ad ascoltare il mio corpo ed i miei pensieri in merito a come mi sentivo; e ho agito di conseguenza, studiando e facendo quello che sentivo che mi faceva stare meglio. Fine. E non prendo farmaci da anni.
Illustrissima, mi conceda di aggiungere un pò di “condimento” a quanto dice … ( è quasi ora di pranzo..) 💡
…agiungiamoci anche un periodo di 30-40 anni circa ( se non di +) di otturazioni al mercurio, piombo etc.. , combinate con altre tipologie di avvelenamento a lungo termine che conosciamo tutti (forse), come l’aria che respiriamo, il fluoro nei dentifrici, o nell’acqua potabile di molti paesi …..
Che dici, di sale va bene ?? 😛
Vado a preparare il pranzo, fffffuggiaschi e bon appétit
E infatti io non uso il dentifricio, non ho mai preso il fluoro e l’acqua che bevo e uso per cucinare la prendo direttamente dal terreno, con le taniche, perché quella degli acquedotti è strapiena di additivi. Uno sbattimento, guarda, specie in inverno, quando ghiaccia. 😀 😀 Te l’ho detto. Io sono matta. Sul mercurio ti invito a informarti meglio; il fatto che ci abbiano detto che è tossico, non significa che sia vero che è tossico. Possono essere tossiche le amalgame in piombo, questo sì, ma il mercurio, caro mio, mi sa che ci farebbe “volare”. Ermes ci insegna. I miti, parlano. Per questo io racconto i miti. 😉
…e fai bene.Anche noi andiamo a prendere l’acqua da bere /cucinare ad una fonte sul mont’albo, a 20km.scarsida casa, e lo sbattimento ne vale la pena….anched’inverno (il freddo tempera )
vero!! Il ❄ freddo è vita!! checché ne dicano i detrattori. 😀
Come al solito arrivo in ritardo, e mi ero perso questo articolo.
Credo che la questione abbia anche una matrice culturale, altre genetiche, nonché spiegazioni che variano da Paese a Paese.
I francesi sono infatti rinomati per preferire i profumi all’acqua della doccia, nel senso che occultano il loro puzzo sotto un manto di profumi. I risultati sono vomitevoli.
È probabile che costoro abbiano trasportato tale passione per i profumi (e non solo) alle loro colonie africane, tanto che è difficile incontrare un africano in giro che non abbia le sue belle baguette e non emani un fortissimo (spesso fastidioso) profumo, neanche ci si fosse fatto il bagno.
Ma qui forse entra in gioco un altro fattore: sulla terra esistono varie razze, anche all’interno dello stesso gruppo etnico, e ognuna di loro emette odori differenti. I negri africani hanno un odore molto forte per i bianchi, semplicemente perché la loro pelle emette un odore diverso e più acre rispetto a quello che è comune nei bianchi. Sono sicuro che i negri avvertiranno la stessa cosa nei confronti dei bianchi, perché la variabile che conta è la diversità di odore. Discorso simile per le persone che hanno i capelli rossi (di razza caucasica, come la maggior parte degli europei), e per le razze orientali. Quindi cospargersi di profumo può essere un modo per occultare tali differenze, e forse una illusoria forma di omologazione per farsi accettare. È una ipotesi.
Per la doccia alla mattina, se non hai un bidè dove lavarti dopo aver evacuato l’intestino, fare una doccia si trasforma in necessità. Chi ha vissuto fuori dall’Italia sa cosa significa.
Chiudo raccomandando l’uso del bicarbonato nelle ascelle e nei piedi, per evitare che i microbi creino cattivo odore. Per chi ha i capelli grassi ed è costretto a lavarli spesso, è probabile che soffra di dermatite seborroica, e paradossalmente più i capelli si lavano, più si ingrassano, perché è una reazione della cute all’eccesso di stress che subisce con troppi lavaggi. Bisogna quindi usare uno sciampo fatto in casa a base di sapone di Castiglia (non Marsiglia, ma Castiglia) cui aggiungere acqua e bicarbonato. Al posto del balsamo, un miscuglio di acqua e aceto di mele. Ovviamente riducendo il lavaggio dei capelli a non più di due volte a settimana. Tempo due settimane il problema sarà risolto. Ma poi bisogna continuare a lavare i capelli senza nessun detergente industriale. Gli sciampo e i bagnoschiuma sono pieni di additivi, che fanno un male boia alla pelle.