In un momento di profonda riflessione questo mio vecchio racconto ha deciso di riaffiorare alla memoria. Evidentemente era stufo di navigare nel Mar Oblium e ha nuotato fino alla costa per prendere un po’ di sole sulla spiaggia. Quindi ve lo piazzo qui.
C’era una volta un mondo perfetto e pacifico in cui oceani e terre emerse pullulavano di innumerevoli forme di vita animale e vegetale. Era un mondo governato da regole naturali semplici e perfettamente sincronizzate. Ogni specie vivente, che appartenesse a flora o a fauna, seguiva per istinto queste regole e prosperava in un giusto equilibrio.
Il perfetto bilanciamento di ogni fattore era principalmente dovuto alla meravigliosa alchimia sviluppata tra la natura e la particolare peculiarità di quel mondo, i punti di domanda.
I punti di domanda nascevano spontaneamente ovunque e in ogni momento. Grazie alla loro struttura leggera e alla forma tondeggiante avevano la capacità di sfruttare le correnti calde ascensionali o le fresche brezze orizzontali per librarsi in volo. Riempivano ogni angolo del cielo e avevano in qualche modo la capacità di mantenere i naturali equilibri. Essendo invisibili a tutti gli esseri viventi che popolavano quel mondo, prosperavano tranquilli.
Per milioni di anni la vita su quel pianeta si sviluppò senza scosse, fino a quando fece la sua comparsa una nuova specie sulla cui origine ancora alberga il dubbio se si fosse sviluppata in quell’ambiente o al contrario ci fosse in qualche modo capitata per caso, magari per un malaugurato contrattempo.
Fatto sta che quei nuovi esseri svilupparono la capacità di riuscire a vedere i punti interrogativi e ne risultarono morbosamente attratti. La storia non ci ha tramandato una sicura verità ma solo miti e leggende sull’identità del primo di questi esseri che ne catturò uno.
Quello che sappiamo per certo è che i punti di domanda erano per loro natura timidi e diffidenti e se non venivano approcciati nel modo corretto, appassivano e si dissolvevano nel vento, subito sostituiti da altri, ancor più diffidenti e schivi.
Ma caparbietà e insistenza erano doti insite e inequivocabili delle nuove creature, soprattutto di quella che, prova e riprova, riuscì infine a prendere per il verso giusto uno dei punti di domanda più semplici e forse per questo più ingenui. Lo accarezzò delicatamente fino a guadagnarne la fiducia e poi lo afferrò in modo repentino per il punto strattonandolo con forza verso il basso.
Il punto interrogativo, colto di sorpresa dal comportamento della creatura, non riuscì a opporre resistenza e tanto meno a fuggire.
Trascinato con violenza verso il basso, si raddrizzò e irrigidì diventando un punto esclamativo e perdendo in tal modo la forma panciuta che gli permetteva di librarsi nell’aria. Cadde pesantemente al suolo, distruggendosi e andando a rovinare per sempre la porzione del terreno sulla quale si infranse.
La creatura responsabile non si scompose affatto per questo effetto collaterale perché subito dopo la cattura del punto di domanda riuscì a risolvere un problema che lo attanagliava da tempo e migliorò sensibilmente il suo stile di vita.
Da quel momento moltissime di quelle strane creature che infestavano il mondo iniziarono a catturare sempre più punti di domanda. E più ne catturavano più affinavano la tecnica adatta a farlo, fino ad arrivare a costruire macchine automatiche che potevano farlo al posto loro.
Nonostante i punti di domanda continuassero a nascere spontaneamente, non potevano far fronte alla sempre maggiore caccia da parte delle creature che, noncuranti del fatto che gli interrogativi, una volta diventati esclamativi, rovinassero a terra deturpando l’ambiente, continuavano imperterriti la loro missione di ricercarne sempre di nuovi, con sempre maggior vigore.
I vantaggi che ottenevano dalle risposte offerte dal sacrificio dei punti di domanda fecero in modo che le creature non si rendessero conto o comunque ignorassero il danno collaterale. Il terreno su cui camminavano era ormai quasi completamente ricoperto di punti esclamativi inerti, interi o distrutti, inutili e dannosi. Le piante meravigliose che tempo prima ricoprivano quel mondo faticavano ormai a trovare spazio e molti animali dovettero spostarsi in zone sempre più circoscritte. Le creature, dopo aver catturato tutti i punti di domanda che fluttuavano a basse altitudini costruirono strutture sulle macerie di punti interrogativi per salire più in alto, poi inventarono macchine volanti per poter raggiungere i punti di domanda che stazionavano ancora più in quota. Più salivano più ne trovavano. È più riuscivano a catturarne a grandi altezze più le risposte che ottenevano li gratificavano e non gli facevano prestare attenzione ai neo punti esclamativi che cadevano con sempre maggiore violenza causando danni esponenziali.
Le creature non si fermarono mai, nemmeno quando furono costrette a uscire dal loro mondo per trovare nuovi interrogativi da catturare.
C’era una volta, quindi, un mondo perfetto e pacifico. Gli oceani e le terre emerse pullulavano di innumerevoli forme di vita animale e vegetale.
C’era, una volta…
Deve esserci qualche senso metaforico che al momento mi sfugge… 😉 Ti dico solo che mentre leggevo mi si è subito visualizzata tutta la storia sotto forma di animazione e me la sono immaginata con i disegni di “Yellow Submarine” che secondo me ci starebbero come il cacio sui maccheroni.
P.S.: messaggio subliminale raccolto, controlla le categorie… 🙂
Le risposte a domande semplici portano a domande che esigono altre risposte sempre più complesse. Chi non si pone domande vive più felice? E già questa è una domanda. Nello specifico del racconto, non mi riferisco alla curiosità filosofica ma a quella pratica, tecnica, che inevitabilmente porta al progresso indiscriminato e, forse, alla rovina.
Categoricamente parlando, grazie. 😉
Ecco. Adesso mi hai definitivamente incasinato le idee. A posto. 😀
Lieto di esserti stato utile :)))
E’ geniale, Walter. La metafora non è poi così metaforica; le certezze scientifiche hanno spodestato il sacro ed il dubbio e in virtù di tali certezze che si assurgono ad inconfutabili, la creatura si sta rincretinendo e sta distruggendo se stessa e quel che rimane del luogo che la ospita. E la cosa peggiore è che tutte queste certezze non le permettono di vedere quello che davvero sta combinando. E non c’è ritorno, a meno che i punti interrogativi non tornino a prevalere. Ma tu lo sai a cosa si dovrà arrivare affinché questo avvenga? Alla decimazione concreta della maggior parte delle creature… il che sta già avvenendo a ritmi a dir poco allegri. E in tal senso, a questo punto occorre pure sperare che non sia troppo tardi e che i punti interrogativi ritornino a popolare il mondo perfetto, scalzando il mondo instupidito dalle troppe certezze.
Grazie Elena. Io credo ci debba essere un giusto equilibrio tra il desiderio di sapere e la conoscenza assoluta, che peraltro è una chimera. Le risposte dovrebbero illuminare, non confondere. Ma pochi sono quelli tra gli esseri umani che sanno dosare la curiosità. E poi si sa, curiosity killed the cst…
IO non la penso così; ho un’idea della conoscenza che va un po’ al di là del mero nozionismo che imperversa da un po’ di secoli, tanto da aver atrofizzato buona parte delle nostre capacità cognitive. Tuttavia, per come siamo messi, è un gran bene che la maggior parte delle “creature” oggi non ne sappia molto, perché farebbe danni irrimediabili. Lo stanno già facendo quei pochi che sono depositari di una conoscenza più elevata e che con il nozionismo scientifico e puro che elargiscono a piene mani alle masse ignare, sanno bene che ha ben poco a che vedere. Tuttavia, in un mondo ideale, dove le creature sono abbastanza evolute da preservare e proteggere se stesse e il pianeta, la Conoscenza, quella altissima, sarebbe necessaria come l’aria che respiriamo. Per ora è già pericoloso che sia per pochi.
Racconto straordinario, Walter. Profondo e bello sul serio. I miei più sinceri complimenti!
Grazie davvero. È uno dei racconti a cui sono più affezionato.
Mi fa ripensare a Flatland di Abbott
Non conoscevo. Sono andato a vedere e ora mi incuriosisce…