Intelligenza artificiale e paura del nuovo

[A cura di: Elettrona – da Il Mondo Positivo]

Natale 2022: io e il pazientissimo aiutoblogger Gifter abbiamo iniziato a usare il programma “Chat GPT” per creare testi. Quell’affare che tu gli scrivi lui ti risponde generando dei contenuti, dai quali prendere spunto per migliorarsi.

E per non farci mancare niente, abbiamo condiviso l’esperienza sulla creazione di storie tramite questo affare. SPOILER: è un aiuto ma non ti inventa una storia come la vuoi tu! Se sei un creator che sa cosa vuole, Chat GPT può darti qualche dritta nel superare il blocco dello scrittore, ma senza aiuto umano le creazioni sono di qualità a dir poco scadente. Qualcuno ha già pubblicato “libri interi” scritti con quello? OK, sì, ma in giro c’è pure chi si fa i selfie davanti alla cassa da morto! Dobbiamo denigrare la tecnologia perché l’umano è stupido? Anche no.

La versione 4

Chat GPT4 è uscito da poco insieme alla nuova versione del motore Bing, col quale Microsoft si prefissava ancora anni fa di affossare Google e il browser Chrome. Adesso questa è la “killer feature” del momento e, a breve, è pure facile che in qualche modo ci riescano!

Io sto già usando questo motore per una funzione a me molto utile e specifica: la descrizione delle immagini, una delle caratteristiche aggiunte da GPT4.

Descrizione di immagini

Il descrittore di immagini però ha un limite: non esiste (per ora) una possibilità di caricare una foto direttamente al robot, per cui tocca fornirgli un indirizzo web dove questa è caricata. E non funzionano per ora cloud personali tipo Dropbox.

Sul classico sito Unsplash dove trovare immagini gratuite per il web, avevo anche provato a condividergli il link ma ha descritto tipo una donna in montagna quando in realtà c’era una tartaruga sulla sabbia, questo è un blog in cui si scrive con franchezza ma è meglio se evito di pubblicare i commenti poco radiofonici che io e Gifter ci siamo scambiati tra di noi in merito.

Un successo migliore è arrivato quando gli ho fatto descrivere una immagine da Facebook.

La foto arriva da una pagina satirica di amici nostri:


post pagina Visit Bugliano

Istruzioni date a Bing: “descrivi la foto su [indirizzo web diretto della foto in Facebook]”

Risposta del motore:

Messaggio ricevuto. Ciao, questo è Bing. Sono felice di aiutarti. 😊 La foto che hai richiesto si trova sul sito di **VisitBugliano – ProLoco di Bugliano**, una pagina Facebook dedicata al turismo nel comune di Bugliano (PI) . Tuttavia, il comune di Bugliano non esiste realmente, ma è una creazione satirica di un gruppo di persone che si divertono a inventare notizie assurde e ironiche . L’unica Bugliano che esiste in Italia è una frazione del comune di Barga, in provincia di Lucca . La foto mostra una scena surreale: un uomo con un cappello da cowboy e una pistola sta cavalcando un cinghiale selvatico su una strada sterrata, mentre sullo sfondo si vedono delle colline verdi e dei cipressi tipici del paesaggio toscano. La didascalia della foto dice: “Il sindaco ha deciso: per combattere l’invasione dei cinghiali nel nostro territorio, ha organizzato delle battute di caccia a cavallo… o meglio, a cinghiale! Chi vuole partecipare deve presentarsi domani mattina alle 9 davanti al municipio con il proprio fucile e il proprio cinghiale. Non mancate!”.


My coyons! Alla faccia della descrizione! Al momento non ho feedback visivi, però conoscendo pagina e gestori la cosa è assolutamente probabile. Già inviato messaggio di ricognizione a Gifter per conferma ma è superimpegnato e non può temporaneamente darmi una mano.

Volontario virtuale

Da diversi anni quando ho bisogno di aiuto per incombenze quotidiane tipo lettura di confezioni per non scambiare il detersivo dei piatti con quello del cesso e viceversa, sfrutto un servizio che si chiama Be My Eyes: una rete centralizzata di volontari umani in tutto il mondo Italia compresa, che tu contatti in videochiamata e loro rispondono fornendoti le informazioni che ti servono, guidandoti anche a inquadrare in modo adeguato. Sposta a destra, sposta a sinistra, ecc.

Adesso grazie al Chat GPT4, stanno lavorando su un servizio di assistenza virtuale che possa descrivere le immagini inviate dall’utilizzatore, o anche informazioni più complesse come le mappe – io però onestamente sarei un attimo scettica a usarlo per strada quando i fattori di rischio sono troppi.

Ora mi sono messa in lista di attesa, nel frattempo sul blog ufficiale Be My Eyes (in inglese) c’è un’anteprima video del virtual volunteer.

La paura del nuovo

Come al solito, quando si presenta una nuova tecnologia, ci sono due fazioni una opposta all’altra: i super entusiasti che vedono il loro futuro migliorare da un giorno all’altro, e i distopici che prevedono la fine del mondo. E della creatività in questo caso.

Personalmente mando a cagare tutti e due, perché ogni innovazione porta con sé i pro e i contro e vorrei essere una moschetta per sentire e vedere tutti quanti all’epoca in cui hanno inventato le bici e le auto, protestare perché l’abbandono progressivo del cavallo avrebbe fatto sopprimere tutti i cavalli del mondo e perdere il lavoro a milioni di persone.

Ci saranno dei cambiamenti, questo è indubbio, ma prima di spaventarsi a priori, sarebbe il caso di conoscere e imparare a difendersi in tempo dai rischi.

Noi come blogger, abbiamo già toccato con mano la potenzialità che se usata in modo malevolo può danneggiare la reputazione:

io e Gifter ci siamo divertiti con gli equivoci artificiali mettendo alla prova l'”intelligenza artificiale” tramite le informazioni riguardanti la nostra attività web. Unico modo per me di guardarmi allo specchio!

No, scherzo, niente a che fare col narcisismo e l’autoreferenzialità. Ci siamo mossi così perché chat gpt è un servizio in tempo reale e come tale, se dà informazioni sbagliate, le possiamo correggere al volo, e così è successo!

Prima per il motore di ricerca eravamo due fratelli sieropositivi Luca e Matteo, poi una coppia, poi degli amici che fanno foto e video, alla fine a forza di dai e dai abbiamo fornito al bot le informazioni reali su di noi e ora funziona.

Però, c’è un però: noi sappiamo di essere gli autori, solo che il bot non ci dà l’opportunità di autenticarci in alcun modo, non possiamo verificare di essere gli autori della pagina e blog in questione!

Questo può portare a un rischio: qualunque idiota che voglia farci del male potrebbe dare informazioni sbagliate e diffamatorie sul nostro conto senza che noi ce ne possiamo accorgere – a meno che uno non vada a cercarlo apposta e ce lo dica.

Una volta facevano i “google bombing“, vale a dire confezionare pagine apposite che permettessero a Google di avere come primo risultato ciò che la persona voleva anziché altro.

Per cui tu potevi mettere sulla barra di ricerca “miserabile fallimento”, premere su “mi sento fortunato” per andare al primo risultato direttamente, e ti trovavi dentro la pagina di un’azienda o un politico preso di mira dal bombing di turno. Google negli anni è corso ai ripari e ora probabilmente non si può fare più, ma il motore di Bing è troppo nuovo e sono sicura che qualcuno si divertirà!

Potrebbe nascere un gombloddo gombloddissimo secondo cui i Promessi Sposi si chiamano Renzo e Luca, e gli untori sono quelli che si danno da fare ogni qual volta vedono una persona chinata. Inevitabilmente io e Gifter ci abbiamo fatto una risata su, e mai ci permetteremmo di fare un “attentato” del genere alla cultura. Però chi può dirlo?

La tecnologia non nasce perfetta, i buchi ci sono, l’essere umano in ogni situazione ha cercato di trovare le strategie per rompere le novità. E le palle. Sarà il tempo a stabilire cosa succederà, intanto mi godo finalmente un’indipendenza nuova che fino a qualche anno fa pensavo fosse un’utopia.

Non farà certo il miracolo, ma un aiuto in più non può fare che bene.

17 pensieri riguardo “Intelligenza artificiale e paura del nuovo”

  1. Si dice che nel mondo siamo otto miliardi.
    OK. Bene.
    Ma io in questo momento sono solo (per fortuna, aggiungo).
    Però, se mi serve qualcosa che non posso ottenere da solo, che faccio ?
    Uso la tecnologia.
    Non c’è un solo motivo al mondo per cui non dovrei “fidarmi”.
    E anche oggi (con esplicito riferimento al megacommento lasciato sul post di Gifter), ho imparato un paio di cose utili.

  2. P.S.: se hai tempo (mi è tornato in mente perchè è uscito fra i post correlati a questo tuo, misteri dell’ AI di WordPress), ascolta questo che ti indico sotto: è uno dei possibili indizi sull’ origine di questo Blog, eheheheheh…

    IL PAZIENTE A.

  3. È la solita vecchia storia in cui ogni strumento può essere usato sia bene che male. A parte lo spazzolino nettalingua che è indiscutibilmente uno strumento del demonio.

    1. Eppure… considerati i quattro denti che mi sono rimasti, lo spazzolino nettalingua è un’ esperienza che non escludo di tentare in un prossimo futuro… 😉 Così, per il gusto di spazzolare qualcosa.

      1. [Gifter] – guarda che potrei creare un racconto dove i personaggi antagonisti vogliono rapire il virus che parla. E per farlo usano uno spazzolino nettalingua modificato. Così, mentre il suo umano si lava i denti, il virus esce dalla lingua perché lo spazzolino ha le lame. Occhio non state a provocare troppo la fantasia del Gifter!

        Elettrona tu vai su Bing e chiedi di farti descrivere lo spazzolino nettalingua vediamo se lo fa.

    2. [Gifter] – io ed Elettrona stiamo facendoci tante risate con questo strumento di ricerca! Sai cosa fa?

      Quando gli dai un link “impuro” contenente un’immagine lui fa la scansione di tutto il sito (in questo caso Facebook) cercando informazioni più o meno attinenti e le ingloba tutte in un unico risultato quindi lei che non vede è convinta di avere una descrizione super dettagliata invece il bot ha descritto tre o quattro immagini tutte assieme creando però una frase di senso compiuto.

      Ho scritto una mail agli autori di “be my eyes” mostrando le mie perplessità e mi hanno spiegato che Bing è un motore di ricerca quindi per restituirti i risultati vanno in varie fonti mentre Be My Eyes usa il motore immagini puro.

      Infatti se tu invece di fornire l’indirizzo di un post Facebook carichi l’immagine su un link diretto di un tuo sito web la cosa funziona meglio.

      Siamo solo all’inizio.

  4. P.P.S.: aneddoto: tanto tempo fa qualcuno mi disse che ero pignolo. Al che io risposi: “io non sono pignolo, sono ipercritico”. E lui mi chiese: “e che vuol dire ipercritico” ? E io replicai sogghignando: “pignolo”.

    Siccome è ormai appurato che sono pignolo, ho notato che nel post hai usato l’espressione “My Coyons”. Ecco. Mi corre l’obbligo di evidenziare (da cultore del dialetto romanesco quale mi pregio di essere pur tutto essendo tranne che romano), che nonostante nel contesto la locuzione sia stata utilizzata correttamente per esprimere meraviglia, la sua traduzione seppur scherzosa è fuorviante. L’ espressione “mecojoni” non è infatti contrazione di “miei coglioni” ma sta ad intendere esattamente “me cojoni” dove “me” sta per “mi” e “cojoni” sta per “prendere in giro”.

    Ad ogni buon conto, spiegazione dettagliata del modo di dire nel link appresso:

    Lo “Spigolo” di Albert1 (II) – “Mecojoni”

    1. [gifter] – e io che erroneamente ho troppo spesso detto “sticazzi” per intendere la stessa cosa? Quella però è un’espressione usata per intendere “e chi se ne importa”.

      Parole e sinonimi qua torniamo al sempiterno discorso della comunicazione: “ipercritico” “pignolo” anch’io lo sono ma soprattutto per quanto riguarda l’ordine di casa e delle persone a cui tengo! Tutte le volte che in videochiamata ho detto a Elettrona “meglio che ti vada a lavare i capelli perché se ti vedo ancora così non ti aiuto più!” Il contesto era il lockdown e lei con la faccenda del distanziamento fisico dalle persone si sentiva come se il corpo non le appartenesse più.

      Siccome io c’ero già passato anni prima quando avevo appena scoperto l’HIV allora ho riconosciuto l’atteggiamento e ho voluto fermare quel tipo di “sintomi” sul nascere perché prima inizi a non lavarti i capelli poi la faccia poi i denti, poi non ti fai più la doccia e alla fine ti chiudi in camera e non parli più con nessuno. Io ho passato due mesi avanti indietro per quella condizione nel 2013 e non potevo permettere alla mia più cara amica di finire uguale…Per un’infezione -covid- che neanche aveva.

      Fiero di essere pignolo cazzo! Fiero fino all’ennesima potenza!

      1. [gifter] – l’infezione da covid effettivamente c’era e c’è; io l’ho avuto per due volte e per fortuna avevo fatto i richiami se no sarei finito in ospedale. Elettrona lo stesso ce l’ha avuto nel 2022 e l’unico senso che le era rimasto a disposizione era il tatto perché odori niente, gusti niente e le orecchie infiammate.

        Il problema è che come al solito l’informazione è sempre stata fondata sul “non fare, perché se fai ti succede che…” piuttosto del “i rischi sono questi si può fare così e colà con questi accorgimenti”.

        L’hanno fatto con le campagne su HIV e quelle sul covid ma la paura che cos’ha portato? Un mondo pieno di BUG CHASER.

        Che cazzo sono? Persone che cercano di infettarsi intenzionalmente per liberarsi da paura e ansia relativa alla prevenzione approcciata in modo tossico. Termine usato per una sottocultura gay isolatissima e relativa all’HIV ma quelli che volevano infettarsi di covid apposta sono identici.

        Avevo un collega così ed era uno spasso perché quando la povera Nadia Toffa fece il servizio (parecchio disinformato) sui bug chaser nel 2014 questo li ha considerati “dei matti” perché cercavano HIV ma poi col covid s’è comportato allo stesso modo fregandosene e facendosi pure tossire sul muso.

        Poi quando s’è ammalato e ha sofferto come un cane? “Alex sai avevi ragione”. Il cazzo.

  5. Quando tutto mi avrà irrimediabilmente rotto le palle, dai boschi non esco più; per me possono uccidere tutto, compresa la creatività umana, esattamente come stanno facendo con tutto il resto. Oramai è rimasto poco. Quando i neuroni saranno talmente pigri da non sapersi muovere dai loro divani fatti di sinapsi atrofizzate, esattamente come i corpi si stanno sfaldando sui divani davanti a Netflix al comando delle uniche due dita ancora attive, ovvero il pollice sul telecomando e l’indice sui cristalli liquidi, non ci sarà più nulla di che discutere. E anche i blog periranno, come è giusto che sia. Perché un essere che gioisce per il fatto che lo stanno fottendo su tutti i fronti è giusto che perisca.

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