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“FUGADAPOLIS FUND”: STUDIO DI FATTIBILITA’

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare” (cit.)

C’è una cosa che mi gira in testa da qualche tempo e siccome “le coincidenze non esistono”, ci stavo pensando intensamente proprio in questi giorni e proprio oggi caso ha voluto che Nadia pubblicasse un articolo che secondo me c’ entra. Vuoi o non vuoi, colgo la palla al balzo e chiedo a voi tutti che cosa ne pensate, esponendo a grandi linee il “progetto”. Odio la parola “progetto”, ma qui ci sta.

Per la seconda volta nella storia del Blog, lascerò questo post “in evidenza” per qualche giorno, perchè vorrei che lo leggesse più gente possibile. Abbiate pazienza se “torreggia” sui prossimi che pubblicherete, ma dura poco. Anzi, ci metto il tag “more” così non occupa troppo spazio in homepage e si vede quello che si pubblica sotto.

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LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEI MIEI COGLIONI.

(non nel senso che le mie gonadi stiano mutando, ma nel senso di espressione dispregiativa del soggetto in questione, la “transizione ecologica”)

Dopo decenni di scassamento di cazzo pseudo-ecologico, credo sia ormai pacifico (al di là di pochi invasati che ancora organizzano blocchi stradali, versano strani liquidi colorati su monumenti e palazzi o si tirano secchiate di fanga sulle tette) che tutta questa storia presa nel suo insieme è una presa per il culo gigantesca.

Lascio perdere il “quadro grande” e mi concentro qui sulla storia delle automobili e su tutte le puttanate che ci stanno costando soldi su soldi. Parlo proprio a livello di singoli individui, cittadini, persone che hanno delle normali esigenze di mobilità e che ogni volta che qualche ministro o qualche sindaco si svegliano dietro particolari “input” si vedono costrette a rimettere mano al portafogli se vogliono continuare a muoversi.

In particolare, il ragionamento-pippone odierno prende le mosse da un discorso che facevo oggi con un Amico Raziocinante in merito ai vari divieti “ecologici” che dopo Milano ed altre belle città di questo meraviglioso Paese hanno colpito e colpiranno a breve la città di Roma. Ma iniziamo a livello nazionale, per non far torto a nessuno.

E’ chiaro ormai che l’ ordine dall’ alto sia semplice quanto perentorio: spingere l’ auto elettrica con ogni mezzo possibile, se necessario anche con la forza e l’obbligo. Chi vuol camminare si faccia la macchinuccia a pile, chi non può si fotta. Ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede il clima, ce lo chiede Greta, ce lo chiede il Bildeberg (o come cazzo si chiama), ce lo chiedono tutti. Soprattutto (almeno a noi) ce lo chiede l’Enel.

Ma vaffanculo, và. Così, tanto per cominciare.

Parliamo di Italia. In Italia ad oggi circolano poco meno di 40 milioni di veicoli a motore (siamo uno dei paesi al mondo con il più alto rapporto automobili per abitante). Di questi (siccome parecchi ci sono già cascati) un buon 30% è “ibrido” (e pure l’ibrido chissà per quanto potrà circolare ancora) ed un restante 10% è “elettrico” puro o “plug-in”. Va bene. Tolti questi rimangono 22 milioni di veicoli a motore endotermico (benzina o diesel che sia) praticamente tutti destinati ad essere buttati, anche i più nuovi: credete che il vostro Euro 6 nuovo di pacca con almeno 4 anni di rate da pagare davanti potrà circolare tranquillo almeno finchè le state pagando ? Uhm. No, io non credo. Per come vanno le cose non credo.

Altro “dato”: nello scorso anno le nuove immatricolazioni in Italia hanno toccato il record negativo di 1,5 milioni. La flessione è certo dovuta ad un sacco di cazzi fra i quali la carenza di pecunia, la difficoltà di accesso al credito, la difficoltà oggettiva di avere proprio le macchine (se ordini un’ auto nuova oggi te la consegnano fra sei mesi se sei raccomandato se no aspetta e spera). Diciamo che il passo “normale” in Italia è di circa 2 milioni di nuove immatricolazioni l’ anno. Ma quanto ci piace comprare le macchine a noi ?

Con questi presupposti, anche se si decidesse da oggi che bisogna “svecchiare” e passare tutti a quel bellissimo, ecologicissimo e silenziosissimo (limortacciloro, ti arrivano alle spalle e manco le senti, ‘ste carrette) mondo elettrico, e ammesso che tutti fossero in grado e avessero voglia di farlo, ci vorrebbero – impegnandosi al massimo – 11 anni. Undici cazzo di anni.

C’è da ammettere che i “geni europei” che hanno decretato il divieto di produrre e vendere veicoli a motore termico a partire dal 2035, i conti se li sono fatti bene. Se pensiamo all’ Italia, infatti, con il ragionamento fatto sopra, gli 11 anni necessari scadrebbero giusti giusti nel 2034. Quindi mi sa che ci hanno proprio preso come base per i calcoli.

Il problema qui non è tanto la cosa in se’, ma è il modo in cui ci stiamo arrivando, anzi il modo in cui ci stanno portando in questa direzione. Si, vabbè, ammesso e non concesso che l’ auto elettrica inquini veramente meno, ammesso e non concesso che si rendano disponibili in modo logico, pratico e facilmente fruibile le infrastrutture necessarie alla loro circolazione, ammesso e non concesso che i prezzi scendano e che come oggi uno può comprarsi un’ utilitaria nuova con 14.000 Euro (il minimo indispensabile per comperare un’ auto decente) domani la stessa cifra basti per l’equivalente “elettrico”… tutto ciò ammesso, ma davvero credono che la gente sia così cogliona da non accorgersi del sistema che stanno usando ?

La risposta, ahimè, è SI. Lo credono e hanno ragione di crederlo, perchè, si, la gente è cogliona. Mi spiace, qui siamo tutti svegli, io mi ritengo sveglio, ma mediamente siamo coglioni fracichi. E vi spiego perchè.

C’è il “cambiamento climatico“. Cazzo, ansia, paura, terrore, angoscia, moriremo tutti, la Terra ci si incula a passo di carica, ogni volta che un fiume esce dagli argini, ogni volta che non piove e si seccano le zucchine, ogni volta che fa un po’ più freddo o un po’ più caldo è buona per fomentare il terrore del “cambiamento climatico“. Avvenimenti che fino a 30 anni fa erano considerati “normali” anche se “eccezionali” sono tutti usati come terribili campanelli d’ allarme per il “cambiamento climatico“. Dai e dai, la gente comincia a cacarsi sotto, si formano le “squadre” e poi nascono gli “estremisti”: non hai fatto la differenziata ? Sei una merda ! Moriremo per colpa tua. Stronzo. Tieni l’ aria condizionata a palla di cannone ? Sei una merda ! Tu non vuoi la pace in Ucraina (ah no, quella era un’ altra cosa, vabbè) ! Insomma sei una merda. Senti freddo in casa e alzi la caldaia sopra i 19 gradi ? A parte che è colpa tua che fa freddo perchè sei una merda, ma sei una merda ! Ci farai schiattare tutti.

Ma tranquilli, c’è una soluzione: c’è la “transizione ecologica“. Se ci impegniamo tutti e facciamo i bravi, facciamo tutti la “transizione ecologica” e siamo salvi. C’è qualcuno che ancora non è convinto ? Qualcuno che magari dopo aver ragionato un po’ e non bevendosi proprio tutte le cazzate che gli abbiamo propinato (anche con l’ aiuto dei nostri affezionati “Ultras”) decide che lui la “transizione ecologica” se la lega al cazzo ? Va bene, allora andiamo di decreti. Leggi, intendo, roba forte, roba che “o così o così”. E se non vogliono incorrere in terribili sanzioni, in incomprensibili limitazioni e compressioni delle loro libertà personali, in litigi epocali con parenti e amici che invece la “transizione” la vogliono fare e che li etichetteranno come merde irresponsabili, li sistemiamo noi. Li mandiamo a piedi e poi vediamo se non si convincono.

Se avete avuto la pazienza di leggere fino qui vi ringrazio e vi chiedo: ma – così, per curiosità – a voi… questo meccanismo non vi sembra di averlo già osservato di recente ? Non è difficile, basta sostituire i nomi del pericolo, della soluzione e degli esempi.

Beh, non so voi, ma io sono abbastanza stanco di essere preso per il culo.

CHIEDERE SCUSA.

Mentre ero lì che facevo “mumble mumble” elaborando un “commento-pippone” all’ articolo odierno della nostra Elena, mi è venuta (a proposito del riconoscere le proprie responsabilità) l’ispirazione per questo post.

Una delle tappe di un percorso particolare che ho seguito in un posto dove sono stato consiste nel fare una lista delle situazioni in cui (a causa di una certa condizione) riteniamo di aver fatto del male a qualcuno. Fatto questo, la tappa successiva è rappresentata dal condividere questa lista con le persone che camminano con noi (per renderle pubbliche) e poi impegnarsi a chiedere scusa a quelli cui riconosciamo di aver fatto male. Questo a volte è possibile, altre no, per vari motivi.

Ovviamente qui non è lo stesso contesto, e l’ invito – come sempre, lo sapete, soprattutto perchè sono comunque “cazzi vostri” – non è assolutamente vincolante.

La domanda quindi è la seguente: vi siete accorti di aver fatto un qualsiasi torto a qualcuno, avete riconosciuto la vostra colpa in questo, sentite che avreste dovuto o dovreste chiedere scusa a questo qualcuno ma per qualsiasi motivo non l’avete fatto ?

Le possibili risposte sono quattro:

  1. Fatti i cazzi tuoi (e ci sta);
  2. No;
  3. Si (e sono ancora in tempo per / in grado di farlo). Allora fatelo.
  4. Si (e non sono più in tempo per / in grado di farlo). E allora qui arriva FugaDaPolis che oggi (“e solo per oggi in offerta speciale, dai che ce ne andiamo“), vi dà l’ occasione di scrivere qui il vostro “messaggio di scuse“.

Ovviamente – se vorrete farlo – potete mettere nomi di fantasia, non specificare l’ epoca, tralasciare ogni dettaglio possa in qualche modo compromettere la vostra e l’altrui riservatezza, in definitiva può anche essere un “messaggio in codice” che capite solo voi. Consideratelo come una “nota” che lasciate qui e che potete riprendere quando vi pare.

Dato che non è da me lanciare il sasso e nascondere la mano, come al solito inizio io:

Chiedo scusa ad Alessandro. Devo chiedergli scusa perchè invece di ascoltare il mio istinto che mi diceva a chiare lettere di non farlo l’ ho chiamato a partecipare ad un’ avventura che dopo anni di cose anche buone ha alla fine (anche e soprattutto grazie alla mia “non gestione” di certi aspetti) portato alla distruzione totale di un’ amicizia vera che durava sin dai banchi delle scuole medie. Eravamo “fratelli”, Alessandro ed io, e alla fine ci è mancato poco che ci scannassimo (e comunque non ci siamo lasciati bene). Se da questo ho imparato una cosa è la seguente: a meno di casi molto particolari (più unici che rari) le amicizie, gli affetti e la famiglia non vanno mai mescolati col lavoro e con gli interessi economici. Se uno decide di farlo comunque, deve essere pronto (e io non lo sono stato) a gestire dinamiche molto ma molto più complesse di quelle legate al solo lavoro.

FERMATE PRAWO JAZDY ! – (POST INUTILE)

Una cazzata interlocutoria, un aneddoto che mi ha divertito. Mi tengo leggero e intanto comincio a “caricare” il prossimo pippone…

Oggi mi è capitata fra le mani una patente polacca:

(non questa, che ho preso da WikiPalla ed è un fac-simile per non far torto a nessuno).

Quella che ho io è di un indiano, con residenza, codice fiscale e carta di identità italiane e patente – per l’appunto – polacca. Abbastanza per stuzzicare la mia curiosità e una volta fattoci quel che ci dovevo fare “indagare” un po’ di più per capire se (come sembra) è uguale alle nostre. Lo è.

Leggendo sempre su WikiPalla ho appreso l’ aneddoto che mi ha divertito: si narra che nel primo decennio degli anni 2000 in tutti gli archivi e le banche dati della polizia irlandese comparve in tempo brevissimo il nominativo di un pericoloso criminale seriale da fermare a tutti i costi. Questo tizio si era macchiato di una serie impressionante di infrazioni al codice della strada commesse nel paese delle arpe e del trifoglio: limiti superati, sorpassi vietati, semafori bruciati, divieti di sosta ed altre cosette così. L’ ordine era di fermo e sequestro del mezzo, nonchè di accompagnamento in custodia del fellone (anche perchè aveva accumulato tanti di quei debiti che gli avrebbero potuto levare anche i calzini).

Il nome che avrebbe fatto scattare l’allarme interforze suonava in effetti come quello di un individuo sinistro e malefico, un nome che starebbe benissimo al “cattivo” di qualche film: il temibile PRAWO JAZDY !

Sembrerà assurdo, ma le argute forze dell’ ordine irlandesi ci hanno messo un bel po’ (e c’è voluta anche un’ indagine del ministero della giustizia) per capire che “Prawo Jazdy” vuol dire “Patente di Guida” in polacco.

Troppa Guinness ? 😀

Io sono sempre stato abbastanza contrario alle diciture bilingue sui documenti italiani (e devo dire che con i nuovi formati europei mi hanno pure accontentato), però in questo caso mi sa che se ci fosse stato scritto pure “Driving License” o “Permis de Conduire” si sarebbero risparmiati un bel po’ di rogne… Penso a tutti i poveri polacchi che si trovavano a guidare in Irlanda in quei tempi.

IL “RECUPERO CREDITI”: ALCUNI SUGGERIMENTI.

Nelle more della redazione dell’ articolo sugli “investimenti” (che merita lunga ed accurata revisione), mi sale oggi un “pippone” sul cosiddetto “recupero crediti” e sul come affrontarlo nel caso venissimo da questo interessati. Spero non serva a nessuno, ma vai a sapere.

Tratto ovviamente di quelle fattispecie che possono colpire tutti, roba piccola tipo finanziarie per rate di “credito al consumo”, bollette di utenze varie, cose così. Non parliamo qui di debiti “grossi” tipo rate di mutuo perchè in quei casi c’è ben poco da fare. (Non è del tutto vero perchè qualcosa si fa anche lì, ma sono altre dinamiche che qui non analizziamo).

Tutto ciò che scrivo è frutto di diretta esperienza personale e come tale va preso. Ne so parecchio, non perchè lavori in questo campo (ho già detto che alcune delle cose che faccio per campare sono discutibili a giudizio dei più, ma fra queste NON c’è il recupero crediti, perlomeno non nel senso comune del termine), ma perchè mi ci sono trovato spesso in mezzo e credo di aver imparato abbastanza. Dato che l’esperienza di uno aumenta il suo valore quando è condivisa, vado di post.

Doveroso citare la nostra Elena per quanto attiene alla sua visione del “debito“, che mi permetto di interpretare e fare mia: monetariamente parlando, il debito nei confronti di una persona (tipo amico che ti ha prestato dei soldi) ha la priorità assoluta ed è l’ unico degno di essere onorato senza se e senza ma al di fuori di ogni discussione e senza nessuna scusa. La storia cambia quando il debito è nei confronti di una società, un’ istituzione, una banca o simili. Vale sempre la regola per cui “pacta sunt servanda” e quindi se si sottoscrive un contratto questo va rispettato… però, nei fatti, in questi casi qualche “strappo” è concesso.

Ripeto, probabilmente siamo tutti bravi e “buoni pagatori”, quindi di tutto ciò che segue non gliene fregherà un cazzo a nessuno, però io la butto là tante volte dovesse servire.

Bene, questa era solo la premessa. Mò comincio, eh ? Tranquilli.

Le società di recupero crediti, dalla piccola ditta individuale alla grande Spa strutturata seguono tutte più o meno la stessa trafila: le più piccole tendono a scimmiottare quelle grandi e a millantare l’ intervento di avvocati dai nomi altisonanti per farsi “belle e grosse” all’ occhio del debitore. Difficile che addirittura si inventino gli avvocati (anche se qualcuno lo fa) ma in genere questi non si scomodano oltre l’ invio di una lettera di messa in mora formale: un avvocato non si muove per meno di una certa cifra e se l’ importo da recuperare è inferiore ai 1.000 Euro al massimo firma una raccomandata, di più non fa.

Il recupero crediti viene interessato in genere quando il creditore le ha provate già tutte e sta per rassegnarsi a non vedere più un soldo. E’ l’ ultima spiaggia prima di mettere definitivamente quella cifra in bilancio fra i “crediti inesigibili”. Se non funziona, il famoso avvocato rilascerà una dichiarazione nella quale dice che i soldi sono irrecuperabili (“debitore insolvibile“) e il creditore almeno li “gira a perdita” e risparmia un po’ di tasse.

Partiamo dal presupposto che voi quei soldi li dobbiate effettivamente pagare. In genere è così, perchè nessuna azienda arriva al recupero crediti per soldi contestati o non realmente dovuti: quella è una cosa che fa solo l’ agenzia delle entrate, gli altri sono persone per bene. Diciamo che però, visto che siete arrivati a quel punto, non è che ne abbiate una gran voglia e soprattutto volete pagare il più tardi possibile.

Il primo approccio del recupero crediti in genere è scritto: dato che tendono a risparmiare pure loro, di solito mandano una lettera semplice, già munita di tutti i toni intimidatori del caso, dove invitano il debitore a contattarli facendo riferimento ad un “numero di pratica”.

Suggerimento n. 1: le lettere “normali”, non raccomandate, dove non ci sia prova della loro ricezione equivalgono a ZERO. Potete cestinarle e fottervene allegramente. Lo stesso vale per gli SMS e per le email ordinarie. (ATTENZIONE: questo non vuol dire che il debito si possa ignorare e che il creditore non possa iniziare un’ azione legale, perchè probabilmente il creditore stesso, prima di passare al recupero crediti avrà già provveduto a “certificare” il debito mandandovi lui una raccomandata. Ma come abbiamo detto, il fatto che abbia passato la cosa al recupero vuol dire al 90% che non ritiene di muoversi legalmente perchè probabilmente il gioco non vale la candela).

Se invece hanno – o rimediano in giro – il vostro numero di telefono o se malauguratamente siete cascati nel tranello della lettera minatoria e li avete richiamati voi, passiamo alla comunicazione orale. Vi troverete quindi a parlare con operatori più o meno preparati, più o meno cordiali, più o meno italiani, più o meno deficienti (questo varia a seconda della società). Caratteristiche comuni a tutti sono:

  • un falso tono di riservatezza, quasi da cospiratore;
  • un senso di altisonanza nella presentazione (“Sono la Dottoressa Sbrindelloni per conto ACME, ho delle comunicazioni amministrative che la riguardano“);
  • un’ aria come se stessero parlando di una questione di vita o di morte;
  • la generale tendenza ad intimidire.

Suggerimento n. 2: rimanete calmi e “possibilisti” ma ponete delle premesse chiare, tenendo in considerazione il fatto che anche se siete “in torto” non siete Matteo Messina Denaro e loro stanno lavorando ma pure voi e quindi ve ne frega il giusto (un cazzo). Se iniziano la telefonata con: “parlo con il Signor Albert1” ? voi prima di confermare chiedete: “in merito a cosa? Solo dopo che vi hanno detto di che si tratta dite pure di si. Sappiate che loro millanteranno, quindi se millantate un po’ pure voi ci sta. Può essere utile dir loro una cosa del genere: “so di cosa si tratta, prima di procedere devo informarla che sto registrando la nostra conversazione. Se non acconsente alla registrazione può chiudere la chiamata ora“. Non serve a un cazzo, e a meno che non siate attrezzati a tal fine (io per esempio lo sono anche se non si potrebbe) non è nemmeno vero, ma a loro li mette sempre un po’ sul “chi vive“.

Suggerimento n. 3: prendete tempo. Le società di recupero crediti hanno un termine entro il quale devono “chiudere la pratica”: può variare da poche settimane a qualche mese, ma più gliene sottraete, più prendete il controllo della situazione (spiego poi perchè). Ad ogni modo l’obiettivo era pagare il più tardi possibile, giusto ? Allora prendete tempo. All’ inizio ve lo concederanno volentieri. Un sistema semplice è questo: “a grandi linee sono al corrente della questione, ma ora mi trovo fuori ufficio/casa/studio e non ho la documentazione sotto mano. Inoltre sono coinvolte altre persone, dovrò necessariamente fare il punto con loro. Le chiedo pertanto la cortesia di volermi richiamare verso l’inizio della prossima settimana, possibilmente a metà pomeriggio, nel frattempo verifico, grazie“. A voi può anche sembrare di stare “scappando”, ma vi assicuro che per loro questa è già una piccola vittoria: hanno preso contatto, sanno che esistete, che rispondete al telefono e che volete collaborare. Fatto questo, potete tranquillamente dargli “buca” per le prossime due o tre chiamate (sempre nell’ ottica di prendere tempo), tanto richiameranno.

Nel frattempo potete usare altre tecniche dilatorie, tipo chiedergli di mandarvi della documentazione (questo vorrà dire fornirgli un indirizzo email, ma non è grave anzi è utilissimo perchè così voi otterrete il loro): potete – ed avete diritto di – chiedere l’invio dei conteggi, delle copie delle fatture / bollette di cui vi chiedono il pagamento, soprattutto copia del “mandato” firmato dal creditore che autorizza la Dottoressa Sbrindelloni ad agire per suo conto. Se sono bravi e preparati ve li mandano subito, se no passa altro tempo, il che è un bene.

Suggerimento n, 4: non lasciatevi intimidire. Mai e poi mai. Più passa il tempo e più la Dottoressa Sbrindelloni si farà aggressiva (perchè sa che il suo tempo sta per scadere): lei ha fretta di chiudere, voi no. Quindi voi siete in vantaggio, lei lo sa e per vanificare il vostro vantaggio comincerà a dire cose tipo “guardi, questa è una fase pre-legale, ma se non risolviamo entro X giorni sarò costretta a passare il tutto all’ Avvocato Sgargarozzoni e poi la cosa diventa più onerosa“. Ricordate a questo proposito quanto detto prima: nessuno è così matto da iniziare una vera e propria azione legale in tribunale con decreto ingiuntivo e tutto per recuperare somme inferiori ai 2.000 Euro (in genere si muovono solo dai 4.500 in su, ma di questi tempi ci si attacca a tutto). Come detto al punto 2, siate sempre possibilisti e collaborativi, solo “allungate il brodo”. Il tempo qui gioca a vostro favore. Per dare l’idea di voler collaborare veramente, una volta ricevuta la documentazione che gli avete richiesto, chiedete di comunicarvi per iscritto l’ IBAN su cui effettuare il pagamento. Inutile raccomandarvi di usare sempre metodi tracciabili, ma il bonifico è il migliore e l’unico (poi spiego perchè). Può capitare che i più organizzati vi indichino un link ad una pagina dedicata del loro sito dove è possibile pagare con carta di credito. Declinate cortesemente l’invito, non avete una carta di credito e potete pagare solo con bonifico. Insistete per l’ IBAN.

Se siete stati bravi, l’ avete portati in giro almeno per un mesetto (se siete stati bravissimi anche di più) ed avete ottenuto una mole considerevole di documenti ed informazioni. Li avete fatti innervosire abbastanza, perchè sono vicini al momento in cui dovranno capire se hanno lavorato gratis o se sono stati capaci di recuperare qualcosa. Abbiamo detto che i soldi sono dovuti, che è nostra intenzione pagare, l’ importo è accettabile, non stiamo scappando. Siamo pronti per il suggerimento finale. E quindi…

Suggerimento n. 5: trattate. Tutto è “trattabile”, tutto è “negoziabile”. Loro sono cotti al punto giusto, voi avete avuto il tempo di accantonare qualche soldino per far fronte alla spesa. Siete sempre in posizione dominante, approfittatene. Voi avete quello che loro vogliono (i soldi), adesso si gioca come dite voi. Torniamo un attimo all’ inizio e ripetiamo il concetto fondamentale: quando un creditore affida la pratica ad un recupero crediti, quei soldi l’ ha già dati per persi. Per questo motivo, ogni contratto di servizio con le società di recupero prevede che queste abbiano una certa autonomia transattiva. Il creditore gli affida da recuperare 1.000, ma gli accorda la facoltà di “concedere uno sconto” al debitore che varia da un minimo di 300 ad un massimo (in media) di 500. Il caso del 50% è un limite difficile da raggiungere, perchè in pratica azzera i guadagni del recupero, ma il 30% è una certezza. Su questa base, dopo tutto il tira e molla “stop & go” durato settimane e la scadenza (per loro) della “restituzione pratica” che si avvicina, fate la “penultima mossa” (l’ ultima arriva per ultima 😉 ): il debito era 1.000 ? Voi offrite a voce due possibilità: “considerate le difficoltà economiche del momento” potete dargli l’ importo scontato del 40% (cioè 600 Euro) subito ed in unica soluzione, oppure l’ importo scontato del 30% (cioè 700 Euro) in due rate: 350 Euro subito e 350 dopo 30 giorni. Il tutto a saldo definitivo della posizione, senza più nulla a pretendere da parte del creditore.

Credetemi, non gli sembrerà vero. Se potessero, vi bacerebbero in fronte.

Ovviamente non possono mostrare entusiasmo, anzi appariranno molto “scocciati” da tutto ciò, e ve lo faranno pesare, ma voi ve ne battete la ciòlla. Avete già “vinto” (per quanto si possa considerare una vittoria dover cacciare dei soldi, ma abbiamo detto che glieli dovevate dare, quindi)…

Diranno allora che devono vedere, devono farsi autorizzare, bisogna predisporre un piano di rientro, un accordo che andrà sottoscritto, diranno che vi mandano qualcosa da firmare, diranno un sacco di cazzate, ma qui siamo arrivati all’ “ultima mossa“.

Dite di si, dite che vi mandino tutto, voi siete disponibili.

Ma appena riattaccate il telefono, avete l’ IBAN, avete 600 Euro, aprite l’ home banking e gli fate un bel bonifico di 600 Euro con causale “SALDO E STRALCIO PRATICA N. XXXXXXX”.

Vi salvate il .pdf dell’ operazione e glielo allegate ad una bella mail dove scrivete: “Egregi Signori, come da accordi intercorsi con la Vs. Dott.ssa Sbrindelloni, si allega evidenza contabile del bonifico effettuato in Vs. favore a totale chiusura per saldo e stralcio della pratica N. XXXXXX. In attesa di formale quietanza per la medesima, nel ringraziarVi per la cortese collaboarazione porgo cordiali saluti“.

E vaffanculo (ma questo non lo scrivete). 🙂

(“Albè… ma senti un po’… mortacci tua, ma tutta ‘sta storia e poi ce fai caccià 600 Euro” ?)

Beh. Questa è una possibilità… poi ce ne sono altre, ma questa se vogliamo è la più “equa”. Salva il vostro “ego”, vi dà la soddisfazione di condurre il ballo a modo vostro e vi fa risparmiare 400 Euro. Il tutto con delle informazioni che per qualcuno potranno essere banali, ma che non tutti conoscono.

Come ho detto, ci sono ulteriori “livelli”, io per esempio sono riuscito a “non restituire” 30.000 Euro ad una banca, ma è una di quelle cose per le quali ci vogliono i sottotitoli tipo: “le azioni riprese in questo video (ed i procedimenti descritti) sono condotte da professionisti specificamente addestrati e sono qui esposte a puro scopo di intrattenimento: se ne sconsiglia l’uso personale (don’t try this at home) e si declina ogni responsabilità per le conseguenze che nel caso dovessero derivarne“.

Quello che ho scritto fin qui, invece, è una cosa “tranquilla”, più tipo “Art Attack“: si può fare.

P.S.: sempre nell’ ottica del discorso “Pass It On”, sono ovviamente a disposizione per eventuali chiarimenti o suggerimenti riteniate necessari.