Tutti gli articoli di alsalto
SI, CI HO LA FACCIA COME IL CULO
I tempi son maturi e poi siccome che “nulla e’ per caso” (hahahha) mi si fornisce proprio in queste ore
un ottimale assist tramite la splendida metafora sanremese.
Per inciso, non posseggo l’apparecchio catodico da anni, da quando si ruppe e non venne sostituito
guardacaso poco dopo aver scoperto che da tempo, a nostra insaputa, il fatto di poter vedere soli due canali nazionali
e qualche emittente regionale non era dovuto all’inefficacia dell’antenna condominiale ma bensi’ dalla
mancata sintonizzazione delle frequenze, ma tant’e’ si sopravvisse e tutt’ora pure meglio.
Raramente ceniamo dai suoceri (il plurale e’ da attribuirsi a spocchiosa supponenza) e per inconciliabili
orari lavorativi e per altrettante forzature alimentari. Il qui presente non nutrendosi di carni limita fortemente
le proverbiali attitudini culinarie della suocera, vero vocabolario di cucina tradizionale piemontese, la quale
incappa in incresciose castrazioni non potendosi limitare dall’inserire derivati d’esseri senzienti manco in una
maionese, ma iersera dovendo portargli il nuovo tavolo della cucina ritirato per loro conto non v’e’ stato verso
di scamparvi. Da che ho ricordo si son succeduti svariati piccoli schermi sul quel ripiano nella loro cucina, tutti
sempre ed inesorabilmente accesi, a qualsiasi ora del giorno. Il primo, un brionvega a 21″, quando venne
meno mi forni’ un ottimo preamplificatore mosfet, ma questa e’ tutt’altra storia.
L’ultrasottile samsung ieri sera brandava avendo la meglio sugli stridolii metallici delle posate sulla ceramica.
E siccome che sanremo e’ sanremo il tavolo, montato in fretta e furia, e’ stato imbandito sui tre lati a favore della tv.
Addentavo furioso un finocchio quando s’e’ affacciata allo schermo una figura bluma quanto ‘na susina, e poco c’e’
voluto perche’ s’avesse a compimento il miracolo mediatico, proprio in quell’attimo, esattamente sincrono, nel mio
inclinare a destra il torso, seduto, al fine di favorire l’uscita di un peto ecco che s’alza il sipario e veniamo
immediatamente proiettati involontariamente dall’altra parte del palcoscenico, da astanti a commedianti, attori
in erba fagocitanti (si, sto citando brecht), come appollaiati tra gli spalti del teatro totale di Gropius. C’e’ un uomo, anzi son due, appesi in alto alle strutture ed urlano
interrompendo il monologo del polveroso figuro, rivendicano, sbandierano brandelli di carta manoscritta, i folli.
Solo la magia della rappresentazione puo’ tanto. Abbaccalire sgranando, col pastone a mezza bocca in bilico.
All’apertura, la principale competizione canora italica, in prima serata, in diretta.
La sicurezza all’ariston la gestisce l’ispettore manetta, l’intelligence qui, quo e qua, la carra’ si limita a far da madrina
da che nonna papera e’ morta di cancro al becco.
Ma nonstante tutte le precauzioni i due han saputo raggiungere il punto piu’ in alto del teatro che manco mandrake.
Solo l’idiozia d’un comblottaro potrebbe relegare il tutto alla messa in scena, abbaccaliamo.
Ma il tentato suicidio e’ sventato e puo’ aver inizio lo spettacolo, o era di gia’ iniziato? O mai s’era interrotto?
Si lascia cosi’ spazio alla celebrazione, alla commemorazione, scaraventato il cadavere sul palco gli ci si canta
addosso, per voce e con di chi indegno ne fa il verso. Fabrizio mai ci si accosto’, anzi, ne pianse il luigi che li’ perse.
Proprio lui che cantava di “lingue allenate a battere il tamburo” schernendole, ora le stesse insalivano di
putridi umori i suoi versi. Punizione, contrappasso?
Data la premessa il punto.
Spettatori od inconsapevoli commedianti?
Mi devo scusare con tutti voi. So che e’ l’ennesima occasione in cui.
Eccedo e scado in apparenti (comprensibilmente) insulti.
Ma a volte il dolore e’ fitto al punto che poche opportunita’ s’hanno ad anestetizzarlo.
E poi la necessita’ d’esorcizzare, questa troia ingorda che e’ la realta’.
Chi l’ha affogata nelle notti in una bottiglia di whisky, chi con uno sparo in bocca.
Io ho invece scelto di percularla questa meretrice, di deriderla.
E quindi non avete scampo, o quasi.
Noam, illusioni necessarie
Sbalordisco vedendo questa mattina che sull’home del sito dell’ansa trova spazio un, per quanto sparuto ed attentamente castigato, articoletto sul grande linguista, anarchico, Chomsky. Giust’appunto nell’arco di pochi minuti il trafiletto scompare dall’homepage per esser relegato, oltre che vistosamente ridimensionato, nell’inferno degli archivi, ma tant’e’, chi si accontenta gode.
Il valore dell’opera di Noam e’ indiscutibile, sia come linguista, sia come saggista politologo, sociologo, pensatore.
Altrettanto indiscutibile e’ la ristretta visibilita’ in cui da sempre viene relegato, nonche’ la scarsita’ di coloro i quali ne conoscano, anche solo parzialmente, l’opera. Il desiderio di scriverne in proposito due righe m’e’ amplificato dal fatto che proprio in questi giorni ne sto leggendo “Illusioni necessarie“, saggio nel quale Noam ben argomenta sul ruolo dei media e di come questi siano funzionali al potere, di come siano in grado facilmente di orientare l’opinione pubblica acritica e costruire realta’ ad uopo. Attualissimo proprio in questi giorni in cui spesso si sente ripetere la domanda “ma se nel ’91 un referendum dal risultato bulgaro casso’ le preferenze come mai oggi le si richiedono a gran voce?” e mai che si ventili una risposta che abbia a che fare con il lavoro di persuasione e demonizzazione nei confronti delle “preferenze” fatto in quei tempi dai media. Le preferenze alimentano il clientelismo, permettono l’infiltrazione mafiosa, si sente ripetere ancor oggi, solo non ci si spiega come mai, nonostante anni di liste bloccate, non siano mancati i cuffaro etc.
In egual misura il ruolo dei media nell’ascesa del pupazzo new entry, quello con la polpetta in bocca per intenderci, quello che resuscita il nazareno con la sola imposizione del colletto sbottonato, quello che tanto piace ai sedicenti sinistrati piddini, ma anche ai moderati centristi di destra.
Tornando su Noam, non stiamo parlando di un folle complottista, “stiamo andando verso la plutocrazia”, bensi’ di un intellettuale ultra ottantenne riconosciuto quale il maggior linguista vivente anche dall’altare del mainstream, dicasi ansa, e come son portati a pensare in troppi “se c’e’ scritto sull’ansa, diomio, sara’ vero!” E che sia vero anche a ‘sto giro quindi, per una volta tanto almeno!
Ecco, mi auguro che in qualche modo tutto cio’ possa incuriosire e che spinga ad approfondire, l’arricchimento e’ assicurato anche nel qual caso s’abbiano idee politiche contrastanti. Purtroppo il destino di molti intellettuali e’ quello di dover crepare perche’ la loro opera venga presa largamente in considerazione e spesso, anzi quasi costantemente, non potendo ridimensionarne il valore se ne ridimensiona l’opera, relegandone la celebrita’ alle opere meno canibalizzanti il potere.
Si potrebbe utilizzare come esempio quella di Albert Camus, nobel nel’57. Se si cita “la peste” o “caligola” chiunque ti risponde Camus! Eppure s’e’ dovuto arrivare al 2008 perche’ una parte dei suoi scritti politici venisse tradotta e pubblicata.
Vabbe’, ora basta, torniamocene in culo.