[A cura di: Elettrona e Gifter, da Il Mondo Positivo]
A noi piace giocare sporco con le parole e allora approfittiamo della libertà concessa da Alberto sulle cose da postare, per fare un po’ il verso all’abitudine di acchiappare i click. Noi però al contrario di certa spazzatura che c’è in giro, non guadagniamo soldi sopra se qualche volta scriviamo titoli e abstract che possano suscitare la malizia di chi legge.
Nessuno di noi vuole abbracciare, toccare, baciare chi che sia né tanto meno andare oltre anzi questo post parla di parole, come è nostro solito.
Di cosa si sta parlando?
“Le parole hanno un peso”. Prendiamo la citazione di Tiziano Ferro e andiamo avanti: l’oggetto del contendere è stato il coming out dell’attrice Elena Di Cioccio sulla propria condizione di persona che vive con HIV, e le conseguenti reazioni sui social.
Non vogliamo fare i soliti discorsi triti e ritriti sullo stigma sierofobico e sul coming out relativo al proprio status perché siamo consapevoli di come questa, essendo una scelta senza ritorno, debba essere compiuta con la giusta consapevolezza e senza alcun condizionamento positivo o negativo da parte di terzi.
A noi alcune risposte in merito alla signora Di Cioccio hanno dato oltremodo fastidio in quanto chi le ha scritte o pronunciate, è seriamente convinto di star facendo del bene ma noi che più o meno direttamente viviamo la situazione in prima persona, sappiamo perfettamente quanto certe parole feriscano.
Vorrei toccarti, abbracciarti, baciarti
E qui veniamo al dunque con uno dei commenti rivolti alla signora:
Ciao Elena, in questo momento vorrei “abbracciarti, toccarti e baciarti”. È vero, non hai colpa e non “te la sei cercata”. Nessuno, anche dopo un rapporto sessuale, si augura di contrarre questa malattia che purtroppo ancora oggi colpisce tante persone. Ti ammiro perché hai avuto coraggio di spogliarti davanti alle telecamere, ma ricordati che ciò che è dentro di te è una caratteristica, una sfumatura di te. Resterai sempre speciale.
Qui vogliamo separare i nostri punti di vista perché essendo due persone con due esperienze diverse, vediamo il contenuto di qui sopra da un’ottica differente.
Elettrona:
Va bene le virgolette ma cazzo! Toccarti, abbracciarti, baciarti, ma ti pare? E se la signora non volesse? A casa mia l’educazione dice che prima di precipitarsi addosso a una persona bisogna chiederglielo: “posso darti un abbraccione?” A meno che non sia una persona per la quale hai una estrema confidenza.
Dopo, “spogliarsi davanti alla telecamera” è una metafora ma la scelta delle espressioni mi dà sensazioni poco belle su chi le utilizza.
Quelle parole anche dette in un contesto fuori dal sessuale, hanno una componente erotica molto forte e quando in poche righe ti esprimi in un certo modo, sarà anche vero che la malizia è negli occhi di chi guarda però dai, quando è troppo è troppo.
Mi ha ricordato una mail ricevuta un paio d’anni fa da parte di un signore che sosteneva di insegnare religione a scuola e trovava il blog del “Mondo Positivo” come qualcosa di [parole offensive in disordine sparso].
Il messaggio era lungo sei righe, e le parole “cazzo” e “HIV” comparivano per ben tre volte nell’intera mail. Fantasia sessuale repressa, era chiaro come il sole anche se io il sole non lo vedo.
Io mio malgrado sono stata oggetto di molestie sia fisiche sia verbali, di persona e in rete, e dopo che le subisci, impari a riconoscerle anche da distante.
Forse questo è un pregiudizio, ma di fronte a certe situazioni è meglio difendersi e chiedere scusa una volta di troppo, piuttosto di trovarsi fregati quando è troppo tardi.
Gifter:
Abbracciarmi toccarmi e baciarmi per dimostrare che non hai paura dell’HIV giusto per convincere te stesso, più che me. Vuoi un calcio nel sedere ora o fra un momento?
Che sanguisughe! Esibiscono slanci di affetto senza provarlo veramente: sierofobici fino all’altro giorno poi quando scoprono che sei HIV positivo ti si buttano addosso come a volerti succhiare l’energia dall’interno pensando forse che il tuo virus possa lavare la loro coscienza. Déjà vu.
“Non te la sei cercata, non è una colpa. Nessuno, anche dopo un rapporto sessuale, si augura di contrarre questa malattia”…
Eccolo là! Sessuofobia mascherata. “anche dopo un rapporto sessuale nessuno si augura”, come per dire: “è talmente cattivo l’HIV che non lo auguro neanche a chi tromba” – fammi capire, trombare è un’azione malevola che meriterebbe una punizione comunque?
Probabile che il tale volesse alludere ai propri genitori che per aver trombato sono stati castigati mettendo al mondo un figlio come quello.
Vorrei sapere per quale ragione la gente assuefatta ai disegnini non è più in grado di collegare la razionalità alle dita quando scrive e finisce per confezionare emerite puttanate una di seguito all’altra senza rendersene conto.
Soprassiedo sul “quello che è dentro di te è una sfumatura, resterai sempre speciale”, questo pietismo si commenta da sé.
Un bel tacer non fu mai scritto
Torniamo a scrivere a quattro mani: è impegnativo modificare con calma l’uno gli sbrocchi e le incazzature dell’altro e abbiamo fatto del nostro meglio, per fortuna l’editing collaborativo non ci ha creato troppi problemi questa volta.
Senza dubbio quando un personaggio dello spettacolo racconta qualcosa di intimo è spiazzante, specie quando riguarda la salute.
Ma porco Giuda se non sai cosa dire, almeno cerca di fare silenzio perché chi vive la situazione in prima persona non sempre ha piacere di avere intorno chi esibisce oggi un affetto inesistente fino al giorno prima. A volte, col silenzio, si fa miglior figura.
Dei “ti ammiro”, “sei speciale”, entrambi abbiamo le tasche piene perché sappiamo quale ipocrisia ci sia dietro. Siamo stanchi delle offese mascherate da complimenti, sulle quali poi neanche possiamo replicare perché veniamo accusati noi di essere in mala fede e non capire la loro buona volontà.
Noi proviamo a far capire alla gente che possiamo mettere qualunque foto a rappresentarci, ma in fin dei conti ci identificano molto di più le nostre parole anche quando non lo vogliamo; dopodiché, il mondo, se ne accorgerà? Speriamo non troppo tardi.