Ordunque, spippolando il marketplace di Facebook qui in Danimarca alla ricerca di un divano gratis, mi capita questo annuncio. Niente, mi faceva solo piacere condividerlo con voi.


Ordunque, spippolando il marketplace di Facebook qui in Danimarca alla ricerca di un divano gratis, mi capita questo annuncio. Niente, mi faceva solo piacere condividerlo con voi.
In un momento di profonda riflessione questo mio vecchio racconto ha deciso di riaffiorare alla memoria. Evidentemente era stufo di navigare nel Mar Oblium e ha nuotato fino alla costa per prendere un po’ di sole sulla spiaggia. Quindi ve lo piazzo qui.
C’era una volta un mondo perfetto e pacifico in cui oceani e terre emerse pullulavano di innumerevoli forme di vita animale e vegetale. Era un mondo governato da regole naturali semplici e perfettamente sincronizzate. Ogni specie vivente, che appartenesse a flora o a fauna, seguiva per istinto queste regole e prosperava in un giusto equilibrio.
Il perfetto bilanciamento di ogni fattore era principalmente dovuto alla meravigliosa alchimia sviluppata tra la natura e la particolare peculiarità di quel mondo, i punti di domanda.
I punti di domanda nascevano spontaneamente ovunque e in ogni momento. Grazie alla loro struttura leggera e alla forma tondeggiante avevano la capacità di sfruttare le correnti calde ascensionali o le fresche brezze orizzontali per librarsi in volo. Riempivano ogni angolo del cielo e avevano in qualche modo la capacità di mantenere i naturali equilibri. Essendo invisibili a tutti gli esseri viventi che popolavano quel mondo, prosperavano tranquilli.
Per milioni di anni la vita su quel pianeta si sviluppò senza scosse, fino a quando fece la sua comparsa una nuova specie sulla cui origine ancora alberga il dubbio se si fosse sviluppata in quell’ambiente o al contrario ci fosse in qualche modo capitata per caso, magari per un malaugurato contrattempo.
Fatto sta che quei nuovi esseri svilupparono la capacità di riuscire a vedere i punti interrogativi e ne risultarono morbosamente attratti. La storia non ci ha tramandato una sicura verità ma solo miti e leggende sull’identità del primo di questi esseri che ne catturò uno.
Quello che sappiamo per certo è che i punti di domanda erano per loro natura timidi e diffidenti e se non venivano approcciati nel modo corretto, appassivano e si dissolvevano nel vento, subito sostituiti da altri, ancor più diffidenti e schivi.
Ma caparbietà e insistenza erano doti insite e inequivocabili delle nuove creature, soprattutto di quella che, prova e riprova, riuscì infine a prendere per il verso giusto uno dei punti di domanda più semplici e forse per questo più ingenui. Lo accarezzò delicatamente fino a guadagnarne la fiducia e poi lo afferrò in modo repentino per il punto strattonandolo con forza verso il basso.
Il punto interrogativo, colto di sorpresa dal comportamento della creatura, non riuscì a opporre resistenza e tanto meno a fuggire.
Trascinato con violenza verso il basso, si raddrizzò e irrigidì diventando un punto esclamativo e perdendo in tal modo la forma panciuta che gli permetteva di librarsi nell’aria. Cadde pesantemente al suolo, distruggendosi e andando a rovinare per sempre la porzione del terreno sulla quale si infranse.
La creatura responsabile non si scompose affatto per questo effetto collaterale perché subito dopo la cattura del punto di domanda riuscì a risolvere un problema che lo attanagliava da tempo e migliorò sensibilmente il suo stile di vita.
Da quel momento moltissime di quelle strane creature che infestavano il mondo iniziarono a catturare sempre più punti di domanda. E più ne catturavano più affinavano la tecnica adatta a farlo, fino ad arrivare a costruire macchine automatiche che potevano farlo al posto loro.
Nonostante i punti di domanda continuassero a nascere spontaneamente, non potevano far fronte alla sempre maggiore caccia da parte delle creature che, noncuranti del fatto che gli interrogativi, una volta diventati esclamativi, rovinassero a terra deturpando l’ambiente, continuavano imperterriti la loro missione di ricercarne sempre di nuovi, con sempre maggior vigore.
I vantaggi che ottenevano dalle risposte offerte dal sacrificio dei punti di domanda fecero in modo che le creature non si rendessero conto o comunque ignorassero il danno collaterale. Il terreno su cui camminavano era ormai quasi completamente ricoperto di punti esclamativi inerti, interi o distrutti, inutili e dannosi. Le piante meravigliose che tempo prima ricoprivano quel mondo faticavano ormai a trovare spazio e molti animali dovettero spostarsi in zone sempre più circoscritte. Le creature, dopo aver catturato tutti i punti di domanda che fluttuavano a basse altitudini costruirono strutture sulle macerie di punti interrogativi per salire più in alto, poi inventarono macchine volanti per poter raggiungere i punti di domanda che stazionavano ancora più in quota. Più salivano più ne trovavano. È più riuscivano a catturarne a grandi altezze più le risposte che ottenevano li gratificavano e non gli facevano prestare attenzione ai neo punti esclamativi che cadevano con sempre maggiore violenza causando danni esponenziali.
Le creature non si fermarono mai, nemmeno quando furono costrette a uscire dal loro mondo per trovare nuovi interrogativi da catturare.
C’era una volta, quindi, un mondo perfetto e pacifico. Gli oceani e le terre emerse pullulavano di innumerevoli forme di vita animale e vegetale.
C’era, una volta…
E niente… Qui hanno una birra per Pasqua e una per Natale. Se ne trovo altre ve lo dico…
Ps: il prezzo è in corone, circa 8 euro.
Mi sto ritrovando in una situazione di cui sono purtroppo un abitudinario. Decidere se è il caso di cambiare auto oppure sistemare quella che ho. Siccome faccio una barcata di chilometri per andare a lavorare, almeno fino a quando non trovo una soluzione alternativa, necessito di un mezzo comodo, affidabile e che non beva come un danese il venerdì sera. L’auto che uso adesso e che ho comprato qui, dopo 50.000 km in 8 mesi e 310.000 totali comincia a manifestare un certo disappunto. Da qui il dilemma, vado per una nuova, e intendo quasi nuova, roba di un paio d’anni di vita, o faccio sistemare questa? (Che per inciso anche se non è danese le piace bere).
Il fatto è che nella mia vita non ho mai acquistato automobili nuove, o facenti funzione. Ripensando a quelle che ho avuto mi son reso conto che se le avessi comprate, che so io, non nuove ma un po’ meno usate, forse avrei speso meno.
Ma facciamo un piccolo excursus.
Preciso che le immagini le ho prese da internet, foto reali ne dovrei avere ma sono perse in chissà quale scatola in italia o in chissà quale hard disk smagnetizzato. A parte i colori in alcuni casi, si riferiscono ai modelli esatti che ho avuto.
Ford Capri Coupè 1.3 benzina del 1978. La mia prima auto da 18enne. Comprata da un amico di mio padre. Tamarra come poche. Un cofano inutilmente lungo per il piccolo motore che conteneva. Coupé tre porte con tetto in vinile. La adoravo. Fermato ad ogni posto di blocco perché sembravo un delinquente. Ce n’erano già poche nel 1986, ora sarebbe un pezzo da collezione. Mia madre cucì tutti i coprisedili a mano su misura. Ricordo benissimo quando il carro attrezzi la caricò, causa frizione da rifare e altri problemi. Ancora la rimpiango. Forse l’unica auto che non vorrei mai aver dato via. Ma ero un ventenne stupido. Ora sono un quasi sessantenne stupido.
In contemporanea con il Capri, di cui tra l’altro I numeri di targa compongono ancora una mia password, abbiamo avuto una A112. Era della mia dolce metà, ma ci abbiamo fatto non so quanti km un mese prima che i Balcani esplodessero. Da Milano arrivammo a Spalato e ritorno. Unica A112 in un mondo di auto d’epoca sovietiche. Ma magari ne parlerò un’altra volta.
Ford Escort 1.6 diesel. Un trattore anonimo che però non mi ha mai lasciato a piedi. Anzi una volta sì, ma per poco. La detti via per prendere la…
Citroën CX 2.0 Pallas. Questa era di mio nonno. Più che un’auto era il mio sogno. Il giorno in cui la presi pensai che l’avrei tenuta per la vita. Bella, comoda, chi ne ha provata una sa di cosa parlo. Purtroppo costosissima di manutenzione e non tenuta molto bene dal mio nonnetto, per cui dopo qualche anno dovetti dichiarare sconfitta. Passava più tempo in officina che su strada. Per qualche tempo ho accarezzato l’idea, poi abbandonata, di trovarne un’altra restaurata. Certo ogni volta che ne vedo una (qui in Danimarca per fortuna non ancora) provo un certo sconforto nel non averla più.
Ford Transit prima serie 9 posti. Comprato per poter traslocare con calma dalla Lombardia al Piemonte. I sedili si smontavano facile, anche se più che sedili erano panche leggermente imbottite. Risistemato il motore con mio suocero, poi demolito dopo qualche anno per eccessiva usura generale. Anche questo un poco lo rimpiango.
Moto Guzzi 350 C. Qui non dico nulla perchè non voglio piangerne il ricordo…
Peugeot 405 1.6 benzina. Era esattamente come quella della foto. Colore, tettuccio e alettone compreso. Una signora macchina che ho consumato letteralmente, con impianto a gas. Demolita perché non valeva la pena cambiare bombola e fare la manutenzione (tanta) di cui necessitava.
In quel periodo alcune Fiat Panda 750 si sono alternate o sono state affiancate ad altre auto. Ne ho avute almeno 3 diverse, tutte recuperate a pochissimo o nulla e sfruttate fino all’osso. Direi superfluo mettere una foto, se c’è qualcuno che non ha presente come è fatta una Panda, vuol dire che arriva da un altro pianeta.
Un camper Ford Transit prima serie con guida a destra per fare vacanze con le bambine. Usato un anno in Liguria e poi ciao. Tenerlo dritto in strada era un lavoro e in salita mi superavano anche i pedoni…
Opel Kadett SW. Auto tedesca. Spartana. Dimenticabile. Non ricordo nemmeno perché la diedi via, quasi mi sento in colpa, poverina.
Fiat Tipo prima serie. Inaspettatamente comoda e spaziosa. Ne ho avute due in tempi diversi, una 1.4 bianca e una 1.6 verde. Molto usate e moltissimo consumate. La seconda morta per cinghia distribuzione uscita dalla sede a causa di un dosso per manovra azzardata della dolce metà. Altrimenti andrebbe ancora.
Volvo 240 Polar Station Wagon, benzina. Un transatlantico che come guida ricordava molto il CX Citroën. Dato via in un momento di crisi a causa della pompa benzina morta. Ci si potrebbe vivere dentro tanto è spaziosa. Aveva pure due strapuntini ripiegati nel baule ma chissà perché non omologati.
Fiat Marea weekend. Quando l’ho presa era in lizza con una Subaru Forester ma mi son lasciato convincere dagli interni e da un prezzo più accessibile. Peccato che la Subaru era 4×4 e questa invece non teneva la strada manco a pagarla. Culo troppo pesante, o forse troppo leggero. Finita contro un palo in una notte di neve. Breve storia triste.
Land Rover Freelander 2.0 TD. Ecco, ha soddisfatto la mia voglia di fuoristrada, comoda e molto spaziosa, guidata senza un pelo fuori posto per anni. Poi quando sono cominciate le magagne alla trasmissione integrale sono cominciati i dolori. Ceduta a un tizio che l’ha rimessa a posto. La rividi andare su strada qualche anno dopo. Spero sia ancora in giro.
Daewoo Kalos 1.2. Una meteora. Aveva problemi irrisolvibili. Peccato perché non mi dispiaceva.
Fiat Idea 1.9 JTD. Ufficialmente sempre stata di proprietà di mio fratello e usata da noi per sua concessione. Una scheggia versatile. Chiunque parli male della Fiat Idea deve vedersela con me. Stavo pensando di spenderci qualcosa per alcuni lavori, la mia signora mi ha tolto d’impaccio andando a schiantarsi contro una Mercedes.
Fiat Panda 900 ie prima serie e Fiat Panda 1.1 seconda serie. In contemporanea. La prima gira ancora con un nuovo proprietario, la seconda la sta usando mia figlia in Italia. La Panda se non ci fosse bisognerebbe inventarla, come recitava lo spot.
Ford Mondeo sw 2.0 benzina. Ultima arrivata, qui in Danimarca. Nata come ammiraglia (come la CX e la 240) si difende bene a dotazioni. Essendo del 2005 ancora manca di quello che ormai ogni auto sembra avere, un display multifunzione che rende figa anche una C1. L’unico optional che avrei gradito è il cambio automatico, ma non si può avere tutto dalla vita e io sono uno che si accontenta. Ed è appunto questa ultima arrivata che ora mi pone di fronte al dubbio amletico. Ma confido che la ragazza deciderà per me, resta solo da capire quando. Nel frattempo ho il numero del soccorso stradale memorizzato sul telefono.
Ecco qua, che poi di veicoli ho avuto occasione di guidarne tanti altri, per lavoro o caso. Persino un mezzo cingolato da guerra. Ma questa è un’altra lista…
E voi? Come siete messi a mezzi?
… solo per dire che ne ho pieni i coglioni. Scusate il francesismo.