Nel lontano 1999 un imberbe versione del sottoscritto lavorava fianco a fianco con uno dei pochissimi utilizzatori di PC Macintosh della storia (nonche’ l’unico in ditta) e sentiva magnificare le doti del sistema operativo Apple e la sua superiorita’ rispetto a Windows.
Poi venne l’era dei PC scatoloni…quelli la cui carcassa veniva smontata con regolarita’ per istallare espansioni di memoria, schede audio, schede video, schede madri piu’ potenti, col monitor brutto e pesante e il groviglio di fili inestricabile
Poi arrivo’ l’iMac. Il resto lo sanno tutti.
Tutto quello che era successo prima dell’iMac, io lo avevo rimosso in toto. Davvero. Per me l’era del PC si divide tra prima e dopo l’iMac. Tecnicamente questa affermazione e’ una cagata. Ma da un punto di vista di design credo sia una posizione ragionevole.
Questo film racconta Steve Jobs prima dello Steve Jobs che tutti conosciamo. Racconta il rapporto coi collaboratori stretti, con la pseudo famiglia e con gli amici o ex-amici.
Racconta cose vere, e in parte romanzate. Usa espedienti narrativi non eccessivamente credibili.
Ma racconta quello che racconta in maniera davvero formidabile. Racconta la lotta, la caduta, la rivincita, la vendetta, la crudelta’, la pressione, la voglia di rivalsa che ti fa passare sopra a tutto come se fossi un aratro.
Racconta un uomo che sembra volerci dire in faccia che degli amici non gliene frega nulla. Perche’ gli amici passano, il successo (aziendale) resta
Scritto da uno a cui Steve Jobs stava palesemente sui coglioni, recitato da un Fassbender che riesce a superare lo scoglio della scarsa somiglianza fisica e da una Kate Winslet strepitosa come sempre, riesce a farti incazzare, esaltare e commuovere.
Lascia qualcosa. Cosa che i film biografici raramente fanno. Ti fa passare 2 ore in un battito di ali di farfalla e riesce a rendere interessante un argomento (i computer) decisamente non molto cinematografico
Da vedere assolutamente. Secondo me meritava l’Oscar.