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LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEI MIEI COGLIONI.

(non nel senso che le mie gonadi stiano mutando, ma nel senso di espressione dispregiativa del soggetto in questione, la “transizione ecologica”)

Dopo decenni di scassamento di cazzo pseudo-ecologico, credo sia ormai pacifico (al di là di pochi invasati che ancora organizzano blocchi stradali, versano strani liquidi colorati su monumenti e palazzi o si tirano secchiate di fanga sulle tette) che tutta questa storia presa nel suo insieme è una presa per il culo gigantesca.

Lascio perdere il “quadro grande” e mi concentro qui sulla storia delle automobili e su tutte le puttanate che ci stanno costando soldi su soldi. Parlo proprio a livello di singoli individui, cittadini, persone che hanno delle normali esigenze di mobilità e che ogni volta che qualche ministro o qualche sindaco si svegliano dietro particolari “input” si vedono costrette a rimettere mano al portafogli se vogliono continuare a muoversi.

In particolare, il ragionamento-pippone odierno prende le mosse da un discorso che facevo oggi con un Amico Raziocinante in merito ai vari divieti “ecologici” che dopo Milano ed altre belle città di questo meraviglioso Paese hanno colpito e colpiranno a breve la città di Roma. Ma iniziamo a livello nazionale, per non far torto a nessuno.

E’ chiaro ormai che l’ ordine dall’ alto sia semplice quanto perentorio: spingere l’ auto elettrica con ogni mezzo possibile, se necessario anche con la forza e l’obbligo. Chi vuol camminare si faccia la macchinuccia a pile, chi non può si fotta. Ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede il clima, ce lo chiede Greta, ce lo chiede il Bildeberg (o come cazzo si chiama), ce lo chiedono tutti. Soprattutto (almeno a noi) ce lo chiede l’Enel.

Ma vaffanculo, và. Così, tanto per cominciare.

Parliamo di Italia. In Italia ad oggi circolano poco meno di 40 milioni di veicoli a motore (siamo uno dei paesi al mondo con il più alto rapporto automobili per abitante). Di questi (siccome parecchi ci sono già cascati) un buon 30% è “ibrido” (e pure l’ibrido chissà per quanto potrà circolare ancora) ed un restante 10% è “elettrico” puro o “plug-in”. Va bene. Tolti questi rimangono 22 milioni di veicoli a motore endotermico (benzina o diesel che sia) praticamente tutti destinati ad essere buttati, anche i più nuovi: credete che il vostro Euro 6 nuovo di pacca con almeno 4 anni di rate da pagare davanti potrà circolare tranquillo almeno finchè le state pagando ? Uhm. No, io non credo. Per come vanno le cose non credo.

Altro “dato”: nello scorso anno le nuove immatricolazioni in Italia hanno toccato il record negativo di 1,5 milioni. La flessione è certo dovuta ad un sacco di cazzi fra i quali la carenza di pecunia, la difficoltà di accesso al credito, la difficoltà oggettiva di avere proprio le macchine (se ordini un’ auto nuova oggi te la consegnano fra sei mesi se sei raccomandato se no aspetta e spera). Diciamo che il passo “normale” in Italia è di circa 2 milioni di nuove immatricolazioni l’ anno. Ma quanto ci piace comprare le macchine a noi ?

Con questi presupposti, anche se si decidesse da oggi che bisogna “svecchiare” e passare tutti a quel bellissimo, ecologicissimo e silenziosissimo (limortacciloro, ti arrivano alle spalle e manco le senti, ‘ste carrette) mondo elettrico, e ammesso che tutti fossero in grado e avessero voglia di farlo, ci vorrebbero – impegnandosi al massimo – 11 anni. Undici cazzo di anni.

C’è da ammettere che i “geni europei” che hanno decretato il divieto di produrre e vendere veicoli a motore termico a partire dal 2035, i conti se li sono fatti bene. Se pensiamo all’ Italia, infatti, con il ragionamento fatto sopra, gli 11 anni necessari scadrebbero giusti giusti nel 2034. Quindi mi sa che ci hanno proprio preso come base per i calcoli.

Il problema qui non è tanto la cosa in se’, ma è il modo in cui ci stiamo arrivando, anzi il modo in cui ci stanno portando in questa direzione. Si, vabbè, ammesso e non concesso che l’ auto elettrica inquini veramente meno, ammesso e non concesso che si rendano disponibili in modo logico, pratico e facilmente fruibile le infrastrutture necessarie alla loro circolazione, ammesso e non concesso che i prezzi scendano e che come oggi uno può comprarsi un’ utilitaria nuova con 14.000 Euro (il minimo indispensabile per comperare un’ auto decente) domani la stessa cifra basti per l’equivalente “elettrico”… tutto ciò ammesso, ma davvero credono che la gente sia così cogliona da non accorgersi del sistema che stanno usando ?

La risposta, ahimè, è SI. Lo credono e hanno ragione di crederlo, perchè, si, la gente è cogliona. Mi spiace, qui siamo tutti svegli, io mi ritengo sveglio, ma mediamente siamo coglioni fracichi. E vi spiego perchè.

C’è il “cambiamento climatico“. Cazzo, ansia, paura, terrore, angoscia, moriremo tutti, la Terra ci si incula a passo di carica, ogni volta che un fiume esce dagli argini, ogni volta che non piove e si seccano le zucchine, ogni volta che fa un po’ più freddo o un po’ più caldo è buona per fomentare il terrore del “cambiamento climatico“. Avvenimenti che fino a 30 anni fa erano considerati “normali” anche se “eccezionali” sono tutti usati come terribili campanelli d’ allarme per il “cambiamento climatico“. Dai e dai, la gente comincia a cacarsi sotto, si formano le “squadre” e poi nascono gli “estremisti”: non hai fatto la differenziata ? Sei una merda ! Moriremo per colpa tua. Stronzo. Tieni l’ aria condizionata a palla di cannone ? Sei una merda ! Tu non vuoi la pace in Ucraina (ah no, quella era un’ altra cosa, vabbè) ! Insomma sei una merda. Senti freddo in casa e alzi la caldaia sopra i 19 gradi ? A parte che è colpa tua che fa freddo perchè sei una merda, ma sei una merda ! Ci farai schiattare tutti.

Ma tranquilli, c’è una soluzione: c’è la “transizione ecologica“. Se ci impegniamo tutti e facciamo i bravi, facciamo tutti la “transizione ecologica” e siamo salvi. C’è qualcuno che ancora non è convinto ? Qualcuno che magari dopo aver ragionato un po’ e non bevendosi proprio tutte le cazzate che gli abbiamo propinato (anche con l’ aiuto dei nostri affezionati “Ultras”) decide che lui la “transizione ecologica” se la lega al cazzo ? Va bene, allora andiamo di decreti. Leggi, intendo, roba forte, roba che “o così o così”. E se non vogliono incorrere in terribili sanzioni, in incomprensibili limitazioni e compressioni delle loro libertà personali, in litigi epocali con parenti e amici che invece la “transizione” la vogliono fare e che li etichetteranno come merde irresponsabili, li sistemiamo noi. Li mandiamo a piedi e poi vediamo se non si convincono.

Se avete avuto la pazienza di leggere fino qui vi ringrazio e vi chiedo: ma – così, per curiosità – a voi… questo meccanismo non vi sembra di averlo già osservato di recente ? Non è difficile, basta sostituire i nomi del pericolo, della soluzione e degli esempi.

Beh, non so voi, ma io sono abbastanza stanco di essere preso per il culo.

NON CREDO AI MIEI OCCHI, DUBITO DELLE MIE ORECCHIE, MA SONO CERTO CHE MI SONO ROTTO I COGLIONI.

Dunque. (Non si inizia un periodo con “dunque” ma già immaginate cosa sto per scrivere, vero ? Ecco. Sti gran cazzi).

Dunque, dicevo, io di recente ho visto e sentito cose che non mi tornano. Elenco brevemente:

  1. ho visto il Presidente della Repubblica ucraina, Sig. Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj seduto in mezzo ad una comitiva di più o meno noti personaggi fra i quali il Dott. Bruno Paolo Vespa discorrere amabilmente di cazzi che non ci interessano.
  2. Ho visto che tale amabile discussione avveniva sulla “Terrazza delle Quadrighe“, sito panoramico sulla sommità del Vittoriano (Alias “Monumento a Sua Maestà Vittorio Emanuele II Re d’ Italia e di Altri Posti Più o Meno del Cazzo“, alias “Altare della Patria“, alias “Macchina da Scrivere“). Ora, tale monumento può piacere o non piacere, si può discutere sulla sua valenza artistica ed architettonica nonchè sul luogo ove è stato eretto nonchè su chi l’ abbia fatto erigere e perchè, ma rimane un luogo istituzionale e profondamente rappresentativo della nostra Repubblica e non mi sembra il posto adatto per lo spin-off di un talk show. Inoltre, mi appare alquanto fuori luogo utilizzarlo per ospitare il più alto rappresentante di un paese attualmente in una situazione molto delicata (tipo in guerra). Che non avevano uno studio libero alla RAI ?
  3. Ho sentito (al netto di errori dell’ interprete ma devo fidarmi, ancora la lingua ucraina non la capisco proprio bene) il suddetto Sig. Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj pronunciare una frase più o meno di questo tenore: “Putin non si accontenterà dell’ Ucraina, se non ci aiutate a fermarlo e noi cadiamo, il suo prossimo obiettivo sarà la Moldavia e poi i paesi baltici, e questi sono paesi NATO, quindi poi dovrete mandare lì i vostri figli a combattere“.

(Giunto a questo punto della narrazione invito i credenti fra voi a felicitarsi nuovamente del fatto che ho deciso da tempo di evitare il più possibile di inveire nei confronti delle divinità tutte come so fare io. Anche per stavolta mi tratterrò, ma da che siete credenti credetemi, è dura davvero).

Oh, dicevo. E mentre il Sig. Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj pronunciava cotante illuminare parole, i presenti sgranavano gli occhioni, annuivano, davano davvero un peso a questa cosa. E siccome il teatrino era ovviamente in diretta TV nazionale presumo che un numero incredibile di telespettatori abbia fatto lo stesso.

Non so perchè, ma mi viene automatico fare un parallelo fra la frase testè citata ed un altra frase che dovreste ancora ricordare tutti, visto che è abbastanza recente. Quella pronunciata da un individuo con una faccia di cazzo che se la batte con quella del Sig. Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, che disse (con la medesima sicumera) una cosa tipo: “Se non vi vaccinate vi ammalate, morite, fate ammalare e fate morire“. Più o meno. Ce n’era pure un’ altra che riguardava la pace e i condizionatori ma me la sono scordata. Vabbè.

MA VAFFANCULO. Vaffanculo Dott. Mario Draghi, vaffanculo Sig. Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, vaffanculo Dott. Bruno Paolo Vespa, vaffanculo di cuore e aggiungo “li mejo mortacci vostra e de chi nun ve lo dice cò ‘na mano arzata e la voce de Mike Bongiorno” (cit.)

Ma come cazzo si fa a dare spazio a certe stronzate ? Non dico a crederci, ma proprio a farle uscire. Ma che cazzo stai a dì ? Ma rivaffanculo. Putin se voleva prendersi la Moldavia, i paesi baltici, la Grecia, le Filippine e pure l’ Italia l’ aveva già bello che fatto. Tu, Sig. Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, sei una scimmia urlatrice che sta sui coglioni anche a una buona metà del suo stesso popolo. Ma il problema non sei tu (una scimmia può essere un problema ? No). Il problema è chi dà retta alle cazzate che dici. E il problema ancora più grosso (perlomeno nel mio orticello) è che è il MIO Governo a darti retta. Ancora. E la MIA televisione di Stato a darti voce. Ancora. E ancora, e ancora.

Quand’è che fate uno speciale Porta a Porta e fate parlare anche Putin ? Non dico che risolverebbe, ma almeno pareggiamo. Col cazzo che lo fate, eh ? Che poi Biden vi sculaccia, non si può.

P.S.: noto che sulle grafiche e sui tabelloni degli eventi sportivi (visto da ultimo agli Internazionali di Tennis a Roma) vicino ai nomi degli atleti russi ancora non mettono la bandierina. Ancora. Ma rivaffanculo, popolo di infingardi. Manco l’onore della Bandiera. Merde.

P.P.S.: non sono incazzato. Però mi sono rotto le palle non poco. Qui non fa in tempo a finire una stronzata che ne comincia un’ altra. Ma quand’è che cominciamo a pensare un po’ ai cazzi nostri e a vivere ?

In vacanza ci vuole culo.

Di Pianeta Mobys

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Post più scontato della storia del Pianeta Mobys. Una delle regole cardini della vita si manifesta soprattutto quando si va in vacanza: ci vuole culo … ebbasta. La frase è scontata, lo so, ma come disse il Presidente Draghi “A volte c’è bisogno di un Mobys che ci ricordi che due più due fa quattro”. […]

In vacanza ci vuole culo.

Morire di AIDS negli anni 2000: la storia di Stefania

[A cura di: Gifter, da Il Mondo Positivo]

Di HIV e AIDS i media generalisti non parlano più e, se lo fanno, usano la solita narrazione tossica e stigmatizzante sui casi limite di (presunte) infezioni intenzionali. Sbattere il “mostro” in prima pagina, piangere le persone morte o rimaste positive in modo evitabile, arresto dell’abusante poi sipario. E l’HIV è sempre un problema degli altri fino alla prossima volta. Anche la storia che sto per condividere è un caso limite, però la narrazione rassicurante del “mostro” sbattuto in prima pagina non aiuta ad affrontare la radice del problema cioè la sierofobia della quale sono responsabili in buona percentuale tutte le campagne divulgate con audio anche esplicativi ma con quel dannato alone viola che passava da una persona all’altra – e qui la mia collega Elettrona ha avuto il vantaggio perché la mancanza della vista l’ha messa al riparo da certa merda facendole memorizzare solo le cose giuste -.

E qui nessuno si permetta di dire che bullizzo la mia amica se parlo di “disabilità come vantaggio” perché è la volta che diventerei una belva; non voglio offendere gli altri, tanto meno una delle persone a cui voglio più bene al mondo; prendo solo atto che spesso le campagne pubblicitarie anziché trasmettere lo stesso messaggio indipendentemente dalle capacità sensoriali, veicolano alcune informazioni visive e l’audio dice il contrario. Ci ho proprio fatto caso con Elettrona quando mi ha chiesto di chiudere gli occhi di fronte allo spot di un’agenzia di viaggi il cui audio era un telefono che squillava a vuoto, e poi la voce metallica “l’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile”. Se chiudi gli occhi e non guardi le foto delle persone in vacanza, il messaggio sonoro di quello spot è “cazzo ma questi non rispondono mai! Col fischio che li chiamo!”

Con le pubblicità “progresso” anni 80 e 90 hanno fatto la stessa cosa: se l’audio forniva quelle che all’epoca erano le informazioni corrette disponibili, guardare quell’alone viola trasmetteva un messaggio diametralmente opposto: “dai sieropositivi stai alla larga” infatti cos’è rimasto impresso di quell’audio? La musica di fondo (“oh superman” di Laurie Anderson) e “se lo conosci lo eviti” quindi a lungo andare, sierofobia portami via!

“E che noia un altro termine? Omofobia grassofobia e adesso sierofobia? Avete rotto con ‘sto politicazzolacorrect!”

Nessun politifilmmentalecorrect, qui si sta identificando un fenomeno in quanto dargli un nome è il primo passo per imparare a riconoscerlo, ammetterlo anche a se stessi, e combatterlo: lo stigma sociale ai danni delle persone con HIV che in più casi di quanto si creda, trasforma in carnefici le stesse vittime. Sempre volendo ammettere come accettabile il termine “vittima” perché cazzo anch’io ho il virus in corpo, e sono stato discriminato più o meno pesante da qualche sierofobico demmerda però non mi sento vittima perché so difendermi e metterli tutti quanti al loro posto. Forse nel mio caso è il virus la mia vittima, mica mi ha dato il consenso per vedersi incatenato dai farmaci! Né ho la sua autorizzazione per bloggare a quest’ora! Se lui invece preferisse guardarsi Netflix? Qui bisogna per forza dare voce a cHIVoce non ha! E niente, neanche nei post seri riesco a smettere di fare il burlone perché l’alternativa sarebbe incazzarsi con mezzo mondo a causa della sierofobia mediatica e alla fine starei male soltanto io, mettendo a disagio anche i lettori.

Ma siete proprio sicuri che sia corretto dare dell'”untore” così a scatola chiusa? Tutti si indignano quando si leggono certe vicende di cronaca però io vorrei si riflettesse di più perché una narrazione scorretta danneggia in primis chi subisce determinati attacchi di predatori sessuali senza scrupoli, perché è quello e solo quello il loro nome. Probabilmente se certi personaggi fossero stati negativi all’HIV avrebbero usato l’acido, i coltelli, dio bono non fatemi pensare altro.

Lascio tutti alla storia di Stefania Gambadoro, una donna uccisa più volte: dalla sierofobia dei medici che ha permesso all’HIV di non essere individuato in tempo permettendogli di andare in AIDS, dall’uomo che l’ha tradita nel peggiore dei modi curandosi solo sulla carta e rimanendo capace di trasmettere il virus non solo a lei, e dalla burocrazia. Ma è anche la storia di Silvia Gambadoro, sorella di Stefania che vuole lottare fino in fondo per darle almeno giustizia.

Morire di AIDS nel 2017 dopo che i pregiudizi dei medici hanno ritardato la diagnosi. Stefania Gambadoro è morta di stigma, di sierofobia.

Stefania Gambadoro, morta di sierofobia

Attivismo performativo: non è una cosa buona

Quanto danno fastidio i personaggi dell’Internet più o meno famosi che pubblicizzano una causa sociale o politica ma poi di fatto in reale se ne infischiano? Si chiama attivismo performativo e bisogna imparare a riconoscerlo per poter stargli alla larga.


Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il male. L’attivismo performativo. Tralasciamo i racconti di fantasia e parliamone.

Attivismo performativo: il male assoluto