“Quaranta auto blu e il presidente è uno solo”. Le auto a sua disposizione sono 3: blindate per ragioni di sicurezza, 3 per ragioni di manutenzione. Ma a Marco Reguzzoni, non importa. Goffo e aggressivo, rischiando il ridicolo, prova a sporcare l’immagine di Giorgio Napolitano. Clinicamente possiamo capirlo: l’affetto e il rispetto di cui gode il presidente possono scatenare parossismi patologici di invidia fra i professionisti della politica, mai come in questo momento considerati con sospetto e disprezzo. Politicamente possiamo spiegarlo: i leghisti giocano con le Istituzioni per compiacere una manica di campanilisti di paese e il presidente le Istituzioni le difende con severa puntualità.
Quello che ci risulta incomprensibile è la scelta dell’argomento: come si fa ad attaccare sugli sprechi un uomo che, dopo aver rifiutato un aumento di stipendio, si è imbarcato sulla Motonave Laurana (una simpatica bagnarola), è sbarcato, all’alba, su un isola dove il massimo della mondanità è un torneo di scopone e, invece di comprarsene mezza (o tutta intera visto che è più piccola della Sardegna) si è sistemato a casa dei suoi amici (bellissima, ma austera e senza fronzoli). La gente lo guarda andare al mare, su una piccola spiaggia non attrezzata, portandosi, personalmente, sottobraccio, la sua seggiolina pieghevole, e vorrebbe applaudire. Non lo fa, per non disturbare. Gli sorride, la gente. E lui, di rimando, sorride.
Vi posto questo bellissimo post di una blogger che seguo da tempo.
Condividendo la sua “analisi” sulla situazione italiana, non posso fare altro che cercare di rilanciare ove possibile queste osservazioni.
“Andrà in televisione a reti unificate ma solo su quelle nano-friendly, s’intende.
Quelle dall’uno al sei, per intenderci, con l’esclusione, immagino, del tre.
Imperverserà, si preoccupano e belano quelli del PD che, come al solito, non riescono a leggere correttamente la realtà.
Un modo elegante per dire che non capiscono un cazzo, in questo caso, di comunicazione.
Sarà su tutti i canali? Bene! E’ quello che ci vuole.
Lasciatelo fare, anzi, bisogna incoraggiarlo a farlo sempre di più.
A piazzarsi nel salotto degli italiani come un indesiderato ospite che ormai puzza di pesce marcio.
Per gli italiani, oltre al vaccino di Montanelli, ci vuole la Cura Ludovico del Silvio emetico a tutto schermo. Meglio se in Full HD.
Con il corpaccione da vecchio boss tronfio stretto nel busto, con i capelli sempre più marroni dipinti con il pennarello, il fondotinta e, da stasera, anche il rimmel.
Un personaggio ridicolo ed imbarazzante come una diva decaduta e ormai fuori come un comignolo, un vecchio dall’aspetto sempre più simile ad un morto già bell’e vestito e truccato che è scappato dalla camera ardente e vuole andare in televisione a fare la pazza.
Non potrà far altro, oltre a provocare il disgusto di chi lo guarda e osserva con raccapriccio l’aspetto giallastro da Mao morto, che spurgare bugie, su bugie, su bugie.
Lo farà ancora e sempre con quell’accento da attore cane da cinepanettone che imita il milanese arricchito in un film di romani a Portofino.
Una roba che ormai scatena reazioni anafilattiche da pronto soccorso.
Se c’è una cosa che fa amare Pisapia, tra parentesi, al di là di ogni suo merito politico o personale, è il fatto che parla da milanese vero, autentico, simpatico.
Senza quella parlata spetasciada da ricco bauscia in vacanza che, per esempio, a noi genovesi, conoscendo i soggetti per il fatto che sono soliti svernare da noi, ha sempre fatto prudere le mani.
Il tombeur trombato farà promesse che non potrà mantenere come non ha mantenuto tutte quelle fatte finora. Potrà sparare le sue palle ancora più grosse di prima.
Potrà evocare le falci e i martelli, le armate rosse, i cosacchi che si abbeverano alla Bovisa, i centri sociali, dando retta a quella mariantonietta rifatta della sua consigliera che lo sta portando (per fortuna) alla rovina.
Lui parla come se Pisapia l’avessero votato i marziani con un complicato sistema di condizionamento mentale wi-fi degli elettori, improvvisamente costretti a votare i comunisti.
Il problema, che lui ovviamente non può vedere, obnubilato dal potere e dall’egocentrismo, è di una semplicità disarmante.
La gente non gli crede più. Sono stati i milanesi a fargli mancare quelle venticinquemila e rotte preferenze, non i marziani o i comunisti.
La gente sa che è un bugiardo patologico, un mentitore di professione.
In breve: un imbroglione.
Può promettere quello che vuole: sgravi delle tasse a tempo scaduto, due ministeri a Milano, far sparire la monnezza (ancora?????), può chiedere alla Lombrichetto di applicare gli sconti del 75% sui parcheggi a tutta la clientela solo per oggi, come il Totò che deve ingraziarsi i finanzieri sotto accertamento dei “Tartassati”.
Qualcuno dia al Bagonghi del Consiglio una bella svegliata.
La gente, soprattutto quella che strappa la vita con i denti con fatica e disperazione, che si rompe la schiena per mille euro al mese e due figli da mantenere, non ama essere presa per i fondelli troppo a lungo.
Questo è un individuo che, con il suo governo di parvenu e ricchi sfondati (anche in quel senso), ha aumentato le pensioni da fame a qualche pensionato sociale e poi, magari, dopo qualche anno, è andato a richieder loro i soldi indietro.
Se questi erano morti li ha chiesti ai loro eredi.
Sette-ottocento euro che per chi ne guadagna mille al mese sono tanti, mentre per lui sono un paio di pompini, non dimenticatelo.
E’ lo stesso soggetto che ha tolto l’ICI sulla prima casa ma anche alla Chiesa ed al suo sterminato patrimonio immobiliare, costringendo i Comuni a rifarsi sulle piccole aziende e i proprietari di seconde case, magari comperate dopo una vita di lavoro con i soldi del TFR.
E’ quello che ha preso ripetutamente in giro i napoletani, gli aquilani e tutti coloro che vivevano situazioni d’emergenza promettendo l’impossibile, sapendo di non poterlo mantenere.
Potrei continuare ma mi fermo.
Sono convinta che nuove promesse potrebbero rendere gli elettori ancora più furibondi nei suoi confronti. Per cui è giusto che parli, che parli, che farnetichi dagli schermi delle sue fottutissime televisioni.
Tanto ormai è come la storia di “al lupo, al lupo!”.
Anzi, al nano, al nano.
Tornando ai milanesi, caro il mio nano pittato, siamo sicuri che, nel segreto dell’urna, qualcuno non abbia potuto fare a meno di ripensare ai bonifici da centomila euro, alle automobili, gli appartamenti, le botte da migliaia di euro in contanti alle addette notturne alla pompetta?
Vuoi che a qualcuno non siano venuti in mente i quartieri interi destinati al riposo delle guerriere rottincule mentre ci sono famiglie con l’intimo di sfratto? Altro che zingaropoli.
La rabbia e l’indignazione per cotanta faccia tosta ed impudicizia possono far compiere gesti sconsiderati. Per esempio votare un signore mite e dal comportamento finalmente normale.
O votare addirittura i comunisti per reazione all’anticomunista bugiardo ed imbroglione.
La ricchezza è una cosa.
Lo sfarzo, lo spreco, lo sbattere in faccia il privilegio e soprattutto la presa in giro, lo sberleffo a persone che sono in condizioni di inferiorità, rendono semplicemente indecente il potere.
Soprattutto un potere che pretende di stare dalla parte del popolo.
Ora quel popolo che lo aveva votato pare volergli voltare le spalle.
Dio lo voglia e per sempre.”
«L’eliminazione da parte delle forze Usa dello sceicco del terrore Bin Laden all’indomani della beatificazione di Giovanni Paolo II può essere letta come un nuovo enorme miracolo per il mondo regalato dal Papa più amato che tanto tuonò contro la rete del terrore in particolare ammonendola con le parole ‘il male è accompagnato sempre dal bene’, volendo con ciò affermare che dietro il male spuntano sempre il bene e la giustizia universale, come dimostrato in queste ore». Lo afferma Michaela Biancofiore del Pdl.
Continuo a sostenere che per entrà ner pdl gli dèvano fà un test apposta.Un c’è altre spiegazioni.
« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »
(Articolo 1 della Costituzione Italiana)
L’articolo 1 fissa in modo solenne il risultato del referendum del 2 giugno 1946: l’Italia è una repubblica.
I caratteri che distinguono la forma repubblicana da quella monarchica sono soprattutto due:
L’elettività
La temporaneità delle cariche pubbliche.
L’accesso ad esse non avviene per ereditarietà e per appartenenza dinastica, ma, appunto, per elezione, e la durata in carica non può mai essere vitalizia (se si esclude il caso particolare dei pochi senatori a vita) ma limitata ad un tempo fissato dalla legge, si tratti del Sindaco di un piccolo Comune o del Presidente della Repubblica.
Diventa chiaro, in questo modo, anche il significato etimologico della parola repubblica: lo Stato non è un patrimonio familiare e dinastico che si possa trasmettere ereditariamente come un bene qualsiasi, ma è invece una “res publica”, appunto una cosa di tutti.
Coloro che sono temporaneamente chiamati a svolgervi un importante ruolo di direzione politica non ne sono i proprietari, ma i servitori.
E, per converso, i governati non sono sudditi, ma cittadini che devono essere messi in condizione di esercitare la loro sovranità.
Per questo l’articolo 1 stabilisce il carattere democratico della repubblica.
Con esso, conformemente all’etimologia del termine democrazia (dal greco: demos, popolo e kratìa, potere), si intende che la sovranità, cioè il potere di comandare e di compiere le scelte politiche che riguardano la comunità, appartiene al popolo.
È naturale che un simile ruolo non possa essere esercitato in forma arbitraria.
L’inciso “nelle forme e nei limiti della Costituzione” sta a indicare proprio questo fatto.
Più precisamente, l’esercizio effettivo della sovranità popolare avviene in varie forme, specie il diritto di voto (art. 48 Cost.), mediante il quale ogni cittadino sceglie i propri rappresentanti a cui viene delegata non la sovranità, ma la cura effettiva degli affari pubblici.
(fonte:wikipedia)
Voler cambiare l’art. 1 in quell’obbrobrio che ho letto ieri (e sul quale ciò tirato pure un bestemmione) è una stronzata.
La vogliono cambiare in questa roba qui:
“l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale”.
“Centralità del parlamento” e “procedimento elettorale” non stanno bene insieme,e il motivo è molto semplice.La sovranità popolare non è il giudice supremo di tutto,chi viene eletto dal popolo non può fare come cazzo gli pare solo perché “è stato eletto democraticamente” (come ama dire quel bischero del nanodimerda).
Sia il popolo che i suoi rappresentanti incaricati di servirli devono sottostare a un paio di cosette:
1-LA LEGGE
2-LA COSTITUZIONE
Dire che il Paese è fondato sulla “centralità del parlamento” (formato dai rappresentanti del popolo) significa dare un privilegio a quest’ultimi rispetto a tutti gli altri cittadini.E ci risiamo:
È ANTICOSTITUZIONALE
La disoccupazione giovanile è al 30%
Il debito pubblico viaggia per i 1900 miliardi,generando 80 miliardi annui solo di interessi passivi
L’economia non cresce
L’apparato burocratico del paese strozza piccole e medie imprese
L’evasione fiscale è a livelli paurosi
Invece di pensare alle cazzate,pensate alle cose serie.
E se proprio volete cambiare la costituzione,cambiate gli articoli che ci tiene legati al Vaticano.Quelli sì andrebbero cambiati.
Perché a volte un blog non basta.(A noi ce lo sfoderate parecchio!)