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Morire di AIDS negli anni 2000: la storia di Stefania

[A cura di: Gifter, da Il Mondo Positivo]

Di HIV e AIDS i media generalisti non parlano più e, se lo fanno, usano la solita narrazione tossica e stigmatizzante sui casi limite di (presunte) infezioni intenzionali. Sbattere il “mostro” in prima pagina, piangere le persone morte o rimaste positive in modo evitabile, arresto dell’abusante poi sipario. E l’HIV è sempre un problema degli altri fino alla prossima volta. Anche la storia che sto per condividere è un caso limite, però la narrazione rassicurante del “mostro” sbattuto in prima pagina non aiuta ad affrontare la radice del problema cioè la sierofobia della quale sono responsabili in buona percentuale tutte le campagne divulgate con audio anche esplicativi ma con quel dannato alone viola che passava da una persona all’altra – e qui la mia collega Elettrona ha avuto il vantaggio perché la mancanza della vista l’ha messa al riparo da certa merda facendole memorizzare solo le cose giuste -.

E qui nessuno si permetta di dire che bullizzo la mia amica se parlo di “disabilità come vantaggio” perché è la volta che diventerei una belva; non voglio offendere gli altri, tanto meno una delle persone a cui voglio più bene al mondo; prendo solo atto che spesso le campagne pubblicitarie anziché trasmettere lo stesso messaggio indipendentemente dalle capacità sensoriali, veicolano alcune informazioni visive e l’audio dice il contrario. Ci ho proprio fatto caso con Elettrona quando mi ha chiesto di chiudere gli occhi di fronte allo spot di un’agenzia di viaggi il cui audio era un telefono che squillava a vuoto, e poi la voce metallica “l’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile”. Se chiudi gli occhi e non guardi le foto delle persone in vacanza, il messaggio sonoro di quello spot è “cazzo ma questi non rispondono mai! Col fischio che li chiamo!”

Con le pubblicità “progresso” anni 80 e 90 hanno fatto la stessa cosa: se l’audio forniva quelle che all’epoca erano le informazioni corrette disponibili, guardare quell’alone viola trasmetteva un messaggio diametralmente opposto: “dai sieropositivi stai alla larga” infatti cos’è rimasto impresso di quell’audio? La musica di fondo (“oh superman” di Laurie Anderson) e “se lo conosci lo eviti” quindi a lungo andare, sierofobia portami via!

“E che noia un altro termine? Omofobia grassofobia e adesso sierofobia? Avete rotto con ‘sto politicazzolacorrect!”

Nessun politifilmmentalecorrect, qui si sta identificando un fenomeno in quanto dargli un nome è il primo passo per imparare a riconoscerlo, ammetterlo anche a se stessi, e combatterlo: lo stigma sociale ai danni delle persone con HIV che in più casi di quanto si creda, trasforma in carnefici le stesse vittime. Sempre volendo ammettere come accettabile il termine “vittima” perché cazzo anch’io ho il virus in corpo, e sono stato discriminato più o meno pesante da qualche sierofobico demmerda però non mi sento vittima perché so difendermi e metterli tutti quanti al loro posto. Forse nel mio caso è il virus la mia vittima, mica mi ha dato il consenso per vedersi incatenato dai farmaci! Né ho la sua autorizzazione per bloggare a quest’ora! Se lui invece preferisse guardarsi Netflix? Qui bisogna per forza dare voce a cHIVoce non ha! E niente, neanche nei post seri riesco a smettere di fare il burlone perché l’alternativa sarebbe incazzarsi con mezzo mondo a causa della sierofobia mediatica e alla fine starei male soltanto io, mettendo a disagio anche i lettori.

Ma siete proprio sicuri che sia corretto dare dell'”untore” così a scatola chiusa? Tutti si indignano quando si leggono certe vicende di cronaca però io vorrei si riflettesse di più perché una narrazione scorretta danneggia in primis chi subisce determinati attacchi di predatori sessuali senza scrupoli, perché è quello e solo quello il loro nome. Probabilmente se certi personaggi fossero stati negativi all’HIV avrebbero usato l’acido, i coltelli, dio bono non fatemi pensare altro.

Lascio tutti alla storia di Stefania Gambadoro, una donna uccisa più volte: dalla sierofobia dei medici che ha permesso all’HIV di non essere individuato in tempo permettendogli di andare in AIDS, dall’uomo che l’ha tradita nel peggiore dei modi curandosi solo sulla carta e rimanendo capace di trasmettere il virus non solo a lei, e dalla burocrazia. Ma è anche la storia di Silvia Gambadoro, sorella di Stefania che vuole lottare fino in fondo per darle almeno giustizia.

Morire di AIDS nel 2017 dopo che i pregiudizi dei medici hanno ritardato la diagnosi. Stefania Gambadoro è morta di stigma, di sierofobia.

Stefania Gambadoro, morta di sierofobia

Fra moglie e marito, fatte li cazzi tua.

Non sono nuovo ad esperienze di questo genere, ma quella di stamattina è la prima che finisce così.

Ho aspettato un po’, il tempo di sbollire e far calare l’adrenalina, ma la devo raccontare qui ed ora. Porco dio.

Ironia delle ironie, ieri non era la giornata mondiale contro la violenza sulle donne o qualcosa di simile ? Vabbè.

Mattina presto, solito tragitto casa – lavoro. Poche macchine, ma quella davanti a me si muove in modo strano: frenate inconsulte, sbarellamenti a destra e a sinistra, invasioni di carreggiata opposta, accelerazioni senza senso. Penso “ma che cazzo si è bevuto, questo” ? Alla terza volta che rischio di andargli in culo perchè frena senza motivo gli suono. Niente, nessuna reazione, continua a guidare a cazzo.

Guardando meglio vedo che all’ interno sta Continua a leggere Fra moglie e marito, fatte li cazzi tua.

Donne e uomini a confronto

Se Laura, Susanna, Debora e Maria vanno a cena fuori, si chiameranno l’un l’altra Susanna, Debora, Laura e Maria.
Se Mario, Luca, Carlo e Giorgio vanno a cena  fuori, si rivolgeranno affettuosamente l’un l’altro come ‘Ciccione’, ‘Testa di cazzo’, ‘Buffone’, e ‘Godzilla’.

4 Uomini a cena fuori: anche se il conto è di 80 euro, ognuno tirerà fuori 20 euro e dirà che non ha tagli minori, e non vorrà il resto.
4 donne a cena fuori: quando arriva il conto, compare la calcolatrice.

Un uomo pagherà 5 euro per un oggetto che ne vale 2 euro, se lo vuole.
Una donna pagherà 2 euro per un oggetto che ne vale 5 euro, che non vuole.

Un uomo ha in media 6 oggetti nel bagno: uno spazzolino, un dentifricio, una schiuma da barba, un rasoio, un sapone e un asciugamano dell’Holiday Inn.
Una donna ha in media 337 oggetti, la maggior parte dei quali un uomo non riesce a identificare.

Una donna ha l’ultima parola in ogni discussione. Qualsiasi altra cosa un uomo dice è l’inizio di una nuova discussione.

Una donna si preoccupa del futuro finché non trova un marito.
Un uomo non si preoccupa mai del futuro finché non trova una moglie.

Un uomo di successo è colui il quale guadagna più di quanto sua moglie sia in grado di spendere.
Una donna di successo è quella che trova quest’uomo.

Una donna sposa un uomo sperando che cambi, e lui non cambierà .
Un uomo sposa una donna sperando che non cambi, e lei cambierà .

Una donna si veste bene per fare shopping, dare acqua alle piante, buttare la spazzatura, rispondere al telefono e prendere la posta.
Un uomo si veste bene per i matrimoni e per i funerali.

Gli uomini si svegliano dello stesso aspetto con il quale sono andati a dormire.
Le donne in qualche modo si deteriorano durante la notte.

Una donna sa tutto dei suoi bambini: appuntamenti dal dentista, migliori amici, sogni, incubi, paure e speranze.
Un uomo è vagamente a conoscenza di una persona bassa nella casa.

W le tette

Sheyla Hershey si è guadagnata una certa notorietà per il suo enorme seno, cui deve anche la vita. La Hershey, nata in Brasile ma residente oggi a Houston, in Texas, siè sottoposta a diverse operazioni per raggiungere un seno taglia 5 coppa KKK nel 2009.

sheyla-hershey_thumb[1]

Nonostante la notorietà che le hanno portato, le operazioni non sono state una passeggiata: nel 2010, come conseguenza delle operazioni, ha contratto una grave infezione che le ha fatto rischiare la vita, costringendola a ridimensionare parzialmente il seno.

Ma se il suo seno le ha fatto sfiorare la morte, alla fine le ha salvato la vita. A febbraio Sheyla stava guidando per andare a prendere il marito, dopo un party. Improvvisamente, ha perso il controllo dell’auto, finendo fuori strada e schiantandosi su un albero.

L’airbag dell’auto non è entrato in funzione, ma a sostituirne la funzionalità c’è stato il seno ancora enorme della Hershey, che se l’è così cavata con qualche contusione e graffio.

Chiunque altro molto probabilmente sarebbe morto” ha commentato la fortunata Sheyla.

FONTE: notizie strane