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Recensione libresca: “Steve Jobs – La biografia autorizzata del fondatore di Apple.” Walter Isaacson.

Steve Jobs e la Apple: il fondatore di un’azienda di successo.

Titolo: Steve Jobs – La biografia autorizzata del fondatore di Apple.

Autore: Walter Isaacson.

Genere: biografico.

Pagine: 888 (formato ebook), 648 (formato cartaceo).

Dove reperirlo: app Apple Books; Google Play Libri; https://www.amazon.it; https://www.ibs.it; https://www.mondadoristore.it; https://www.lafeltrinelli.it; https://www.kobo.com; https://www.libraccio.it; https://www.giuntialpunto.it; https://www.unilibro.it; https://www.bookrepublic.it (formato ebook); https://www.amazon.it; https://www.ibs.it; https://www.lafeltrinelli.it; https://www.libraccio.it; https://www.Ebay.it; https://www.unilibro.it (formato cartaceo) e probabilmente anche nelle biblioteche della vostra città/del vostro paese.

Trama: L’esclusiva biografia di Steve Jobs. Basandosi su più di quaranta interviste con Steve Jobs in oltre due anni, e su più di cento con familiari, amici, rivali, colleghi, Walter Isaacson racconta l’avvincente storia del geniale imprenditore la cui passione per la perfezione e il carisma feroce hanno rivoluzionato sei settori dell’economia e del business: computer, film d’animazione, musica, telefoni, tablet ed editoria digitale. Nell’epoca in cui tutto il mondo sta cercando un modo di sviluppare l’economia nell’era digitale, Jobs spicca come icona massima dell’inventiva e dell’immaginazione, perché ha intuito in anticipo che la chiave per creare valore nel ventunesimo secolo è la combinazione tra creatività e tecnologia e ha costruito un’azienda basata sulla connessione tra geniali salti d’immaginazione e riconosciute invenzioni tecnologiche. Sebbene abbia cooperato attivamente per questo libro, Jobs non ha chiesto nessun controllo sul testo né ha preteso il diritto di leggerlo prima della pubblicazione. Non ha posto nessun filtro, anzi ha incoraggiato i conoscenti, i familiari, gli antagonisti a raccontare la verità onestamente. E lo stesso Steve Jobs parla candidamente, talvolta in maniera brutale, dei colleghi, degli amici e dei nemici, i quali, a loro volta, offrono uno squarcio sulle passioni, sul perfezionismo, sulle ossessioni, sulla maestria, sulla magia diabolica e la tensione per il controllo che hanno caratterizzato il suo approccio al business e ai geniali prodotti creati. Guidato dai demoni, Jobs sarebbe potuto cadere nell’ira e nella disperazione. Ma la sua personalità e i prodotti erano una cosa sola, esattamente come gli hardware e i software di Apple, come fossero parti di un sistema integrato. Una storia che ci insegna e allo stesso tempo ci mette in guardia, ricca di valori sull’innovazione, il carattere, la leadership e i valori.

Il genere biografico: un genere che, lo ammetto, passa raramente tra le mie mani (trattandosi ora di ebook, direi più sullo schermo dell’iPad, 😜) ma che dovrei leggere di più perché è un genere davvero molto interessante, 👍. Tra ì mei ultimi acquisti libreschi è rientrata anche una biografia, quella di Steve Jobs. Dopo averlo acquistato c’è stato un attimo di tentennamento perché, vista la mole, avevo timore che fosse qualcosa di lungo e noioso (preciso che “mole” non sta sempre a significare automaticamente libro noioso… a volte si hanno anche delle piacevoli sorprese, 🙂) ma… non è stato affatto così! Questa biografia parla di uno degli uomini che ha rivoluzionato il modo di vedere, tra i vari campi, anche la tecnologia: dire Apple è dire Steve Jobs e viceversa. Sin da ragazzo Jobs si è rivelato una persona curiosa e ansiosa di cambiare il mondo. Parecchio perfezionista inizia giovanissimo a creare i primi prototipi di computer che, con il passare del tempo, si perfezioneranno sempre più fino a diventare i device che conosciamo oggi. Il suo genio ha influito anche in altri campi come quello della musica o dei film d’animazione, andando a creare sempre nuovi modi per rendere al passo con i tempi, e tante volte precedendoli, i vari settori del business. Un uomo che ha saputo guardare al futuro, creatore di una delle aziende più famose e più di successo al mondo: la Apple. La tecnologia, per come la vediamo oggi, è frutto anche del lavoro di quest’uomo che ha saputo rivoluzionare un campo in cui la concorrenza è spesso spietata, ma lui ce l’ha fatta e i suoi prodotti sono tra i più venduti al mondo.

Voto alla fine della lettura del libro: 9.

👍 una biografia che racconta in modo interessante e per nulla noioso la vita di uno degli uomini che ha saputo cambiare il mondo del business; un libro che piacerà sicuramente ha chi ama le biografie e agli amanti della tecnologia; nonostante le tante pagine la biografia si rivela interessante sin dalla prima riga e prosegue in modo molto scorrevole; oltre all’imprenditore si conoscerà anche il Jobs padre, marito, amico, ecc, sia nei suoi lati positivi che in quelli negativi.

👎 nessuna nota negativa da segnalare.

E voi avete già letto “Steve Jobs – La biografia autorizzata del fondatore di Apple” di Walter Isaacson? Qual è o quali sono, a vostro parere, gli uomini e le donne che hanno rivoluzionato il mondo con la loro personalità?

Aspetto i vostri commenti. 🙂

NESSUNA RISPOSTA

Scrivi email a scuoleguida per sapere del rinnovo…

Nessuna risposta.

Scrivi a ospedali a pagamento per sapere quanto costa un esame…

Email fuori uso.

Vabbè, neppure ve lo dico… Telefoni a farmacie,..

Non rispondono (e loro stessi avevano affisso il cartello con su scritto di chiamarli)…

Non si tratta più solo di etica del lavoro (ormai inesistente).

Non si tratta più di dementi che neppure sanno fare i propri interessi…

E’ CHE TUTTO STA ANDANDO INESORABILMENTE IN MALORA.

…E vaffanculo!

LA GRANDE INCULATA, (O DELL’ OBBLIGO VACCINALE OVER 50)

Mi sono imbattuto stamattina in questo post di AllegroPessimista, che mi ha dato un po’ da pensare.

L’ AllegroPessimista, per chi non lo conoscesse (e nel caso vi invito a leggere i suoi articoli perchè se no vi perdete qualcosa), è una delle persone che ad oggi hanno un (altro) problema: ha un lavoro, ha più di 50 anni, e gli tocca “vaccinarsi”. Non l’ha fatto sinora perchè pur non essendo un c.d. “no-vax” è sicuramente una persona di buon senso e non tollera le imposizioni. Oltre ad essere persona di buon senso è anche coerente, e dato che ha sempre detto che se fosse stato obbligato l’avrebbe fatto… beh: adesso è formalmente obbligato e lo fa. Da sua stessa comunicazione sabato prossimo andrà “obtorto collo” a prendersi la sua prima dose.

Per portarsi avanti col lavoro, il nostro Allegro ha recuperato il modulo che andranno a fargli compilare e firmare prima del “vaccino” e si è chiesto (estendendo la domanda ai suoi lettori) come comportarsi al momento della compilazione.

La prima sorpresa (sua come mia) è che ci hanno sempre raccontato che se mai i “vaccini” fossero divenuti obbligatori “per legge” (cosa che di fatto ad oggi è, per gli ultracinquantenni oltre che per altre categorie già da prima), non avrebbe avuto logica ne’ senso continuare a far firmare una liberatoria come quella che invece ci viene sottoposta. E invece ancora c’è, ed è la stessa identica che firmano da sempre anche i “non obbligati”.

La perplessità poi tocca i più alti vertici quando si va a leggere ed analizzare quello che c’è scritto (e quello che di conseguenza di costringono a dichiarare).

La mia prima risposta nel merito è stata la più prevedibile: stando così le cose, visto quello che c’è in gioco (il tuo lavoro) e dato che non c’è via legale che regga, considerato oltretutto che così hai deciso, firma, fatti ‘sta puntura e tieniti il lavoro. Con certe cose non si gioca: loro giocano, noi no.

E’ un peccato, perchè è sempre brutto essere “costretti” a fare una cosa che non convince, ed essere ricattati usando come ostaggio valori importanti come il lavoro. Però tant’è e questo è. Come si dice, mangia ‘sta minestra o salta ‘sta finestra.

Pensa che ti ripensa però, una piccola luce la vedo, e la scrivo qua. Certo non è applicabile universalmente (anche perchè servirebbe un certo rapporto fra lavoratore e datore di lavoro e non sempre è possibile, oltretutto diventa impraticabile nelle aziende medio-grandi, però un varco c’è).

Partiamo dal presupposto che c’è sempre una differenza (spesso non trascurabile) tra quello che ci viene comunicato come massa e quello che effettivamente c’è scritto nelle norme. Se sentissimo solo TV e giornali, l’impressione sarebbe quella di essere fottuti senza scampo. Se invece approfondiamo un po’, magari ci rendiamo conto di avere qualche possibilità.

Come al solito, io vi racconto quello che faccio io: non è la Verità assoluta, non è l’unica via, non esorto nessuno a farlo se non chi non se ne convinca per conto suo. Di cazzari e ciarlatani ne abbiamo fin troppi ultimamente, e non voglio farne parte.

Ci sono due premesse necessarie da fare:

la prima è la situazione del sottoscritto: Sono amministratore di una S.r.l. con due soci (uno sono io, ovviamente, e l’altro è solo un socio di capitale, non attivo nella Società) ed ho al momento un (uno solo) dipendente, assunto a tempo indeterminato (peraltro appena lo scorso settembre, dopo che è stato “scaricato” dalla ditta per cui lavorava che ha chiuso definitivamente i battenti) con la carica di Responsabile Tecnico. Il quadro è abbastanza semplice. Si dà il caso che ne’ io ne’ il dipendente in questione siamo muniti di lasciapassare (e non abbiamo alcuna intenzione di munircene). Perchè ? Inutile spiegare, sono cazzi nostri. Saremo scemi, che ve devo dì.

La seconda è che non dobbiamo mai e poi mai dimenticare che tutte le normative relative al covid (soprattutto quelle riguardanti le restrizioni) emanate negli ultimi due anni, sono frutto di una situazione “di emergenza” (lo dicono loro, io mi fido). Per questo motivo sono per definizione transitorie, limitate negli effetti e soprattutto (salvo poche circostanze) non vanno mai a toccare la sfera del penale. Quindi contravvenire a queste disposizioni non potrà mai portare a nulla di più grave di una sanzione amministrativa (multa). Questo un po’ ci rincuora.

Veniamo al dunque: cosa facciamo adesso ?

Io – datore di lavoro – semplicemente non controllo il mio dipendente. Siamo d’accordo così. Dite che ne ho l’obbligo ? E sti cazzi. Lui non andrà certo a denunciarmi perchè non lo faccio, quindi voglio vedere chi controlla me. Nel malaugurato caso accada (che qualcuno controlli me, intendo, ma è molto difficile che qualcuno venga in un ufficio privato sito nel seminterrato del buco del culo della periferia di Roma a fare questo tipo di verifiche), si andrà a braccio: un giorno non mi funziona l’ app a me, un giorno si è rotto il cellulare a lui, un giorno non c’è connessione a internet, un altro la copia cartacea del lasciapassare l’ha mangiata il cane… hai voglia a inventare cazzate. E male male che dovesse andare, mi becco una sanzione di 400 Euro. E sti gran cazzi un’ altra volta: il principio è che se lui lavora con me, 400 Euro li recuperiamo in un giorno. Se lui sta a casa, da solo mi ci vuole una settimana. Vale la pena di rischiare, no ?

Lui – lavoratore – si fa i cazzi suoi, mantiene fede al suo proposito di non “vaccinarsi”, lavora, prende i suoi soldi, i suoi contributi e la vita va avanti. Anche nel suo caso, sempre nella malaugurata ipotesi di controllo, c’è la possibilità di sanzione che per il lavoratore (chissà perchè) è più alta, minimo 600 Euro. E anche qui siamo tutti d’accordo sul grande “Sti Cazzi”. Stesso discorso di prima: ne vale la pena, se l’alternativa è quella di non lavorare.

Come è facile evincere, tutto quanto sopra descritto può funzionare. A condizione che ci sia intesa fra le parti in gioco e che tutte e due facciano uno sforzo. Non è impossibile, ci si può riuscire.

Qui qualcuno potrebbe dire “eh, ma così state infrangendo LA LEGGE” !

Indovinate da soli qual’ è la risposta, vero ?

E STI CAZZI ! (Al fine di evitare fraintendimenti dovuti alla diversa interpretazione dell’ espressione “Sti Cazzi” nelle varie zone della nostra amata e solatia Penisola, rimando a questo post per la corretta definizione ai fini del suo utilizzo nel presente articolo).

Ne hanno infrante poche di leggi (vere) loro, nonchè di direttive comunitarie, principi costituzionali, principi di logica e buon senso… mi fotte assai a me di “infrangere” un decreto legge emanato in forza di uno stato di emergenza che dura da più di due anni. Non so se mi spiego. E comunque rimane sempre il fatto che ciò comporta una mera sanzione amministrativa (contro la quale si può in ogni caso ricorrere), non si va mica in galera.

Questo poi, apre la strada ad un’ altra cosa che si potrebbe fare: un decreto legge, per quanto immediatamente esecutivo, deve comunque essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore. Nel caso questo non accada (finora l’ hanno sempre fatto, ma non si sa mai), il decreto legge (e tutti gli effetti collegati) perderà efficacia sin dall’ inizio, come se non fosse mai stato in vigore. Questo vuol dire che se vi hanno fatto una multa sulla base di questo DL e questo non viene convertito in legge, anche la multa decade automaticamente, e quindi non la dovete pagare. Vi eravate mai chiesti perchè il termine massimo per pagare tutte ‘ste stronzate era guardacaso di 60 giorni ? E che pagavate la metà del minimo se cacciavate i soldi subito, entro 5 giorni ? Questo, per inciso, è un altro motivo per NON PAGARE. Anche perchè se l’avete già pagati e poi il DL decade, col cazzo che ve li ridanno, meglio non darglieli e basta. Se un destinatario a qualsiasi titolo di “obbligo vaccinale” volesse proprio pararsi il culo, potrebbe indirizzare una PEC (o una raccomandata AR) al suo Prefetto e per conoscenza alla ASL di competenza, allegando copia di un documento e dichiarando quanto segue:

Io sottoscritto (generalità complete, codice fiscale, indirizzo, recapiti) dichiaro di non essere al momento in possesso di informazioni complete ed esaustive sul mio personale stato di salute tali da poter rispondere in maniera certa e veritiera ai quesiti contenuti nel modulo di consenso necessario ad ottenere la somministrazione degli attuali c.d. ‘vaccini anti covid-19’. Legittima prudenza mi impone pertanto di non sottopormi a tale trattamento, atteso che lo stesso modulo presenta lacune sostanziali che, allo stato, non possono oggettivamente fornire la certezza di non incorrere nel breve, medio e lungo termine in stati di alterazione della mia integrità fisica, se non basandosi su mie arbitrarie dichiarazioni, che per i motivi sopra espressi non sono in grado di sottoscrivere. Preciso contestualmente di non essere nelle condizioni economiche di affrontare uno ‘screening’ medico completo della mia persona“. Data, firma, e cordiali vaffanculo.

Per chi stesse pensando (so che di voi posso fidarmi, ma non si sa mai chi legge i blog di questi tempi) di andare a denunciarmi per “istigazione a delinquere”, beh, cara la mia faìna (come direbbe Marchettino73, a proposito: Marchettinooooo, cazzo, torna, dì qualcosa, sto Blog aspetta a te)… tutto quello che è scritto qui non integra tale fattispecie penale quindi risparmiati la fatica e fatti i cazzi tuoi che è meglio. Per me e per te e tutta la tua famiglia.

Per finire, come nella miglior tradizione wikipediana e yahooansweriana, Fonti: esperienza personale, due anni e passa di rottura di coglioni, una laurea in giurisprudenza che non ci faccio un cazzo ma ce l’ho e a qualcosa dovrà pur servire e infine (per fare un po’ lo sborone), i migliori voti presi agli esami di diritto civile (28), diritto amministrativo (29), procedura civile (28), medicina legale e delle assicurazioni (30).

I CONTI DELLA SERVA, OVVERO: CHI PAGHERA’ PER TUTTO QUESTO ?

Sono un essere dotato di una particolare empatia, che mi rende da sempre facile uscire dal mio “io” – per altri versi blindato – ed immedesimarmi in tempo reale in svariate diverse condizioni: praticamente, mettermi nei panni altrui è per me un gioco da ragazzi.

Credo sia una cosa naturale, che poi ho affinato per diletto personale prima e per necessità lavorative poi: “uno nessuno e centomila” mi si adatta perfettamente, ma questa è un’ altra storia, e per quello che vado a scrivere nemmeno c’è bisogno di scomodare chissà che doti.

Durante la mia passeggiata postprandiale (che ai fini di abbassare il colesterolo ha sostituito da anni il ben più piacevole pisolino), mi capita di passare nei pressi di una stazione ferroviaria, una delle tante che si trovano sul percorso di un treno regionale. L’ onnipresente voce registrata diffusa dagli altoparlanti, che un tempo si limitava ad avvisare dell’ arrivo di un treno, ad invitarci ad “allontanarci dalla riga gialla” o a ricordarci che il personale di Trenitalia in servizio riveste la carica di “pubblico ufficiale” e che quindi – per quanto esasperati – dargli una capocciata sui denti non è una cosa intelligente da fare, ormai dice tante altre cose. Quella che ho sentito oggi ricordava l’obbligo del “Certificato Verde” e quello della “mascherina FFP2” (mi raccomando, FFP2 cinese originale che se no sono cazzi).

E allora è partita l’immedesimazione.

Il mio “target” è il seguente:

Maschio bianco, caucasico, laureato, 26 anni circa. Sportivo, sano come un pesce, che per motivi suoi (sui quali non ci è dato indagare) ha deciso di non sottoporsi alla “vaccinazione”. Il CDS (“Caso Di Studio“) è stato così fortunato da conquistare un impiego a tempo indeterminato presso una nota compagnia telefonica, e dopo un primo anno presso una sede distaccata, anno in cui ha fatto vita da pendolare sul filo dell’ esaurimento nervoso, è stato finalmente trasferito alla sede centrale. Il CDS vive appena fuori Roma (Fara Sabina), dove la vita costa meno e dove con la giovane moglie ha acquistato – forte del suo contratto di lavoro – una casetta, impegnandosi anche il BDC (“Bucio Der Culo“) per i prossimi 25 anni.

Il CDS, comunque prende un netto di circa 1.600 Euri al mese, e tolti i 550 circa che se ne vanno con ogni Luna per il mutuo può contare ancora su più di 1.000 Euro. Posto che anche la moglie ha il suo lavoro, non si può dire che stiano poi così male, anzi. Facendo un altro piccolo sforzo hanno potuto acquistare una vettura che fondamentalmente usa la moglie: per ora figli niente, quindi la routine è semplice. La mattina colazione, si chiude casa, si parte insieme, il CDS scende alla stazione di Fara Sabina e la moglie prosegue verso il suo lavoro (più vicino a casa). Alla sera la scena si ripete al contrario: la moglie si fa trovare fuori dalla stazione e se ne tornano a casetta, magari dopo un rapido giro di spesa o di altre incombenze.

Il treno, per il nostro CDS è la salvezza: parte ogni 15 minuti, in poco più di un’ora lo porta al lavoro e la sera lo riporta a casa. Sono bei treni, nuovi nuovi, mai affollati, trovi sempre posto per sederti, riscaldati d’inverno, freschi (anche troppo) d’estate, c’è la presa USB per caricare il telefono, il WiFi gratis e il viaggio del nostro CDS è anche economico: 3,60 Euro andata e 3,60 Euro ritorno.

Totale 7,20 Euro al giorno. A questa cifra, anche solo pensare di prendere la macchina è da pazzi. Anche perchè dalla stazione di arrivo al posto di lavoro sono solo 5 minuti a piedi, cosa che può fare solo bene (a proposito di colesterolo, il nostro CDS lo ha abbondantemente sotto i 150, ma non si sa mai, prevenire è meglio che curare).

Ma adesso ecco che arriva la MAZZATA.

Oggi come oggi (come ci ricorda la voce inquietante del nostro Grande Fratello Ferroviario), al nostro CDS servono oltre al biglietto altre due cosucce: il “Certificato Verde” e la “Mascherina FFP2“.

E allora andiamo coi conti del titolo: ogni due giorni tampone rapido, costo 15 Euro. Al giorno quindi 7,50 Euro. Mascherina FFP2, bene che vada (su Amazon in confezioni da 30 pezzi), 1,50 Euro. Una al giorno ti tocca cambiarla se no fa schifo al cazzo e non filtra più manco i sassi, quindi ricapitoliamo:

Biglietto A/R: 7,20 Euro;

Tampone (24 ore): 7,50 Euro;

Mascherina (24 ore): 1,50 Euro.

Costo totale per giorno lavorativo:

Prima de ‘sta cazzata: 7,20 Euro.

Dopo ‘sta cazzata: 16,20 Euro.

Differenza giornaliera: +9 Euro.

Il nostro CDS lavora 6 giorni a settimana, quindi in una settimana spende (solo per andare al lavoro)

Prima de ‘sta cazzata: 43,20 Euro

Dopo ‘sta cazzata: 97,20 Euro.

Un mese porta 4 settimane, quindi (continuo)

Prima de ‘sta cazzata: 172,80 Euro / mese.

Dopo ‘sta cazzata: 388,80 Euro / mese.

Vado avanti ? (“Ma si, Albè, vai che ancora nun se semo propio rotti tutt’e due li cojoni, vai, vai“) Un anno porta 12 mesi (facciamo 11 che uno è di ferie), quindi in un anno

Prima de ‘sta cazzata: 1.900,80 Euro / anno.

Dopo ‘sta cazzata: 4.276,80 Euro / anno (salvo errori ed omissioni).

Questa cazzata costa dunque al nostro povero CDS 2.376,00 (in lettere: duemilatrecentosettantasei//00) Euro in più all’ anno.

Potrà, il nostro CDS, farsi girare i coglioni ad elica ?

Ah, ma tranquillo, i nostri scienziati hanno pensato a tutto: dal prossimo 10 gennaio, pure per il trenino ti serve il Super Certificato Turbo 24 Valvole V4.0. Quindi il problema tamponi è risolto: non servono più. Ancora non ti vuoi “vaccinare” ? E vabbè, che sarà mai, prendi quei 388,80 al mese che spendevi, fai un altro bel finanziamento, e comprati un’ altra macchinina, così hai risolto.

Al netto ovviamente delle file sul Raccordo, delle buche che ti scassano i cerchioni, della benzina (che tanto costa poco e mica aumenta), del bollo, dell’ assicurazione, del fatto che incrementi l’inquinamento da CO2 e polveri sottili e poi chi cazzo la sente quella cacacazzi di Greta, dei blocchi del traffico, del parcheggio che non si trova, del maledetto pezzente che siccome hai parcheggiato per strada approfitta per spaccarti il finestrino e fotterti la scatola di mascherine comprata su Amazon e appena aperta che tenevi nel cassettino e pure quella merda di Amuchina infilata nel portabicchieri, dell’ occasionale multa che becchi perchè eri già in ritardo e hai parcheggiato (“solo una volta, giuro“) davanti alla colonnina per quelle merde di auto elettriche che tanto non c’è mai nessuno perchè chi cazzo li spende in questo posto di impiegati 60 sacchi per una Tesla, insomma, ti conviene, via.

Ecco. Il bello dell’ immedesimarsi è che poi, alla fine, fatte tutte le considerazioni del caso, puoi tirare un sospiro di sollievo e tornare in te. Proprio te, che di tutte queste cose te ne sbatti allegramente i coglioni perchè sarai pure uno che vive ai margini della società, ma questa merda non te la mangi.

Il nostro CDS, però (pover’ uomo), non può fare altrettanto. E’ fottuto. E quanti CDS fottuti ci sono al mondo ? E a loro, ‘sti cazzo di soldi, chi glieli ridà ? La Befana ?

Poi dice che uno bestemmia. (Ok, dai, non lo faccio. Stavolta. Ma solo perchè non sono il CDS, se no non bastavano due calendari).

P.S.: 2.376,00 Euro l’anno sono per il nostro CDS quasi due mensilità di stipendio. Nel caso vi fosse sfuggito.

A proposito del ministro Fornero e dell’essere “choosy”

Cara Elsa,
ho ascoltato attentamente il tuo discorso sui giovani e mi ha fatto riflettere molto.
Io sono uno di quei giovani poco schizzinosi che, appena conseguita la laurea, ha accettato la prima offerta di lavoro.
Da più di due anni rispondo al telefono in un call-center; in tutto questo tempo ho perso un po’ di vista l’obiettivo che avevo inizialmente: trovare un impiego dignitoso che mi garantisse una vita soddisfacente.
Grazie alle tue parole, tuttavia, ho aperto gli occhi.
Ho seguito il tuo consiglio e, da dentro il posto di lavoro, mi sono guardato intorno.
Alla mia destra c’è Mariella, che è rimasta incinta appena finite le superiori e ora ha una bambina di 6 anni; il suo contratto scade tra due settimane. Non esiste possibilità di rinnovo, altrimenti l’azienda dovrebbe assumerla a tempo indeterminato.
Alla mia sinistra c’è Antonio; italo-australiano, laurea specialistica in lingue e master in interpretariato. Ha aperto una partita iva per i suoi lavori di traduzione, ma poiché i clienti lo pagano con grave ritardo non riesce a coprire le spese per mantenerla.
Davanti a me, apparentemente indaffarati al computer (più realisticamente impegnati a cazzeggiare su Facebook), ci sono i miei responsabili. Ogni tanto alzano lo sguardo dallo schermo e controllano che in sala tutto vada bene; visto il loro livello di attenzione, è probabile che non si accorgerebbero nemmeno se qualcuno si stesse facendo saltare in aria. Loro però, sono i “responsabili”; sono evidentemente troppi rispetto alla mole ridicola di lavoro che svolgono. Qualcuno di loro ha la terza media, età tra i 30 e i 40 anni e vive con i genitori. Nessuno di loro ha delle competenze specifiche. Tuttavia, Tina è la nipote di un super-dirigente; Giuseppe ha amici in sindacato e si comporta come se fosse intoccabile.
Loro, i “responsabili”, hanno un contratto a tempo indeterminato; sui loro volti, a differenza dei nostri, non è impressa una data di scadenza.
Ecco perché, cara Fornero, le tue parole mi hanno cambiato la vita.
Perché, appunto, mi sono guardato intorno da dentro e ho capito che non sono stato abbastanza “choosy”; e così, ribaltando completamente il senso della tua frase, ho deciso di farmi licenziare, ma di farlo con stile.