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Ostentazione? SPAZZATURA!!!

[A cura di: Gifter, da Il Mondo Positivo]

Titolo volutamente provocatorio e continuazione del discorso fatto da @coulelavie in merito agli Omosessuali che “ostentano”, una posizione che di fatto condivido: non esiste che una qualsiasi condizione diventi un alibi per giustificare azioni sfavorevoli o semplicemente per sentirsi “diversi” (migliori?) rispetto agli altri.

Eppure, se “ostentare” non va bene, è anche sbagliato dire “queste sono cose personali e tienile per te”.

Canzoni sulla droga, da chi si droga

Quante volte abbiamo ascoltato canzoni contro la droga piene di cliché? “La droga è brutta e fa male” sì è una verità ma il messaggio non ti arriva allo stesso modo di quando sai che, a cantarti quel brano, è chi si droga davvero.

Alessandro Bono – Spazzatura

Canzone scritta da una persona che ha vissuto la droga sulla propria pelle e racconta l’esperienza in tutta la sua crudeltà senza alcun filtro. Spazzatura e il suo testo esplicito.

Ho visto un cigno sporco allo zoo
Sdraiato su una panca più in là c’eri tu
Mio caro vecchio amico perché non ti alzi più

Ah, che dolore…
Questa vita non conosce la pietà
Siamo soli
Il semaforo è già verde, questa gente se ne va

[…] Vita stupida da polli nasci compri e te ne vai

[…] Spazzatura
Dentro gli animi nel cielo ovunque ormai
In un attimo vent’anni ed è già sera

ma per fortuna ci sei tu…

“Per fortuna ci sei tu” – Si rivolgeva alla musica? Alla sua compagna Graziella? A tutte e due? Graziella che nel 1990 gli ha dato una figlia, Vittoria, alla quale Bono ha dedicato la canzone “io e te“.

Ecco la ragione per cui ho scelto di inserire “spazzatura” nel titolo: un po’ di click baiting lo ammetto ma principalmente il centro del mio post è questo cantautore che ha provato a essere presente nella musica italiana “senza ostentare” e nessuno ha capito fino in fondo cosa volesse dirci.

Alessandro Bono, che io ho imparato ad apprezzare dopo la sua morte avvenuta nel 1994 per AIDS quando ancora non c’erano i farmaci.

Ex tossicodipendente e sfortunato perché fra le tante condizioni che l’HIV a quel tempo fuori controllo poteva dargli, si è trovato ad affrontare un tumore ai polmoni con conseguente intervento chirurgico devastante ma purtroppo non risolutivo e alla fine se n’è andato portandosi via un sedicesimo posto a Sanremo su 20, con quella “oppure no” che nessuno ha capito e troppi hanno dileggiato; è stato molto coraggioso invece! Stava dicendoci che stava morendo e tutti a sputargli sulla faccia io compreso. In compenso sia la sua compagna Graziella sia la figlia Vittoria sono rimaste HIV negative il che, negli anni 90, non era affatto scontato. Magra consolazione ma il male che noi ascoltatori abbiamo aggiunto ad Alessandro è stato imperdonabile e ancora oggi me lo rimprovero.

Allora avevo 19 anni e a quell’età fai il cretino perché di fatto ti credi un super eroe finché la vita non ti sbatte qualche avversità sul naso. Se la sua condizione fosse stata di dominio pubblico? Avrei giudicato l’esibizione discutibile allo stesso modo ma anziché prenderlo per il culo avrei detto “forse questo era il meglio che Alessandro sia riuscito a darci” e per fortuna non è vissuto all’epoca dei social altrimenti l’avrebbero massacrato peggio di quanto abbiano già fatto i giornali tradizionali.

Anzi no, che cazzo dico, probabilmente al giorno d’oggi sarebbe stato HIV positivo lo stesso ma vivo e sano grazie alla medicina e avrebbe mandato affanculo come meritavano tutti gli odiatori.


Alessandro Bono – Oppure no – Sanremo 1994

Bono è uno, però anche un altro cantautore molto più famoso ha parlato di droga allo stesso modo: Eugenio Finardi e forse con la canzone Scimmia è stato molto più efficace di certe campagne “progresso” fatte dai geni comunicatori stile ombrellaio e arrotino che ci sono in giro.


Eugenio Finardi – Scimmia

Consapevolezza, non ostentazione

Quello di Bono è un esempio dell’attualità ed è stata per me la famosa “botta sul naso” che mi ha fatto comprendere l’immaturità di quando alle superiori protestavo perché raccontavano vita morte e miracoli dei poeti. “Chi se ne frega se a Pascoli è morto il padre”, dicevo. “Pace all’anima sua.”

Però senza conoscere l’antefatto non potrai mai comprendere fino in fondo una poesia meravigliosa come “X agosto”. Se non conosci i retroscena di Ungaretti e la guerra non capirai mai che cazzo volesse dire la poesia “soldati” che dice solo “si sta. Come d’autunno sugli alberi le foglie”. E grazie al cazzo.

Il fatto è che tu, a qualsiasi livello esponga la tua scrittura o arte al pubblico, stai condividendo una parte di te stesso. Puoi essere un sommo poeta o un blogger demmerda ma la tua esperienza personale è rilevante se crei contenuti da zero a meno che tu non scriva post sul modello di “una barzelletta al giorno” estrapolando materiale da Internet senza aggiungerci alcunché di tuo.

Confezionando una goffa parodia di una preghiera, quando io e la collega Elettrona abbiamo deciso di bloggare non volevamo “farci indurre in ostentazione” e abbiamo inizialmente evitato di raccontare le reciproche condizioni limitandoci solo a scrivere cosa facciamo poi però ci siamo arresi di fronte all’impertinenza di chi ci ha presi per provocatori, insomma, troll.

In un mondo ideale non dovrebbe esistere che devi giustificarti perché blogghi in un certo modo piuttosto di un altro, basterebbe aver studiato per conoscere una tematica anche senza viverla in prima persona. Anche se non ti intendi di allergia al lattosio dovresti saper cucinare ricette che non mandano in shock anafilattico il malcapitato quando assaggia i tuoi piatti. Invece, dalle canzoni a salire, accade troppo spesso che uno parla a vanvera senza conoscere. Se parli ostenti, se non parli sei uno che scrive di cose che non sa, e allora?

La piccola Ginevra canta The Show must go on

[A cura di: Gifter – Il Mondo Positivo]

Sono rimasto letteralmente senza parole a sentire questa bambina nella finale del programma “The Voice Of Italy Kids”.

Non seguo abitualmente i reality e talent show ma un amico mi ha girato questa performance e ho voluto ascoltare con curiosità una ragazzina di 11 anni eseguire un brano difficile come The Show Must Go On. Quanta ammirazione per i suoi, se hanno saputo farle conoscere la musica dei Queen già a quest’età vuol dire che ne capiscono!

Lei sostiene di essere timida e la questione è credibile perché anche Freddie era molto chiuso e riservato poi sul palco diventava un vulcano, sarebbe molto molto orgoglioso di questa ragazzina.

Ginevra canta The Show Must Go On

Io a quell’età avevo appena iniziato a suonare il pianoforte, in seguito mi sono impegnato sodo a studiare musica ma non ho avuto mai alcun interesse di “sfondare” perché voglio rimanga un hobby e anche se tanti amici provano a convincermi non azzarderò mai a inserirmi tra gli youtuber o influencer del caso.

Non mi piacciono i talent perché quello è un mondo in cui oggi sei celebre poi domani possono affossarti in favore di un altro che paga di più, in special modo su Internet, allora per Ginevra ho paura: se non ha accanto familiari che la aiutano anche ridimensionando l’effetto “VIP” quando serve, rischia di prendersi cocenti delusioni.

BEAUTIFUL PEOPLE

E’ mia ferma convinzione (lo dico spesso) che la musica sia ufficialmente morta nei primi anni ’90. Momento nel quale anche gli ultimissimi tentativi di innovare, o tirare fuori qualcosa di originale – anche impastando e mischiando tutto quello che era già noto – si sono spenti per mancanza di materiale.

Non per fare il vecchio nostalgico, ma ritengo che ormai abbiamo consumato tutto il carburante possibile: con sette note alla fine più di tanto non si può fare: i giri, le armonie, i ritmi, sono sempre quelli. Oggi possiamo fare delle classifiche basate sulla capacità e sulla bravura degli interpreti, ma restano “interpreti”. Di qualcosa che già è stato fatto.

Non a caso, i pezzi che riscuotono maggior successo fra il pubblico sono proprio le “cover” e spesso ci si trova a dibattere su quanto l’ interpretazione di questo o quel nuovo talento sia addirittura “meglio dell’ originale”. Il che ci sta. Ti strappano un’ emozione, si sentono voci a volte angeliche, a volte potenti, ma a me sembrano sempre emozioni di seconda mano.

Allo stesso modo, c’è chi fa suo lo “stile” di qualcuno del passato e, se è davvero bravo, riesce a farsi ascoltare con piacere (e a vendere bene, buon per lui/lei/loro). E’ stato ad esempio il caso degli Oasis, che hanno ripreso le sonorità (e non solo quelle) dei Beatles, oppure è ad oggi il caso di Bruno Mars, che è riuscito magistralmente a cogliere gli elementi caratteristici del lavoro di Michael Jackson, tirando fuori pezzi che sarebbero piaciuti pure a lui. Una come Lady Gaga è stata così furba da “ispirarsi” praticamente a tutti, sfornando successi su successi…

Tutto molto bello, ok, ma quand’è che esce qualcosa di veramente nuovo ? Qualcosa di mai sentito, che possa piacere o non piacere, ma che ci proietti finalmente in una nuova epoca musicale ?

Certo, mi rendo conto che c’è stato chi già dava per morta la musica dopo Mozart, Haydn, Bach e Beethoven, ma poi qualcosa di “nuovo” è sempre arrivato, e poi ancora e ancora… e ad ogni “salto” chi è venuto dopo si è avvantaggiato del lavoro di chi era venuto prima. Ora però è un po’ troppo tempo che stiamo fermi.

Ad aggravare la situazione c’è anche da dire che oggi la comunicazione garantita da Internet renderebbe tutto estremamente più facile: chiunque abbia una buona idea è teoricamente in condizione di “spingerla” in Rete quasi da solo. Io sto lì che guardo, sento, giro, antenne puntate pure sull’ ultimo YouTuber con 2 followers e 0 likes, ma niente.

Tanti bravi (a volte bravissimi) interpreti, ma sempre di qualcosa che è già stato.

E allora, alla fine, torno sempre ai vecchi “porti sicuri”. E anche qui, Internet mi fa enormi regali. Perchè il materiale che continua ad uscire fuori è incredibile. Quando pensavi di aver visto tutto e sentito di più, ecco spuntare quel’ inedito, quel “dietro le quinte” che ti fa capire che c’è ancora tanto da sentire e vedere e a volte ti fa capovolgere convinzioni che credevi ormai consolidate.

Personalmente ritengo i Beatles fra i più grandi in assoluto di tutti i tempi: prima di tutto come gruppo, poi anche come solisti. Mi sono imbattuto di recente in una serie di video su YouTube presi da un documentario pubblicato da Disney Channel (quello all’inizio del post è uno). Non sono proprio immagini “rubate”, perchè comunque sapevano di essere ripresi, ma sono quanto di più vicino ad un ritratto di ciò che erano veramente: gente meravigliosa, che faceva cose meravigliose.

Questo in particolare li ritrae durante le prove di un pezzo (“Get Back”) poi inserito nell’ album “Let It Be”, pubblicato dopo il loro scioglimento ufficiale. Cos’ ha di tanto speciale, direte, da scriverci un post ?

Tutto.

E’ lo specchio di qualcosa che ad oggi sarebbe impossibile da vedere. Stiamo parlando di un gruppo che all’ epoca era semplicemente quello che vendeva di più in assoluto, erano tutti talmente “ricchi e famosi” che avrebbero potuto seppellire gli strumenti e campare di rendita fino alla fine dei loro giorni. Eppure eccoli lì, in una sala di registrazione sottoterra, a giocare come ragazzini tirando fuori dei capolavori come se niente fosse. E – cosa ancora più impensabile oggi – i produttori (George Martin e Phil Spector), nella stessa stanzetta, a giocare insieme a loro. E vogliamo parlare – nonostante tutto ciò che si è detto – della loro umiltà e della loro semplicità ? E della tanto vituperata Yoko Ono ? In un minuto e mezzo sono concentrati dei dettagli che da soli basterebbero per farteli amare tutta la vita. George Harrison che quando inizia la registrazione scatta in piedi quasi sull’ attenti come un soldato, Paul McCartney con un curioso (e alquanto strano per l’epoca, tanto da farmi pensare all’ inizio ad un editing) adesivo “BASSMAN” appiccicato sul suo fido Hofner, Ringo Starr (durante l’ascolto della registrazione) che offre una gomma a Yoko Ono (la tanto “odiata” Yoko Ono, ricordate ?) e Yoko che senza nemmeno pensarci la spezza in due e cerca di passarne metà a John Lennon che sul momento non la caga di striscio perchè sta parlando con Paul (John e Paul, i due che alla fine si stavano sul cazzo, ricordate ?) e che poi la acchiappa e se la mangia con tutta la carta, Billy Preston, che quasi non gli pare vero di essere lì e contribuisce inconsapevolmente a dare un sound indimenticabile al pezzo…

Ecco. Queste sono le cose che spiegano il successo. Ed è proprio la mancanza di queste cose, oggi, a farci capire perchè certi fenomeni (a meno di un miracolo, che io aspetto sempre) non li vedremo più.