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Attivismo performativo: non è una cosa buona

Quanto danno fastidio i personaggi dell’Internet più o meno famosi che pubblicizzano una causa sociale o politica ma poi di fatto in reale se ne infischiano? Si chiama attivismo performativo e bisogna imparare a riconoscerlo per poter stargli alla larga.


Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il male. L’attivismo performativo. Tralasciamo i racconti di fantasia e parliamone.

Attivismo performativo: il male assoluto

Ma Pasqualino, dov’è ??

carabinierenonoFin dall’alba dei tempi l’uomo della Posadonia (il diverso) ha provato a perdere tutti i punti della patente in un colpo solo, da fermo: ma non è mai riuscito nell’impresa. Oggi, dopo tanti sacrifici, possiamo mostrarVi che a Posada, il Sig. Pandò ci è quasi riuscito, parcheggiando quotidianamente  contromano, in curva, sul marciapiede ed ostacolando l’accesso per disabili. Quattro in uno è un bel traguardo…  131

Naturalmente risultati così strepitosi non sono arrivati da un giorno all’altro; c’è voluta molta volontà, costanza e perseveranza oltre che credere profondamente in ciò che si sta facendo. Collezionare quattro malefatte in rapida sequenza, “tuti” i giorni (e per un mese intero), non è da tutti; ci riescono solo i diplomati dei licei scientifici, oppure gente con un equivalente titolo di studio. Ma non i diplomati di altri tipi di liceo…  1097  leggi il seguito , ma solo se veramente interessato

E sti cazzi, nun ce li metti ?

Misiani (PD):  “Dopo l’ approvazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, 180 dipendenti del PD rischiano seriamente la cassa integrazione“.

Ma davvero ? Ma non mi dire. Cazzo, nun ce dormo stanotte. Mannaggialamadonna, sono sconvolto da questa cosa.

MASTICAZZIIIIIII !!!!!

Troppo pochi, 180 sò troppo pochi, tutti li dovete levà dar cazzo, il primo sei tu.

Anni e anni e anni a fare retorica del cazzo sui costi di qua i costi di là, i costi di sopra e quelli di sotto, e ogni volta che sembra si veda la luce esce fuori qualcosa.

Adesso ci mettiamo a fare il discorso penoso dei poveri dipendenti del partito che rimangono senza lavoro… Ma chi cazzo te l’ha detto di assumerli, in primo luogo ? Pagali coi soldi tuoi, se non ti bastano chiedi a D’Alema, che ce ne ha in avanzo. E se non ti bastano lo stesso, tutti a casa. E sti gran cazzi (e tre).

Che due marò

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Nel collage di immagini sopra si possono individuare due vittime.

Chi sono?

Se avete risposto i due fagotti nell’immagine al centro, avete indovinato.

Per la precisione, i due fagotti sono due persone uccise a colpi di fucile mitragliatore.

Due pescatori indiani, Ajesh Binki e Valentine Jelastine.

Un ragazzo di 21 anni e un uomo di 50.

Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai mostrato i loro volti. Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai riportato i loro nomi. Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai parlato delle loro famiglie.

Tutti hanno invece sempre, costantemente, categoricamente, esclusivamente parlato solo dei due poveri marò, vittime della prepotenza indiana.

Sì, salviamoli!

Come se fossero in ostaggio di un qualche gruppo di terroristi e non sotto custodia (non in prigione) in uno Stato sovrano per aver ucciso due pescatori.

Ma poi chi erano questi pescatori? Di loro non esistono neanche immagini su internet, erano due straccioni, brutti, col naso schiacciato, i capelli unti e pettinati come Apu dei Simpsons e con le mani nere sopra e bianche sotto.

Com’è possibile mettere sullo stesso piano le vite di questi due pezzenti, olezzanti di curry, con i nostri due valorosi e pettinatissimi soldati?

E com’è possibile mettere sullo stesso piano la legge di un Paese, l’India, dove ci sono le fogne a cielo aperto, le vacche che girano per strada invece che nelle cene eleganti e si venera un dio con la testa di elefante, invece di un vecchio con la gonnella?

No, non ci fidiamo di quei selvaggi. Si tengano i loro morti e ci restituiscano i nostri eroi, senza rompere tanto i coglioni!

Ecco, questo velato e ridicolo razzismo da colonizzatori è, secondo noi, il senso di tutte le chiacchiere fatte sulla vicenda dei due marò.

Ora, senza entrare nel merito e specificando che anche noi siamo convinti che i due abbiano sparato per errore e che comunque Massimiliano Latorre e Salvatore Girone meritano un processo regolare che tuteli i loro diritti e, se nel caso, evidenzi le loro responsabilità, ci sembra che l’intera vicenda sia stata affrontata in maniera un tantinello vergognosa.

E non tanto da parte dei fascisti di Casapau o del PDL che, vogliamo dire, cosa c’era da aspettarsi?… ma piuttosto da tantissima parte (la quasi totalità) dei mezzi d’informazione del nostro Paese, per non parlare dei rappresentanti delle istituzioni.

Ma, anche in questo caso: cosa c’era da aspettarsi?

Per questo abbiamo deciso di scendere in campo e offrire il nostro aiuto ai tanti giornalisti, politici o semplici passanti e cittadini in fila alle poste che non sono in grado di provare vergogna.

Tranquilli, ci pensiamo noi.

Noi, infatti, ci vergognamo per (e di) loro.
(donzauker.it)