È perfettamente riuscito Il colpo di mano della massonica cricca atlantista e ordoliberista atto a costruire un parlamento più controllabile e assoggettato al programma della classe dominante (la famigerata “Agenda Draghi”) di quanto lo fosse diventato (dopo l’intervento USA) quello uscito dalle elezioni del 2018. Sono stati scacciati via quei fastidiosi quattro gatti che avevano osato levare dubbi e farsi domande circa il calpestamento della Costituzione e la cancellazioni di vari basilari diritti umani. Ora il Parlamento è blindato. I cosiddetti “poteri forti” globalisti sono i veri vincitori di queste elezioni. Mattarella gongola.
È vero, di primo acchito è palese che abbiano ottenuto ottimi risultati FdI e (almeno rispetto alle previsioni dei mesi scorsi) il M5S. Pierluigi Fagan su “Sociologia del voto”, apparso su sinistrainrete, dice che
il dibattito politico pubblico sia artificiosamente centrato su temi ed argomenti (ad esempio il dogma sfiorante il culto di Mario Draghi) che non hanno alcuna presa sul Paese reale. Ha stra-vinto l’unica forza politica che non ha partecipato al governo del banchiere ed ha vinto relativamente (ovvero ha perso rispetto al 2018 ma rimbalzando all’ultimo momento delle più fosche previsioni) la forza che alla fine se ne è in parte dissociata tra scrosci di pubblico sdegno.
Questo almeno in apparenza, perché FdI ha esclusivamente svolto il ruolo di falsa opposizione al Governo Draghi (ma votando con esso molte delle cose più inique, a cominciare dall’entrata in guerra contro la Russia), e ora – come da accordi – è passata all’incasso. Da oppofinzione, costruita a tavolino per dare l’impressione che non si sia in dittatura, a paladini della Agenda Draghi (e degli interessi che questa rappresenta) il passo sarà brevissimo.
Contrariamente a quanto viene ovunque raccontato, tra i vincitori c’è sicuramente il PD, che malgrado qualcuno dei suoi elettori finalmente si sia reso conto che si tratti di un partito che fa gli interessi di Stati Uniti, banche, ricchi e radical chic, è addirittura migliorato in termini percentuali rispetto al 2018 (quando era guidato dall’insipiente Maurizio Martina, poi promosso alla FAO, dove continua a campare con stipendi pubblici). L’ultima tornata elettorale ne conferma la centralità nel prossimo venturo ennesimo governo di larghe intese, che continuerà la cosiddetta “Agenda Draghi” (che Draghi stesso supervisionerà da Presidente della Repubblica?), ossia distruzione dell’Italia, privatizzare e rendere costoso l’indispensabile (ad esempio l’acqua), ridurre alla fame i suoi cittadini (con l’indurre al fallimento decine di migliaia di piccole aziende e le bollette stiamo già a buon punto) per svendere il Paese, continuare e incrementare l’azione militare al servizio degli USA contro la Federazione Russa, e tante altre amenità. Se sarà di nuovo Draghi a presiederlo, o un altro prodotto atlantista e della U€, tipo Tajani, noi ancora non lo sappiamo.
Adottando una prospettiva “di regime”, e cadendo scioccamente nella divisione artificiosa Destra-Sinistra, Marco Pondrelli in “Il voto del 25 settembre. Analisi e prospettive”, invece parla di sconfitta per il PD, che descrive come
[…] Un partito che non ha mai vinto un’elezione e, a parte brevi parentesi, è sempre stato al governo ha potuto farlo perché è il partito del potere, le cui competenze di governo lo rendono il riferimento dei poteri forti: atlantisti ed europei. Detto ciò la sconfitta del centro-sinistra è figlia delle scelte fatte negli ultimi 30 anni, in questo lasso di tempo oltre il 10% del PIL è passato da salari e stipendi a rendite e profitti, così si spiegano i voti delle periferie che abbandonano la sinistra per finire nel non voto, nei 5 stelle o addirittura alla destra.
È evidente come Pondrelli, focalizzando su fittizie contrapposizioni, perda di vista la visione d’insieme, che il famigerato governo Draghi ha sin troppo bene rappresentato, ossia noi inutili elettori schiavi di partiti di burattini, gestiti da fuori… e non c’è destra o sinistra che tengano. Ma vale la pena riprendere le sue parole perché ben inquadrano cosa sia il PD davvero.
Nello stesso superficiale errore cade Leonardo Masella, che in “Valutazione del risultato elettorale e prospettive” (apparso su Marx21) si lascia sopraffare dalle emozioni, arrivando ad affermare gaudente:
Un altro dato per me molto positivo è la sconfitta del Pd, della logica del voto utile, del falso antifascismo di chi grida al pericolo fascista mentre abbraccia i nazisti del battaglione Azov, di chi attacca l’Anpi in nome della guerra americana, dell’equivoco di una forza ancora percepita di sinistra mentre è la più guerrafondaia e fedele alle dottrine liberiste e del capitalismo finanziario.
Altro passaggio che mette in luce cosa sia effettivamente quel partito, almeno agli occhi di chi fa riferimento a ideali di “sinistra”, tendenzialmente di ispirazione marxista. Cui possiamo aggiungere un estratto da “Sociologia del voto”, di Pierluigi Fagan, pubblicato su sinistrainrete, che focalizza su
[…]la genetica del PD, un progetto bipolare su format di cultura politica anglosassone (Lab-Con UK/ Rep-Dem US) […]. Ne è venuto fuori un accrocco con una minoranza ex-democristiana che però spadroneggia su un totale maggiore della somma delle parti, con fazioni lib-lab confusamente “post-moderne/progressiste”, altri rimasugli più un corpo in teoria, almeno potenzialmente, “socialdemocratico” in senso europeo (PSE-SPD). Parliamo non della sua classe politica di partito, di nuovo, parliamo degli elettori, dei pezzi di società. Chi non ha amici e conoscenze di persone per bene, intrinsecamente quasi-socialdemocratiche per idee e valori, che si ostinano in mancanza di meglio a votare questo accrocco che fatalmente li delude?
Spostando l’analisi sul generale risultato delle elezioni, in “Tirando le somme”, articolo ripreso da sinistrainrete, Andrea Zhok (candidato con ISP) inquadra perfettamente la questione:
La prossima legislatura sarà priva di opposizione. Avremo solo l’usuale gioco delle parti tra CDX e CSX. Sembra che il CDX abbia la maggioranza assoluta e quindi la prospettiva di un governissimo non sarà immediata, ma alla prima “emergenza”, nel nome del bene del paese, saranno di nuovo a spartirsi le brioches alla buvette di Montecitorio. Scopriremo dolorosamente – di nuovo – cosa vuol dire non avere voce.
Da qui in corsivo, segue un estratto dell’articolo di Teresa Noce “Non piangere sulla disfatta elettorale. Fare un bilancio serio per avanzare!”, apparso sul sito dei CARC, cui seguirà una mia breve conclusione, avendo un approccio analitico basato su quanto accaduto (almeno) negli ultimi tre anni, e non su ideologie o promesse elettorali.
L’obiettivo di lasciare fuori dal parlamento le liste “anti sistema” è stato raggiunto, ma i risultati elettorali dimostrano che […] fra le larghe masse popolari prevalgono il malcontento e la sfiducia verso l’agenda Draghi. A dimostrazione di ciò tutti i partiti che hanno sostenuto il governo Draghi hanno perso voti, mentre quelli che – realmente o a beneficio di propaganda – vi si sono opposti li hanno guadagnati.
Questo in un contesto generale, va sottolineato, di crescita dell’astensione: ha votato solo il 63,9% degli aventi diritto, il dato più basso della storia.
Numeri e loro interpretazione:
Fratelli d’Italia – 2018: 1.429.550 (4,35%) / 2022: 7.300.628 (25,99%)
Lega per Salvini Premier – 2018: 5.698.687 (17,35%) / 2022: 2.464.176 (8,77%)
Forza Italia – 2018: 4.596.956 (14,00%) / 2022: 2.279.130 (8,11%)
Partito Democratico – 2018: 6.161.896 (18,76%) / 2022: 5.355.086 (19,07%)
Movimento 5 Stelle – 2018: 10.732.066 (32,68%) / 2022: 4.333.748 (15,43%)
Fratelli d’Italia vince aumentando di quasi 6 milioni i propri voti. Presentandosi come “unica opposizione al governo Draghi”, ha sottratto gran parte dei voti agli alleati che invece partecipavano al governo. Lega e Forza Italia infatti dimezzano i voti raccolti.
Il PD, che aumenta in termini percentuali solo in ragione dell’alta astensione, ha perso quasi un milione di voti.
I promotori della linea “Draghi per sempre” sono stati seppelliti: il caso più eclatante è quello di Di Maio che non raccoglie voti oltre la cerchia dei parenti stretti. +Europa non supera il 3%. Unica eccezione è il risultato della coppia Calenda/Renzi: raccolgono poco più di 2 milioni di voti (7,79%) sottraendoli a Forza Italia e PD.
Il M5S, consumato dall’abbraccio mortale con il PD e dalla partecipazione al governo Draghi, ha recuperato terreno rispetto alle previsioni grazie a una campagna elettorale condotta (in particolare da Conte) all’attacco dell’agenda Draghi e in difesa del Reddito di Cittadinanza, unica conquista del governo Conte 1 rimasta in piedi, benché malconcia e sotto assedio.
[…] Se, come si appresta a fare, il governo Meloni sarà lo scendiletto della cricca Mattarella/Draghi, il consenso per Fratelli d’Italia crollerà più velocemente di quanto è cresciuto e FdI non potrà usare a lungo la scusa di essere il partito più votato e rappresentativo per restare in sella. Se invece, come dice di voler fare, il governo Meloni darà battaglia anche solo su alcune delle “questioni spinose” che ha cavalcato in campagna elettorale (ad esempio la sottomissione del nostro paese alla UE), Fratelli d’Italia sarà scaricato dalla cricca Mattarella/Draghi e dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti più velocemente di quanto è stato accolto nella cerchia “dei partiti che contano”.
Infine [il M5S] elegge un cospicuo numero di deputati (51) e senatori (28).
Marco Pondrelli su questi ultimi dice che
Il Movimento 5 stelle dimezza la sua percentuale. Rispetto a qualche mese fa Conte può legittimamente presentare questo risultato come una vittoria […] Nel 2018 il programma parlava di nazionalizzazioni, di banche pubbliche, di separazione fra banche commerciali e d’investimento oggi l’ex Presidente del Consiglio è invece arroccato al reddito di cittadinanza, misura importante ma insufficiente che più che una svolta neokeynesiana ricorda il capitalismo compassionevole di Bush jr. […] La scelta di allearsi con il Pd nel Conte 2 e nel governo Draghi è stata un errore, perché ha messo assieme il partito le cui politiche hanno prodotto diseguaglianza e precariato [il PD, appunto, NDO] con il partito che provava a dare voce a questo malessere[il M5S, NDO]
Ancora Marco Pondrelli:
[…] La cosiddetta agenda Draghi pur molto popolare su giornali e telegiornali lo è molto meno nel Paese reale. Per quanto FdI abbia interpretato il ruolo dell’opposizione di Sua Maestà lasciando aperti i canali di comunicazione con il Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale, è stato presentato come un Partito d’opposizione e percepito come alternativo a questo governo. La Meloni […] ha evitato di assumere posizioni nette o di fare promesse, è probabilmente anche lei conscia che dentro un contesto internazionale determinato dall’alleanza atlantica e dalla nostra appartenenza all’Unione europea la possibilità di politiche nazionali autonome è assai limitata. Saranno altri a prendere le decisioni che avranno un peso sul costo delle nostre bollette… […] A nessuno sfugge che la Golden share è a Washington ma l’Europa e l’Italia dovrebbero fare valere il loro peso. Stiamo viaggiando con convinzione verso la recessione, la via diplomatica è l’unica strada per porre fine alla guerra ed evitare il baratro, ma purtroppo FdI e Pd litigano su tante cose ma non sulla necessità di continuare ad armare l’Ucraina. Altri fronti si stanno unendo a quello ucraino, da Taiwan, all’Iran passando per gli eterni conflitti in Africa e in Palestina, il rischio che da una guerra fredda si passi ad una calda, anche nucleare, è reale. Seguiremo le elezioni di midterm negli Stati Uniti e fra due anni le presidenziali per capire se aspettarci o meno correzioni della rotta statunitense, intanto però ci domandiamo retoricamente quali siano gli interessi dell’Italia e dei lavoratori italiani in questo quadro?
Di nuovo Leonardo Masella, sempre su “Valutazione del risultato elettorale e prospettive” di Marx21
Washington tenterà di costituire un nuovo governo di unità ed emergenza nazionale col contributo di Calenda e quel che rimarrà del Pd? Ciò dipenderà soprattutto dalla evoluzione della guerra e del quadro internazionale, se si andrà ad una escalation oppure a un negoziato di pace, e da come i paesi della Ue risponderanno alla gravissima crisi energetica dovuta alla rottura con la Russia e alla speculazione finanziaria.
E vedremo, aggiungo io, dopo aver ammazzato la figlia di Dugin e fatto esplodere il gasdotto NordStream, se gli USA abbatteranno un aereo di linea (di un Paese europeo, con molta probabilità) pieno di passeggeri per dare la colpa alla Federazione Russa e cominciare il can-can nucleare.
In conclusione possiamo riassumere che c’è una grande massa di persone che ha sfiducia nei partiti politici (gli astenuti); c’è chi ha votato PD solo perché irretita dalla propaganda “attenti ai fascisti”; ch ha dato il proprio voto a FdI perché così ha creduto di contrapporsi alla macelleria sociale del governo Draghi. E visto cosa è la “sinistra” oggi in Parlamento, non si può escludere che molti elettori abbiano visto in FdI il partito più vicino ai lavoratori e dagli interessi delle persone comuni.
Molti italiani si sono illusi (e forse ancora si illudono) che il proprio voto porterà ad allontanarsi dall’Agenda Massonica. Tutto il contrario, perché in Parlamento ora ci sono solo politici che fanno e faranno gli interessi delle multinazionali della speculazione finanziaria, dell’industria farmaceutica e dell’industria bellica.
La sostanziale stabilità del voto preso dal PD è riconducibile ai molti che si sono bevuti tutta la storia della pandemia, che ancora vagano con museruole al volto terrorizzati da chi respira (e pensa) liberamente, e che quindi hanno apprezzato il periodo nazista da noi tutti subito (e che tornerà a breve). È però innegabile che c’è uno zoccolo duro che vota per il PD. Ci sono quegli elettori ideologicamente determinati, che non desiderano altro che farsi infinocchiare dalla propaganda, e ululano rabbiosi contro dei fantomatici fascisti (anche imbeccati dalla propaganda di regime). Ma soprattutto il PD è la casa dell’alta borghesia che vive di rendita di posizione, di chi si è autoproclamato portatore di una cultura superiore (i vari incolti e semicolti giornalisti, cantanti commerciali e attori da film dozzinali), nonché di chi vuole fomentare conflitto sociale creando gerarchie fondate su differenza di colore di pelle, tendenze sessuali e religione, dando priorità (e diritti altri) a chi non corrisponde al modello più comune (discriminando di fatto il famigerato bianco eterosessuale cattolico).
È innegabile in queste politiche il grande ruolo e peso elettorale di chi non si è recato alle urne, che – numeri alla mano – ha massimizzato il voto di chi ha votato i partiti di regime, cadendo scioccamente nella trappola dei pifferai della propaganda atlantista e ordoliberista, che hanno messo in giro ridicole quanto insostenibili storie circa il valore del non-voto.
Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?
FdI continuerà il lavoro del PD, e Giorgia Meloni farà come ha già fatto Matteo Salvini, forte dell’esperienza di quest’ultimo che nel 2019, poco dopo essere stato convocato a Washington, fece cadere il governo Conte 1 per lasciare spazio al partito-marionetta dei Dem USA. Quindi avremo: sieri magici obbligatori, mascherine anche al cesso, e guerra frontale alla Russia. In caso negativo, o in caso la famigerata “comunità internazionale” decida altrimenti, c’è già il fido Tajani pronto a presiedere un governo totalmente azzerbinato alla NATO e alla UE, riesumando le larghe intese con M5S e PD. A causa del sistema elettorale misto (proporzionale + maggioritario) al momento non sono a conoscenza del numero esatto di senatori e deputati per ciascuna lista elettorale (nel proporzionale i voti sono andati alle coalizioni), quindi non posso fare una analisi corretta dei veri pesi in campo. Se però ci limitiamo al dato proporzionale, come fatto sinora, vediamo che il “Partito Draghi” (maggiordomo di U€ e NATO) al Senato ha il 58,66% dei voti, e alla Camera il 58,44%. E nessuno a tentare di fare vera opposizione. C’è FdI? Sì, certo, pronto a mandare al Fronte gli italiani al posto degli statunitensi in una folle guerra contro la Federazione Russa. Se quindi i numeri reali di senatori e deputati eletti lo consentiranno, si tornerà alle Larghe Intese. In caso anche senza FdI, che non convince pienamente le multinazionali massoniche. Potranno estromettere FdI, il partito più votato dagli italiani? E che gliene frega degli italiani!
Tirando le somme, gli italiani hanno scelto, e ciò va rispettato:
1) vogliono la guerra contro la Russia facendo da kamikaze per gli USA (l’Italia ha varie basi USA, e in caso potrebbe essere tra i primi obiettivi nucleari russi), mandando gli uomini dai 18 ai 50 anni (addestrati solo con la playstation) a fare da carne da macello al fronte Ucraino;
2) vogliono tornare a vivere da covidioti (c’è già un ministro della salute in pectore che si annuncia peggio di Speranza, il che è tutto dire), chiusi in casa per mesi, con mascherine anche mentre ci si fa il bagno al mare (quando permetteranno di uscire), e raffica di sieri nei corpi, fino a che “nessuna correlazione” porterà a essere inutili anche per le industrie farmaceutiche;
3) vogliono pagare ancora di più le bollette, mannaia che presto cadrà sulla testa di tutti con cadenza mensile, e chiudere ogni attività commerciale ed economica, per svendersi ai capitali esteri.
Stiamo a un secondo dalla mezzanotte. E no, domani non sarà un altro giorno.
https://thoughtcatalog.com/wp-content/uploads/2014/04/untitled16.jpg?resize=640,367