Mentre ero lì che facevo “mumble mumble” elaborando un “commento-pippone” all’ articolo odierno della nostra Elena, mi è venuta (a proposito del riconoscere le proprie responsabilità) l’ispirazione per questo post.
Una delle tappe di un percorso particolare che ho seguito in un posto dove sono stato consiste nel fare una lista delle situazioni in cui (a causa di una certa condizione) riteniamo di aver fatto del male a qualcuno. Fatto questo, la tappa successiva è rappresentata dal condividere questa lista con le persone che camminano con noi (per renderle pubbliche) e poi impegnarsi a chiedere scusa a quelli cui riconosciamo di aver fatto male. Questo a volte è possibile, altre no, per vari motivi.
Ovviamente qui non è lo stesso contesto, e l’ invito – come sempre, lo sapete, soprattutto perchè sono comunque “cazzi vostri” – non è assolutamente vincolante.
La domanda quindi è la seguente: vi siete accorti di aver fatto un qualsiasi torto a qualcuno, avete riconosciuto la vostra colpa in questo, sentite che avreste dovuto o dovreste chiedere scusa a questo qualcuno ma per qualsiasi motivo non l’avete fatto ?
Le possibili risposte sono quattro:
- Fatti i cazzi tuoi (e ci sta);
- No;
- Si (e sono ancora in tempo per / in grado di farlo). Allora fatelo.
- Si (e non sono più in tempo per / in grado di farlo). E allora qui arriva FugaDaPolis che oggi (“e solo per oggi in offerta speciale, dai che ce ne andiamo“), vi dà l’ occasione di scrivere qui il vostro “messaggio di scuse“.
Ovviamente – se vorrete farlo – potete mettere nomi di fantasia, non specificare l’ epoca, tralasciare ogni dettaglio possa in qualche modo compromettere la vostra e l’altrui riservatezza, in definitiva può anche essere un “messaggio in codice” che capite solo voi. Consideratelo come una “nota” che lasciate qui e che potete riprendere quando vi pare.
Dato che non è da me lanciare il sasso e nascondere la mano, come al solito inizio io:
Chiedo scusa ad Alessandro. Devo chiedergli scusa perchè invece di ascoltare il mio istinto che mi diceva a chiare lettere di non farlo l’ ho chiamato a partecipare ad un’ avventura che dopo anni di cose anche buone ha alla fine (anche e soprattutto grazie alla mia “non gestione” di certi aspetti) portato alla distruzione totale di un’ amicizia vera che durava sin dai banchi delle scuole medie. Eravamo “fratelli”, Alessandro ed io, e alla fine ci è mancato poco che ci scannassimo (e comunque non ci siamo lasciati bene). Se da questo ho imparato una cosa è la seguente: a meno di casi molto particolari (più unici che rari) le amicizie, gli affetti e la famiglia non vanno mai mescolati col lavoro e con gli interessi economici. Se uno decide di farlo comunque, deve essere pronto (e io non lo sono stato) a gestire dinamiche molto ma molto più complesse di quelle legate al solo lavoro.