(ASCA) – Roma, 10 giu – ”Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonche’ l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante ‘disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza’?”. E’ questo il quesito riguardante l’abolizione della legge sul legittimo impedimento che compare sulla scheda verde dei referendum su cui si vota domenica e lunedi’ prossimi.
Chi vota si’ abroga le norme in materia di legittimo impedimento riguardanti il premier e i ministri, utilizzate eventualmente per non comparire in udienza penale quando si e’ impegnati in attivita’ governative di particolare rilievo.
Questa legge e’ stata approvata nel 2010, dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale del Lodo Alfano che sospendeva automaticamente i processi alle alte cariche dello Stato (presidente della Repubblica, premier e presidenti di Camera e Senato).
Lo scorso gennaio la Consulta si e’ espressa sulla legge 51 del 2010 affidando ai giudici il potere di sindacare sugli impegni del premier e dei ministri, qualora rilevassero un effettivo impedimento a presenziare alle udienze processuali.
La Corte costituzionale, nel suo pronunciamento, ha invece bocciato le norme della legge riguardanti la certificazione di Palazzo Chigi sull’impedimento continuativo del premier e l’obbligo per il giudice di rinviare l’udienza di almeno sei mesi ogni qualvolta si presentasse un legittimo impedimento (ipotesi che poteva favorire la prescrizione dei processi).
I propugnatori della non partecipazione al voto referendario – Pdl e Lega in prima fila – ritengono che dopo l’intervento della Consulta si e’ tornati a cio’ che in questa materia prevede il Codice di procedura penale: la possibilita’ data al giudice di valutare le motivazioni addotte da un imputato o da un testimone per non partecipare a un’udienza e per chiederne il rinvio. La legge 51 del 2010, fanno presente inoltre gli oppositori del quesito referendario, decade in modo naturale nell’ottobre di quest’anno in quanto contempla norme transitorie della durata di 18 mesi. Questo periodo era stato indicato dalla maggioranza come il tempo necessario ad approvare una nuova versione del Lodo Alfano con apposita legge costituzionale. Questo progetto di legge si e’ poi arenato al Senato. Sono favorevoli invece all’abrogazione Pd, Idv e Sel insieme all’Api e all’Udc (che voto’ a favore della legge ritenendola il ”male minore” di fronte ai tentativi di proteggere premier e ministri con ”scudi” legislativi ad hoc).
Posizioni diverse sono state espresse all’interno di Fli.
L’indicazione del si’ e’ motivata – dicono i proponenti del quesito – dalla necessita’ di ripristinare il principio secondo cui la legge e’ uguale per tutti, anche per chi riveste incarichi di governo.
Questo quesito,da solo,mi pare piu che sufficiente per arzà ‘r culo dalla sedia e andà a votà.
1-per un fatto di legalità e giustizia.L’art. 3 vale per tutti
2-perché chi mi amministra deve essere limpido,chi non lo è si dève levà di ‘ulo.
Poi,se vi garba stipendià de pezzi di merda,votate “no” o,peggio ancora,non c’andate.
Così,oltre a campare i suddetti pezzi di merda,impedite a chi è contrario di far valere la propria opinione.
E quindi vi meritate chi avete deciso di stipendiare.
Io voto sì,voi fate come vi pare.