Fuochi d’artificio (e MAFIA) alla Garbatella 3

Poi vogliamo aprire il capitolo pizzerie? E apriamolo. Di pizzerie nel quartiere ce ne sono tante, ma mi soffermerò su quelle che fanno pizza a taglio, che conosco meglio, mentre le altre quasi non le frequento più.

Dunque di pizzerie a taglio che ciclicamente falliscono ce ne sono tante. Ma poi ne spuntano sempre altre nuove. Ora, queste nuove, ultimamente, ho notato che hanno sempre la stessa struttura e utilizzano gli stessi modelli, come fossero un franchising. Perfino la pizza che fanno è identica fra loro. Ovvero, se confronti la pizza di uno di questi posti con la pizza di un altro di questi posti, non noterai alcuna differenza. A servire ci sono sempre solo donne. Mentre dietro, nella parte che non vedi, i pizzaioli, solitamente sono maschi.

Una cosa comune a queste pizzerie, poi, è che tentano sempre di non farti lo scontrino. Al massimo te lo fanno la prima volta. Poi, appena ti riconoscono, non te lo fanno più. E dovete sapere, per quelli di voi che non lo sanno, che una regola fissa della mafia quando apre un nuovo negozio è sempre quella di non fare lo scontrino. È praticamente un loro diktat, come volessero abituare la gente all’illegalità.

Infine voglio citare una pizzeria che forse in questo ambito è la pioniera di tutte, cioè esiste da decenni, e da allora non fa lo scontrino, pur facendo affari d’oro perché è sempre piena di gente, complice la dislocazione particolarmente favorevole e la demenza della gente che ancora ci va – tra l’altro nel tempo la qualità del cibo è anche molto scaduta. Diciamo che questa pizzeria sta molto vicino l’edificio della Regione Lazio. E, come dicevo altrove, è impossibile che nel tempo un qualche poliziotto non l’abbia notata, dato che non molto distante c’è pure una caserma del 113, tra l’altro. Dunque… traete voi le ovvie conclusioni – delle conclusioni che se dicessi apertamente verrebbero ad arrestarmi subito. Cioè arresterebbero me, ma non quelli della pizzeria, o eventuali altri soggetti connessi con gli abusi. Divertente, vero?

17 pensieri riguardo “Fuochi d’artificio (e MAFIA) alla Garbatella 3”

  1. la cosa più divertente è quando i cassieri dei vari bar delgli uffici pubblici (ma quelli “seri” tipo AdE, tribunali, ministeri….) chiamano i carabinieri di guardia per allontanare i giornalisti delle Iene che gli chiedono di battere lo scontrino…..

    sempre sospettato che i peggiori taglieggiatori mafiosi fossero loro…., l’essere spalleggiati dalla forza pubblica è soltanto una conferma

    1. Dico solo che negli anni in cui ho avuto un’ attività commerciale aperta al pubblico gli unici che mi hanno chiesto il “pizzo” (ovviamente rimbalzati a calci in culo) sono stati i vigili urbani dell’ ufficio commercio. Nel caso di specie, hanno beccato quello sbagliato: lo stesso anno il dirigente dell’ ufficio ha dovuto dare le dimissioni.

  2. Eh. Qui ci vorrà tutta la tua santa pazienza per perdonare la mia indisponente saccenza, ma mi trovo costretto a “correggere” il punto cardine della tua teoria. O almeno a fornirti un altro punto di vista, che mica faccio il professore, che cazzo mi correggo… 😉

    Dunque: l’ accostamento fra mancata emissione dello scontrino (o di altra forma di ricevute) e controllo criminale è un controsenso. Mentre è vero (perchè lo è) che molti posti ad alta frequentazione di pubblico, soprattutto quelli appartenenti a “marchi” più o meno noti sono gestiti dalla criminalità organizzata, è alquanto raro che proprio questi posti incorrano nell’ errore dell’ evasione fiscale (almeno non quella direttamente collegabile agli incassi).

    I pubblici esercizi controllati dalle mafie (molti più di quanto si pensi) sono al contrario i più trasparenti e corretti nella gestione di tutti i giorni. Il motivo è semplice: vengono aperti principalmente per due scopi, vale a dire riciclare denaro e fornire regolare occupazione a persone che poi fanno tutt’ altro al servizio dell’ organizzazione ma che hanno bisogno di una copertura credibile.

    Mettiti nei panni di un’ organizzazione criminale dedita (faccio uno dei casi più frequenti) allo spaccio di stupefacenti.
    Il primo problema che ha questa organizzazione è quello di disporre di ingenti quantitativi di denaro contante (i soldi dei “clienti”) di cui ovviamente non è il caso specificare la provenienza. Cosa conviene fare ? Se apri una bella pizzeria al taglio, per esempio, sei un passo avanti. Avrai una marea di piccole e medie spese quotidiane e mensili (tutte sotto la soglia di tracciabilità) che potrai tranquillamente pagare con quei soldi che ti avanzano. Ti arriva il furgone della farina ? Scarica, fattura di 400 Euro (gonfiata, perchè anche il fornitore vuole la sua parte), paghi cash e via. Poi arriva quello del pomodoro, stessa storia. Poi ti arriva quello delle tovagliette e dei contenitori da asporto, idem. Poi devi pagare l’ affitto del locale, gli stipendi, insomma un po’ alla volta fai sparire in mille rivoletti diversi tutto quel denaro (chiamato “sporco” anche se a me non piace il termine) investendolo in un’ attività perfettamente “legale” i cui proventi saranno candidi come lenzuola fresche di bucato stese al sole di primavera. Perchè questo gioco riesca, sei obbligato a “scontrinare” e fatturare, perchè il fatto che ti entrino degli incassi farà sì che nessuno si chieda mai dove cazzo prendi i soldi che spendi. E’ un equilibrio molto delicato, ma ci sono professionisti in grado di consigliare esattamente quando e cosa aprire, quanto investire, quanto incassare e quando chiudere e ricominciare con un altro nome (ed una nuova “testa di legno”, generalmente pensionati nullatenenti, da mettere a capo della società che gestisce il tutto) perchè magari a qualcuno è venuto un piccolo sospetto. La vita media di questi esercizi varia fra i 2 e i 10 anni, a seconda di quanto sono bravi i consulenti ed i gestori.

    Il secondo utilizzo di questi posti (che a volte può coesistere col primo) è la “sistemazione” della manovalanza: è possibile che su cinque dipendenti (tutti rigorosamente in regola, contributi pagati, busta paga e tutto) uno faccia il “doppio lavoro” e magari si occupi part-time della gestione della piazza di spaccio di sua competenza. Nel mucchio, vallo a trovare, visto che ufficialmente è un lavoratore di specchiata onestà e magari è pure bravo a fare la pizza.

    In entrambi i casi, l’ organizzazione tutto vuole tranne che qualche cliente scontento le faccia arrivare la Finanza nel locale. Di qui discende il fatto certo che non si sbagliano MAI. Lo scontrino te lo battono pure se non lo prendi, accettano di buon grado pagamenti elettronici anche per un supplì, sono tutti gentili e carini. Semplicemente non possono permettersi di avere “sorprese”.

    In conclusione, così come i “pendagli da forca” che vedi orbitare intorno ai bar malfamati non sono altro che poveracci (magari non proprio dei santi, ma non certo “mafiosi”), i pizzettari che non ti fanno lo scontrino saranno semplicemente disonesti o a voler essere buoni, persone che vivono al limite della sussistenza e si inventano qualsiasi cosa pur di rosicchiare un po’ di utile in più e non farsi scannare dall’ agenzia delle entrate. Questa ovviamente non è un’ apologia del “non-emettitore di scontrino”, anche perchè non fare mai scontrini o fatture è una cosa estremamente idiota: se fai così i controlli te li chiami da te. Per poter fare il “nero” bisogna fare prima un congruo quantitativo di “bianco”: se fatturo 100.000 euri l’ anno, posso facilmente farmene girare altrettanti in “nero”, ma se ne fatturo 20.000 e ne pago (per dire) 25.000 solo di affitto del negozio, sto dichiarando urbi et orbi che faccio una cifra di “nero”. E mi si inculano subito subito.

    Cazzo che commento… quasi un post 😀

    1. Il tuo commento va benissimo e lo tengo molto in conto. Penso che hai detto un mucchio di cose esatte e puntuali. Tuttavia io penso che se a un esercizio la mafia ci tiene segue le regole, come dici tu, e paga tutto in regola. Ma in tanti casi le associazioni mafiose hanno talmente tanti soldi da reinvestire che possono andare pure in perdita, e comunque non gliene frega niente se un giorno pure la finanza passasse e gli chiudesse tutto (cosa assai improbabile ormai con le vigenti leggi). In tanti casi a loro interessa creare la “controcultura” del ladrocinio. Poi se un esercizio affidato a qualcuno frutta e diventa solido e diventa una miniera di soldi, magari in quel momento possono decidere di metterlo in regola e cominciare a pagare le tasse.
      Io penso sia così. 😉

    1. Mi scocciava parecchio fare dei chilometri per trovare una pizzeria a taglio che facesse lo scontrino (e li cominciai a farmi la pizza in casa)…

  3. Qualche mese fa hanno sequestrato un locale qui vicino a me, faceva bar, ristorante, pizzeria e aperitivi, sembra che sotto ci fosse riciclaggio e droga.ci sono andata un paio di volte, avevo notato che a parte che cibo e bevande erano una schifezza, erano sempre in cerca di personale… Scontrino però fatto con difficoltà oppure forse aveva messo un importo diverso…😉 la location però era bellissima…

    1. Mi hai fatto ricordare che pure a me delle volte in una pizzeria mettevano importi diversi! Quando si giunge a quei livelli, come minimo sei un ladro, se non peggio!

  4. Il baretto della piscina dove vado a vedere mia figlia nuotare lo scontrino non me lo fa sistematicamente, mio padre si innervosisce molto io no…non credo sia una frode così incredibile al fisco…. spero… sennò la sto foraggiando

    1. A roma cmq è peggio che a brescia. A roma a un certo punto c’erano perfino certi supermercati che provavano a non farmi lo scontrino. E dire che io ci andavo apposta, perché nei negozietti locali lo scontrino non me lo facevano…

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