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Del morir dal ridere leggendo e anche scrivendo

di Fabio Santa Maria

Chi ha il coraggio di ridere, è padrone del mondo,
come chi ha il coraggio di morire.
Giacomo Leopardi

Parto con una citazione seria, ma anche con Groucho Marx in copertina, giusto per disorientare e al tempo stesso darmi un tono, visto che l’ironia, nel gran mondo della letteratura, non ha mai avuto quel posto in prima fila che meriterebbe. Eppure scrivere con un taglio ironico è talmente piacevole e liberatorio che è difficile resistere. Da Flaiano a Landolfi, da Benni a Salinger, sono davvero numerosi i grandi che si sono lasciati andare, che hanno felicemente superato la patina di austera serietà che i libri, ancora oggi, si portano tra le pagine. Si tratta di un trito rimasuglio del passato, di quando leggere era per pochi, per gente seria appunto.
E tutto il resto è serie B!

Eppure la scienza parla chiaro! Imparare a ridere, di se stessi tanto per cominciare, è la chiave di volta della felicità, è la strategia numero uno che consente di gestire i conflitti, la rabbia, la tristezza malinconica e spettacolare che ci devasta tutti i giorni. Avete presente il gingle pubblicitario, ininterrotto e devastante, quello caratterizzato dai modelli vincenti, luccicanti, aitanti, benestanti, solari e sempre sulla cresta dell’onda? Ecco, solo una risata può seppellirlo all’improvviso rendendolo ridicolo.
Consentendoci di tornare umani.

No, non sto scherzando, è appena uscito uno studio dell’Università di Granada che smentisce clamorosamente il vecchio adagio che condannava alla bassa autostima, alla demenza fantozziana, alla sfacciata sfigataggine chi elenca i propri difetti ironizzando, prendendosi apertamente per i fondelli, scoprendosi. No, non è neppure vero che è una pratica deprimente, anzi, è tutto il contrario del piangersi addosso.

E se l’ironia la trovi tra le righe di un libro, poi, è ancora meglio: ti si amplia il ventaglio delle opportunità, crollano i limiti, le barriere e i tabù. E’ come assistere in prima fila alla classica camionata di letame scaricata davanti a casa del dittatore di turno, è come infrangere le leggi del compunto buon senso che ti legano al bon ton, all’interpretazione rigida e pallosa del classico ruolo assegnato.

E’ come fare meditazione: osservi le parole che scorrono veloci e arriva proprio tutto quel non detto che ci voleva, che avresti voluto, e anche di più. E’ terapeutico perché superi la mente che, finalmente, smette di mentire, cambi canale, vibri pericolosamente in modo rivoluzionario.

Entri nei tuoi stessi difetti, nel cuore delle tue manie, delle tue paure, le vedi scendere in piazza a suon di battute e ti senti finalmente in buona compagnia. La guerra cessa all’improvviso e tocchi con mano quello che avevi sempre saputo: invece di nascondere tutto sotto il tappeto, nel buio della cantina degli orrori, che è una fatica immensa, quella sì deprimente, alienante, patologica, morbosa… condividi, ti apri, ti adagi finalmente al sole sulla spiaggia dei nudisti.
E Dio solo sa quanto è bello essere quello che si è, anche se si è poco, pochissimo, niente. Come scrisse la grande Carla Lonzi, poeta e femminista radicale che tracciò percorsi inediti di liberazione.

Che la magnifica risorsa dell’ironia sia sempre con noi e con il nostro sense of humor! Fino all’ultima risata che, con delicata e ironica maestria, ci seppellirà!

Santa Maria Fabio autore di “Versetti ironici contro l’ansia” Incipit23 Edizioni
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