Volevo commentare il pezzo postato da Chica ieri, poi il commento veniva un po’ troppo lungo e mi sono detto: “ok, ci faccio un post”. E il post va più o meno così:
Buongiorno.
Ho mangiato. Ho dormito. Adesso si. Meglio di ieri…
Poi ho letto questo pezzo.
E mi sono incazzato.
Non ho letto tutti i commenti, quindi mi vorrete perdonare se scriverò qualcosa che già è stato scritto.
Ma porco dio di Repubblica e di chi ancora ci scrive e di chi ancora la legge.
Un pezzo bellissimo, toccante – questo è vero ed innegabile – finchè tratta della solidarietà fra compatrioti tunisini, connazionali, magari familiari, che accolgono e confortano alla frontiera i loro amici, gente nata in quelle terre e che fugge dal posto dove era andata a cercare fortuna. Tutto molto edificante e risollevante (siamo tutti uomini, no ?).
Poi, ecco che alla fine il tono cambia. Con la maestria di un navigato regista di fiction, l’autore cambia inquadratura, prima una bella panoramica sulla “miseria” (le Fiat ammaccate e le Toyota scolorite dal sole del deserto), tanto per ricordarci che polvere siamo e polvere torneremo e poi, tipo doccia fredda, zoomata sul lucido fuoristrada tunisino (si noti, anche questo in “fuga”) e campo sempre più stretto fino a cogliere il particolare della cravatta del guidatore (anche lui uomo, ma “diverso”). Già si nota la discrasia, eh ? Chiaro, fa parte della preparazione.
La ciliegina arriva alla fine (come è giusto che arrivino le ciliegine): con una azzardata quanto prevedibile interpretazione personale il nostro regista arriva a concludere che le sibilline parole del fuggitivo incravattato “Probabilmente sono un riferimento alla solida amicizia di Silvio Berlusconi con Muammar Gheddafi“.
E te pareva ? Ma vaffanculo.
Queste sono le cose che mi fanno incazzare. Questa è la pars pro toto del concetto da me più ampiamente espresso ieri l’altro, quando già da tempo avevo fiutato l’andazzo del diktat della stampa e dei media riguardo questa vicenda. Il sistema è sempre il solito, ormai talmente chiaro che se non lo vedete siete scemi (con rispetto parlando). Sono anni che va così. Lo ripeto ? Lo ripeto:
1) Stimola i sentimenti più profondi e nobili del lettore. Impressionalo con scene raccapriccianti, fallo indignare con racconti di umana viltà e diritti calpestati, fallo preoccupare, fallo riflettere, commuovilo se puoi. Se dopo mezzo articolo è indignato, commosso, terrorizzato ed incazzato insieme sei perfetto – 1000 punti – ma basta anche una o due delle cose elencate, l’importante è l’intensità.
2) Fai un collegamento qualsiasi, fagli capire che quello che hai raccontato è sì estraneo alla sua sfera personale (che poi alla fine è di quello che ognuno di noi si preoccupa davvero, giusto ?) ma che non deve illudersi, nessuno è al sicuro, certe cose oggi a loro, domani a te. Perchè sei in Italia, bellezza, il Paese dove tutto è possibile e dove nulla è normale (sempre come se chi scrive non fosse a sua volta italiano, non pensasse ai cazzi suoi e non scrivesse per la pagnotta pure lui). Se puoi infilarcelo in mezzo senza sembrare troppo assurdo e senza interrompere il crescendo del pathos non ti scordare di dire (optional, non è il caso di questo pezzo) che “in un paese normale queste cose non succedono“.
3) Quando il lettore (fra ampie riflessioni, un tiro di sigaretta e una grattata di palle) è abbastanza pastorizzato, ed il suo cervello è al picco della recettività – occhio, prima che cominci il calo dell’attenzione – buttaci in mezzo Berlusconi. Come ce lo metti ce lo metti, l’importante è che le sinapsi del martoriato lettore facciano le giuste connessioni.
Ok. Obiettivo raggiunto. Tutto quello che hai detto prima, qualsiasi brutalità o eroismo tu abbia descritto, qualsiasi dramma personale o collettivo, dal cassaintegratochenonarrivaafinemese ai “martiri della rivoluzione”, tutti i sentimenti e le riflessioni che hai generato non contano più un cazzo. Chi se ne fotte di quei negri morti di fame, sti cazzi delle bombe e delle fucilate in testa. Il lettore spegne la sigaretta, finisce il caffè, si riaggiusta l’assetto dei coglioni (o per par condicio ripareggia quella bretellina del reggiseno che è sempre più lenta dell’altra e poi è brutto a vedersi oltre che fastidioso), chiude il giornale (o la pagina del browser sul suo iPad con Repubblica.it come homepage) e si prepara ad un’altra giornata all’insegna dello sdegno civile nei confronti di quel nano di merda. “Eh, ma la prossima volta col cazzo che lo voto”.
E intanto quelli schiattano. E chi non schiatta magari arriva qua. Ma tanto Lampedusa sta laggiù, sti cazzi pure di Lampedusa. Ricordiamoceli nelle nostre preghiere serali, a panza piena, e “tesoro, ti sei ricordata di fare l’offerta alla Caritas”? Ok. Coscienza a posto. Berlusconi merda. Annamo a gudagnacce la pagnotta, và.
tafkamrlorenz scrive:
24/02/2011 alle 12:21
io per esempio ho girato “come la merda nei tubi” ma non mi sono MAI integrato
E anche oggi mi sono levato una soddisfazione :))
certo che ne l primo video che ha postato Giò…dopo 22 secondi dal suo intervento , Nanolo si fa subito riconoscere sbavando :”Ho visto che qui lavorano un sacco di giovaniiiiii”!!!:DDDDD
perp
parlavo del mio livello di integrazione a Doha, Abu Dhabi, Milano (per citare le ultime 3 citta’ dove ho vissuto)
Ovvio, io sono un caso a parte. Non ho famiglia. Ma “integrarmi” non e’ mai una mia priorita’. La prima e’ sistemarmi, rompere poco i coglioni e essere notato e disturbato il meno possibile
albert1
Ti rispondo con un’atteggiamento della mia consorte.
Pertendo dal presupposto che è di famiglia di sinistra e che vede il Cav come l’ottavo nano,rubolo.
Come ho scritto varie volte,lei pur vivendo con me qui a Imola è originaria del Piemonte.
Di Alessandria.
E li nel 1994 ha “subito” l’alluvione.
Quindi quello che so di quell’alluvione di di cosa è stato fatto/non fatto lo so per certo,non per sentito dire dalle tv.
A Parte i primi aiuti poi nessuno li ha aiutati.
Nessuno ha “investito” nel loro futuro.
Si sono dovuti rimboccare le maniche.
E chi ha avuto danni ha dovuto pagarseli.
Di tasca propria.
Chi non li aveva li ha potuti ricevere dalle banche.
A tasso agevolato.
Ma li ha dovuti pagare.
Di sostanza lo stato gli ha “fornito” pochino,ripeto,a parte il “primo aiuto”.
Non si hanno immagini di Alessandrini che piangono e “basta” mentre gli altri “fanno£.
Si sono fatti aiutare,ma si stavano già aiutando “da soli” quando sono arrivati i primi aiuti.
Una sera,qualche mese fa stavamo guardando insieme il classico servizio tv su l’aquila.
Facevano vedere “le scariolate domenicali per togliere le macerie”.
Mia moglie si è talmente incazzata che pensavo mi facesse secca la tv…la mia tv.
Dopo una serie interminabile di madonne e di signori che sono volati e con me che non sapevo che santi pigliare per riuscire a tranquillizzarla.
Si è sfogata.
Tenendo presente che anche lei ha subito lo “shock” all’epoca mi è sembrato normale che si sfogasse.
E mi ha detto poche parole ma che fanno capire, a chi vuole capire, tante cose.
” ma questi hanno avuto il terremoto,nella loro città,e aspettano le scariolate domenicali per togliere le macerie come se fosse una sagra di paese?”.
“non sono capaci di aiutarsi da soli senza piangere facendo vedere la loro situazione in tutto il mondo”.
Naturalmente ce l’aveva neanche tanto con gli aquilani,che hanno avuto una sfiga “naturale”.
Ma con quelli che posavano davanti alle telecamere per far vedere che erano “anche costretti” a togliersi le macerie nella “loro” città.
Quello di mia moglie è stato il classico esempio di persona che non voterà mai il Cav perchè a dir poco la disgusta.
Ma che non sopporta chi piange senza darsi da fare.
E chi ci mangia sopra.
Ho reso l’idea?
@imola: essendo langarolo, so benissimo cosa ha passato tua moglie (il Tanaro e la Bormida li conosco bene, purtroppo) e mi rivedo nella sua incazzatura.