Lo spunto per questo post me lo dà l’ articolo di Evaporata di oggi: è solo una cosa specifica, ma apre le porte ad una indagine approfondita che da tempo conduco su me stesso.
La domanda è: “perchè faccio questa cosa” ? O meglio, perchè in queste situazioni mi comporto sempre così, o a questi stimoli reagisco sempre cosà ? Di base ritengo che la maggior parte dei nostri comportamenti sia determinata da cose che ci sono accadute da piccoli o da molto piccoli (diciamo 0-7 anni), abbastanza indietro nel tempo da poter essere considerate dei condizionamenti inconsci dato che in genere non ne abbiamo memoria.
Per sapere proprio tutto bisognerebbe ricorrere all’ ipnosi ma per mia fortuna (o sfortuna) ho una memoria molto particolare e quindi per parecchie fattispecie sono riuscito nel tempo a ricordare degli eventi specifici e a darmi delle risposte.
La storia ispirata da Evaporata racconta una di queste mie “ricerche introspettive” e comincia così:
Ho una strana fissazione: se vedo dei pupazzi di pelouche buttati per strada (in genere vicino ai cassonetti, residui di sgomberi fatti male o svuotamenti di camerette e cantine), a meno che non siano completamente massacrati e se appena ne ho la possibilità, non riesco a trattenermi dal raccoglierli, portarli a casa, lavarli, risistemarli e metterli da qualche parte. Recentemente ho passeggiato per più di due chilometri fino a casa tenendo in braccio un Winnie the Pooh alto 60 centimetri. Calcolando che ho 53 anni, immaginate gli sguardi di chi mi ha visto.
Pensa che ti ripensa, ho “agganciato” il ricordo ed ho scoperto il motivo.
Nel natale del 1970 (data recuperata dalla fotografia, una volta sul bordo stampavano mese e anno), ricevetti in regalo un orsacchiotto che diventò immediatamente la mia “coperta di Linus”: per qualche tempo fummo inseparabili, poi cominciai a tenerlo solo a letto per dormire ma comunque aveva sempre un posto in prima fila nel mio cuore. Quando avevo intorno ai cinque-sei anni cominciò a bazzicare casa nostra (in uno dei nostri periodi di permanenza a Roma) quello che sarebbe stato presto un mio zio, allora fidanzato della sorella maggiore di mia madre. Ragazzo di famiglia “bene” milanese, molto moderno, spigliato, caciarone e simpaticone. Per fare “lo splendido” e per far vedere che coi bambini era un fenomeno si concentrò su di me: mi portava in giro in macchina (aveva una Mini Cooper 1300 che per come la guidava mi sembrava una Formula 1), mi comprava il gelato, faceva giochi di prestigio, tutte cose molto carine… finchè non gli prese una sgradevole mania. Quando realizzò quanto fossi attaccato al mio orsacchiotto, cominciò ogni volta che ne aveva l’occasione a nascondermelo da qualche parte. Immaginate l’ angoscia di non trovarlo al posto suo. Ci fu un’ occasione nella quale arrivò ad infilarlo nel paralume di una lampada da tavolo, e per accidente – con la lampadina accesa, allora non erano LED e scaldavano – si squagliò parte di un occhio, che era di plastica. Tragedia. Gli tolsi la parola per mesi. In genere, quando chiedevo dove fosse mi diceva: “ma che, quell’ orsacchiotto vecchio e brutto ? L’ ho buttato, se lo sarà portato via le nettezza urbana“. Tragedia al cubo. Salvo poi far finta di uscire e andarlo a recuperare con mio estremo sollievo.
Con queste premesse è facile immaginare come potessi sentirmi all’ idea del mio amato orsacchiotto buttato in qualche cestino ed avviato a discarica o peggio verso un inceneritore. Sono cose che ti segnano.
Facendo due più due, anche se all’ epoca una volta “mangiata la foglia” avevo sdrammatizzato ed ero sceso a compromessi, addirittura stando al gioco, è evidente che questa storia deve essermi rimasta dentro. Deduco che è questo il motivo per cui sono diventato un “raccattatore di pupazzi“.
Viene in mente anche a voi qualcosa che spieghi un qualche vostro comportamento particolare ?
Un raccontino ben reso. Ciao, 2010fugadapolis!🖐️☺️
Ciao e grazie ! (Per il futuro, se vuoi semplifica pure con “Alberto”… 2010fugadapolis è troppo lungo 😉 )
Lo ricorderò.☺️ Ciao, Alberto!
Gli adulti non capiscono che queste cose fanno molto male ai bambini. Io ricordo bene alcuni comportamenti del mio unico nonno ubriacone che mi segnarono indelebilmente e negativamente.
Quando trovano il “punto debole” è fatta. Spesso sono inconsapevoli, altre volte no. Questo nello specifico era solo un “gioco”, ma in ogni caso ha lasciato un segno. Non ci siamo più frequentati molto in età adulta, ma quando è capitato per i “casi della vita” non mi sono mai sentito di dargli la mia fiducia. Ad oggi non so nemmeno se sia ancora vivo, a dire il vero.
Eh sì, traumi infantili ce ne sono… e inconsciamente ci condizionano con comportamenti che altrimenti non attueremmo.
L’ho raccontato nel blog, per farmi smettere il ciuccio mi dicevano che sarebbe arrivato il lupo.
Un giorno eravamo in campagna e mi avevano parcheggiato sotto un albero, ero solo quando è arrivato il pastore tedesco di mio zio, cane bravissimo, ma io ero troppo piccolo per saperlo. Ho cominciato ad urlare tanto da perdere la parola. Ora il problema è durato anni, oltre la paura per i cani.
Io quando incontro bengalesi o egiziani o simili penso che siano drogati, perché quelli che ho conoscoiuto e denunciato io lo erano. Da allora quando incontro un immigrato non ho più la visione patetista del tipo “oh, povero immigrato, costretto a immigrare dal suo paese per povertà o guerre” ma penso “drogato di merda!”
Non saprei.
Più che “comportamento” nel mio caso parlerei di “atteggiamento”.
Ho avuto una mamma iper-protettiva, e questo sommato al fatto che ero minuto, ed in ritardo con la crescita, mi ha reso molto insicuro.
Ancora oggi, passati i 50, mi accorgo di avere atteggiamenti troppo prudenti o dettati da inconsce paure, spesso non definite.
Allegro: quando scrivi commenti più lunghi di una riga mi preoccupi… 😉 sarà colpa del prete ?
Coule: e ma quella è una cosa capitata da adulto (immagino)… non fa parte dei “condizionamenti ancestrali”. Ti dirò, io di immigrati “drogati” ne ho incontrati ben pochi. In genere li associo allo spaccio ma non al consumo. Sono molti di più e molto peggio i connazionali: ce ne sono talmente tanti in giro imbottiti di cocco che l’ immigrazione passa in secondo piano 😉
K: purtroppo le paure dei genitori spesso ricadono sui figli. Per esempio, mio padre (credo per un’ esperienza vissuta da qualcuno che conosceva) aveva il terrore del tetano. Per altri versi era tranquillissimo, ma su quello non ci si ragionava. E’ riuscito a passarmela tutta, ancora oggi se vedo un chiodo arrugginito – irrazionalmente, lo so – non sto tranquillo finchè non l’ho buttato in sicurezza.
L’infanzia è il periodo migliore della vita.
Quando te ne accorgi è troppo tardi.
E’ per quello che a volte gli adulti cercano di rovinartela… invidia ?
@2010fugadapolis
Avendo entrambi i figli nati a gennaio, li ho mandati a scuola come “anticipatari”.
Un collega, qualche anno fa, mi ha fatto presente che un anno di anticipazione è un anno in meno di giochi.
“Vale la pena” chiedeva il collega ” perdere un anno di infanzia per guadagnare un anno prima il primo stipendio annuo? (che secondo lui era di 50K, oggi 15K sarebbe pure eccessivo)